Lug 18, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale

Il logo del progetto (spiegazione sotto)
Quale futuro ci attende? È la domanda aperta di milioni di giovani che dall’Asia al Medio Oriente non vogliono stare a guardare. Il Genfest può segnare un’opportunità, per molti di loro: allargare l’orizzonte oltre le guerre civili e rivoluzioni fallite, crisi globalizzata e cultura della paura, e tentare anche proposte ardite. Come quella di costituire un gruppo di ricerca per studiare se e come il “principio dimenticato” della storia moderna, la fraternità, sia in grado di incidere nelle scelte individuali e collettive.
United World Project (UWP) è il nome del progetto, ideato dai Giovani per un Mondo Unito dei Focolari (www.y4uw.org) e aperto alla collaborazione di tutti gruppi giovanili e reti internazionali, appartenenti ad altre culture e fedi religiose, con cui si è cooperato su temi diversi negli anni passati. Una riflessione ispiratrice: «La fraternità può realizzare nella città libertà e uguaglianza, che consiste nel creare le condizioni perché ciascuno, cittadino, famiglia, associazione, azienda, scuola, possa esprimere la propria personalità e dare il meglio di sé», come affermava Chiara Lubich nel 2001. Ai giovani il compito di tradurre in scelte concrete questo pensiero. Con un supporto di esperti e di giovani professionisti, il progetto ha preso forma, e si articolerà in tre fasi: Network (la rete), Watch (l’osservatorio), Workshop (il laboratorio).
United World NETWORK: il comporsi di una rete di giovani in tutto il mondo ai quali si chiede di prendere un impegno personale con la propria firma. Ha come finalità approfondire le esigenze di una cultura di fraternità universale e l’impegno a vivere la “regola d’oro”: fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Questa prima fase del progetto inizierà durante il Genfest, con la prima raccolta di firme, e si svolgerà fino all’avvio della prossima Settimana Mondo Unito, il 1° maggio 2013, quando si costituirà ufficialmente l’Osservatorio permanente.
- United World WATCH: la costituzione di un Osservatorio internazionale permanente per prendere in esame azioni e iniziative che di fatto sono state in grado di generare un “incremento di fraternità” nel tessuto sociale, economico, culturale e politico del pianeta. Valuterà indicatori di coesione sociale, di pace, di accoglienza e dialogo tra persone di diverse fedi e culture, di interdipendenza, di riconoscimento di diritti, di perdono e riconciliazione, di inclusione e integrazione, di riduzione di disuguaglianze, di rispetto e attenzione dell’ambiente… L’Osservatorio dovrà inoltre promuovere iniziative culturali specifiche.
- United World WORKSHOP: la richiesta all’ONU di riconoscere l’interesse internazionale della Settimana Mondo Unito, confermando e allargando ancora di più l’appuntamento annuale che da più di quindici anni vede i giovani dei Focolari – assieme a tanti altri – impegnati a dare voce alla fraternità universale. Il processo di riconoscimento presso l’ONU è già avviato.
United World Project è indirizzato a tutti i Paesi, a tutti i popoli, con un posto privilegiato per l’Africa, che da tempo (a partire dagli anni ’60) accoglie i cantieri di fraternità dei Giovani per un Mondo Unito. In questo percorso comune si è imparato, nella condivisione delle sofferenze, anche il forte senso di comunità, i nuovi modelli di partecipazione e il possibile cambiamento. Ark Tabin, delle Filippine fa parte del gruppo di lavoro UWP, e si è occupato in particolare della mappatura che servirà come base per l’osservatorio, sulle iniziative già in atto nei vari Paesi. Nella sua città, ad esempio, un programma alimentare per i bambini più poveri, e una raccolta di vestiario per i pazienti di un ospedale, provenienti dai villaggi lontani. Per lui la firma significa “non solo sposare un’idea, ma impegnarsi a vivere bene, a guardarsi attorno, a intervenire. Quando hai firmato, vuol dire che vuoi impegnarti a cambiare il mondo a partire da dove sei”. Appuntamento al 1° settembre, quindi, dove la raccolta delle firma sarà parte del Let’s bridge, la costruzione di ponti, metafora sostanziale del Genfest. www.genfest.org Altre info su: https://www.focolare.org/area-press-focus/it/ Logo: Il logo, realizzato da un giovane grafico italiano, si compone da due cerchi. Quello interno – tratteggiato a matita, a dire la sua vulnerabilità – rappresenta il mondo. Quello esterno – di colore blu, a significare l’universalità del cielo – rappresenta un manto che protegge. Sono esclusi altri significati religiosi o politici.
