Dic 14, 2015 | Chiara Lubich, Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Andate avanti! Andate avanti con coraggio nel vostro percorso di dialogo e di fraternità, perché tutti siamo figli di Dio!». Lo dice con forza papa Francesco al termine dell’Angelus del 13 dicembre, rivolgendosi alle centinaia di persone del Movimento dei Focolari e di alcune comunità islamiche italiane. Erano insieme per testimoniare il percorso comune in atto da anni, “cristiani e musulmani insieme costruttori di pace”, come recitava lo striscione in piazza San Pietro. C’erano imam con le loro comunità da Roma, Trieste, Teramo, Catania, giovani donne e ragazzi della Moschea di Centocelle a Roma, così come famiglie con bambini, professori, giornalisti. C’erano cristiani impegnati da lungo tempo o di recente nella strada del dialogo. C’era anche una delegazione del movimento buddista giapponese Risho Kosei Kai e rappresentanti di Religions for Peace e di altre religioni. E dalla festa in piazza San Pietro, perché questo era il clima che si respirava, i 400 protagonisti si sono spostati alla sede dell’Augustinianum, a poche centinaia di metri dal colonnato di San Pietro. Il pranzo insieme che dava spazio ad una convivialità desiderata, una saletta di preghiera per i musulmani, la messa alla chiesetta di Santa Monica per i cristiani: evento che per la sua originalità ha avuto vasta eco sulla stampa.

Da sinistra: imam Naher Akkad, Antonio Olivero, Michele Zanzucchi, padre Egidio Canil
Un giurista esperto di libertà religiosa, Vincenzo Buonomo, ordinario di diritto internazionale presso la Pontificia Università Lateranense, ha dato il via al pomeriggio con una panoramica geopolitica: “la guerra è l’unica risposta che l’Europa è stata capace di dare all’azione terroristica”, afferma, “quando esistono altri strumenti – il negoziato, l’accordo tra i Paesi dell’area, il dialogo – certamente più impegnativi, ma senza dubbio anche più efficaci sul medio e lungo periodo”. Altrettanto incisive le dichiarazioni dell’imam di Catania, Abdelhafid Kheit (membro del direttivo dell’UCOII, Unione delle Comunità Islamiche d’Italia) che poche ore prima aveva attraversato la Porta Santa della Misericordia insieme agli amici cristiani: “Non tutti credono che la diversità sia una ricchezza, ma è il Signore Iddio che ci ha fatti diversi, altrimenti saremmo una comunità unica”. Investire nell’educazione alla pace è l’invito di Paola Dal Toso (CNAL) e di M.Grazia Vergari dell’Azione Cattolica italiana, a dire il sostegno anche da parte della Chiesa italiana a questa chiara sfida di dialogo. Soffia in questa direzione lo spirito di Assisi, riportato attraverso la presenza di padre Egidio Canil, francescano del Sacro Convento, che esorta ad “attraversare anche oggi gli eserciti – come San Francesco ai tempi delle crociate per andare a incontrare il Sultano – e portare la pace”. E poi un tuffo nell’esperienza reale: le voci degli imam e di cristiani di varie città che portavano una testimonianza di vita. Si è parlato di “dialogo del popolo”, perché questa è la nostra identità, come ha spiegato nell’introduzione Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova e moderatore del pomeriggio. L’imam di Centocelle Mohamed Ben Mohamed fa leva sull’impegno dei giovani – tanti presenti – per “sconfiggere la guerra contro il male”, Cenap Aydin, direttore dell’Istituto Tevere con gioia esclama “oggi si è aggiunto con noi anche il Papa!”. Seguono le esperienze del Centro La Pira a Firenze, che dal 1978 è luogo di accoglienza fraterna per chi proviene da altri Paesi e di incontro tra culture diverse; della comunità di Trieste, raccontata dalla voce dell’imam Naher Akkad; dell’iniziativa “Diversi ma UNO”, nata a Teramo 20 anni fa e presente oggi su tutto il territorio abruzzese, testimoniata dall’imam Mustapha Batzami; e della comunità di Catania, dove il dialogo tra musulmani e cristiani, concretizzato da tempo anche attraverso gesti di amicizia (doposcuola in Moschea, conoscenza tra famiglie) ha portato a due momenti pubblici di grande rilievo, come ha raccontato insieme all’imam anche Giusy Brogna, referente dei Focolari in Italia per il dialogo con l’Islam. 
