Movimento dei Focolari
I Giovani per un Mondo Unito alla GMG di Madrid

I Giovani per un Mondo Unito alla GMG di Madrid

Ecco alcune linee di programma, con i principali appuntamenti comuni, e i 4 appuntamenti curati dai giovani dei Focolari, che parteciperanno alla GMG con le Diocesi di appartenenza. GMG/WYD 2011 – Madrid

  • Martedì 16 agosto 20:00 Inaugurazione della GMG – Messa a Piazza Cibeles di Madrid 22:00 Gen Rosso in Concert “DIMENSIONE INDELEBILE”. Auditorium Pilar García Peña (Parque Pinar del Rey) – *
  • Mercoledì 17 agosto 10:00 Catechesi dei Vescovi 22:00 Musical “LIFE, LOVE, LIGHT” Una di noi. Una vita realizzata. Chiara Luce Badano, beatificata il 25.09.10 da Benedetto XVI. Auditorium Pilar García Peña (Parque Pinar del Rey) – *
  • Giovedì 18 agosto 10:00 Catechesi dei Vescovi 12:00 Arrivo del Papa all’aeroporto di Barajas. Cerimonia di benvenuto. 12:40 Entrata del Papa a Madrid. Arrivo alla Nunziatura. 16:00 Benvenuto al Papa. Cerimonia di ricevimento del Santo Padre. 19:30 Atto di benvenuto dei giovani nella Piazza Cibeles. 22:00 Gen Rosso in Concert “DIMENSIONE INDELEBILE”. Auditorium Pilar García Peña (Parque Pinar del Rey) – *
  • Venerdì 19 agosto 10:00 Catechesi dei Vescovi 11:30 Incontro del Papa al Monastero de El Escorial con giovani religiose. Ore 12:00 Incontro del Papa al Monastero de El Escorial con 1.000 giovani professori universitari nella Basilica. 19:30 Via Crucis 22:00 “Adorazione – Get together”, Giovani per un Mondo Unito del Movimento dei Focolari. Chiesa PP Carmelitani: Via Ayala, 35 (Madrid) Metro Velázquez – linea 4 (15 minuti a piedi dal luogo dove si terrà la Via Crucis)

  • Sabato 20 agosto 16:00 Momento di preparazione a Cuatro Vientos. I giovani arriveranno a poco a poco all’aerodromo e occuperanno i vari posti. Sul palco avranno luogo diverse attività (testimonianze di giovani, musica, preghiere, etc.). 19:40 Visita alla Fondazione Istituto San José. 20:30 Veglia con il Papa nell’aerodromo di Cuatro Vientos. 23:00 Notte a Cuatro Vientos

  • Domenica 21 agosto 09:00 Arrivo del Papa a Cuatro Vientos 09:30 Messa di invio della GMG 17:30 Incontro del Papa con i volontari 18:30 Saluto del Papa

(*) Come arrivare all’Auditorium Pilar García Peña (Parque Pinar del Rey) Via: López de Hoyos c/v carretera de Canillas (Madrid) Metro: Pinar del Rey- linea 8 – Bus: 9, 72, 73 (altro…)

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Ridere in famiglia

Per superare le piccole e grandi avversità di ogni giorno
«Questo libricino parla del ridere, una delle energie più misteriose e importanti della vita. Ridere è esporsi, scoprirsi, lasciarsi spiazzare, aprirsi alla relazione, non voler tenere tutto sotto controllo. È trasformare una giornata storta in una riuscita. È un modo per rimanere piccoli, guardare le cose da un’altra angolatura, uscire da una strettoia e ritrovare la strada maestra».
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Amicizie impensabili, tra persone di diverse convinzioni

«Nella DDR, dopo la svolta del 1989, non essendo più gratuita la partecipazione ad associazioni sportive, a causa del taglio delle sovvenzioni, molti giovani passavano negli ambienti neonazisti. E nessuno faceva niente. Disperato, sono andato addirittura dal prete cattolico, con il quale non avevo avuto mai niente a che fare in tutta la mia vita, per cantargliela: come mai la Chiesa non fa nulla?» È un allenatore della Sassonia, nella Germania orientale, a descrivere l’inizio di una ormai lunga amicizia con un sacerdote cattolico, pur non avendo un credo di tipo religioso. Cambio di scena. Un ex-ufficiale dell’armata del popolo e poi professore all’istituto superiore della sicurezza dello stato, cioè dei servizi segreti della DDR, partecipa al 50° anniversario del suo esame di maturità e incontra un collega di classe, che aveva intrapreso una strada tutta diversa. Si era fatto prete. Ma la diversità delle loro strade non ostacola  l’amicizia che comincia a spuntare, anzi la favorisce. Il professore, infatti, ha iniziato già negli ultimi anni della DDR una ricerca intellettuale e per questo è stato rimosso dal suo posto di lavoro. La sua concezione di una società socialista non è compatibile con gli interessi del sistema al potere. Come altri, anche i due personaggi, l’allenatore e il professore della sicurezza dello stato, hanno poi trovato prospettive nuove nei raduni del Movimento dei focolari. Così nello scorso maggio hanno partecipato all’ incontro tra cristiani e persone senza un riferimento a una fede religiosa nel Centro Mariapoli di Zwochau, nelle vicinanze di Lipsia, (5 al 9 maggio 2011).