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The Genfest 2012 project has been funded with support from the European Commission.
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Lug 11, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Sono medico e lavoro in un ospedale pubblico. Un giorno la polizia ci porta un uomo con due proiettili nella gamba. È il tipo di paziente che nessuna clinica vuole: un ladro, colto in flagrante. È stato gravemente ferito nello scontro con la polizia che l’ha portato da noi. È quasi immobile nel suo letto, senza nessuno ad assisterlo, neanche i genitori si sono fatti vivi – come sarebbe l’usanza – avendo saputo che ha rubato. Nella maggioranza delle cliniche dell’Africa è compito dei parenti di portare il cibo ai pazienti, lavare i vestiti, aiutarli in qualsiasi bisogno materiale: nell’assenza dei famigliari il paziente è perciò completamente abbandonato. Il personale dell’ospedale è incaricato solo di somministrare le cure mediche. In più, gli altri malati e il personale sanitario, non sono contenti di questo malfattore. Per questo ha molte difficoltà per trovare da mangiare e, costretto a stare immobile a letto, pian piano l’odore diventa insopportabile. Mi lamento con il commissario di polizia che ci ha scaricato una persona senza assistenza. “Questo è il lavoro del personale medico!”, replica con durezza. Mi viene in mente che in altri paesi anche le cure del paziente spettano al personale sanitario. Cerco di spiegare ai miei colleghi che dobbiamo interessarci di questo paziente, ma non riesco a convincerli. Cerco di sensibilizzare i malati che occorre accettare questo paziente. In verità, con poco successo. A un dato punto mi chiedo: “Esorto gli altri, ed io? Che cosa faccio per lui? Sì, gli prescrivo le medicine. Gli do un posto nel reparto. Ma, questo è soltanto il mio dovere. Ora, occorre che faccia io stesso ciò che chiedo agli altri: andare oltre il minimo.”
Faccio uscire il paziente dal letto e lo lavo. “Oh! È da quasi due mesi che non mi sono lavato!”, esclama con gioia. “Com’è piacevole sentire ancora i raggi del sole sulla pelle!” Chiedo poi a uno dei lavoratori di lavare i panni del paziente e gli offro una piccola ricompensa. Poi, con un altro collega sostituiamo il suo materasso che era in cattive condizioni. Infine, lascio una piccola somma al paziente stesso, in caso abbia bisogno di qualcosa. Questo gesto porta frutti. I lavoratori, ad esempio, cominciano a gettare regolarmente i suoi rifiuti. Suscita compassione negli altri pazienti, che ora condividono il loro cibo con lui. Dopo qualche tempo egli può andare via dall’ospedale. È allegro. Mi dice che non ruberà più. Persino segue il mio consiglio di non andar via prima di presentarsi alla polizia per sottoporsi alle azione giudiziarie del caso. Sente che deve assumere la responsabilità delle sue azioni.» Dott. H.L. (Burundi) (altro…)
Giu 28, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
Rio +20, la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, tenutasi a Rio de Janeiro, Brasile, dal 13 al 22 giugno2012, ha questo nome perché cade a 20 anni di distanza dal “Vertice della Terra” di Rio de Janeiro del 1992. Da allora è stata richiesta la partecipazione di tutti i settori della società, secondo l’idea che lo sviluppo sostenibile non possa essere raggiunto dai soli governi, ma necessiti anche la presenza della società civile. A questi gruppi è chiesto di partecipare in modo attivo e di contribuire concretamente al raggiungimento degli obiettivi della conferenza. La partecipazione del Movimento dei focolari si è svolta con la veste istituzionale dell´Ong New Humanity – che ha lo status consultivo nel Consiglio Economico e Sociale dell´ONU (ECOSOC) –, con il sostegno della casa editrice brasiliana Cidade Nova e del Movimento Umanità Nuova, con i contributi di EdC, Mppu e EcoOne. La delegazione era composta da 28 esperti nel campo dello sviluppo, dell’ecologia, della politica, dell’arte, della comunicazione, dell’economia, dello sport, provenienti da diverse regioni del Brasile, Argentina e Germania. Gli appuntamenti in cui la delegazione è scesa in campo:
- “La forza del business al servizio della società”, conferenza tenutasi il 16 giugno nel “Forum sull’imprenditorialità sociale nella New Economy”, durante un evento parallelo. Si è presentata, tra l’altro, l’Economia di Comunione con l’esperienza dell’imprenditore brasiliano Glaison José Citadin.
