Gen 21, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Accompagnati da alcuni loro assistenti, 13 gen3 sono diretti al congresso che li aspetta nella cittadella Faro dei Focolari, a Krizevci, nel nord della Croazia. Durante il viaggio si respira un clima di grande serenità e attesa: il tema del congresso, già lo sanno, sarà impegnativo e sfidante: Gesù Abbandonato. Il tema del dolore, della sofferenza, la chiave per saperla leggere e vivere, in un mondo di giovani che cerca solo benessere e false felicità. Il viaggio è lungo, dalla Romania il pullman entra in Ungheria. Verso sera qualcuno dei ragazzi si addormenta. All’improvviso un forte rumore di clacson e, nella nebbia fitta, l’immagine frontale di un tir prima dello schianto spaventoso tra i due mezzi. Teia, Adelin, Delia, Eve, Bea, Iulian e tutti gli altri ragazzi sono vivi. Ma lo shock è grande. «La prima macchina che si è fermata subito dopo l’incidente – racconta Rozi, una assistente – era del pronto soccorso. Aveva appena finito il suo turno e stava tornando alla base. Come non leggere in questo un segno dell’amore di Dio? I poliziotti sono stati bravissimi: ci hanno accolto nella sala più grande della centrale di polizia fino a quando è arrivato un altro pullman a prenderci. Dicevano che da incidenti del genere difficilmente si esce vivi… poi ci hanno comprato della pizza e dei dolci». Una volta arrivati in ospedale, i ragazzi vengono divisi nei reparti. Bea: «In quel momento ci siamo sentiti persi, non capivamo l’ungherese, eravamo impauriti e soli, non sapevamo quello che succedeva e come rispondere a quello che chiedevano i medici. Ciascuno di noi, isolato dagli altri, era solo, simile a Gesù Abbandonato. Era come incontrarlo e viverlo». Eve: «Più tardi sono arrivate delle persone per aiutarci a tradurre. Una focolarina della Romania sarebbe dovuta arrivare in Ungheria un giorno prima, ma aveva perso il pullman. Quando ha saputo dell’incidente, era vicina alla città dove ci trovavamo. L’autista ha proposto ai passeggeri di non fare altre soste e di portarla direttamente all’ospedale per consentirle quanto prima di aiutarci. Lei ci ha detto che ha capito perché aveva perso il pullman il giorno prima”.
Rozi: «I medici hanno detto che dovevamo rimanere in ospedale per fare degli accertamenti. Ho iniziato a telefonare ai genitori dei ragazzi. Molti di loro si trovavano a 15 ore di distanza dall’ospedale. Oltretutto i gen 3 continuavano a chiedermi di ripartire per il congresso. Alla fine siamo riusciti a ottenere il permesso di uscire dall’ospedale, con la firma per procura dei genitori, e senza dover sostenere alcuna spesa». Delia: «A quel punto avevamo dei dubbi riguardo alla continuazione del nostro viaggio, ma abbiamo capito che tutte le cose preziose hanno un costo». Qualche giorno dopo, sette ragazzi, in rappresentanza del gruppo, arrivano alla cittadella Faro. L’esperienza di dolore e paura, ma anche di intensa unità vissuta tra loro, mostra come il tema approfondito nel congresso, sia già diventato realtà per loro. Racconta Iulian: «L’incidente ci ha fatto capire che, qualsiasi cosa ci possa capitare nella vita, vale la pena abbandonarsi totalmente nelle mani di Dio. Gesù Abbandonato ci unisce in un modo incredibile! Siamo rimasti in vita perché Dio ha un piano su di noi: ci aspetta un’avventura divina». A cura di Chiara Favotti (altro…)
Gen 20, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