Centro Mariapoli di Zwochau

Hanno partecipato anche Claretta dal Rì, Nella Ammes e Franz Kronreif del centro del «dialogo con persone di convinzioni non religiose» del Movimento. Questo centro a Rocca di Papa coordina e sviluppa, su scala mondiale, il cammino comune di uomini con e senza riferimenti religiosi, sulla base di valori comuni e di un rispetto reciproco, che nasce dall’amore. Nessuno cerca di tirare l’altro sulla propria sponda di visione del mondo. Le cosiddette «nuove regioni» della Germania sono un terreno fertile per questo tipo di dialogo. In poche parti del mondo il fatto religioso ha un ruolo così insignificante nella vita degli uomini. Solo il 15-18% delle persone sono battezzate in una delle chiese cristiane, l’80% non ha alcuna affinità con una qualsiasi religione, con tendenza a crescere. Come dimostrano i due esempi, non c’è avversità contro la religione o le chiese. Ci sono dei punti d’incontro  quando si tratta di questioni e valori in comune. I contenuti più centrali della religione trovano perfino interesse e suscitano stupore. Per i più sono semplicemente sconosciuti. È richiesto un dialogo con grande sensibilità che permette di scoprire i valori e gli ideali dell’altro e di trovare un linguaggio che riesca a veicolare i tesori dell’ una e dell’altra parte. «Il nostro scopo è il mondo unito.  Non saremo tutti cristiani. La dimensione è molto più grande.(…) L’unica cosa che conta è l’amore». Così Chiara Lubich parlava del dialogo ai membri del Movimento. Quanto queste persone «religiosamente disarmoniche», per usare un termine di Max Weber, condividano questa visione della vita, costruire, cioè, un mondo unito nella fratellanza, lo evidenzia un momento dell’incontro a Zwochau. Uno scrittore e una giornalista erano appena   ritornati da una crociera di qualche settimana. Gli scopi e i contenuti del Movimento  a loro sembravano talmente interessanti e importanti che ne hanno parlato con i  compagni di viaggio, convinti che sicuramente li conoscessero. «Ma neanche un cattolico bavarese col quale pranzavamo ne aveva sentito parlare prima!» hanno rilevato. Così hanno preso al volo l’invito di occuparsi loro stessi della diffusione dei valori comuni. Pochi giorni dopo, infatti, su iniziativa della giornalista è apparso un articolo sull’incontro di Zwochau e sugli «ospiti romani» in un giornale della regione. (altro…)

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Genfest 2012: Costruendo ponti…

20110621-02Quasi un centinaio tra giovani e meno giovani si sono incontrati al Centro Mariapoli di Castelgandolfo il 18 e 19 giugno per definire i punti chiave dell’evento. La provenienza molto variegata dei partecipanti – dal Brasile, alle Filippine, alla Cina, al Madagascar – ha permesso di avere una visione genuinamente “globale” dei contenuti e del programma, che non si limiterà al raduno all’Arena: su suggerimento e contributo dei giovani ungheresi, infatti, l’intenzione è quella di coinvolgere l’intera città, uscendo dalle mura del palasport e prevedendo dei momenti su strade, piazze e – soprattutto, dato il loro significato particolare per la capitale ungherese – ponti di Budapest. Fondamentale sarà il cammino di avvicinamento al Genfest durante l’anno che rimane, non solo per organizzare i dettagli dell’evento, ma anche per coinvolgere altri giovani e prepararsi ad un momento che vuole essere non un fine in sé, ma il culmine di un percorso di fraternità mondiale che non finisce lì: per questo ora parte il lavoro nelle singole nazioni. Non diciamo altro per non rovinare la sorpresa, ma per ora segnate le date sull’agenda: i Giovani per un Mondo Unito vi aspettano a Budapest dal 31 agosto al 2 settembre 2012. http://giovaniperunmondounito.blogspot.com/ [nggallery id=55] (altro…)

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[:fr]Une vie au service de l’unité de la famille humaine[:]

[:fr]Cette bio­graphie de Chiara Lubich (1920−2008) se fonde à la fois sur les témoi­gnages récemment recueillis de ses pre­mières com­pagnes et de ses pre­miers com­pa­gnons qui ont partagé avec elle une longue aventure humaine et spi­ri­tuelle, et sur des docu­ments écrits. A partir de là, l’auteur avance dans un récit chro­no­lo­gique qui part de l’Italie du Nord pour aller jusqu’aux confins de la terre. Le style ne se veut pas hagio­gra­phique et le propos ne confond pas la figure de la fon­da­trice des Focolari avec son œuvre. Pour la pre­mière fois, dans un livre acces­sible à tous, prend forme une exis­tence à la fois extra­or­di­naire et très simple, dans laquelle l’Évangile a été l’indiscutable point de réfé­rence. Le lecteur pourra ainsi ren­contrer « per­son­nel­lement » Chiara Lubich, sa foi et sa volonté, ses réa­li­sa­tions et les recon­nais­sances obtenues, mais aussi les doutes et les souf­frances qui ne lui furent pas épargnés et que chacun de nous peut rencontrer. Armando Torno, né à Milan en 1953, est édito­ria­liste d’un des prin­cipaux quo­ti­diens ita­liens, Il Cor­riere della Sera. Il a dirigé pendant  douze ans les pages cultu­relles de Il Sole 24 ore et pendant trois ans celles de Il Cor­riere della Sera. Il a déjà écrit de nom­breux livres, dont une quin­zaine chez Mon­dadori. Source: Nouvelle Cité[:]

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Une vie au service de l’unité de la famille humaine

Cette bio­graphie de Chiara Lubich (1920−2008) se fonde à la fois sur les témoi­gnages récemment recueillis de ses pre­mières com­pagnes et de ses pre­miers com­pa­gnons qui ont partagé avec elle une longue aventure humaine et spi­ri­tuelle, et sur des docu­ments écrits. A partir de là, l’auteur avance dans un récit chro­no­lo­gique qui part de l’Italie du Nord pour aller jusqu’aux confins de la terre. Le style ne se veut pas hagio­gra­phique et le propos ne confond pas la figure de la fon­da­trice des Focolari avec son œuvre. Pour la pre­mière fois, dans un livre acces­sible à tous, prend forme une exis­tence à la fois extra­or­di­naire et très simple, dans laquelle l’Évangile a été l’indiscutable point de réfé­rence. Le lecteur pourra ainsi ren­contrer « per­son­nel­lement » Chiara Lubich, sa foi et sa volonté, ses réa­li­sa­tions et les recon­nais­sances obtenues, mais aussi les doutes et les souf­frances qui ne lui furent pas épargnés et que chacun de nous peut rencontrer. Armando Torno, né à Milan en 1953, est édito­ria­liste d’un des prin­cipaux quo­ti­diens ita­liens, Il Cor­riere della Sera. Il a dirigé pendant  douze ans les pages cultu­relles de Il Sole 24 ore et pendant trois ans celles de Il Cor­riere della Sera. Il a déjà écrit de nom­breux livres, dont une quin­zaine chez Mon­dadori. Source: Nouvelle Cité