- Al Summit dei Popoli (evento promosso dalla società civile in parallelo alla Conferenza Rio +20), il 16 giugno, la scuola di formazione del Movimento Politico per l’Unità (Scuola Civitas), in partnership con altre organizzazioni, ha presentato il Mppu e l’Economia di Comunione.
- Una celebrazione ecumenica promossa dal Consiglio Nazionale delle Chiese Cristiane (Conic), per mettere in luce l’impegno delle chiese cristiane nella salvaguardia dell’ambiente.
- Al side event “The human being: the core of a sustainable city” (L’essere umano, centro di una città sostenibile), il 19 giugno, è stata ripercorsa l’esperienza di oltre 20 anni dell’ONG AVSI nel settore urbano dei paesi in via di sviluppo.
- Infine la partecipazione, dal 20 al 22 giugno, presso il Riocentro Convention Center, alla serie di discussioni e side events in cui la società civile ha affrontato questioni prioritarie nell’agenda internazionale per lo sviluppo sostenibile. Questi eventi si sono verificati in concomitanza con le sessioni plenarie e incontri ufficiali tra i capi di Stato e di governo.
Molti i temi toccati nel quadro dello sviluppo sostenibile: povertà e ambiente, ruolo delle donne, energia alternativa, strategie per combattere il processo di desertificazione, sicurezza alimentare, disoccupazione, accesso alle informazioni, collaborazione scientifica internazionale, popolazioni indigene. E varie sono le considerazioni al termine della Conferenza: perplessità sul documento finale, The Future We Want, per gli obiettivi poco chiari, ma interesse per il coinvolgimento della società civile e del settore imprenditoriale. “La questione della sostenibilità è la più grande opportunità di pensare l’umanità contemporanea nel suo insieme piuttosto che come un mondo frammentato, in conflitto costante e in concorrenza” dichiara Adriana Rocha, brasiliana, artista e pittrice, presidente dell’ONG Afago (São Paulo), membro della delegazione. E Andrés Porta, chimico argentino, professore e ricercatore all’Università de la Plata e membro di EcoOne: “Quello che a mio parere ancora manca è l’ascolto e il dialogo tra le posizioni dei paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, tra le idee ed i valori del pensiero capitalista e delle popolazioni indigene e di altre minoranze”. Proposta per migliorare: continuare a lavorare con le scuole di formazione dei giovani, come contributo per una base di dialogo anche per gli incontri internazionali su più vasta scala. (altro…)
Mag 31, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
“La paura è il sentimento più forte che emerge in tanti e che si fa più fatica a colmare. Siamo tutti molto scossi. La vicinanza e la condivisione sono gli aiuti più desiderati”. A parlare sono Maria Palladini e Franco Monaco, i responsabili delle comunità del movimento dei Focolari della regione italiana (l’Emilia) colpita nel giro di una settimana da una serie di terremoti che ha provocato diciassette morti, più di 350 feriti e 15.000 sfollati. La situazione è in continua evoluzione, per le scosse anche di forte entità che ancora si susseguono. La fascia territoriale più colpita è stata quella tra la provincia di Modena e quella di Ferrara. I terremoti hanno provocato gravi danni agli edifici storici, alle fabbriche; tante chiese sono state distrutte e tante sono inagibili. Si susseguono in questi giorni tante storie. Come quella di chi non è riuscito ad uscire di casa ma è stato provvidenziale perché un cornicione caduto fuori dalla sua porta avrebbe potuto colpirlo. O di chi ha dovuto per lavoro condividere il dolore degli operai morti nei capannoni. E ancora chi è stato evacuato dell’ospedale. Tutti stanno sperimentando “con forza quanto in un attimo possa cambiare tutto” e subito dopo la prima scossa “è partita una rete di telefonate per sapere l’uno dell’ altro”. A fare il punto della situazione sugli aiuti umanitari sono Adriana Magnani e Stefano Masini del Movimento “Umanità Nuova”. “La Protezione Civile – dicono – si sta prodigando ormai in tutti i paesi e frazioni colpiti ed ha attivato l’accoglienza in modo diversificato (campi di accoglienza, strutture al coperto, qualche albergo) prevedendo circa 9.000 posti”. Sono arrivati volontari della Protezione civile praticamente da tutta Italia. Adriana e Stefano hanno potuto cogliere le esigenze più forti: “la necessità di un supporto psicologico, perché tutti sono duramente provati; la possibilità di avere camper o roulotte per rendere meno disagevole il passare le notti fuori casa, per questo ci stiamo attivando in tutta la regione; l’urgenza di verificare l’agibilità delle aziende grandi e piccole per accelerare la ripresa del lavoro, si parla di 15.000 persone che rischiano di rimanere senza lavoro…”.
