Movimento dei Focolari
PRIMO MAGGIO DI LOPPIANO 2025: IL CORAGGIO DI FIORIRE

PRIMO MAGGIO DI LOPPIANO 2025: IL CORAGGIO DI FIORIRE

L’edizione 2025 del tradizionale festival dei giovani nella cittadella dei Focolari mette in scena le fragilità e i conflitti vissuti dai giovani di oggi e li trasforma in un’esperienza artistica immersiva e di speranza. Tanti workshop e uno spettacolo finale dal vivo per dire a tutti: «You are born to bloom», “Sei nato per fiorire”.

«Ricordati che sei nato per fiorire, per essere felice». È questo il messaggio che, nell’anno del Giubileo della speranza, i giovani organizzatori del Primo Maggio di Loppiano (Figline e Incisa Valdarno – Firenze, Italia) vogliono dare ai loro coetanei che parteciperanno all’edizione 2025 del tradizionale festival che si svolge, dal 1973, nella cittadella internazionale del Movimento dei Focolari, in occasione della Festa dei Lavoratori.

Il tema

Al cuore di “You are born to bloom, il coraggio di fiorire”, questo il titolo della manifestazione, ci sono le fragilità, le ferite e i conflitti vissuti dai ragazzi e dai giovani di oggi, sublimati in un’esperienza artistica, immersiva e di crescita.

«Crediamo che quel conflitto che spesso ci attraversa nelle fasi più difficili della vita possa diventare un’opportunità per rinascere più forti e consapevoli di chi siamo – spiegano Emily Zeidan, siriana e Marco D’Ercole, italiano, della squadra internazionale dei giovani organizzatori del festival –. Come ci diceva Papa Francesco, “il conflitto è come un labirinto”, non dobbiamo avere paura di attraversarlo, perché i “conflitti ci fanno crescere”. Ma “dal labirinto non si può uscire da soli, si esce in compagnia di un altro che ci aiuti”. Così, al Primo Maggio di Loppiano, vogliamo ricordare a tutti la bellezza gli uni e degli altri, anche nei momenti di vulnerabilità».

Un tema di stringente attualità quello del 1° maggio a Loppiano, se si considera che in Italia, 1 minore su 5 soffre di un disturbo mentale (depressione, ritiro sociale, rifiuto scolastico, autolesionismo, ansia, disturbi del comportamento alimentare, tendenze suicide), secondo i dati della Società italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Gli under 35, invece, vivono la precarietà lavorativa, sono sotto retribuiti, subiscono disuguaglianza territoriale e di genere (“Giovani 2024: il bilancio di una generazione”, EURES), non si sentono compresi dagli adulti nelle loro esigenze e nel vissuto, in particolare, quando si parla di paure e fragilità, aspirazioni e sogni.

«Papa Francesco aveva una grande fiducia in noi giovani. Non perdeva occasione per ricordarci che il mondo ha bisogno di noi, dei nostri sogni, di grandi orizzonti verso cui guardare insieme, per “porre le basi della solidarietà sociale e della cultura dell’incontro”», sottolineano Emily e Marco. Per questo “You are Born to Bloom” sarà uno spettacolo costruito insieme, dove il pubblico non sarà solo spettatore ma parte integrante della narrazione: chiunque vi partecipi sarà chiamato a diventare protagonista dello spettacolo, dando il meglio di sé con gli altri.

Il programma

Al mattino, i partecipanti al festival del Primo Maggio di Loppiano avranno l’opportunità di esplorare le proprie fragilità e bellezze attraverso workshop d’arte, motivazionali ed esperienziali guidati da psicologi, formatori, counselor, artisti e performer.

Tra questi, anche il Gen Verde International Performing Arts Group preparerà le giovani e i giovani a salire sul palco e a far parte del cast delle coreografie, dei cori, della compagnia teatrale e della band nello spettacolo finale. I workshop del Gen Verde sono svolti nell’ambito del progetto “M.E.D.I.T.erraNEW: Mediation, Emotions, Dialogue, Interculturality, Talents to foster youth social inclusion in the Mare Nostrum”, Erasmus Plus – Gioventù – partenariato di cooperazione.