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Cette bio­graphie de Chiara Lubich (1920−2008) se fonde à la fois sur les témoi­gnages récemment recueillis de ses pre­mières com­pagnes et de ses pre­miers com­pa­gnons qui ont partagé avec elle une longue aventure humaine et spi­ri­tuelle, et sur des docu­ments écrits. A partir de là, l’auteur avance dans un récit chro­no­lo­gique qui part de l’Italie du Nord pour aller jusqu’aux confins de la terre. Le style ne se veut pas hagio­gra­phique et le propos ne confond pas la figure de la fon­da­trice des Focolari avec son œuvre. Pour la pre­mière fois, dans un livre acces­sible à tous, prend forme une exis­tence à la fois extra­or­di­naire et très simple, dans laquelle l’Évangile a été l’indiscutable point de réfé­rence. Le lecteur pourra ainsi ren­contrer « per­son­nel­lement » Chiara Lubich, sa foi et sa volonté, ses réa­li­sa­tions et les recon­nais­sances obtenues, mais aussi les doutes et les souf­frances qui ne lui furent pas épargnés et que chacun de nous peut rencontrer. Armando Torno, né à Milan en 1953, est édito­ria­liste d’un des prin­cipaux quo­ti­diens ita­liens, Il Cor­riere della Sera. Il a dirigé pendant  douze ans les pages cultu­relles de Il Sole 24 ore et pendant trois ans celles de Il Cor­riere della Sera. Il a déjà écrit de nom­breux livres, dont une quin­zaine chez Mon­dadori. Source: Nouvelle Cité

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Une vie au service de l’unité de la famille humaine

Cette bio­graphie de Chiara Lubich (1920−2008) se fonde à la fois sur les témoi­gnages récemment recueillis de ses pre­mières com­pagnes et de ses pre­miers com­pa­gnons qui ont partagé avec elle une longue aventure humaine et spi­ri­tuelle, et sur des docu­ments écrits. A partir de là, l’auteur avance dans un récit chro­no­lo­gique qui part de l’Italie du Nord pour aller jusqu’aux confins de la terre. Le style ne se veut pas hagio­gra­phique et le propos ne confond pas la figure de la fon­da­trice des Focolari avec son œuvre. Pour la pre­mière fois, dans un livre acces­sible à tous, prend forme une exis­tence à la fois extra­or­di­naire et très simple, dans laquelle l’Évangile a été l’indiscutable point de réfé­rence. Le lecteur pourra ainsi ren­contrer « per­son­nel­lement » Chiara Lubich, sa foi et sa volonté, ses réa­li­sa­tions et les recon­nais­sances obtenues, mais aussi les doutes et les souf­frances qui ne lui furent pas épargnés et que chacun de nous peut rencontrer. Armando Torno, né à Milan en 1953, est édito­ria­liste d’un des prin­cipaux quo­ti­diens ita­liens, Il Cor­riere della Sera. Il a dirigé pendant  douze ans les pages cultu­relles de Il Sole 24 ore et pendant trois ans celles de Il Cor­riere della Sera. Il a déjà écrit de nom­breux livres, dont une quin­zaine chez Mon­dadori. Source: Nouvelle Cité

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Cette bio­graphie de Chiara Lubich (1920−2008) se fonde à la fois sur les témoi­gnages récemment recueillis de ses pre­mières com­pagnes et de ses pre­miers com­pa­gnons qui ont partagé avec elle une longue aventure humaine et spi­ri­tuelle, et sur des docu­ments écrits. A partir de là, l’auteur avance dans un récit chro­no­lo­gique qui part de l’Italie du Nord pour aller jusqu’aux confins de la terre. Le style ne se veut pas hagio­gra­phique et le propos ne confond pas la figure de la fon­da­trice des Focolari avec son œuvre. Pour la pre­mière fois, dans un livre acces­sible à tous, prend forme une exis­tence à la fois extra­or­di­naire et très simple, dans laquelle l’Évangile a été l’indiscutable point de réfé­rence. Le lecteur pourra ainsi ren­contrer « per­son­nel­lement » Chiara Lubich, sa foi et sa volonté, ses réa­li­sa­tions et les recon­nais­sances obtenues, mais aussi les doutes et les souf­frances qui ne lui furent pas épargnés et que chacun de nous peut rencontrer. Armando Torno, né à Milan en 1953, est édito­ria­liste d’un des prin­cipaux quo­ti­diens ita­liens, Il Cor­riere della Sera. Il a dirigé pendant  douze ans les pages cultu­relles de Il Sole 24 ore et pendant trois ans celles de Il Cor­riere della Sera. Il a déjà écrit de nom­breux livres, dont une quin­zaine chez Mon­dadori. Source: Nouvelle Cité

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Cette bio­graphie de Chiara Lubich (1920−2008) se fonde à la fois sur les témoi­gnages récemment recueillis de ses pre­mières com­pagnes et de ses pre­miers com­pa­gnons qui ont partagé avec elle une longue aventure humaine et spi­ri­tuelle, et sur des docu­ments écrits. A partir de là, l’auteur avance dans un récit chro­no­lo­gique qui part de l’Italie du Nord pour aller jusqu’aux confins de la terre. Le style ne se veut pas hagio­gra­phique et le propos ne confond pas la figure de la fon­da­trice des Focolari avec son œuvre. Pour la pre­mière fois, dans un livre acces­sible à tous, prend forme une exis­tence à la fois extra­or­di­naire et très simple, dans laquelle l’Évangile a été l’indiscutable point de réfé­rence. Le lecteur pourra ainsi ren­contrer « per­son­nel­lement » Chiara Lubich, sa foi et sa volonté, ses réa­li­sa­tions et les recon­nais­sances obtenues, mais aussi les doutes et les souf­frances qui ne lui furent pas épargnés et que chacun de nous peut rencontrer. Armando Torno, né à Milan en 1953, est édito­ria­liste d’un des prin­cipaux quo­ti­diens ita­liens, Il Cor­riere della Sera. Il a dirigé pendant  douze ans les pages cultu­relles de Il Sole 24 ore et pendant trois ans celles de Il Cor­riere della Sera. Il a déjà écrit de nom­breux livres, dont une quin­zaine chez Mon­dadori. Source: Nouvelle Cité

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Une vie au service de l’unité de la famille humaine

