Movimento dei Focolari
Il Progetto Amazzonia continua

Il Progetto Amazzonia continua

20140824-02 “Le parole non esprimono la grande felicità e il cambiamento che sento…”, “Questi giorni mi hanno lasciato il segno”. Le impressioni a caldo di due giovani, Eduardo di Abaetetuba e Leticia di Curupaiti del Parà (Nord Brasile), dopo un’ intensa settimana trascorsa  nel quadro del “Progetto Amazzonia”. Avviato dal Movimento dei Focolari, il progetto vuole essere una risposta all’appello lanciato dai vescovi brasiliani alle diverse espressioni della Chiesa per l’evangelizzazione di questa grande terra, dove i cattolici diminuiscono, i sacerdoti scarseggiano, mentre cresce l’adesione alle sette. Abaetetuba è una delle città al centro di questo progetto. Immersa nella foresta, sorge sulle rive del Rio Maratauira. È disseminata su 72 isole su cui vive la metà dei 150.000 abitanti. La grande maggioranza della  popolazione ogni giorno affronta non poche sofferenze per la grande povertà, ma ha un carattere  battagliero e gioioso, sempre pronto a dare agli altri ciò che di meglio ha.  I 45 “missionari” dei Focolari, provenienti da tutto il Brasile, insieme ai membri del Movimento locale e ai  parrocchiani di tre comunità, sono andati casa per casa (circa 1900 persone), incontrando ovunque una grande accoglienza. 20140824-01“In una famiglia – racconta Laiane (Maranhão, Nordest) – ho incontrato una signora che stava vivendo un grande dramma: in quei giorni era stato ucciso un ragazzo, suo vicino di casa che considerava suo figlio. Si era preso cura di lui sin da piccolo e aveva fatto di tutto per farlo uscire dalla droga, senza riuscirci. Aveva un grande bisogno di essere ascoltata. Quando ci siamo salutate, non finiva di ringraziare: “Siete stati un dono di Dio”. “In un’altra famiglia ho trovato un  anziano paralizzato. Gli ho dato la Parola di vita di quel mese: ‘Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’; ho incrociato il suo sguardo: assentiva con tutto il cuore”. “Alle volte mi lascio abbattere dalle difficoltà, ma ascoltando queste persone mi ha colpito quanto la fede li aiuta a superare grossi problemi”, afferma ancora Eduardo. 20140824-03Il “Progetto Amazzonia” non è solo evangelizzazione intesa in senso spirituale, ma servizio concreto. “In partenariato con gli enti statali – raccontano Natalia (Rio de Janeiro) e Manuela (Sergipe, Nordest) –  abbiamo collaborato in un’azione sociale  per  rispondere alla richiesta di documenti per la ricerca di lavoro, per favorire l’accesso ai servizi sanitari e la partecipazione ai programmi sociali del governo”. Questo progetto conta già 8 anni. Non pochi i frutti: rivitalizzazione delle comunità, crescita nel rapporto con le istituzioni civili, nuovo protagonismo della popolazione per lo sviluppo sociale e spirituale della città. (altro…)

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Progetto «Learning fraternity»