Il festival culminerà al pomeriggio con la costruzione collettiva del live show: tutti i partecipanti saranno parte attiva della storia, non ci sarà distanza tra palco e pubblico.

Tra gli artisti che hanno confermato la loro partecipazione Martinico e la band AsOne.

“You are born to bloom, il coraggio di fiorire” è realizzato grazie al contributo di Fondazione CR Firenze.

Il Primo Maggio di Loppiano è un evento della Settimana Mondo Unito 2025 (1-7 maggio 2025), laboratorio ed expo globale di sensibilizzazione alla fraternità e alla pace.

Per informazioni e prenotazioni contattare: primomaggio@loppiano.it +39 055 9051102 www.primomaggioloppiano.it

Tamara Pastorelli

Vangelo vissuto: far nuove tutte le cose

Vangelo vissuto: far nuove tutte le cose

Accettare il cambiamento

Come “distributrice di incarichi”, in dieci anni ero riuscita, in collaborazione con il nostro parroco, a formare il Consiglio pastorale parrocchiale e il gruppo dei sagrestani. Con il passare del tempo, mi sono resa conto che il mio ruolo si stava ridimensionando. Molte persone, prima meno attive, si sono proposte per svolgere vari incarichi, e io ho scelto di farmi da parte per lasciare loro spazio. Inizialmente ho accettato con serenità il mio ruolo più defilato. In seguito, però, sentendomi esclusa, ho capito quanto sia facile legarsi ai propri ruoli, ma anche quanto sia importante saper lasciare andare. A volte, il Signore ci invita a fare un passo indietro per prepararci a qualcosa di nuovo. Non è facile, perché implica accettare il cambiamento e fidarsi. Oggi, pur sentendomi un po’ ai margini, rimango disponibile a dare il mio contributo se e quando mi verrà richiesto. Sono convinta che ogni servizio, anche il più piccolo, abbia un valore e che ogni fase della vita sia un’opportunità per crescere nella fede e nell’amore verso gli altri.

(Luciana – Italia)

Dio mi vede

Mi capitava a volte, quando abitavo a Bruxelles, di andare a messa nella chiesa del Collegio di St. Michel. Per arrivarci, si dovevano percorrere lunghi corridoi con ai due lati una serie infinita di classi. Sopra la porta di ciascuna, un cartello con la scritta: Dio ti vede. Era un mettere in guardia i ragazzi che rifletteva un pensiero del tempo passato, espresso al negativo: “Non fare peccati perché, anche se gli uomini non ti vedono, Dio ti vede”. Invece a me, forse perché nato in un’altra epoca o perché credo nel suo amore, risuonava in maniera positiva: “Non devo fare cose buone davanti agli uomini affinché mi vedano, per sentirmi dire bravo o essere ringraziato, ma vivere alla presenza di Dio”. Nel Vangelo di Matteo 23,1-12 Gesù, parlando a degli scribi e a dei farisei che amano mettersi in mostra, li invita a non farsi chiamare “maestri”, ad avere un’unica preoccupazione: agire sotto lo sguardo di Dio che legge nei cuori. Ecco, questo mi piace: Dio mi vede, come dicono i cartelli nel collegio; Dio legge nei cuori e questo mi deve bastare.

(G.F.- Belgio)

Fare il primo passo

Per una questione di eredità tra mia madre e sua sorella era caduto il silenzio. Non si frequentavano più da tempo, e la spaccatura venuta a crearsi non faceva che allargarsi, tanto più che noi abitavamo in città e la zia in un paesino di montagna piuttosto distante. Questo stato di cose si è protratto fino al giorno in cui ho preso il coraggio a due mani, provocata dalla Parola di Gesù: «Se tu stai per presentare la tua offerta all’altare, e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta». Cercando il momento adatto, ho affrontato l’argomento con la mamma e sono riuscita a convincerla ad accompagnarmi dalla zia. Durante il viaggio eravamo piuttosto silenziose; io poi non facevo che pregare perché tutto andasse bene. In effetti le cose si sono svolte nel modo più semplice: colta di sorpresa, la zia ci ha accolte a braccia aperte. Ma era stato necessario fare noi il primo passo.

