Movimento dei Focolari

Premio ai Giovani per un Mondo Unito

I GMU hanno ricevuto, lo scorso 18 marzo, il “Premio Chiara Lubich: Manfredonia città per la fratellanza universale” edizione 2017, promosso dall’Associazione Mondo Nuovo (Italia). Nella motivazione si legge: «Ai Giovani per un Mondo Unito, sparsi nei cinque continenti, di diverse etnie, nazionalità, culture, di varie denominazioni cristiane, di diverse religioni e di convinzioni non religiose, i quali rappresentano una testimonianza esemplare nel credere che il mondo unito sia possibile rendendo l’umanità sempre più una sola famiglia con le loro azioni sociali e culturali, nel rispetto dell’identità di ciascuno. In modo particolare, per l’impegno nel lavorare e diffondere il UNITED WORLD PROJECT». (altro…)

Chi è Gesù Abbandonato per me

Chi è Gesù Abbandonato per me

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Acquarello © A.M Baumgarten

Sono Noemi, paraguaiana, 26 anni. Mi è stato chiesto chi è Gesù Abbandonato per me. Sin da piccola ho sperimentato il dolore: la perdita della mamma ai 7 anni, poi della nonna con cui sono cresciuta ai 17, e del babbo un anno dopo. Recentemente, mi è venuto incontro con la scoperta di una malattia cronica. Cristo Crocifisso, come Chiara Lubich ce l’ha fatto conoscere, non è mai stato per me solo dolore, incomprensione, fallimento, solitudine, ecc. Ma anche momenti preziosi e carichi di una forte esperienza di Dio, così come di tante grazie personali e insieme agli altri. Nel mio percorso di studio a Sophia, durante una lezione, il professore ci chiede: “Sapete perché Gesù Abbandonato è  il Dio del nostro tempo?”. Un compagno alza la mano e dice: “Perché è un dolore e va abbracciato”. Il professore, allora, ci racconta il passo del Vangelo in cui Gesù muore in croce e il centurione esclama: “Quest’ uomo era veramente il Figlio di Dio!”. Per gli ebrei del suo tempo Gesù era un maledetto da Dio. La cultura e le credenze religiose non avevano permesso loro di riconoscere in quell’uomo la divinità. Invece il centurione, un pagano, è riuscito a vedere Dio dove agli occhi umani dei suoi contemporanei non è stato possibile scoprirlo. «Qui non c’è dolore  – continua il professore –, qui c’è la Luce che fa vedere e la Sapienza, che ci fa capire chi è veramente Dio: Colui che si rivela nascondendosi, che si svuota pienamente di se stesso per far emergere l’altro, per far essere l’altro, perché è Amore. Ecco Gesù Abbandonato». Questa nuova comprensione della Sua identità è stata folgorante per me e mi ha permesso di trovare il senso e la passione per lo studio. Per cercare di offrire insieme agli altri, attraverso le diverse discipline – tutte espressioni di quell’unica Sapienza –, le risposte ai problemi del nostro mondo martoriato, perché Gesù Abbandonato è concreto, non è un concetto teorico e nemmeno soltanto spirituale. Ho capito che l’organo del pensiero è il cuore, quel cuore trafitto in croce che ci permette di vedere Dio ed essere visti da Lui. ConoscerLo meglio mi ha aiutato, inoltre, a capire non solo chi è Dio ma chi sono io: sono nulla. Davanti al Creatore non posso che essere nulla, solo Dio è. Gesù nel suo abbandono è diventato la chiave di lettura della mia vita, della mia storia, ma anche della storia del mio popolo con le sue miserie e ricchezze. Insieme al desiderio di vivere ed impegnarmi per la mia gente sfruttando i doni che Lui mi ha dato. Questa visione di Gesù crocifisso e abbandonato è un dono che Dio, attraverso Chiara Lubich, ha fatto non solo al Movimento dei Focolari, ma alla Chiesa e all’intera umanità. Specie lì dove Dio è più assente. Perché Lui ci ha dimostrato che il più lontano da Dio è il più intimo a Dio, come è successo al centurione. Perché Gesù Abbandonato non è solo una “chiave” per risolvere i nostri problemi personali. Questo è solo il primo passo, il presupposto per donarLo, cercarLo e amarLo nei dolori dell’umanità. (altro…)