Cette bio­graphie de Chiara Lubich (1920−2008) se fonde à la fois sur les témoi­gnages récemment recueillis de ses pre­mières com­pagnes et de ses pre­miers com­pa­gnons qui ont partagé avec elle une longue aventure humaine et spi­ri­tuelle, et sur des docu­ments écrits. A partir de là, l’auteur avance dans un récit chro­no­lo­gique qui part de l’Italie du Nord pour aller jusqu’aux confins de la terre. Le style ne se veut pas hagio­gra­phique et le propos ne confond pas la figure de la fon­da­trice des Focolari avec son œuvre. Pour la pre­mière fois, dans un livre acces­sible à tous, prend forme une exis­tence à la fois extra­or­di­naire et très simple, dans laquelle l’Évangile a été l’indiscutable point de réfé­rence. Le lecteur pourra ainsi ren­contrer « per­son­nel­lement » Chiara Lubich, sa foi et sa volonté, ses réa­li­sa­tions et les recon­nais­sances obtenues, mais aussi les doutes et les souf­frances qui ne lui furent pas épargnés et que chacun de nous peut rencontrer. Armando Torno, né à Milan en 1953, est édito­ria­liste d’un des prin­cipaux quo­ti­diens ita­liens, Il Cor­riere della Sera. Il a dirigé pendant  douze ans les pages cultu­relles de Il Sole 24 ore et pendant trois ans celles de Il Cor­riere della Sera. Il a déjà écrit de nom­breux livres, dont une quin­zaine chez Mon­dadori. Source: Nouvelle Cité

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Cette bio­graphie de Chiara Lubich (1920−2008) se fonde à la fois sur les témoi­gnages récemment recueillis de ses pre­mières com­pagnes et de ses pre­miers com­pa­gnons qui ont partagé avec elle une longue aventure humaine et spi­ri­tuelle, et sur des docu­ments écrits. A partir de là, l’auteur avance dans un récit chro­no­lo­gique qui part de l’Italie du Nord pour aller jusqu’aux confins de la terre. Le style ne se veut pas hagio­gra­phique et le propos ne confond pas la figure de la fon­da­trice des Focolari avec son œuvre. Pour la pre­mière fois, dans un livre acces­sible à tous, prend forme une exis­tence à la fois extra­or­di­naire et très simple, dans laquelle l’Évangile a été l’indiscutable point de réfé­rence. Le lecteur pourra ainsi ren­contrer « per­son­nel­lement » Chiara Lubich, sa foi et sa volonté, ses réa­li­sa­tions et les recon­nais­sances obtenues, mais aussi les doutes et les souf­frances qui ne lui furent pas épargnés et que chacun de nous peut rencontrer. Armando Torno, né à Milan en 1953, est édito­ria­liste d’un des prin­cipaux quo­ti­diens ita­liens, Il Cor­riere della Sera. Il a dirigé pendant  douze ans les pages cultu­relles de Il Sole 24 ore et pendant trois ans celles de Il Cor­riere della Sera. Il a déjà écrit de nom­breux livres, dont une quin­zaine chez Mon­dadori. Source: Nouvelle Cité

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Une vie au service de l’unité de la famille humaine

Cette bio­graphie de Chiara Lubich (1920−2008) se fonde à la fois sur les témoi­gnages récemment recueillis de ses pre­mières com­pagnes et de ses pre­miers com­pa­gnons qui ont partagé avec elle une longue aventure humaine et spi­ri­tuelle, et sur des docu­ments écrits. A partir de là, l’auteur avance dans un récit chro­no­lo­gique qui part de l’Italie du Nord pour aller jusqu’aux confins de la terre. Le style ne se veut pas hagio­gra­phique et le propos ne confond pas la figure de la fon­da­trice des Focolari avec son œuvre. Pour la pre­mière fois, dans un livre acces­sible à tous, prend forme une exis­tence à la fois extra­or­di­naire et très simple, dans laquelle l’Évangile a été l’indiscutable point de réfé­rence. Le lecteur pourra ainsi ren­contrer « per­son­nel­lement » Chiara Lubich, sa foi et sa volonté, ses réa­li­sa­tions et les recon­nais­sances obtenues, mais aussi les doutes et les souf­frances qui ne lui furent pas épargnés et que chacun de nous peut rencontrer. Armando Torno, né à Milan en 1953, est édito­ria­liste d’un des prin­cipaux quo­ti­diens ita­liens, Il Cor­riere della Sera. Il a dirigé pendant  douze ans les pages cultu­relles de Il Sole 24 ore et pendant trois ans celles de Il Cor­riere della Sera. Il a déjà écrit de nom­breux livres, dont une quin­zaine chez Mon­dadori. Source: Nouvelle Cité

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Une vie au service de l’unité de la famille humaine

Cette bio­graphie de Chiara Lubich (1920−2008) se fonde à la fois sur les témoi­gnages récemment recueillis de ses pre­mières com­pagnes et de ses pre­miers com­pa­gnons qui ont partagé avec elle une longue aventure humaine et spi­ri­tuelle, et sur des docu­ments écrits. A partir de là, l’auteur avance dans un récit chro­no­lo­gique qui part de l’Italie du Nord pour aller jusqu’aux confins de la terre. Le style ne se veut pas hagio­gra­phique et le propos ne confond pas la figure de la fon­da­trice des Focolari avec son œuvre. Pour la pre­mière fois, dans un livre acces­sible à tous, prend forme une exis­tence à la fois extra­or­di­naire et très simple, dans laquelle l’Évangile a été l’indiscutable point de réfé­rence. Le lecteur pourra ainsi ren­contrer « per­son­nel­lement » Chiara Lubich, sa foi et sa volonté, ses réa­li­sa­tions et les recon­nais­sances obtenues, mais aussi les doutes et les souf­frances qui ne lui furent pas épargnés et que chacun de nous peut rencontrer. Armando Torno, né à Milan en 1953, est édito­ria­liste d’un des prin­cipaux quo­ti­diens ita­liens, Il Cor­riere della Sera. Il a dirigé pendant  douze ans les pages cultu­relles de Il Sole 24 ore et pendant trois ans celles de Il Cor­riere della Sera. Il a déjà écrit de nom­breux livres, dont une quin­zaine chez Mon­dadori. Source: Nouvelle Cité