(A.G. – Italia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno X– n.1° marzo-aprile 2025)

©Foto: Gerson Rodriguez – Pixabay

ComunicAzione sinodale nel Giubileo della speranza

ComunicAzione sinodale nel Giubileo della speranza

Da oltre due anni un gruppo di professionisti della comunicazione, su iniziativa di NetOne, la rete internazionale dei comunicatori del Movimento dei Focolari, si riunisce con incontri mensili online per approfondire alcuni temi legati al Sinodo dei vescovi, in particolare su sinodalità e comunicazione. Ascolto, silenzio, testimonianza, comunicazione fraterna: sono alcuni degli elementi chiave durante gli incontri. In questi due anni si sono svolti anche due webinar: il primo ad aprile 2024 (potete leggere un approfondimento qui) e il secondo nel mese di febbraio 2025 dal titolo “Quale comunicazione per la sinodalità?” (guarda il video). Questo evento è stato seguito in varie parti del mondo ed ha visto la partecipazione di numerosi esperti della comunicazione collegati da vari Paesi.

Alessandro Gisotti, vice direttore dei Media Vaticani ha aperto la serie di interventi citando tre termini essenziali per un buon comunicatore: Comunicazione, Azione e Comunità. “In questo Anno Santo abbiamo bisogno di una comunicazione sinodale che sappia mettersi in cammino con la gente che verrà – ha affermato – per accompagnarla, senza la presunzione di volerla guidare. Ma disponibile ad ascoltarla, accompagnarla, a fare un tratto di strada insieme”.

Dagli Stati Uniti Kim Daniels, docente della Georgetown University di Washington D.C., coordinatrice al Sinodo del Gruppo di studio 3 “La missione nell’ambiente digitale”. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Daniels parlando del gruppo di studio – è offrire raccomandazioni attuabili al Santo Padre per il miglioramento della missione della Chiesa in questa cultura digitale, assicurando che essa rimanga saldamente radicata nella nostra chiamata a incontrare le persone ovunque si trovino, conducendole verso una comunione più profonda con Cristo e l’uno con l’altro”.

Pál Tóth, docente dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano è intervenuto dall’Ungheria spiegando che “per sanare le piaghe profonde del mondo globalizzato necessita una collaborazione trasversale anche con quelli che hanno concezioni parzialmente diverse da noi. L’idea del consenso differenziato promuove un nuovo tipo di rapporto sociale: collaboriamo per la realizzazione di alcuni valori mentre rimaniamo su piattaforme diverse per altri”.

Il Sinodo si costruisce partendo dagli ultimi. Questo è emerso dall’esperienza di Muriel Fleury e Beatrice Binaghi, rispettivamente responsabile della Comunicazione e incaricata dei Social media presso il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale. “Dar voce a chi non ce l’ha” afferma Fleury ricordando che “parlare di chi viene sfruttato o emarginato dai processi dominanti significa far esistere queste persone. Senza queste voci controcorrenti tutto favorirebbe chi domina, perché tacere vuol dire finire per assecondare chi maltratta, chi schiavizza, chi spreme, chi vuole rendere invisibili tanti, troppi uomini e donne”. E Binaghi ha raccontato della rete di collaborazione nata tra i “vescovi di frontiera” responsabili della pastorale migratoria in Colombia, Costa Rica e Panama, soprattutto per affrontare la situazione critica nel Darien da cui ogni giorno passano centinaia di migranti. “Il confronto e la comunicazione hanno creato comunità, e il lavoro che prima era frammentato ora è più sinergico e incisivo”.

All’attrice Stefania Bogo il compito di dare due momenti di riflessione con la lettura artistica di alcuni passaggi della recente enciclica di Papa Francesco, Dilexit nos e de L’attrattiva del mondo moderno, di Chiara Lubich.

Erica Tossani, della presidenza dell’Assemblea Sinodale della Chiesa italiana, ha spiegato come sia importante ascoltare, che “non è semplicemente un’azione passiva, un silenzio che attende di essere riempito dalle parole altrui. È un atteggiamento attivo che implica attenzione, discernimento e disponibilità a lasciarsi interpellare. Senza ascolto la comunicazione si riduce a polarizzazione e contrapposizione sterile”.