“La priorità – aggiungono i due referenti di Umanità Nuova – è quella di poter avere tecnici per i rilievi. Per le strutture complesse, come, per esempio, condomini e locali pubblici, gli unici che possono fare i rilievi sono ingegneri strutturali che siano accreditati presso la Protezione Civile. Ma, per quanto riguarda verifiche sugli immobili privati e aziende, bastano ingegneri strutturali iscritti all’albo. Stiamo perciò cercando di diffondere questa notizia per verificare chi ha questa competenza e può rendersi disponibile”. Dunque psicologi, medici e ingegneri: ma per tutti coloro che volessero recarsi in quelle zone, l’indicazione è quella di mettersi d’accordo con la Protezione Civile locale delle città perché è la Protezione Civile a coordinare tutti i tipi di intervento da mettere in atto. Insieme ad una piccola squadra, sono Adriana e Stefano a fare da punto di riferimento per raccogliere le richieste e le disponibilità di aiuto “in modo che alle necessità corrispondano il più possibile aiuti appropriati e coordinati; aggiornare periodicamente degli aiuti arrivati e delle nuove necessità di intervento e sensibilizzare chi, a livello politico, sociale, può contribuire alla risoluzione di problemi burocratici che potrebbero bloccare la ripresa delle attività e promuovere il ritorno alla normalità”. A fianco però alla devastazione che ha messo a dura prova la popolazione emiliana, scorre in queste terre ferite dal terremoto, un fiume di solidarietà. Lo confermano Maria Palladini e Franco Monaco: “In tanti hanno aperto le loro case per ospitare gli sfollati. Nei paesi c’è una gara di fraternità e solidarietà che si allarga a macchia d’olio. È molto viva l’esperienza di Chiara Lubich e delle prime focolarine nella distruzione della seconda guerra mondiale: tutto crolla, solo Dio resta, solo l’Amore“. Per contribuire: INTESTATARIO: Associazione Solidarietà BANCA: Cariparma Crédit Agricole CODICE IBAN: IT34F0623012717000056512688 CAUSALE: Terremoto in Emilia Romagna Con Carte di Credito: Versamenti tramite PAYPAL ai Link presenti sul sito con la Causale: Terremoto in Emilia Romagna. Sito: www.solidarietaonlus.org (altro…)
Mag 21, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Con i suoi 93 milioni di abitanti di 70 dialetti, sparsi in un arcipelago di oltre 7 mila isole, le Filippine – unico Paese cattolico nel sud-est asiatico – è tra i più popolati del mondo. Nonostante la ricchezza umana e le risorse naturali, gran parte della popolazione vive in condizioni di povertà. La sua struttura sociale potrebbe essere paragonata ad una piramide: l’80% della ricchezza è in mano al 5% della popolazione, e la classe media è quasi inesistente. Manila, la capitale, conta 19 milioni di abitanti, emigrati in gran parte dalle varie provincie del paese in cerca di un lavoro migliore, che difficilmente si trova. I filippini sono un popolo molto ospitale, gioioso, generoso, che sa sopportare, e dare valore alla sofferenza, grazie alla sua radice cristiana. Già dal 1966 ha accolto lo spirito del Movimento dei focolari, che pian piano è penetrato in moltissimi ambienti, sia religiosi che civili. I suoi membri, oggi circa 5.000 i più vicini e oltre 100.000 gli aderenti e simpatizzanti, hanno influito e continuano a farlo in varie e diverse circostanze della vita del Paese.