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Cette bio­graphie de Chiara Lubich (1920−2008) se fonde à la fois sur les témoi­gnages récemment recueillis de ses pre­mières com­pagnes et de ses pre­miers com­pa­gnons qui ont partagé avec elle une longue aventure humaine et spi­ri­tuelle, et sur des docu­ments écrits. A partir de là, l’auteur avance dans un récit chro­no­lo­gique qui part de l’Italie du Nord pour aller jusqu’aux confins de la terre. Le style ne se veut pas hagio­gra­phique et le propos ne confond pas la figure de la fon­da­trice des Focolari avec son œuvre. Pour la pre­mière fois, dans un livre acces­sible à tous, prend forme une exis­tence à la fois extra­or­di­naire et très simple, dans laquelle l’Évangile a été l’indiscutable point de réfé­rence. Le lecteur pourra ainsi ren­contrer « per­son­nel­lement » Chiara Lubich, sa foi et sa volonté, ses réa­li­sa­tions et les recon­nais­sances obtenues, mais aussi les doutes et les souf­frances qui ne lui furent pas épargnés et que chacun de nous peut rencontrer. Armando Torno, né à Milan en 1953, est édito­ria­liste d’un des prin­cipaux quo­ti­diens ita­liens, Il Cor­riere della Sera. Il a dirigé pendant  douze ans les pages cultu­relles de Il Sole 24 ore et pendant trois ans celles de Il Cor­riere della Sera. Il a déjà écrit de nom­breux livres, dont une quin­zaine chez Mon­dadori. Source: Nouvelle Cité

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Dedicato a Chiara

Undici canzoni dedicate a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, alla sua storia, alle sue meditazioni e al vissuto di chi accoglie nella propria quotidianità la luce del suo carisma. Un percorso in musica dallo slancio delle origini fino all’esplosione di gioia di chi scopre qual è il più grande valore della vita: amarsi scambievolmente così da meritare la presenza di “Gesù in mezzo”, presenza che Lui ha promesso laddove due o più sono uniti nel Suo nome, cuore della spiritualità della Lubich.
Dedicato a Chiara. Segui l’intervista a Daniele Ricci, cliccando qui.
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Adozione internazionale – “Se ami il mio paese, ami me”

“Non ci spaventa un figlio che viene da lontano e che avrà tratti somatici, colore della pelle, cultura e modi di vivere diversi dai nostri – dicono Maria Pina e Angelo Caporaso – Anzi, ci entusiasma poter donare il nostro amore, aprire la nostra casa e il nostro cuore a bambini toccati dal dramma dell’abbandono.” La voce delle famiglie, gli aspetti socio-culturali e politico-istituzionali dell’intercultura al convegno dal titolo Se ami il mio paese, ami me – percorsi interculturali nell’adozione internazionale (11 e 12 giugno 2011 Castel Gandolfo Roma), svolto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. L’incontro promosso da Azione per Famiglie Nuove onlus era rivolto agli addetti ai lavori (assistenti sociali, psicologi, insegnanti, operatori del settore, politici, ecc.) e, in modo particolare, alle coppie orientate all’adozione. Gli interventi di rappresentanti e referenti esteri di alcuni Paesi in cui AFN opera hanno messo in luce il lavoro che viene svolto nel Paese d’origine dei bambini dalle Autorità centrali estere e dagli operatori di AFN. Il punto di vista dei bambini e ragazzi adottati è emerso dalle varie riflessioni e in particolare dalle testimonianze di due ragazze gemelle brasiliane adottate nel 1984, oggi una psicologa e un’assistente sociale. “Il mondo delle adozioni è un laboratorio di esperienze, ci porta nell’orizzonte delle differenze. Include dinamiche relazionali che aiutano ad essere pionieri di un mondo dove tutti, persone e popoli sappiano reciprocamente adottarsi.” Così  Giuseppe Milan, professore di pedagogia interculturale all’Università di Padova, che ha evidenziato l’importanza della rete tra famiglie che “facilita il contatto-incontro e l’accompagnamento educativo e può dare una via di salvezza all’acrobata senza rete: il bambino adottato.” Secondo il professor Alberto Lo Presti, è necessario ripartire dal concetto di bene comune, un valore che si è perso nelle società moderne e “potrà realizzarsi facendo lievitare quel comune fino al punto di includervi ogni uomo.” L’adozione oggi si colloca a differenza di anni fa in una società multiculturale di fatto dove l’immigrazione diviene sempre più stabile. Tuttavia tale realtà è accompagnata da ansie e preoccupazioni che investono anche le coppie adottive.” Ha detto la Prof.sa Milena Santerini, ordinario di Pedagogia sociale e interculturale alla Cattolica di Milano, dirigente dell’Ente Autorizzato per le adozioni internazionali, ACAP-Sant’Egidio. “I genitori sensibili devono pensare il bambino/a adottato che viene da un’altra cultura… come una persona in crescita, con alcuni tratti innati, varie esperienze fatte già nei primi mesi o anni, ma soprattutto aperto al cambiamento e alle influenze dall’esterno.” “Il nostro percorso adottivo è iniziato in un momento in cui la nostra vita era molto ricca di esperienze e orientata al sociale.” – Rita e Mario Navarrete sono una famiglia multietnica: la bambina del Vietnam, adottata all’età di 6 anni, lui dell’America Latina e lei europea. – “L’impatto con Yngat non è stato leggero…Ognuno di noi ha dovuto superare ostacoli interiori che nemmeno credeva di avere e questo lavoro costante ci ha maturato come persone. Certo abbiamo anche chiesto aiuto nei momenti più delicati, rivolgendoci ai servizi cittadini ed anche frequentando gruppi di famiglie con le quali condividiamo le esperienze di vita. Un cammino che continua.” La sfida adottiva è complessa quanto affascinante. Richiede di essere aperti all’umanità e disposti ad andare oltre le proprie aspettative. Occorre accogliere il bambino così come è, perdendo i propri schemi di riferimento culturali e comportamentali, affinché possa prendere avvio il reciproco scambio di doni genitori-figli, nella costruzione di una comune appartenenza entro la complessa rete familiare e sociale. Quando un figlio arriva da lontano, Città Nuova n.11/2011 (altro…)

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Igino Giordani: da Montecitorio al mondo


Vedi tutti gli interventi su video (WebTV Camera Deputati)

