Movimento dei Focolari
La Chiesa dei giovani

La Chiesa dei giovani

Intervista a Guilherme Baboni che ha partecipato, a nome dei giovani dei Focolari, all’XI Forum Internazionale Dei Giovani, promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, dal 19 al 22 giugno scorso. “Vogliamo portare a tutti la luce del Vangelo, testimoniare l’amore di Gesù, uscire dai nostri ambienti per raggiungere chi è lontano”. È con entusiasmo che Guilherme Baboni, 26 anni, dal Brasile, racconta la sua esperienza all’XI Forum Internazionale Dei Giovani, promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, dal 19 al 22 giugno a Ciampino, vicino Roma. Ideale prosecuzione del Sinodo dei vescovi dello scorso ottobre, voluto dal Santo Padre, e momento di riflessione per l’attuazione dell’Esortazione Apostolica Christus Vivit, l’evento ha radunato circa 250 ragazzi tra i 18 e i 29 anni, in rappresentanza di 109 Paesi e di 37 comunità e movimenti ecclesiali. Guilherme vi ha preso parte come membro del Movimento dei Focolari. Qui racconta la sua esperienza: “A volte l’immagine diffusa della Chiesa è quella di un’istituzione vecchia, morta, lontana dalla vita reale. Al Forum invece abbiamo sperimentato una Chiesa viva, creativa e universale, fatta di tanti giovani che hanno incontrato Gesù e che spinti dallo Spirito Santo vogliono portare la luce del Vangelo a coetanei e adulti. Una Chiesa che ha tante braccia che operano per questo obiettivo”.

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Al centro, Guilherme Baboni

Che contributo concreto possono dare i giovani alla vita della Chiesa? “I giovani possono portare energia e vivacità. Come Papa Francesco ha sottolineato durante il Sinodo, l’essere giovani è soprattutto una condizione dell’anima, un’energia che viene da dentro, la voglia di cambiare e portare il fuoco nel mondo”. Il Papa esorta la Chiesa a camminare insieme, a vivere la sinodalità. Cos’è per te la sinodalità? “Per me è una Chiesa in uscita, che va verso le persone, desiderosa di accogliere e accompagnare tutti. Non basta che abbia la porta aperta, deve fare il percorso inverso e portare se stessa alla gente, soprattutto a chi è lontano”. Cosa significa per un giovane essere espressione di una Chiesa in uscita? “Significa dare testimonianza con le proprie azioni in famiglia, con gli amici, a scuola, sul lavoro. Non conta tanto parlare, lo si può fare dopo, ma essere esempio vivo e luminoso del Vangelo. Succede così che chi ci sta intorno a volte è colpito dal nostro comportamento e vuole sapere cosa ci spinge. È li che possiamo parlare di Dio”. Quale contributo può dare il Movimento dei Focolari nel promuovere una Chiesa sinodale? “Il Papa chiede a noi giovani di essere esempio di unità in un mondo diviso. Ed è proprio questo esempio di unità il contributo che il Movimento dei Focolari, nato dal carisma dell’unità di Chiara Lubich, può dare al mondo. Il desiderio di portare a tutti la luce di Dio è espressione della spiritualità del Movimento: una luce che – noi crediamo – non è solo per i cattolici ma per tutti i cristiani, i fedeli di altre religioni e per chi non ha un riferimento religioso”. Quali impegni i giovani del Forum hanno preso per attuare il messaggio della Christus Vivit, che il Papa ha offerto a tutta la Chiesa al termine del Sinodo? “Noi giovani ci siamo impegnati a lavorare con la Chiesa in maniera creativa per portare a tutti l’esortazione. Ciascun movimento secondo il suo carisma, ciascun gruppo secondo la sua specificità. Siamo tante braccia dell’unico corpo, vivo, della Chiesa”. Quale contributo può dare il Movimento per l’attuazione dell’Esortazione Christus Vivit? “Ascoltare i giovani e renderli protagonisti è qualcosa che nel Movimento facciamo da sempre. Per esempio fra poco ci sarà l’assemblea dei giovani dei Focolari, un momento per ascoltarli e promuovere iniziative. Inoltre ogni anno durante la Settimana Mondo Unito i ragazzi sono impegnati in molteplici attività per dare testimonianza di unità e amore evangelico. Il Papa ci esorta a impegnarci nell’accompagnamento dei giovani, e qui un primo passo lo abbiamo fatto con una scuola dedicata proprio all’accompagnamento delle persone, in qualsiasi fase e stato di vita si trovino, che si è tenuta un mese fa a Castelgandolfo, con 500 partecipanti da più di 60 Paesi.