Iraq: hanno distrutto la mia città

Iraq: hanno distrutto la mia città

2017-02-17-02Fino ai 18 anni ho vissuto una vita normale, tra la mia casa, la scuola, lo sport e qualche attività parrocchiale, scolastica, i miei sogni. Ma un giorno, dopo la ritirata dell’esercito curdo, la resistenza non è durata molto e la mia città, Qaraqosh, ha capitolato. Il cosiddetto stato islamico (ISIS) se n’è impossessato e tutto è crollato. Occupata per due anni dalle bandiere nere dell’Isis, essa è stata nominata capoluogo dell’ISIS per la Piana di Ninive. Qaraqosh, era la città cristiana più importante dell’Iraq, contava allora più di sessantamila abitanti e, anche se è stata liberata nell’ottobre 2016, ora è una città fantasma. Ma torniamo indietro. Il 6 agosto 2014 abbiamo dovuto lasciare la nostra casa senza avere nemmeno il tempo di preparare le valigie, solo con i vestiti che avevamo addosso. Infatti eravamo stati messi davanti a una scelta: diventare musulmani, pagare un riscatto, o avere la testa tagliata. Abbiamo avuto fortuna di restare ancora vivi! Da quel momento è cominciata una dura avventura. E dentro di me si mescolavano diversi sentimenti: rabbia, rassegnazione e disperazione; fino a domandarmi come mai Dio poteva permettere che vivessimo una prova così dura. È stata, però, una lezione di vita importante che mi ha portato, non senza fatica, a fare in seguito una grande scoperta. 20170217-02Prima ci siamo diretti verso il Kurdistan iracheno assieme ad una folla di rifugiati che avanzava a piedi … Rivedo le loro lacrime, i soldati, le persone che dormivano lungo la via… Una strada per arrivare a Erbil che si percorre normalmente in mezz’ora, a causa dei numerosi blocchi e nonostante fossimo fortunati ad avere la macchina, l’abbiamo percorsa in 12 ore. Ci siamo diretti verso Dohuk, dove abbiamo trascorso circa 2 mesi. È stato un periodo doloroso vissuto nella speranza di tornare a casa. In quei momenti difficili, ho capito che se rimanevo chiuso nella mia sofferenza nulla sarebbe cambiato e non sarei andato avanti. Ho deciso, allora, di vivere il momento presente, deciso a cercare di disegnare un sorriso sul volto del fratello vicino, per cambiare qualcosa, nonostante tutto. Accanto, c’erano dei fedeli della religione Yazidi che avevano più bisogno di noi. È un popolo che è stato trucidato dall’Isis perché non ha avuto la possibilità di fuggire: uomini uccisi e donne violentate e pronte ad essere vendute. Quelli che erano riusciti a scappare si trovavano in uno stato penoso. Ho vissuto con loro cercando di dimenticare le mie ferite per consolarli. Dopo i mesi di esilio, i miei genitori hanno deciso di andare in Francia, perché questo paese ci aveva teso la mano. La scelta è stata difficile: restare nel nostro paese nell’incertezza del futuro, o accettare l’asilo e ricominciare la vita in un nuovo paese, con una cultura diversa, ben coscienti delle sfide e delle difficoltà che ci attendevano, a cominciare dalla lingua. Siamo arrivati in Francia il 26 ottobre 2014. All’inizio non è stato facile, ma non ci siamo mai sentiti abbandonati. Qualcuno si è preso cura di noi e ci rischiara il cammino. La Sua mano impercettibile asciuga le nostre lacrime e alleggerisce le nostre sofferenze. Sì, è Gesù che è morto per ciascuno di noi! Come rispondere al Suo amore? Questa dolorosa avventura mi ha fatto scoprire che Dio è amore, che è Lui che dà senso alla mia vita. Voglio perciò essere un costruttore di pace insieme a tanti, cominciando dalle piccole cose. (altro…)

Loppiano: Meeting Internazionale dei Giovani per un mondo unito

Loppiano: Meeting Internazionale dei Giovani per un mondo unito

Meet1°maggio-600x763Un viaggio per conoscere e scegliere cosa fare per cambiare il corso della storia, diventando un nodo della rete mondiale che vede i GMU impegnati accanto ad altre associazioni e gruppi. Le azioni dei GMU, i “frammenti di fraternità”, sono raccolte nello United World Project, che dal 2012 mette in rete gente di tutte le latitudini che ha scelto la fraternità universale come stile di vita.