Amjad Zedan, studente siriano dell’Istituto Universitario Sophia
La presenza di Amjad Zedan, giovane studente siriano dell’Istituto Universitario Sophia, e di Pascal Bedros, libanese residente ad Aleppo, ha portato in sala, col gelo della guerra, quel filo di speranza di chi crede che “nonostante sia quasi troppo tardi, la situazione può ancora cambiare”, e al monito all’Occidente che non ha capito quanto sia pericolosa la posta in gioco. Il patto di prossimità e collaborazione firmato dal Movimento dei Focolari e dalle comunità islamiche in Italia ha chiuso la giornata, aprendola all’impegno quotidiano con un’assunzione di responsabilità “perché nessuno si rassegni davanti a situazioni di convivenza che sembrano difficili”, ma lavori per il “rifiuto inequivocabile della violenza” e per una religione che sia “fonte di coesione sociale e di pace”. (altro…)
Dic 4, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

cSC
Riuscire a descrivere un progetto sociale fin dalle sue origini, non è cosa facile: così per la scuola di Pho Cap, nella città di Ho Chi Minh, in Vietnam: un progetto che ha ricevuto l’onore di una visita privata, pochi giorni fa, di Laura Mattarella, figlia del Presidente della Repubblica italiana, che accompagnava il padre, in visita ufficiale. Accolta – senza protocolli – da alcuni membri del Movimento dei Focolari, attuali responsabili e collaboratori della Scuola, Laura Mattarella si è recata a far visita ai 100 bambini. La scuola di Pho Cap è nata nel 1998, da un sacerdote del Focolare con l’aiuto di alcuni giovani universitari, fra i primi ad aderire alla spiritualità dell’unità: un progetto nato dall’amore per i poveri che riempivano il quartiere di Binh Thanh, in una casa abbandonata. Una volta ripulite dalle numerose siringhe, i giovani hanno rimesso in piedi il tetto, poi i bagni, il sistema elettrico ed idraulico: tutto realizzato con piccole donazioni e tanto sacrificio. I giovani sono diventati imbianchini, manovali, idraulici, elettricisti … Di quei tempi ricorda uno di loro, ora focolarino: “È stato un lavoro faticoso, ma lo spirito del Movimento ci ha spinto ad amare concretamente. Anche alcuni operai hanno contribuito col loro lavoro a questa realizzazione. È stato davvero costruire un progetto insieme!” In poche settimane hanno reso abitabili quegli ambienti e iniziato le attività. Si trattava ora di convincere la gente ad inviare i loro figli per far capire loro che era meglio che studiassero piuttosto che lavorare. Infatti, molti di quei bambini passavano le giornate lungo le strade di Saigon a vendere i biglietti della lotteria e non frequentavano la scuola. E per farlo i giovani sono andati a cercare “gli alunni” di casa in casa. Al primo gruppo, ben presto si sono unite anche delle ragazze disposte a dare tempo, forze ed entusiasmo al progetto.
Da un piccolo gruppo di alunni che non ricevevano alcun pasto, si è passati a dare la merenda e poi il pranzo giornalmente. Un progetto che si è sempre più sviluppato, superando anche tante difficoltà. Una scuola di “prestigio” per il suo successo, ma che rimane sempre povera e per i poveri, che riesce a dare una testimonianza convincete in un ambiente di periferia non facile. Guardando i volti e gli occhi dei bimbi di Pho Cap, in maggioranza provenienti da famiglie buddiste, si legge fiducia, serenità e voglia di vivere. E Laura Mattarella ha ben colto tutto questo e ha voluto le foto di quest’incontro che ha definito: “Bellissimo”. E nella sua semplicità, ricco d’umanità, dolcezza e di rapporto. La direttrice della scuola, ha commentato: “La visita della figlia del Presidente dell’Italia ci ha incoraggiati ad andare avanti nello spirito che ci anima: vivere la fraternità tra tutti noi collaboratori e trasmetterla agli alunni, affinché diventino portatori di questo spirito nelle loro famiglie e nella società in cui viviamo”. Per conoscere e sostenere il progetto: Azione per Famiglie Nuove: AFN onlus – Spazio Famiglia (altro…)
Nov 20, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
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Nov 13, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria, Sociale

Valletta Summit (11-12 novembre 2015): Rappresentanti dell’EU e dell’Africa alla vertige sulla migrazione.
Nei giorni scorsi (11-12 novembre) Malta ha ospitato il vertice internazionale, chiamato Valletta Summit, sulla migrazione promosso dal Consiglio Europeo, in cui i 28 Paesi UE si sono incontrati con 35 Paesi africani e rappresentanti dell’Onu. Lo scopo, si legge nel sito del Consiglio, era quello di “affrontare le cause profonde della questione adoperandosi per contribuire alla creazione di pace, stabilità e sviluppo economico, migliorare il lavoro di promozione e organizzazione dei canali di migrazione legale, rafforzare la protezione dei migranti e dei richiedenti asilo, in particolare dei gruppi vulnerabili, contrastare in maniera più efficace lo sfruttamento e il traffico di migranti, collaborare più strettamente per migliorare la cooperazione in materia di rimpatrio e riammissione”. Intanto, però, sono i maltesi stessi a muoversi per far fronte al problema, intervenendo anche nell’accoglienza dei rifugiati. Una volontaria del Movimento dei Focolari, Anna Caruana Colombo, ha raccontato alla rivista “New City” di come insieme ad altri compagni abbia coinvolto una trentina di persone in un percorso che li ha portati prima ad informarsi sulla condizioni e necessità dei migranti – grazie al servizio per i rifugiati dei Gesuiti – e poi a visitare i centri di accoglienza “aperti”, dove trovano alloggio coloro che già hanno ottenuto lo status di rifugiati.