Claudia Di Lorenzi

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Il bello della famiglia

Il bello della famiglia

01/07/2019 Famiglie separate, divorziati, persone in seconda unione, conviventi. Come stare loro accanto? L’impegno di Famiglie Nuove per le coppie sposate e le famiglie in difficoltà. “La famiglia è amore che va e che viene. È condivisione, sostegno e reciprocità. È cura dei figli e luogo di crescita, privilegiato, anche per i genitori. La famiglia è ricominciare sempre”. È così che la raccontano Lucia e Massimo Massimino, quarantenni, sposati da 17, con tre figli. Vivono a Collegno, vicino Torino, e per i Focolari sono impegnati nel Movimento Famiglie Nuove, che offre spazi di dialogo e formazione per le coppie. Li abbiamo incontrati. famiglia MassiminoSi parla oggi solo dei “sacrifici” che costruire una famiglia comporta. Manca invece raccontare qual è il bello della famiglia: cominciamo da qui… Lucia– Il bello della famiglia è sentire che qualcuno ha cura di te e poter dare questa cura. È sentirsi pensati, benvoluti, parte di una comunità. Massimo– Ed è il fatto di condividere la gioia e i dolori, anche con i figli, perché sanno vedere al di là delle parole che dici. È bello che nei tuoi figli la tua vita va avanti. Oggi molte famiglie sono in difficoltà, lacerate o divise. Con Famiglie Nuove vi capita di raccogliere il dolore di molte coppie. Quali percorsi proponete? Lucia– Ci sono crisi che richiedono un accompagnamento momentaneo, queste coppie chiedono di potersi confidare con persone amiche e allora capisci, perché magari l’hai vissuto,  che è solo un passaggio della vita. Di fronte a crisi più gravi accompagniamo le coppie verso scelte che coinvolgono dei professionisti, animati da grandi valori. Massimo– Come Movimento puntiamo molto alla formazione. Io e Lucia ci occupiamo delle giovani coppie e organizziamo incontri dove invitiamo educatori e psicologi con l’intento di offrire strumenti, per esempio per gestire un conflitto. Si tratta di incontri aperti a tutte le coppie, fidanzate, sposate, conviventi o separate. Una formazione che trae ispirazione dal carisma dell’unità di Chiara Lubich, nato in seno alla Chiesa cattolica, ma che è aperta anche a persone di altre fedi o senza un riferimento religioso. Famiglie 2Famiglie separate, divorziati, persone in seconda unione, conviventi. Come porsi di fronte a queste persone? Lucia– Nel Movimento dei Focolari c’è una vera passione per loro. Famiglie Nuove cerca di conoscere queste persone, investe nei rapporti personali, che sono l’unica cosa che può aiutare, e che consentono a noi di comprendere i motivi della rottura, il dolore. Le giornate dedicate alla famiglia sono contesti privilegiati in cui c’è un clima di confronto e nel fallimento si coglie un’opportunità per ricominciare. Se si parla di famiglia si parla di amore. È dunque inevitabile “chiamare in causa Dio” in queste riflessioni? Massimo– Noi sentiamo che il matrimonio rende presente Dio nella nostra famiglia, e in virtù di questa presenza la famiglia vive fra i suoi membri una circolarità di amore che – per citare Chiara Lubich – ricorda quella fra Padre, Figlio e Spirito Santo. Sentiamo che questa presenza ci sostiene anche nei momenti in cui vorresti scappare. È un’esperienza che non si può insegnare, si può solo fare, e che apertamente raccontiamo anche alle coppie non sposate o non credenti. In molti si chiedono: l’amore può finire? C’è una ricetta affinché il “per sempre” duri davvero per sempre? Lucia e Massimo– L’innamoramento finisce ma la parola chiave è ricominciare, e sapersi perdonare. Dà alimento alla coppia il fatto di condividere il percorso matrimoniale con altre coppie, condividere valori importanti e iniziative. E poi è importante ricordare di essere anche marito e moglie, innamorati, non solo papà e mamma.