Fra le esperienze sinodali c’è quella di Paolo Balduzzi, inviato della trasmissione A sua immagine del canale italiano Rai 1. “Le storie raccontate – spiega – nascono da un dialogo condiviso con l’intera redazione. Per me ogni intervista è un incontro. E la sinodalità parte da questo incontro con il mio interlocutore, cioè vuol dire entrare nella sua storia, nel suo vissuto e cercare di cogliere insieme quegli aspetti che sono più essenziali al racconto”.

La storia di Mariella Matera, blogger di Alumera, uno spazio di evangelizzazione sui social, che racconta il percorso di una comunicatrice affascinata dall’idea di trasmettere il Vangelo attraverso internet. “Come posso essere un piccolo ponte tra il web e Cristo? – si chiede – A Lumera, in dialetto calabrese (sud Italia), è il vecchio lume a olio. Così come la lampada, finché ha olio non si spegne, anche io, finché ho in me l’amore di Cristo, non posso tacere”.

In conclusione, Anita Tano, responsabile della comunicazione per United World Project-NetOne Argentina. Lei ha raccontato l’esperienza del Genfest 2024 in Brasile, l’evento giovanile del Movimento dei Focolari dal tema Together to Care. Tra scambi culturali, arte e workshop, l’obiettivo era quello di riconoscere la comunicazione come uno strumento per prendersi cura della “vita di sé stessi, degli altri e del pianeta”. Un messaggio che ha sottolineato la differenza tra l’essere semplicemente “connessi” e l’essere realmente “uniti”.

La diretta è stata moderata da Enrico Selleri, conduttore e autore delle emittenti della Chiesa italiana Tv2000 e InBlu2000, e Sara Fornaro, caporedattrice web della rivista italiana Città Nuova ed è stata promossa da NetOne insieme alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, il Dicastero per la Comunicazione, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Vatican Media, il Cammino sinodale della Chiesa in Italia, TV2000, InBlu2000 e SIR (della Conferenza Episcopale Italiana), l’Istituto Universitario Sophia, Weca (Associazione dei WebCattolici Italiani), il Gruppo editoriale Città Nuova e la Pontificia Università della Santa Croce.

Per maggiori info e per rimanere in contatto: net4synodcom@gmail.com www.youtube.com/@SynodalCommunicationNetwork

Lorenzo Russo

Foto: ©Pixabay

Argentina: alluvione a Bahía Blanca, un miracolo inaspettato

Argentina: alluvione a Bahía Blanca, un miracolo inaspettato

Bahía Blanca è una città situata in riva al mare, proprio dove inizia la Patagonia argentina. Con i suoi 370.000 abitanti, è il centro economico, religioso e culturale di una vasta regione. A pochi chilometri di distanza, altre 80.000 persone vivono nella città di Punta Alta. Insieme, hanno un polo petrolchimico molto importante, un gruppo di 7 diversi porti (porto multifunzionale, cerealicolo, per la frutta, la pesca, il gas, il petrolio e i fertilizzanti) e la base principale della Marina argentina.

In questa regione, la piovosità media in un anno è di 650 mm., ma venerdì 7 marzo 2025 sono caduti 400 mm in sole 7 ore. Una tale quantità d’acqua, nel suo percorso verso il mare, aumentava la sua velocità e distruggeva tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Ponti, canali, ferrovie, strade, strade, automobili, case, negozi… e persone.

La popolazione si è trovata improvvisamente in una scena dantesca di proporzioni inimmaginabili, come se ci fosse stato uno tsunami. Una brusca interruzione di corrente elettrica ha bloccato anche le comunicazioni telefoniche e in questo modo nessuno aveva idea di come stessero le altre persone, i familiari, gli amici, i colleghi di lavoro.

Tuttavia, qualcosa all’interno di questa comunità si è risvegliato e l’insieme di tutte le leggi universali si è riassunto in un unico verbo: servire.

Man mano che l’acqua e il fango lo permettevano, migliaia di persone hanno cominciato a riversarsi per le strade. Ognuno faceva una prima verifica dei danni nella propria abitazione, ma subito dopo spostava lo sguardo sui vicini, per vedere se avessero bisogno di aiuto. Chi riusciva a sistemare la propria situazione, si rendeva totalmente disponibile ad aiutare gli altri. Siamo stati tutti testimoni e protagonisti di un gigantesco miracolo che si è moltiplicato, con meravigliosa creatività e forza.