LearningFraternity«Learning fraternity», «Imparare la fraternità»: è questo il titolo dell’articolato progetto che l’AMU-Azione per un Mondo Unito, in qualità di ente accreditato presso il ministero dell’Istruzione in Italia, porterà avanti nell’anno scolastico 2014-2015 in collaborazione con il Movimento Umanità Nuova dei Focolari. L’obiettivo della lunga serie di azioni, per dirla con l’AMU stessa, è quello di «sollecitare la presa di coscienza e la crescita di responsabilità rispetto alle sfide che investono il mondo contemporaneo e per le quali ciascuno è chiamato ad impegnarsi in maniera personale», attraverso l’educazione alla cittadinanza attiva, alla multiculturalità, alla pace, alla condivisione e solidarietà e agli stili di vita sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Potendo contare sulla solida base dei percorsi già avviati negli scorsi anni, AMU e Umanità Nuova propongono quindi attività di formazione su queste tematiche per insegnanti ed educatori – dando continuità in particolare ai corsi di formazione ed aggiornamento “Cambia…menti” -, il Campus di cittadinanza planetaria a Loppiano (a cui dedichiamo un articolo specifico), e laboratori tematici per gli studenti: percorsi di cittadinanza attiva strutturati su quattro livelli, dalla globalizzazione e fraternità, all’intercultura, all’economia e cultura del dare, all’ambiente e stili di vita responsabili. E poi una rete di progetti a livello mondiale: tra quelli avviati in Italia ricordiamo «Costruiamo insieme un mondo di fraternità e pace», attivo già da qualche anno in molte scuole della Sicilia e della Calabria, che ha come obiettivo l’educazione all’ascolto, all’incontro, al dialogo e alla convivenza tra diverse etnie e culture – come ad esempio quelle Rom, indiana e nordafricana, presenti in questi territori. WB-News-2014-07-11Perù-300x225Gemellaggi e partenariati con scuole estere, tra cui quest’anno occupa un posto particolare il progetto «Una scuola sulle Ande» (si veda articolo dedicato). Prosegue inoltre il progetto internazionale “Schoolmates” (www.school-mates.org), in collaborazione con i Ragazzi per l’Unità: una rete mondiale tra le classi per scambiarsi esperienze, condividendo culture, lingue, tradizioni e iniziative già in atto, e che permette ogni anno il sostegno di circa 600 borse di studio per studenti in Paesi in via di sviluppo e altri microprogetti di solidarietà in varie parti del mondo grazie ad iniziative di raccolta fondi realizzate dai ragazzi stessi. Gli insegnanti e le scuole che aderiscono a questi progetti possono contare su una rete ben consolidata, che si concretizza anche attraverso un’altra rete, quella internet: sul sito dell’AMU (www.amu-it.eu) è disponibile la documentazione prodotta a corsi e seminari all’area «Formazione insegnanti», ed è in via di ripresa la pubblicazione della newsletter per docenti sospesa nell’anno scolastico 2013-14. La rete AMU educatori ha inoltre dei referenti regionali, a cui insegnanti e scuole possono rivolgersi: per conoscere i loro nominativi e avere i loro contatti, basta rivolgersi all’AMU agli indirizzi indicati nel sito. (altro…)

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«Petite flamme», il miracolo continua

20140820-02Un progetto che, nella periferia di Kinshasa – capitale della Repubblica Deocratica del Congo – vuole dare ai ragazzi un’istruzione e un’alimentazione adeguata, cure mediche e vestiario: è «Petite Flamme», piccola fiamma, che segue 1650 bambini inseriti in 9 scuole. «Sono ormai 17 anni che accompagno questo progetto – raconta Edi, co-referente del Movimento dei Focolari – che da 19 anni portiamo avanti grazie al Sostegno a Distanza con Famiglie Nuove. Oltre ai bambini ne beneficiano anche gli insegnanti e le loro famiglie, avendo trovato un lavoro pur con un salario modesto in un Paese con oltre l’80 % di disoccupazione». 20140820-03Innumerevoli gli esempi di sostegno concreto che il progetto riesce a dare. «Ad esempio – prosegue Edi – una ragazza madre in difficoltà è riuscita ad ottenere un diploma di cucito, potendo ora sfamare il bambino e sé stessa. O ancora, un ragazzo orfano sarà il primo laureato in matematica e informatica all’Università di Kinshasa». A «Petite Flamme» vengono inoltre accolti bambini non vedenti che seguono un apposito percorso formativo. Anche una volta finiti gli studi, i ragazzi non vengono lasciati senza mezzi: le ragazze che hanno conseguito il diploma di sarta, ad esempio, hanno potuto portare a casa una macchina a cucire per dare avvio alla propria attività professionale. «I bambini non vedenti, ricevono una formazione particolare per la musica – spiega Edi – e ricevono in regalo una chitarra classica. Durante la festa di saluto un ragazzo non vedente ha fatto il dono di cantare per tutti una canzone composta da loro, in cui ringraziano i genitori d’averli cresciuti nonostante tutte le difficoltà che questo comporta, in un Paese povero».