Servizio fotografico: T. Arzuffi

«La politica è fatta per il popolo e non il popolo per la politica. Essa è un mezzo, non è un fine. Prima la morale, prima l’uomo, prima la collettività, poi il partito, poi le tavole del programma, poi le teorie di governo». Esordisce con questa citazione di Giordani, Gianfranco Fini, presidente della Camera del Parlamento italiano, aprendo l’incontro dedicato al deputato popolare, che ha ben conosciuto i tempi difficili delle persecuzioni fasciste, le atrocità della guerra, l’incertezza della ricostruzione. Siamo nella Sala della Lupa, il 14 giugno 2011, affollata da 200 persone. Davanti a questo pubblico Fini ha poi individuato tre capisaldi nell’agire di Giordani: dignità dell’uomo, libertà, lavoro. Battaglie da lui condotte talvolta in anticipo sui tempi e a rischio incomprensioni come per la legge sull’obiezione di coscienza. Il presidente della camera ricorda anche una sua battaglia personale andata a vuoto: la richiesta al Parlamento europeo di non disconoscere il ruolo del cristianesimo nelle radici dell’Europa. La sconfitta politica, le incomprensioni hanno un gusto amaro, certo, ma Giordani, in momenti critici della storia parlamentare pur tra urla e contrasti ideologi fortissimi riesce a far primeggiare ragionevolezza, umanesimo, spirito cristiano che convince anche i marxisti.  Lo ricorda in vari passaggi, Alberto Lo Presti, direttore del Centro Giordani che ne tratteggia la figura, lasciandogli in più momenti la parola attraverso filmati di suoi interventi.  Da Montecitorio al mondo era il titolo scelto per il momento commemorativo ad indicare l’universalità del messaggio di Giordani, ma al contempo la particolarità di un incontro che svoltosi proprio a Montecitorio, capovolse letteralmente la sua vita, rendendolo irriconoscibile agli stessi compagni di partito.  I particolari di questo incontro con Chiara Lubich fondatrice del Movimento dei focolari, che trasmise a Giordani la passione per l’unità e per un vangelo che entra nella storia e può risolvere anche per le problematiche sociali più complesse, li racconta Maria Voce, attuale presidente del movimento. «(Chiara) avvicinava Dio: lo faceva sentire Padre, fratello, amico, presente all’umanità» cita Maria Voce che esplicita la visione politica di Chiara Lubich, centrata sul principio di fraternità che «consente di comprendere e far proprio il punto di vista dell’altro così che nessun interesse e nessuna esigenza rimangano estranei».«Ci vuole un patto di fraternità per l’Italia – è l’auspicio della presidente dei Focolari, perché il bene del Paese ha bisogno dell’opera di tutti». L’eredità della Lubich e di Giordani, raccolte dall’Mppu (Movimento politico per l’unità), propone a parlamentari e politici, amministratori e funzionari, studiosi in tutto il mondo,di declinare il principio di fraternità, all’interno dell’agire politico. Come si applica praticamente lo spiegano appunto due parlamentari italiani, di opposte parti politiche che hanno accolto questa sfida. Giacomo Santini, senatore del Popolo delle libertà, ammette la difficoltà nel «considerare fratello chi dall’altra parte dell’emiciclo ti ha insultato pochi minuti prima, come provocatoriamente la Lubich invita a fare» eppure è possibile e Giordani lo ha dimostrato restando nella trincea politica, nelle contrapposizioni ideologiche, ma nel rispetto della diversità. Letizia De Torre, deputato del Partito democratico ricorda un Giordani «sicuro delle proprie convinzioni, ma non arroccato, capace di vedere il positivo, capace di dialogo». Ora raccogliere la sua eredità significa per la De Torre «ricostruire una democrazia della comunità e non del 50 per cento più uno, una democrazia della reciprocità nel Parlamento e nel Paese». La parola passa poi agli studenti delle scuole di partecipazione animate in tutto il mondo dal movimento politico, che aprono gli orizzonti della speranza e del rinnovamento, partendo magari da situazioni di crisi estrema come ad esempio in Argentina. Carlos, in Italia per conseguire una specializzazione in diritto del lavoro racconta che durante la crisi del 2000, quando il suo paese era sul lastrico, la scelta di investire in formazione politica poteva sembrare utopica e non certamente risolutiva dei drammi quotidiani: oggi ha fruttato 200 amministratori locali che nell’ottica della fraternità provano a dare risposta ai problemi del Paese, mentre le scuole si sono moltiplicate fino alla Terra del fuoco. Anche in Brasile, la denuncia delle diseguaglianze sociali e dell’opprimente povertà non è stata ritenuta sufficiente da Daniel, giornalista che sta frequentando un master di Scienza politica all’Università Sophia di Loppiano. Ritornare alla logica del servizio, di una coscienza formata al bene comune, di un chinarsi fino in fondo sui problemi del proprio paese sono state le linee guida della sua scelta di impegno mutuate proprio dall’esperienza del movimento politico e dal pensiero di Giordani, che dalla piccola aula di Montecitorio, in modo magari da lui stesso mai immaginato, è ora un maestro di vita e di impegno in tutto il mondo. (altro…)

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Al Parlamento Italiano si ricorda Igino Giordani


Vedi tutti gli interventi su video (WebTV Camera Deputati)


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Maria Voce presenta la figura di Igino Giordani

Il convegno del 14 giugno è stato  promosso dalla Presidenza della Camera per ricordare la figura di Igino Giordani (1884-1980). Personalità poliedrica del Novecento, deputato alla Camera del Parlamento Italiano dal 1946 al 1953, scrittore, giornalista, ecumenista e patrologo, Igino Giordani ha lasciato tracce profonde ed ha aperto prospettive profetiche a livello culturale, politico, ecclesiale, sociale. Ha presieduto i lavori il Presidente della Camera Gianfranco Fini. Tra gli interventi, Alberto Lo Presti, Direttore del Centro Igino Giordani, che ha presentato la figura politica e l’azione parlamentare di Igino Giordani; parlamentari e giovani, italiani e di altri Paesi, a testimonianza dell’influsso del pensiero e dell’azione di Giordani, e  Maria Voce, il cui discorso riportiamo qui integralmente.

«Ringrazio l’Onorevole Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, di darmi l’occasione di rivolgere un saluto in questo convegno su Igino Giordani, uno dei padri costituenti della Repubblica e che noi consideriamo un confondatore del Movimento dei Focolari, che oggi qui io rappresento. Rivolgo inoltre il mio personale saluto a tutti gli Onorevoli Senatori e Deputati presenti, alle autorità qui convenute, a tutti i partecipanti a questo incontro.