Programma del Meeting che precede la Settimana Mondo Unito (1-10 maggio 2017) che inizierà con l’evento del Primo Maggio

2 giorni per incontrarsi, riflettere, imparare, contaminarsi, progettare un mondo nuovo in cui la Pace sia legge universale; 800giovani di tutto il mondo, sono i Giovani per un Mondo Unito; 3 Workshop su accoglienza e integrazione; impegno sociale; la pace nell’arte; 4 Forum su: Pace e tradizioni religiose; Economia e Politica; Educazione alla pace; Pace e Natura.

29 aprile

15.00 – Accoglienza: Pace nel mondo 17.00 – Pace nei nostri Paesi e città 18.45 – Incontri di gruppo 21.15 – Serata 30 aprile 9.15 – Pace interiore 10.45 – Dialogo 12.30 – Preghiera 15.00 – Workshop & forum 18.45 – Incontri di gruppo 21.15 – Serata Organizzazioni partner: Istituto Universitario Sophia, Non Dalla Guerra, Nuovi Orizzonti, Rondine, A.M.U., Italia che cambia, EdC, Living Peace, Eco One, DanceLab, Centro La Pira (Firenze), Giovani Musulmani, Gruppo Assisi, Barbiana. Info e prenotazioni: www.primomaggioloppiano.itFB primomaggioloppiano https://www.facebook.com/primomaggioloppiano/videos/1347355652005288/

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Un Padre Bianco in Africa

Un Padre Bianco in Africa

Preghiera.jpg1Ero alla fine degli studi secondari. Fin da piccolo, da quando ascoltavo i racconti di uno zio missionario in Congo, ero affascinato dall’Africa. Non mi piaceva lo stile di vita borghese della società belga, di fronte alle povertà e ingiustizie sociali diffuse nel mondo. Mi interessava il pensiero di Julius Nyerere (di cui è in corso il processo di beatificazione, ndr), primo Presidente della Tanzania. Il suo concetto di Ujamaa (in swahili ‘essere famiglia’) fu alla base delle politiche di sviluppo economico-sociali che, dopo il raggiungimento dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, avevano portato in Tanzania alla costruzione di una pacifica coesistenza fra tribù e gruppi etnici. Il suo pensiero si basava sulla tradizione africana e sull’esempio delle prime comunità cristiane narrate negli Atti degli Apostoli. Chiesi di entrare tra i Padri Bianchi, non tanto per un discernimento vocazionale, ma perché lavoravano in Tanzania. Ci accordammo per un anno di conoscenza. Arrivato nella loro casa, presso l’Università di Lovanio (Belgio), a loro insaputa cominciai a far parte di un gruppo maoista di estrema sinistra. Organizzavamo iniziative in favore dei paesi del terzo mondo e per l’indipendenza di Angola e Mozambico. Durante una dimostrazione, la polizia trovò il mio nome su dei volantini e vennero a interrogarmi. Pensai che per me sarebbe stato meglio cambiare completamente strada. Oltretutto ero deluso dei miei amici, perché solo io stavo pagando il prezzo delle nostre azioni. Invece, il direttore spirituale mi invitò a restare e a conoscere un gruppo di studenti che si riuniva mensilmente da loro. Li avevo intravisti, mi sembravano con la testa fra le nuvole, parlavano di Gesù e di Vangelo. Ma accettai. La prima volta che partecipai a un loro incontro ascoltai in silenzio. Raccontavano come cercavano di praticare il Vangelo. Alla fine mi chiesero che ne pensassi. «Il Vangelo esiste da duemila anni e il mondo è ancora pieno di ingiustizie, sfruttamenti e oppressione». «Se vuoi cambiare il mondo, comincia da te stesso», mi rispose uno di loro. Non seppi che controbattere. «Da dove?», chiesi. Mi diede in mano la Parola di Vita di quel mese: «Non giudicare e non sarai giudicato». Il giorno dopo, per quanto ci provassi, mi scoprii a giudicare sempre gli altri. Non faceva per me. Tornai a trovarli, per dire che era impossibile non giudicare. Mi esortarono a non scoraggiarmi e a ritentare dopo ogni fallimento. Tornato a casa, pregai Gesù Eucaristia: «Se Tu vuoi che io viva così, aiutami, perché da solo non posso fare nulla». Trascorso l’anno accademico, ero sicuro che i Padri mi avrebbero chiesto di andarmene. Invece mi dissero che avevano notato un cambiamento in me e che, se volevo, avrei potuto iniziare la formazione. Attraverso il contatto frequente con quei giovani, i gen, che vivevano la comunione dei beni fra loro, e con l’aiuto del responsabile dei Focolari in Belgio, ho trovato la mia strada e sono diventato missionario. Vivere per gli altri mi dava una grande gioia ed è così che ho scoperto il grande ideale dell’unità di Chiara Lubich e del Movimento. Prima di partire per l’Africa, nell’82, sono stato ordinato sacerdote. La sfida più grande è stata quella di cercare un dialogo profondo con la popolazione del posto, praticando l’arte di “farsi uno”. Ho studiato la loro lingua e la cultura locale, per appropriarmi dei costumi della gente. Sperimento che, alla luce del Vangelo, tutto ciò che è bello, buono e vero viene sollevato a un livello più alto, il resto pian piano scompare. (altro…)