Jonathan (sinistra) insieme ad altri alunni

Jonathan (sinistra) insieme ad altri alunni

Commoventi, poi, alcune testimonianze: «A Kinshasa, città di quasi 12 milioni di abitanti, c’è un unico centro per portatori di handicap – racconta Edi -. Una delle nostre collaboratrici, recandovisi per alcune sedute di fisioterapia, ha incontrato un ragazzo in uniforme scolastica, con un forte handicap. “Chi sarà mai”, si era chiesta. “Nonostante l’handicap, si distingueva fra tutti gli ammalati, sembrava felice”. La T-shirt del Genfest di Budapest che la collaboratrice indossava ha offerto l’occasione per fare amicizia, in quanto il ragazzo conosceva il Movimento dei Focolari. E la collaboratrice commentava: «Finalmente ho conosciuto di persona Jonathan – così si chiama il giovane – che adesso va alla scuola di recupero “Petite Flamme”. Il ragazzo, tempo fa, viveva nella miseria più nera, per cui avevamo cercato un materasso perché potesse essere accolto in casa di uno zio. Il rendimento scolastico è migliorato, così come le sue condizioni fisiche, grazie alla fisioterapia. Jonathan alla fine di quest’anno scolastico ha potuto sostenere un esame che gli permette di passare alla scuola secondaria». Molto forti anche le testimonianze di alcune ragazze che frequentano la scuola: «La sofferenza mi aveva costretto a cercarmi soldi in modo disonesto – racconta una di loro -, e mi sono trovata molto presto incinta. La nascita di mia figlia Jordan ha aumentato il mio dolore, perché ora eravamo in due ad avere bisogno di aiuto. Ma un giorno il responsabile del gruppo di base della Chiesa cattolica della Marina “Baramato” mi ha introdotta a “Petite Flamme”. Mi vergognavo di vestire ancora l’uniforme della scuola, ma sono rimasta toccata dall’amore dei nostri insegnanti. Si sono fatte uno con me, nonostante il mio basso livello scolastico. Così ho fatto anch’io con la mia piccola Jordan. Ora ho un grande interesse per tutte le lezioni: vorrei continuare la mia formazione fino alla fine, e il mio sogno è diventare una brava sarta». (altro…)

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Diritto e ambiente: la Summer School 2014

DSC00212Abrigada (Portogallo): sono in 30, da Kenya , Angola, Congo, Portogallo, Spagna, Italia. Cary, angolana, studia diritto a Lisbona. È stata lei, l’ultima mattina, ad avviare una serie di impressioni e proposte: “Vorrei chiedere ad ognuno di voi di “non scendere”. Se avremo questa mente sana, onesta, piena di amore verso chi ha bisogno, allora porteremo avanti questo nostro sogno”.  Federico, italiano, ha ben sintetizzato cosa è emerso dai lavori: “Dopo questa Summer school è chiaro che non si può fare diritto senza farlo comparato; per affrontare i temi dell’ambiente occorre un approccio globale e multidisciplinare”. I 4 giorni di lavori, dal 26 al 29 Luglio, hanno ruotato attorno allo studio della tutela giuridica dell’ambiente naturale, in vario modo minacciato nelle diverse parti del mondo. Lo studio, fatto insieme con docenti di discipline giuridiche e ambientali, ha fatto venire alla luce e ha fatto sentire in ognuno, in maniera vitale, la comunione con l’ambiente che ci circonda, sì da suscitare in tutti il bisogno di custodirlo. Questa consapevolezza ha accomunato tutti i partecipanti alla scuola, al di là delle differenti origini e provenienze, nel bisogno di difendere l’integrità della natura ed insieme ha affratellato tutti i partecipanti, sì da far pensare che perseguire tutti insieme la protezione dell’ambiente in tutto il mondo è una via concreta, sicura ed efficace per realizzare la pace e la fratellanza. 2014-07-26 18.03.33Marc’Angela del Congo sente che deve impegnarsi in prima persona: “Non posso più tirarmi indietro. Ho pensato di coinvolgere un gruppo di giovani nel mio Paese, che già si impegnano in una ONG, per poter insieme lavorare a salvare l’ambiente. Qui ho capito che gli errori che stiamo compiendo nel mio Paese, in Italia sono stati fatti tanti anni fa, e ora vedo le conseguenze. Dobbiamo imparare e impegnarci, anche a costo personale”. “Quello che rende indimenticabili questi momenti è la relazione: dobbiamo imparare a trasferire questo modus vivendi nella vita di tutti i giorni. Non è il mio primo incontro di questo genere, ma ogni volta quello che mi colpisce è l’amore universale che qui si vive”, dice Michela, dall’Italia. “Tornando, voglio impegnarmi per cambiare le cose attorno a me. Sono solo una goccia nell’oceano, ma credo che con questa goccia possa fare la differenza”, spiega invece dal Kenia Eva Maria. DSC00181“Torno con grandi propositi: partecipare attivamente, vivere per gli altri. Vengo volentieri qui perché alla fine di questi incontri non sono più napoletana, italiana, ma cittadina del mondo. Qui con voi vivo la fraternità” (Maria) Il prossimo appuntamento è per il Congresso internazionale (Castel Gandolfo 13-15 novembre 2015), ma – concludono i giovani “vogliamo arrivarci da protagonisti, preparandolo insieme”. (altro…)

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Sbloccare il dialogo

Dialogue_to_unlockI giovani dei Focolari si uniscono a quanti in tutto il mondo si mobilitano a favore della pace con un loro appello. “Dialogue to unlock” afferma la necessità di praticare il dialogo come via alla soluzione dei conflitti, incoraggia a iniziare dalla propria dimensione personale e vuole arrivare a governanti e decisori politici.