Era il 17 settembre del 1948 quando proprio qui, alla Camera dei Deputati, Igino Giordani ricevette Chiara Lubich, una giovane di 28 anni di Trento, accompagnata da alcuni religiosi.  Per Giordani si trattò di un incontro tanto inaspettato quanto straordinario. Da quel momento egli non fu più lo stesso.

Cosa disse Chiara Lubich, quali parole usò per entrare così in profondità dentro l’anima dell’eclettico politico di allora?

Qualcosa sappiamo. Infatti, alla fine del colloquio l’On. Giordani, assai colpito da quanto ascoltato, invitò Chiara a mettere per iscritto quanto gli aveva appena detto, per pubblicarlo poi in una rivista che dirigeva. Il mese successivo uscì l’articolo, che inizia con la narrazione di come nacque l’ideale dell’unità, sotto le bombe:

“Erano i tempi di guerra. Tutto crollava di fronte a noi, giovanette, attaccate ai nostri sogni per l’avvenire: case, scuole, persone care, carriere.[…] Fu da quella devastazione completa e molteplice di tutto ciò che formava l’oggetto del nostro povero cuore, che nacque il nostro ideale. […] Noi sentivamo che un solo ideale era vero, immortale: Dio. Di fronte al crollo provocato dall’odio, vivissimo apparve alla nostra mente giovanetta colui che non muore. E lo vedemmo e lo amammo nella sua essenza: «Deus caritas est»…”

«Erano i tempi di guerra…» Igino Giordani poteva dirsi un sicuro esperto sull’argomento. La guerra l’aveva vissuta in prima persona, nelle trincee del Primo conflitto mondiale, conoscendo le atrocità dei massacri e rimanendo lui stesso gravemente ferito. Era un esperto dell’assurdità di ogni conflitto armato e si era fatto un nome nella cultura italiana come vero difensore della pace.

Ma le parole di Chiara non avevano per tema l’orrore della guerra. Chiara raccontò di come anni prima, nella sua Trento bombardata, sommersa dalle macerie, intravide un ideale inscalfibile: Dio. Egli si rivelò ai suoi occhi non come una speranza ultima, un desiderio remoto, ma come amore circolante fra tutti, fuoco che andava custodito e alimentato dall’amore reciproco, in grado di realizzare la promessa di Gesù: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20).

Non si fa fatica a credere che l’On. Giordani rimase colpito. Ai suoi occhi si stava rivelando un Vangelo vivo. Quel Gesù che Chiara gli stava mostrando entrava nella storia degli uomini come amore, e guidava l’umanità verso la fraternità universale, verso l’unità. Nella sua autobiografia, ricordando quell’incontro, Giordani ci svela l’emozione provata:

“Quando ella ebbe finito di parlare, io ero preso in un’atmosfera incantata […]; e avrei desiderato che quella voce continuasse. Era la voce che, senza rendermene conto, avevo atteso. Essa metteva la santità a portata di tutti: toglieva via i cancelli che separano il mondo laicale dalla vita mistica. […] Avvicinava Dio: lo faceva sentire Padre, fratello, amico, presente all’umanità.”

In Chiara e nelle sue prime compagne era evidente che un ideale vasto quanto l’unità avrebbe dovuto abbracciare tutto il mondo. Ma come avrebbe potuto un gruppo di ragazze giovanissime arrivare a tutta l’umanità?

Chissà se Giordani questa domanda allora se la pose! Di sicuro oggi sappiamo dalle stesse parole di Chiara che l’incontro con Igino Giordani fu per lei l’incontro con quell’umanità.  L’ideale dell’unità di Chiara Lubich e delle sue prime compagne era fatto per tutti e per tutte le realtà umane, e Giordani stava lì a testimoniarlo.

Oggi la trama di tale disegno è visibile. Il Movimento dei Focolari è presente in più di 180 paesi del mondo, e conta più di due milioni di aderenti e simpatizzanti di estrazione sociale e riferimenti culturali i più differenti.

Sono appena tornata da un viaggio in Europa orientale, dove le comunità dei focolari sono presenti fin dal 1961, quando i primi membri superarono la cortina di ferro, armati solo dell’amore scambievole e della carità verso chiunque, senza distinzioni. Il loro operare nel silenzio, fin da quegli anni, ha contribuito al superamento delle barriere ideologiche, ha sostenuto l’impegno per ricostruire quelle società oppresse, e anima oggi numerosi progetti rivolti al bene comune.

Lo scorso maggio in Brasile si è tenuta l’Assemblea mondiale dell’Economia di Comunione, a 20 anni dall’intuizione profetica che Chiara ebbe, quando arrivando a San Paolo nel 1991 e sorvolando la città,  vide i grattacieli e la “corona di spine” delle favelas che la circondavano e sentì la spinta a fare qualcosa per cambiare il sistema di sviluppo, per cercare una via nuova che non fosse né il capitalismo né il comunismo. Oggi l’Economia di Comunione coinvolge oltre 800 aziende che liberamente mettono in comune gli utili per promuovere i poveri e formare imprenditori ed economisti ad una nuova prassi economica ed è riconosciuta e studiata come una vera dottrina economica.

Le molteplici iniziative che vedono oggi impegnato il Movimento dei Focolari in tutti gli angoli del mondo e in tutti i campi dell’attività umana erano in un certo senso profeticamente presenti in quell’originario momento in cui Chiara Lubich e Igino Giordani si incontrarono qui a Montecitorio.

Fin da allora il Movimento si mise subito anche al servizio della politica. Attrasse in quegli anni tanti deputati e senatori – alcuni dei quali sono stati menzionati dal precedente audiovideo – e le scelte compiute, come abbiamo potuto sentire, furono coraggiose.

Oggi questa è la proposta del Movimento Politico per l’Unità, voluto e fondato da Chiara Lubich nel 1996, insieme ad alcuni parlamentari e politici ai diversi livelli istituzionali, che vede il coinvolgimento – in Corea come in Argentina e in altre nazioni – di amministratori locali, funzionari, studiosi di politica, e tanti giovani impegnati nelle scuole di partecipazione. Esso è animato da un amore politico che guida scelte, comportamenti, leggi, azioni diplomatiche, facendo intravedere una nuova modalità di lavoro delle assemblee amministrative, legislative fino agli organismi internazionali.