L’unica cosa che importava era quanto potevamo fare con le nostre mani: aiutare a togliere acqua e fango dalle case, pulire, riordinare, cercare stracci, secchi d’acqua, disinfettante, portare i feriti nei centri sanitari, prendersi cura degli animali domestici, ospitare persone che avevano perso tutto, dare forza, incoraggiare, abbracciare, condividere ogni dolore. Nessuno si lamentava e dicevano: “Per me è stato molto difficile, ma accanto a quello che è successo agli altri…”

Mentre aiutavo alcuni amici, si è avvicinata una coppia e ha distribuito empanadas gratuitamente. Altri, qualcosa da bere. Chi aveva un generatore di corrente lo offriva per ricaricare le batterie dei cellulari. Altri mettevano a disposizione pompe per aspirare l’acqua. Un ottico donava gratuitamente gli occhiali a chi li aveva smarriti. Una signora ha distribuito disinfettanti, un medico faceva visite nelle case, un uomo ha offerto i suoi servizi come muratore e un altro come meccanico. Tutto circolava: candele, cibo, vestiti, pannolini, materassi, acqua potabile, scope, mani, ancora mani e ancora mani.

E poi è arrivata la solidarietà di tutto il Paese e della gente di tutto il mondo. In camion, in treno, in autobus, in furgoni… tonnellate di donazioni, che hanno avuto bisogno di più volontari per il carico, lo scarico, lo smistamento e la consegna. Volontari che non hanno smesso di moltiplicarsi. E anche denaro, donato con grande generosità. Parrocchie, club, scuole, aziende, tutte le organizzazioni esistenti hanno dato tutto quello che potevano. E anche un altro tipo di organizzazione: i gruppi di amici. Come una sorta di “pattuglia”, ogni gruppo di amici ha iniziato ad occuparsi di uno dei settori della città dove si è visto che sarebbe stato più difficile per gli aiuti governativi arrivare in tempo. Ancora oggi vanno  di casa in casa, di porta in porta e annotano ogni tipo di necessità. E si occupano di far arrivare ciò che è necessario in modo tempestivo.

Tutte le mani di queste persone, anche senza saperlo, senza crederlo o senza immaginarlo, si sono trasformate in “mani divine”. Perché è stato il modo più concreto che Dio ha potuto usare per raggiungere chi aveva bisogno. Personalmente ho vissuto momenti di grande preoccupazione perché non sapevo come stessero i miei fratelli o i miei amici. Volevo raggiungerli, ma era impossibile. Così ho deciso di offrire il mio aiuto dove potevo arrivare. In senso figurato l’ho chiamato il mio “metro quadrato”. Più tardi sono riuscito a raggiungere i miei cari e ho scoperto che molte altre persone, estranei, avevano aiutato lì, dove io non avevo potuto farlo.

Alcuni giorni dopo, vari settori della città sono ancora invasi dall’acqua. Il dolore e le difficoltà continuano. Le perdite sono state enormi. E si incontrano ovunque persone con grandi occhiaie e molto dolore ai muscoli, perché hanno lavorato quasi senza riposo. Ma con il cuore in mano e la pienezza negli occhi, per aver dato tutto per gli altri.

Juan Del Santo (Bahía Blanca, Argentina)
Foto: © Focolari Bahia Blanca

Una umanità, un pianeta: leadership sinodale

Una umanità, un pianeta: leadership sinodale

Il Movimento Politico per l’Unità insieme all’ONG New Humanity, espressioni del Movimento dei Focolari, con il supporto di Porticus promuovono il progetto politico globale dal titolo “Una umanità, un pianeta: leadership sinodale”. Rivolto a giovani tra i 18 e i 40 anni con esperienza in rappresentanza politica, leadership governativa o nei movimenti sociali, il programma offre formazione accademica, mentoring personalizzato e un hackathon a Roma con esperti internazionali.