L’azione, che parte il 15 agosto, punta al coinvolgimento mondiale di quanti vogliono aderire, là dove si trovano, attraverso una pagina su Facebook , dove possono segnalare la propria adesione postando messaggi, foto e clip indossando un capo di vestiario di colore  bianco.

20140809-02L’iniziativa s’inserisce nelle varie campagne a favore della pace indette in questo periodo nei singoli Paesi. “Dialogue to unlock” continuerà nei prossimi mesi, associandosi ad altre iniziative in favore della pace.

 “Sollecitiamo in modo particolare i governanti e tutte le parti in conflitto a fermare l’utilizzo di mezzi violenti”, scrivono i giovani nell’appello. E si impegnano là dove sono, invitando tutti ad essere “promotori del dialogo nel quotidiano”.

 È stato attivato un conto corrente per chi volesse dare il proprio contributo per le molte situazioni di emergenza provocate dagli attuali conflitti:

C/c bancario n. 120434, intestato a Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus”

Via Frascati, 342 – 00040 Rocca di Papa (Roma, Italy)

Banca Popolare Etica – Filiale di Roma

codice IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 – codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D

Causale: Emergenza Medio Oriente

Per i donatori europei è possibile la deduzione fiscale.

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Cechia: giovani al lavoro col “Summerjob”

2014_07_REP_CECA2Che l’estate sia la stagione in cui tanti giovani, specialmente studenti, cercano un lavoretto, è cosa nota; ma il Summerjob, letteralmente «lavoro estivo», a cui dal 29 giugno al 6 luglio hanno partecipato 130 giovani di tutta la Repubblica Ceca, non è proprio la stessa cosa. Trattasi infatti di una settimana di attività in zone disagiate – dalle periferie delle città ai villaggi di provincia – che già da cinque anni i giovani del Movimento dei Focolari propongono ai loro coetanei, avviando durante l’inverno la ricerca del luogo e i contatti con sindaci, vescovi, parroci e popolazione, per individuare al meglio come dare il proprio contributo là dove c’è bisogno. 2014_07_REP_CECA__3L’edizione 2014 di Summerjob, dal tema “Dove il lavoro riceve una nuova dimensione”, si è svolta vicino a Brumov, nel nordovest del Paese, dove i giovani hanno dato una mano in sei villaggi a circa 90 famiglie. I lavori sono stati dei più vari: tagliare ed accatastare la legna per l’inverno, falciare l’erba, verniciare finestre, pulire stalle, fienili e soffitte, aiutare i contadini nei giardini o nei campi, rafforzando i rapporti in tutta la comunità. Ma Summerjob non è solo lavoro: la sala comunale, di giorno adibita a mensa per i ragazzi alloggiati alla meglio nella scuola, la sera diventava luogo d’incontro. Si sono così alternate iniziative sportive e culturali, spettacoli teatrali, concerti, una serata a tema sugli anni Sessanta ed altro ancora. Non è mancata la dimensione spirituale, dato che nei luoghi che ospitano Summerjob le chiese, spesso abbandonate, si trasformano in “cattedrali” con messe animate dai giovani e l’adorazione della notte conclusiva, coinvolgendo anche la popolazione locale. Proprio per mantenere i contatti avviati l’attività si ripete per tre anni nella stessa regione, dopodiché si cambia zona. 2014_07_REP_CECA_1Significative le impressioni di alcuni giovani: «Sono qui per la prima volta – racconta Pavel -, e ammetto che ero perplesso per il gran numero di partecipanti e per il lavoro stesso. La sorpresa per me è stato scoprire che questo lavoro può essere un arricchimento più che quello retribuito, soprattutto per i rapporti fra i giovani e fra loro e gli abitanti». «Sono venuta qua per imparare qualcosa di nuovo – riferisce Kristina -, e fare una sorta di scuola dell’arte di amare tutti. Volevo provare ad aiutare a qualcuno. Alla fine chi riceve sei proprio tu. Si impara a dare». Martin, che ha partecipato a tutte e cinque le edizioni, afferma addirittura di essere venuto «per riposarmi dall’ufficio dove lavoro. Questo riposo è meglio che stare sulla spiaggia: conosco tanti giovani e aiuto la gente». Summerjob ha suscitato anche l’attenzione dei media: la tv nazionale ceca vi ha dedicato un breve servizio nel telegiornale e una fotogallery sul suo sito, e alcuni articoli sono comparsi anche nei quotidiani. (altro…)