È ispirato dal principio di fraternità, principio cardine del pensiero politico moderno. Come è noto, esso è stato alla base dei progetti politici più importanti della storia moderna e contemporanea: da ideale guida della Rivoluzione francese (pensiamo al trittico liberté égalité fraternité) alla fondazione del socialismo utopico, dal marxismo al nazionalismo patriottico. È stato però interpretato in modo non inclusivo, ma esclusivo, cioè considerando la fraternità come un rapporto di valore che riguardava qualcuno (una classe sociale, un ceto economico, un popolo), in antagonismo con qualcun altro.

Si tratta dunque di un principio politico ancora poco esplorato nella sua dimensione universale, e questo intende fare il Movimento Politico per l’Unità: declinare il principio della fraternità universale perché la politica ritrovi in esso una nuova fondazione che la renda all’altezza dei tempi, capace di assolvere il suo ruolo di costruttrice di pace, giustizia, libertà, per l’intera comunità umana. La fraternità, inoltre, illumina il fine ultimo della politica, che è una pace compiuta fino all’unità dell’intera famiglia umana: unità nelle più piccole comunità politiche come nell’intero consesso internazionale. Così, il principio di fraternità ha trovato una misura nell’«amare la patria altrui come la propria», espressione coniata da Chiara Lubich e che fin dai primi tempi costituisce un paradigma di universalità. Essa è capace di esprimere la vocazione della politica come amore rivolto indistintamente verso tutti, perché ogni persona e ogni realtà sociale è “candidata all’unità” con l’altra ed ogni popolo è chiamato a concorrere ad un mondo più unito.

E nel richiamare oggi, in questa prestigiosa sede del Parlamento italiano queste che sono alcune linee del Movimento politico per l’unità, avvertiamo ancora la grande attualità di un altro invito rivolto da Chiara proprio ai parlamentari italiani nel dicembre del 2000 a San Macuto. Un invito, un paradosso plausibile, a stringere tra tutte le parti – al di là di ogni differenza – un patto di fraternità per l’Italia, perché il bene del Paese ha bisogno dell’opera di tutti.

«La fraternità offre possibilità sorprendenti – disse ancora Chiara ai parlamentari – consente, ad esempio, di comprendere e far proprio anche il punto di vista dell’altro, così che nessun interesse, nessuna esigenza rimangano estranei; […] consente di tenere insieme e valorizzare esperienze umane che rischiano, altrimenti, di svilupparsi in conflitti insanabili come le ferite ancora aperte della questione meridionale e le nuove legittime esigenze del Nord; […] consente inoltre di immettere nuovi principi nel lavoro politico quotidiano, in modo che non si governi mai contro qualcuno o essendo l’espressione solo di una parte del Paese».

A questo e a molte altre sfide ancora, in campo politico e della società intera, condusse quell’incontro tra Chiara Lubich e Igino Giordani, un deputato che da Montecitorio seppe raccogliere quell’invito a dilatare l’anima e l’azione per costruire l’unità in tutto il mondo.

A rafforzare la comune tensione a lavorare oggi per l’unità del nostro Paese e oltre, ci auguriamo, desideriamo, che ci spinga l’incontro odierno. Grazie».

Maria Voce

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Ginevra: New Humanity al Palazzo delle Nazioni Unite

Venerdì 3 Giugno 2011, presso la Sala IX del Palazzo delle Nazioni di Ginevra, studenti e docenti del centro di formazione dei Focolari di Montet hanno partecipato, assieme ad altri giovani, al seminario dal titolo “Il ruolo delle Organizzazioni internazionali di fronte al Consiglio dei Diritti Umani”. L’iniziativa è stata organizzata da New Humanity in collaborazione con il Forum delle NGO di ispirazione cattolica presenti a Ginevra. Montet, nella Svizzera francese, è una delle cittadelle dei Focolari, dove giovani da tutto il mondo vivono un periodo di studio e approfondimento della spiritualità dell’unità. Il simposio di Ginevra ha rappresentato un momento significativo nel percorso di studio sulla Dottrina Sociale della Chiesa, offrendo ai giovani partecipanti un ampio panorama sulla natura e il ruolo delle Organizzazioni non Governative. Il seminario è stato introdotto dal presidente di New Humanity Franco Pizzorno, che ne ha tratteggiato i motivi ispiratori e le concrete iniziative dei vari settori del Movimento che operano nel campo della famiglia, dei giovani, dell’economia, della politica e della cooperazione internazionale. Mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra, ha svolto un’ampia e approfondita relazione sull’impegno costante della Chiesa Cattolica per la difesa dei diritti fondamentali dell’uomo. Il Dott. Ricardo Espinosa, coordinatore delle ONG accreditate all’ONU, ha sottolineato il contributo di coscienza critica che le organizzazioni della società civile possono portare nel rapporto con le istituzioni, mentre la dott.ssa Shyami Pumanasinghe, funzionario ONU, ha illustrato il lavoro svolto per la formulazione della dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo e alla Solidarietà. Molto incisivo l’intervento di Alfred Fernandez, direttore di OIDEL (Organizzazione Internazionale per il Diritto alla Libertà di Educazione) che ha sintetizzato la fisionomia delle NGO, mettendo in rilievo come i rapporti di fiducia con le istituzioni siano fondamentali per essere partner riconosciuti e ascoltati. Alessandra Aula del BICE (Bureau Internazionale Cattolico per l’Infanzia) ha invece reso testimonianza dell’impegno delle NGO a difesa dei diritti umani. Tutti gli interventi si sono svolti in un clima di particolare sintonia tra oratori e pubblico, anche grazie all’efficace e coinvolgente coordinamento dei lavori a cura di Jorge Ferreira, rappresentante di New Humanity a Ginevra. In un dialogo vivace e apprezzato, ogni partecipante ha avuto l’opportunità di aprire un osservatorio privilegiato sulle grandi tematiche dei Diritti Umani, riscoprendo l’importante contributo di valori e di esperienze che la società civile, anche attraverso le NGO, è in grado di portare nel dibattito internazionale sui grandi temi della convivenza civile. (altro…)