«142 secondi e sparisce il paese della tua infanzia, 142 interminabili secondi e tutto ciò che in secoli è stato costruito viene raso al suolo come un castello di carte, 142 maledetti secondi e 299 vite vengono portate via dall’affetto dei cari. “Tutto crolla, tutto è vanità delle vanità”, questa frase fa eco nella mia testa mentre scrivo». Inizia così il racconto di Lorenzo, 18 anni, marchigiano, che nel sisma del 24 agosto è rimasto sotto le macerie della sua casa per alcune ore. «Erano le 3.36, così hanno detto, quando un boato, una scossa e un inferno di polvere e calcinacci hanno rotto il mio sonno. Poi quella che qualche poeta non troppo originale avrebbe definito “la quiete dopo la tempesta”. Tutto immobile, profondo silenzio, buio pesto. Ero, tutto a un tratto, intrappolato in uno spazio grande come il mio corpo. Ad ogni minima scossa, attorno a me, si alzava polvere. La mia vita era appesa a un filo. Poi all’alba, con i paesani-soccorritori fuori da quella che un tempo chiamavamo casa e che ora non è che un cumulo di pietre, di nuovo riprende a chiamarmi. Vorrei rendervi partecipi della mia gioia in quel momento, ma davvero le parole non basterebbero. Uscito dopo tre ore da quell’inferno, c’erano distruzione e morte intorno a me, ma in tutto ciò solo una cosa ero in grado di vedere: l’amore. Tutti facevano di tutto per l’altro, mettevano persino a repentaglio la propria vita incuranti del pericolo, erano davvero pronti a dare la vita. Purtroppo o per fortuna l’umanità dà il meglio di sé nella sofferenza. Proprio la sofferenza è la chiave di questa mia esperienza. Sentivo che nonostante ci fossero tante persone fuori da casa, nessuno di loro poteva aiutarmi, poteva capirmi. Ho chiesto, nella preghiera: “Perché a me?”. Ho pensato: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Non mi aveva abbandonato, in verità, e uscendo l’ho scoperto perché questa esperienza mi ha dato come una lente attraverso cui vedere il mondo in modo diverso, mi ha dato più forza per vivere la mia vita al meglio». Dalla notte del 24 agosto, e dopo le scosse dei mesi successivi, sono ancora tantissimi gli sfollati del terremoto del Centro Italia. Persone che hanno dovuto abbandonare la propria casa, i propri beni e alcuni anche il proprio paese. Viene veramente da chiedersi cosa si sono portati appresso da quella tragica e lunga nottata, cosa sta dando loro la spinta di andare avanti e ricominciare. Abbiamo scelto proprio il racconto di Lorenzo perché ci racconta la paura di ciò che è stato vissuto quel giorno, ma anche la scoperta di qualcosa di più grande.
L’Italia è forte, e sta dimostrando grande unità. Sono tantissime le associazioni che stanno aiutando i terremotati, come ci raccontano gli amici del Movimento dei Focolari, da subito impegnati con AMU, AFN e altri a dare risposta alle più diverse necessità. Ci raccontano come stanno agendo nelle zone del Centro Italia. «Stiamo portando avanti delle attività di animazione, costruendo un piccolo centro di aggregazione per consentire ai residenti di mantenere lo spirito di comunità e poi le nostre forze si stanno concentrando molto sul supporto delle piccole aziende agroalimentari del territorio, per consentire loro di continuare ad operare in questa fase di emergenza e non perdere posti di lavoro». Per sostenere le piccole aziende hanno pensato a un vero e proprio progetto: «Il progetto RimPRESA è costituito da due filoni: fornire materia prima, macchinari, piccole infrastrutture e sostenere la vendita dei prodotti. Alla base di tutto questo naturalmente ci devono essere i rapporti umani con le persone colpite dal terremoto». Fonte: Teens, work in progress 4 unity, CN gruppo editoriale, Roma 2016, n.6, pag 4-5 Info Progetto: www.focolaritalia.it rimpresa@focolare.org Per chi vuole collaborare:
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Gen 16, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Più di 40 i seminaristi, accompagnati da alcuni sacerdoti, da 17 Paesi dei 5 continenti si sono messi in viaggio per trascorrere le vacanze di fine anno a Loppiano. «Abbiamo scelto la cittadella internazionale dei Focolari per fare un’esperienza di Dio – scrivono –, nella comunione e nell’approfondimento di quella radicale scelta evangelica che arde nei nostri cuori». Ed è proprio il Vangelo che vogliono mettere alla base della loro permanenza a Loppiano, a partire dalla Regola d’oro, quell’insegnamento presente anche in altri testi sacri di grandi religioni: “Tutto quanto volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12). Il gruppo è accolto a Vinea Mea, la struttura sede della Scuola residenziale per sacerdoti venuti dalle diverse parti del mondo per formarsi alla Spiritualità dell’unità, tipica dei Focolari, facendo un’esperienza di Chiesa così come la definisce S. Giovanni Paolo II: «Casa e scuola di comunione» (Novo Millennio Ineunte, 43). Alcuni sacerdoti della Scuola ed altri esperti della Cittadella accompagnano questi futuri sacerdoti nel loro intento. Il metodo con cui espongono i loro temi, alcuni anche di denso contenuto teologico, è esperienziale e dinamico, con anche la condivisione del proprio vissuto, portando così i giovani a fare a loro volta un’attualizzazione del messaggio di Gesù.
Uno dei giovani scrive: «Sono rimasto molto colpito da uno dei punti cardini della spiritualità di Chiara Lubich, presentato nel tema “Gesù abbandonato, finestra di Dio – finestra dell’umanità”. Ho capito che il suo sguardo d’amore apre la strada dell’umanità verso Dio, ma anche apre il sentiero di Dio verso l’uomo in modo sempre nuovo». E un altro: «Ho compreso che quel Gesù che si è fatto uomo per amore e che esprime il culmine del suo amore nell’abbandono in croce, non è solo un bel concetto teologico, ma deve diventare vita in me, amore e servizio per chi mi sta vicino». Il contatto poi con gli altri ‘cittadini’ di Loppiano dà loro modo di ampliare la comprensione su come costruire l’unità nonostante le tante differenze. A conclusione, alcune impressioni: «In questi giorni ho scoperto che anche nei rapporti interpersonali la chiave è riuscire a farsi nulla davanti all’altro, come Gesù abbandonato, bruciando in Lui le difficoltà che la vita di unità comporta». «Come Gesù, anch’io devo svuotarmi del mio “io”, ed essere pronto a “dare la vita” per i fratelli, in ogni occasione della giornata». «Quello che mi ha colpito di più è la gioia con la quale gli abitanti della cittadella affrontano fatiche e servizi, trasmettendo Dio agli altri». A cura del Centro Gens (altro…)
Gen 7, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
Una serata ricca di varietà: dalla musica classica e pop balletto, contemplativo e groovy, musicale e buffet condiviso. Come nelle precedenti occasioni, il concerto di beneficenza è stato un progetto realizzato da Giovani per un Mondo Unito di Vienna e dalla gioventù di Mor Efrem della comunità siro-ortodossa. Circa 200 persone sono arrivate nonostante la gelida notte di dicembre e dando generosamente il loro sostegno ai rifugiati siriani. Tra gli attori, i “Singing Voices”, un coro di giovani tra cui alcuni non udenti che hanno augurato a tutti un caloroso “Feliz Navidad” con il canto e i gesti. David Watzl ha presentato “L’Aktion Weitblick” (Azione Lungimiranza), un aiuto umanitario per i rifugiati in Europa e per quelli rimasti nelle frontiere. Egli stesso ha trascorso due settimane in un campo profughi in Turchia dove, con un gruppo di volontari di Aktion Weitblick, ha organizzato dei pomeriggi di giochi per bambini, incontri sulla formazione sanitaria e tanto altro. Il gruppo di danza siriano “Ishtar” ha concluso il concerto di beneficenza coinvolgendo l’intera sala con il ritmo di una vivace musica orientale. Durante il buffet, protagonisti, visitatori e rifugiati si sono incontrati, ed è stata l’occasione per conoscersi ed approfondire di più i progetti sostenuti da ciascuno. Così, una serata di solidarietà ha trovato la sua conclusione in una calda atmosfera di fratellanza. A cura dei Giovani per un Mondo Unito di Vienna (Austria) (altro…)