Chiara Lubich ha visitato le Filippine due volte: nel 1982, quando ha sottolineato quale “pozzo di petrolio spirituale” fossero le Filippine per il resto dell’Asia, grazie alla grande e matura presenza di cristiani; e nel 1997 quando ha ricevuto dall’Università di Santo Tomas a Manila la laurea honoris causa in Teologia, prima donna e laica a ricevere tale onorificenza, conferimento che ha permesso di stabilire rapporti di collaborazione con l’Università, particolarmente nel campo dell’Economia di Comunione. In questa stessa università nel 2012, in occasione del 4° anniversario della morte di Chiara, si sono radunati 2000 giovani, per l’evento URL: United in the Revolution of Love, a sottolineare il suo rapporto privilegiato con le nuove generazioni. I centri dei focolari sono presenti a Manila, Cebu e Davao e le varie comunità del Movimento sono sparse in tante delle migliaia di isole, e accomunate dallo stesso stile di vita, nonostante le distanze, sperimentano un vero spirito di famiglia, così consono alla cultura locale. LaMariapoli Pacedi Tagaytay, una delle cittadelle, fondata da Chiara Lubich nel 1982, è testimone della possibilità di un amore concreto e reciproco anche tra amici musulmani, alcuni indù e buddisti. È sede della School for Oriental Religions, che tiene periodicamente corsi di formazione per imparare a dialogare nel rispetto reciproco. Non manca inoltre una vivace comunione di vita con i fratelli delle altre chiese e comunità ecclesiali cristiane. Da sottolineare la partecipazione di molti sacerdoti e seminaristi alla vita del Focolare, nonché di parecchi amici vescovi, grazie alla scuola per sacerdoti di Tagaytay. La presidente dei Focolari Maria Voce (che ha visitato le Filippine dal 17 al 31 gennaio 2010, nel corso di un lungo viaggio in Asia) è intervenuta al 2° congresso nazionale del clero, con una testimonianza sulla “chiamata alla santità”, davanti a 5.500 sacerdoti, 87 vescovi e religiosi di 54 congregazioni. Lo spirito dei Focolari si è affermato anche come possibile risposta ai diversi problemi sociali. Da notare l’esperienza dei 6 centri di Bukas Palad, che raggiunge migliaia di poveri dei barrios di Manila e delle provincie dov’è presente, il Pag-asa Social Center a Tagaytay, Sulyap ng Pag-asa, la Focolare Carpentry, di Cainta, uno dei principali progetti sviluppati dall’AMU nelle Filippine, che ha formato al lavoro centinaia di giovani. E poi il sostegno a distanza, in collaborazione con Famiglie Nuove, che permette di aiutare oltre 1.800 bambini. Numerose le esperienze di azioni concrete nelle città e nei villaggi, dagli aiuti dopo le calamità naturali – come dopo il tifone Ondoy del 2010 – agli interventi in favore di leggi più giuste. È il caso della comunità di Antipolo, una città di poco più di mezzo milione di abitanti, all’estrema periferia dalla capitale, impegnata in una campagna di sensibilizzazione al fine di proteggere la famiglia e la vita, in risposta ad un decreto sulla cosiddetta ‘salute riproduttiva’.