In uno di questi hanno tenuto corsi di inglese, dato informazioni utili su Malta, e semplicemente passato del tempo con i migranti; mentre in un altro, che ospitava anche famiglie, si sono presi cura anche dei bambini, e procurato materiali di prima necessità utili ai più piccoli. Più tardi, quando sono arrivati i permessi necessari, i volontari sono entrati anche nei centri “chiusi”, racconta Anna: «I rifugiati erano in stanze con letti a castello, anche dodici per stanza, e non c’era spazio per tutti. All’inizio erano spaventati, ma vedendo che volevamo solo essere loro amici hanno superato la diffidenza. Dalle lezioni di inglese si è così passati anche alla condivisione di momenti di gioia, tra la musica e la danza, tanto che le guardie hanno ammesso di non averli mai visti così felici». Anche i giovani del Movimento dei Focolari si sono attivati su questo fronte, invitando i migranti ad iniziative rivolte ai ragazzi come Run4Unity, alla Mariapoli – un raduno di più giorni dei Focolari, amici e simpatizzanti. «Il nostro progetto sta gradualmente guadagnando visibilità – ha concluso Anna – tanto che siamo stati invitati dalla diocesi a condividere l’esperienza con gli altri Movimenti ecclesiali». (altro…)
Nov 10, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Il ristorante di Émerence Kibimbwa Zolakio
Neppure lei sa come ci sia riuscita. Sta di fatto che Émerence, da sola, gestisce una rivendita di bibite alcoliche e zuccherate a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo. Gli affari vanno bene. Entrate, uscite, ricavo, guadagno. Émerence prende così tanta dimestichezza con questi termini da vedere la sua attività crescere di giorno in giorno, nella assoluta trasparenza con fornitori e clienti. E col fisco. Ad ispirare le sue mosse è il progetto Economia di Comunione (EdC), dal quale apprende che prima del profitto viene la persona e che la sua attenzione di imprenditrice deve essere centrata non sui soldi ma sui poveri. Decide di investire gli utili a favore di questi ultimi e apre prima uno e poi un altro punto-ristoro dove anche i poveri – che spesso non dispongono di cucina né di stoviglie – possono acquistare a poco prezzo del cibo pronto. Un business questo che certamente non va ad incrementare il suo capitale, anzi. Ma come tutti gli imprenditori che aderiscono al progetto EdC, anche Émerence sa di poter contare su un socio ‘nascosto’ che è la divina Provvidenza. In quattro anni, senza averli cercati o richiesti, le sono arrivati due congelatori (usati ma di valore), due stabilizzatori per l’elettricità, 52 sedie e 14 tavolini. Oltre ad uno stock di bibite. Le sue dipendenti sono per lo più ragazze a rischio o mamme sole, alle quali dà piena fiducia mettendole al corrente dell’andamento dei conti aziendali e anche degli straordinari interventi del suo socio ‘segreto’. “Una volta – racconta Émerence – avevo dato dei vestiti e qualche cosa da mangiare ad una ragazza madre. La sua salute mentale, allora, non era buona, ma poi pareva ne stesse uscendo. Mi ha chiesto di lavorare e l’ho assunta”. Émerence le dà fiducia, le insegna il lavoro e dopo due anni non solo questa ragazza ritrova pienamente il suo equilibrio, ma riesce a mettersi in proprio. Lo stesso fanno anche altre quattro ragazze le quali, diventate a loro volta piccole commercianti di cibo pronto, continuano a rimanere in contatto con Émerence quale loro consigliera permanente. L’altra donna di cui merita parlare è Albertine, anche lei di Kinshasa, madre di sei figli. Albertine è educatrice nella scuola materna del progetto Petite Flamme, un centro sociale ad opera dei Focolari finanziato dal sostegno a distanza di AFN (www.afnonlus.org). “Da diversi anni – confida Albertine – mio marito ha lasciato la casa senza motivo e tuttora non sappiamo dove sia”. Non è difficile immaginare quanto sia problematico per una donna sola portare avanti una famiglia di sei figli. Come secondo lavoro Albertine decide di vendere scarpe che compera grazie ad un prestito del centro sociale dove insegna. “Il prezzo delle scarpe che vendo non è esagerato ed è per questo che Dio mi benedice!”, asserisce convinta Albertine, che con gli introiti di questa attività riesce a pagare affitto e bollette. Così i figli possono continuare gli studi, due dei quali frequentano già l’università. “Ogni giorno rinnovo la mia scelta di Dio e Lui mi dà la forza per andare avanti – racconta Albertine -. Cerco di promuovere intorno a me i valori umani e sociali contenuti nel Vangelo. È in questo modo che potremo trasformare la società”. E se Albertine con il suo micro commercio di scarpe riesce a far vivere dignitosamente i suoi sei figli, recentemente Emérence ha visto registrata la sua attività fra due grandi marchi di fornitori di bibite della Repubblica Democratica del Congo (Bralima e Bracongo). Tutto fa pensare che il socio ‘nascosto’ sia più attivo che mai. (altro…)
Ott 14, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
https://vimeo.com/140569851 (altro…)