Obiettivo: rafforzare la partecipazione dei giovani politici nei processi di advocacy politica a livello globale, attraverso un percorso di riflessione e azione collaborativa tra leader socio-politici, generando una rete globale di giovani leader provenienti da diversi continenti. Una sfida per superare le attuali crisi (sociali, ambientali, politiche ed economiche) e contribuire a creare una rete di leadership per la generazione e lo sviluppo di strategie politiche a livello internazionale.

Il programma partirà a fine aprile 2025, la scadenza per la presentazione delle domande è il 31 marzo, avrà la durata di due anni e sarà totalmente gratuito. Sono previsti contributi di prestigiose istituzioni accademiche e ONG internazionali. Il percorso sarà misto, sia in presenza che online attraverso moduli interattivi con esperti provenienti da tutto il mondo, tra cui importanti leader politici e professori di rinomate università. È previsto un evento di una settimana a Roma – dal 6 al 12 ottobre 2025 – con ospiti di livello internazionale per co-creare proposte di azioni collaborative a livello globale per risolvere le attuali sfide sociali, ambientali ed economiche.

La lingua non dovrà essere un ostacolo. Per questo motivo negli incontri sincroni ci saranno traduzioni in spagnolo, portoghese, francese, inglese, italiano o altra lingua in base alle esigenze.

Cosa offre il programma?

È un processo di azione collettiva globale che integra formazione, informazione, relazioni, strumenti e incontri. Offre esperienze e strumenti per aumentare la qualità della politica e migliorare l’incidenza sulla trasformazione sociale. Sono previsti spazi di formazione e costruzione collettiva di conoscenze con scambio con docenti ed esperti internazionali, con spazi di riflessione tra i partecipanti. I giovani partecipanti saranno sempre accompagnati da un mentore con esperienza politica per migliorare il proprio progetto politico in ambito sociale, economico e ambientale e saranno inseriti-dal secondo anno-in una rete globale di 600 giovani leader provenienti da diversi continenti.

Al termine sarà consegnato un diploma formale che attesta la partecipazione al programma.

Per maggiori informazioni cliccare qui o contattare politicalinnovation@mppu.org 

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Lorenzo Russo

Foto: © Pexels

Vivere il Giubileo abitando a Roma

Vivere il Giubileo abitando a Roma

In quest’anno dedicato al Giubileo della speranza i e le Gen4 di Roma – i bambini del Movimento dei Focolari – hanno iniziato un percorso a tappe per approfondire la storia della cristianità e capire come vivere il Giubileo nella loro città che accoglie milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo. Le tappe riguardano le basiliche vaticane a Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura, Santa Maria Maggiore. Come guida hanno chiesto aiuto a Padre Fabio Ciardi, OMI, professore di teologia spirituale e autore di numerosi libri e pubblicazioni. 

Prima tappa: basilica di San Pietro

Ad ottobre 2024, a due mesi dall’inizio del Giubileo, 33 bambini con altrettanti adulti, prima di entrare in basilica di san Pietro hanno potuto conoscere una realtà del tutto particolare, situata a fianco della residenza dove alloggia Papa Francesco. È il Dispensario di Santa Marta, un luogo dove il Vangelo si fa carne ogni giorno e si manifesta attraverso l’aiuto a centinaia di mamme e bambini. Un’occasione per spiegare ai Gen4 come si può vivere concretamente il Giubileo aiutando il prossimo.

“È un vero e proprio consultorio familiare, che ha iniziato quest’opera di attenzione ai bambini poveri e alle loro famiglie nel 1922 – spiega Padre Fabio -. Oggi sono oltre 400 i piccoli che, con le loro mamme, sono assistiti gratuitamente da una sessantina di medici volontari. Sono per la maggior parte persone senza permesso di soggiorno, senza assistenza sanitaria”. Visite ginecologiche e pediatriche, ma anche visite odontoiatriche per i senzatetto.