Gen 2, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
https://vimeo.com/195974447 (Copyright 2016 © CSC Audiovisivi – All rights reserved) (altro…)
Dic 22, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Sono i Gen4, i bambini dei Focolari, che ti spiegano con convinzione che il Natale non può essere soltanto una festa di colori, un insieme di personaggi creati da suadenti pubblicità, una corsa frenetica all’acquisto di regali: “Bisogna mettere nuovamente Gesù al centro del Natale”, “è la sua festa”, ti raccontano. Con pazienza e amore i Gen4, preparano i bambinelli di gesso che poi offriranno ai passanti. A New York una signora racconta:«Mentre visitavo la città con degli amici in mezzo alla folla, il vostro tavolino ha attirato la mia attenzione… Quelle parole, “Hanno sloggiato Gesù”, sono risuonate così bene dentro di me! Vorrei trasmettere il vostro messaggio ad altri. È stato il Natale più bello, mi ha riempito il cuore di calore». Maria Helena Benjamin e Pep Canoves, responsabili dei Gen4 di tutto il mondo, ci raccontano come questi piccoli, particolarmente sensibili all’amore evangelico, imparano a concretizzare nelle loro azioni quotidiane veri e propri gesti concreti di fraternità; scoprono che l’amore, quando è reciproco, porta la presenza di Gesù tra loro. Imparano a conoscerlo e creano con Lui un rapporto semplice e diretto. Riescono a coinvolgere i compagni di scuola, le famiglie, i parenti, i loro maestri con la loro disarmante semplicità, entrando direttamente nel cuore di ciascuno.
Pep Canoves ricorda come Chiara Lubich, aveva molto a cuore questi piccoli, riservando per loro un posto privilegiato, incontrandoli durante i vari congressi internazionali, inviando messaggi, rispondendo alle loro domande. E ad essi aveva rivolto l’invito di far sì che Gesù non venisse bandito dal Natale: «Fate nascere Gesù in mezzo a voi col vostro amore; così è sempre Natale! […] Possiamo offrire Gesù, Gesù in mezzo a noi a tutto il mondo, portare questo nostro amore, questa gioia nelle strade, nelle scuole, ai piccoli e ai grandi… dovunque!». Una bella iniziativa è quella del Calendario dell’Avvento: i Gen4 riempiono le giornate che precedono il Natale con tanti atti d’amore concreti, apparentemente semplici, ma che nel loro piccolo sono già rivoluzionari. I Gen4 sono coinvolti in tante iniziative, soprattutto per i più poveri. «Durante l’anno – continua Maria Helena Benjamin – riceviamo diverse notizie da tutto il mondo sulle loro attività a favore dei più indigenti. Hanno una innata capacità di accogliere gli altri bambini che magari vengono emarginati, come la storia di Sonia della Romania, di 5 anni, che fa amicizia con una bambina rom inserita da poco nella sua classe». «Abbiamo ricevuto notizie dal Madagascar e dall’Indonesia. Anche dalla Siria, in questi giorni così difficili e in piena guerra, ci giungono notizie – racconta Pep. Da Aleppo ci hanno persino inviato delle foto: in questa situazione di conflitto si vive con loro continuando a credere nella pace». Chiara Lubich, rispondendo a una domanda di un Gen4, aveva dato loro una consegna: «Sapete qual è la vera felicità? Provate: è quella che ha la persona che ama, che ama, che ama. Quando si ama si è felici e se si ama sempre si è felici sempre. Che cosa potete fare voi nel mondo? Dare la felicità, insegnare ad amare». E, davvero, loro ci insegnano con la loro purezza e semplicità come mettere in pratica l’amore evangelico, il segreto della felicità. Patrizia Mazzola (altro…)