Dicembre in Slovenia

Dicembre in Slovenia

slov4In Slovenia, non appena inizia dicembre l’atmosfera natalizia comincia a farsi sentire. Nelle comunità dei Focolari , tanti hanno imparato a fare corone dell’avvento, per poi venderle e destinarne il ricavato in solidarietà. Il 6 dicembre qui si festeggia S. Nicola che va portando sacchi pieni di doni. È un’occasione per far sperimentare alle famiglie in necessità l’inventiva della Provvidenza, raccogliendo e ridistribuendo fra tutti, quanto non è sempre così necessario. Uno scambio nel quale, staccandosi da qualche oggetto caro per farlo diventare dono per altri, si sperimenta la tipica gioia che nasce nel ‘dare’. E mentre qualcuno delle varie comunità va a consegnare alle iniziative umanitarie del territorio il ricavato delle “corone”, come tutti gli anni i Giovani per Un Mondo Unito si recano all’Arche (il Movimento di Jean Vanier), per una singolare esperienza di condivisione. In altre località vanno a visitare il centro per mamme sole, portando loro calore e gioia. Le date di queste iniziative vengono prima postate su Facebook, con l’invito ad altri giovani a partecipare, così si ritrovano in tanti a raccogliere e portare doni. Islov3 più piccoli, invece, si organizzano per offrire nelle strade le statuette di Gesù Bambino fatte da loro. Non è una vendita. Lo fanno per riportare l’attenzione sul vero Festeggiato del Natale. Ma sono poi in tanti a lasciare loro un’offerta, che essi devolvono ai bambini poveri. Per questa loro azione scelgono per lo più i centri commerciali, ma vanno anche nelle case-alloggio per anziani, dai parenti, dai vicini di casa, alle messe di mezzanotte. Con la loro gioia contagiosa hanno anche imparato a fermare i passanti per strada. In una cittadina si ferma da loro anche il sindaco. In un centro commerciale dove sono in azione i Gen 4, i più grandi (Ragazzi per l’Unità) approfittano per fare un flashmob natalizio, dando man forte ai piccoli che riescono così a distribuire ben 125 statuette. In 18 località slovene si fissa anche una data per prepararsi al Natale, tutta la comunità locale insieme, con la partecipazione complessiva di 1.300 persone, fra cui anche un vescovo. In una comunità si vuole vivere insieme anche il giorno dell’Epifania, andando a visitare Gesù Bambino in un’antica chiesetta sulla collina. Ad accompagnare il gruppo, attraverso un sentiero nel bosco, ci pensano i Magi che a loro volta seguono la stella. Nel tragitto si imbattono nel re Erode che prega i Magi di tornare da lui non appena trovato il Bambino. Ma ecco che un angelo appare loro per invitarli a tornare da un’altra strada. Cosa che farà anche tutto il gruppo, scegliendo un percorso alternativo. Dopo questa rappresentazione vissuta in prima persona, nessuno dimenticherà più come Gesù Bambino sia stato salvato dall’ira di Erode. Significative le rappresentazioni natalizie nelle due scuole materne slovene ispirate alla pedagogia dell’unità: “Raggio di Sole” di Škofja Loka e “Jurček” di Grosuplje, quest’ultima tenutasi nel Centro culturale della città. Pur essendoci tra i presenti molti che si dichiarano non credenti, il clima è intenso e partecipato. Con grande attenzione tutti seguono la narrazione scenica della Natività di Gesù e sono poi in tanti ad unirsi ai canti dei bambini e, alla fine, a non voler più lasciare la sala. (altro…)