Padre Fabio quindi lega il suo racconto con la storia di San Pietro attraverso alcuni disegni. I bambini in solenne silenzio ascoltano la sua voce attraverso le cuffiette: “Gesù incontra Simone il pescatore e lo invita a seguirlo. ‘Vieni con me, gli dice, ti farò pescatore di uomini’. E gli dà un nome nuovo, lo chiama Pietro, che vuol dire pietra, perché vuole costruire su di lui la sua Chiesa”. E via via che il racconto continua, ci si sposta in basilica per pregare sulla tomba di San Pietro. “Pietro venne a Roma. Quando Nerone incendiò la città diede la colpa ai cristiani e Pietro fu ucciso nel circo dell’imperatore Caligola che Nerone aveva rinnovato…e finalmente la tomba di san Pietro nella sua basilica”. C’è aria di forte raccoglimento fra i Gen4, nonostante la grande affluenza di turisti in questo sabato pomeriggio romano. Andando verso la Porta Santa si cammina alla scoperta di alcune opere d’arte. “Questa Madonna era molto cara a Chiara Lubich – racconta Padre Fabio nella navata di destra -: ogni volta che veniva in basilica si fermava qui per pregare Maria”.

La tappa a San Giovanni in Laterano

Arriva così la seconda tappa nel mese di gennaio 2025. Stavolta il gruppo è più corposo: 140 persone fra cui 60 bambini, sempre sotto la guida esperta di Padre Fabio, si sono ritrovati per scoprire la basilica di San Giovanni in Laterano, ricca di sorprese e tesori legati alla storia della cristianità. Attenti e incuriositi, con le cuffiette alle orecchie, per poco più di due ore i Gen4 sono rimasti ad ascoltare l’intenso racconto di Padre Fabio.

“È stato bello raccontare la storia dell’obelisco, è stato bello spiegare il significato del chiostro – scrive Padre Fabio sul suo blog -, è stato bello raccontare le storie di san Giovanni Battista e di san Giovanni evangelista e di lasciare che i bambini andassero a scoprire le loro statue nella basilica. È stato bello mostrare l’antica cattedra del Papa e quella attuale, sulla quale si siede per prendere possesso del suo ufficio. È stato bello indicare le reliquie della tavola sulla quale Gesù ha celebrato l’ultima cena e quella sulla quale Pietro celebrava qua a Roma. È stato bello attraversare insieme la Porta santa…È bello stare con i bambini e raccontare cose belle…”

Ormai i bambini hanno costruito un rapporto speciale con Padre Fabio. Camminano in basilica al suo fianco, gli stringono la mano, gli fanno domande per conoscere qualcosa in più. “Ma com’è il Paradiso?” chiede una Gen4. “Immagina una giornata di scuola impegnativa. Quando finisce, torni a casa e la trovi bella, accogliente, calorosa, con i tuoi genitori, i nonni, gli amici che ti regalano gioia e attenzioni. Ti senti felice in quel momento, giusto? E così è il Paradiso: un luogo dove si sta bene, dove ci si sente a casa!” Termina anche questa tappa. Si torna a casa felici e consapevoli che il Giubileo deve essere per noi un momento in cui dare speranza e felicità ai più disagiati, ai nostri poveri, a chi soffre.

Il percorso continua ma le belle occasioni si rinnovano con le altre generazioni

In attesa di proseguire questo percorso con i Gen4, anche i Gen3 (40 ragazzi adolescenti), i Gen2 (30 giovani) e un gruppo di adulti, affascinati dall’esperienza positiva che i bambini stavano vivendo con Padre Fabio, hanno voluto fare lo stesso percorso, sempre guidati da lui.

“Prima i bambini, poi i ragazzi, poi i giovani e gli adulti. San Giovanni in Laterano, San Pietro, San Paolo, e Santa Maria Maggiore. Così vivo e faccio vivere il Giubileo” scrive Padre Fabio sul suo blog. “Racconto di storia, di arte, di spiritualità, perché è tutto intrecciato, umano e divino, passato e presente. Sono monumenti vivi, che parlano ancora dopo centinaia di anni e continuano a narrare cose sempre belle”.

Ed i giovani hanno così ringraziato Padre Fabio “per aver preparato i nostri cuori a un’esperienza così bella, ci hai aiutato a percorrere insieme questa tappa dell’anno santo, con profondità e ironia. Ci è piaciuta molto l’atmosfera che sei riuscito a creare, suscitando in noi la voglia di visitare insieme altri luoghi romani importanti per i primi cristiani e il desiderio di approfondire il significato di essere pellegrini in cammino verso la meta del Paradiso”.

Lorenzo Russo