Tagaytay, 1997: il sindaco conferisce la cittadinanza onoraria di Tagaytay a Chiara Lubich
Di particolare rilievo l’impegno delle aziende che aderiscono al progetto per un’Economia di Comunione – fra queste le più conosciute sono il Bangko Kabayan (banca rurale), Ancilla (consultancy), APCEI (distribuzione riviste), l’azienda tessile “Filo d’Oro”; dei volontari ospedalieri (Sinag Volunteers) in varie strutture sanitarie pubbliche, di diversi giornalisti nel campo dei media e di una vivace attività a livello educativo. “Ho visto una vera rivoluzione svilupparsi nelle carceri dove da quarant’anni portiamo questo spirito evangelico” – racconta Renè, uno dei primi giovani ad aver conosciuto i focolarini nel 1967, oggi con un viso ormai incorniciato da una barba bianca – “ogni mese decine di carcerati si incontrano per comunicarsi come vivono lo spirito evangelico nella vita da detenuti. Quando escono alcuni vengono accolti dalla comunità dei Focolari ed aiutati a reinserirsi nella società.” Anche Teresa Ganzon faceva parte di quel gruppo di giovani negli anni turbolenti a cavallo fra i sessanta ed i settanta. Con il marito, ed ora anche con due figlie ormai professioniste, porta avanti il già citato Bangko Kabayan, un istituto bancario rurale, che fa parte del progetto dell’Economia di Comunione, con diecimila clienti. L’85% sono donne di ceti poveri: dotate di coraggio ed intraprendenza sono riuscite a costruirsi una dignità sociale grazie al programma di micro-credito della banca. Neanche la recente crisi ha minato la fiducia nel Bangko Kabayan, che, collaborando con altri istituti bancari a livello rurale e persino con alcuni concorrenti, ha contribuito in modo decisivo a salvare l’industria sul territorio in cui opera.
Visita le Filippine in Focolare Worldwide! Dall’archivio fotografico:

Guido Mirti (secondo da sinistra) e Giovanna Vernuccio (ultima a destra) con la prima comunita' del Focolare nelle Filippine
Flickr photostream: Viaggio di Maria Voce nelle Filippine nel 2010
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Mag 20, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Tacloban City si trova sull’Isola di Leyte, nel Nord Est delle Filippine. In questa città abita Placido Maga, da tutti conosciuto con il nome di “Plas”, che fin dal 1991 vive l’ideale dell’unità, cercando di rendere concreto questo suo impegno nella vita di tutti i giorni. Nel 1996 Placido ha iniziato a lavorare come chitarrista, insegnando a suonare ai bambini di diverse scuole elementari. L’insegnamento diventa così per lui un’opportunità di amare e servire il prossimo. Camminando per le strade di Ormoc, una delle città della sua provincia, Placido scorge alcuni bambini sdraiati sulla strada che utilizzano i cartoni e i giornali come tappeti e riparo. Alcuni non hanno alcun indumento per proteggersi dal freddo. Non hanno niente da mangiare, e dormono quasi sempre a stomaco vuoto. Impressionato dalla situazione, compra un po’ di cibo e decide di tornare: loro, i più dimenticati ma anche i più indifesi della città, stanno trovando un nuovo amico. Gli torna in mente una frase di Chiara Lubich: «Quando diamo qualcosa di noi, mettendo amore in ogni azione, la vita cresce dentro di noi». E la felicità di quella sera, per l’incontro con quei bambini, ne è la prova. Placido mantiene la promessa. Ma sente di dover fare qualcosa di più, di prendersi cura di loro, cercando una sistemazione dignitosa e confortevole. Quell’Ideale ricevuto anni prima, ha ora una possibilità immensa di rendersi attuale, concreto: prendendosi carico delle situazioni ai margini della società, di coloro a cui nessuno pensa. Presenta la questione al Municipio, contatta le Organizzazioni non Governative sul posto. Senza timore di essere deriso o incompreso, continua a cercare una soluzione. Riesce così a coinvolgere nel suo progetto altre persone, e si rende conto che quando l’amore evangelico diventa “regola” della nostra vita, diventiamo tutti più creativi, più coraggiosi e talvolta eroici. Come mettere poi i bambini in condizione di poter dare anch’essi qualcosa? Insegnando a suonare una piccola chitarra, l’Ukelele, e creando così un piccolo repertorio che i bambini presentano in due spettacoli. Oggi i bambini vivono al Centro Lingap, una ex casa di riabilitazione convertita in dormitorio dal Dipartimento della Salute Sociale. Placido continua a visitare i piccoli, insegnando loro non solo a suonare, ma anche a pregare, stando loro vicino. Tratto dal sito: www.umanitanuova.org (altro…)