Claudia Di Lorenzi

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Sulle tracce di Zwingli a Zurigo

Sulle tracce di Zwingli a Zurigo

29/06/2019 Un gruppo di 60 persone di varie Chiese insieme per celebrare i 500 anni della Riforma in Svizzera. Un viaggio tra storia e memoria, un percorso di conoscenza e dialogo di vita per conoscere le radici della Chiesa riformata e le sue attuali sfide.   “In questo fine settimana ho sperimentato che, attraverso la presenza di Gesù tra coloro che si amano, è sempre più possibile una ‘vita di pienezza’, sia nella Chiesa riformata che nella Chiesa cattolica. Voglio contribuire in modo completamente nuovo e più consapevole alla costruzione di ponti tra le due confessioni”. Con queste parole uno dei partecipanti sintetizza il senso delle tre giornate dedicate alla “Zurigo della Riforma” promosse nella città svizzera dal Movimento dei Focolari per conoscere le cause della Riforma in questa città,. Nel gennaio di 500 anni fa infatti, Huldrych Zwingli (1484-1531), allora ancora sacerdote cattolico, iniziò a predicare per la prima volta sul pulpito del Grossmünster interpretando il Vangelo di Matteo. Un momento considerato il primo segnale dell’inizio della Riforma a Zurigo. L’obiettivo di queste tre giornate era far incontrare persone di diverse confessioni e far loro conoscere la storia e le specifiche ricchezze della Chiesa riformata. Per amare la “Chiesa del prossimo come propria” (Chiara), bisogna prima conoscerla. Vi hanno partecipato 60 persone provenienti da Germania, Austria, Italia, Slovacchia e da varie parti della Svizzera. IMG 1418Il primo evento ha avuto come cornice la semplicità della chiesa riformata di Baar, tutta centrata sulla Bibbia, sul fonte battesimale e sul pulpito. Il dialogo con il pastore locale ha permesso ai partecipanti una profonda  comprensione della spiritualità riformata. Non ha nascosto le difficoltà della sua Chiesa, ma ha trasmesso la sua passione nel cercare orientamento e sostegno solo nella Parola di Dio, non in un’istituzione. Gli eventi successivi si sono svolti a Zurigo. Al Seminario Teologico, Dr. Gergely Csukás, assistente senior dell’Istituto svizzero di storia della Riforma, ha descritto la situazione sociale, politica e religiosa di Zurigo nel Medioevo, mettendo in evidenza le aspirazioni di Zwingli come riformatore e ne ha sottolineato l’attualità. “I cristiani riformati mi sono più vicini che mai. – diceva uno dei partecipanti – Attraverso la storia e tutto ciò che ci è stato comunicato, la bellezza, ma anche il dolore per quello che è successo, sono stato profondamente impressionato. Si tratta della vita di cristiani insieme. Voglio ricominciare e andare avanti”. E un altro: “Mai prima d’ora avevo ricevuto una spiegazione e una comprensione così chiara delle aspirazioni di Zwingli, che non hanno perso di attualità. Ho imparato ad apprezzare lui, i suoi primi compagni e i riformatori che hanno offerto la vita per il Vangelo”. Nonostante le previsioni meteorologiche sfavorevoli, è stato possibile camminare attraverso i luoghi nei quali ha lavorato il riformatore di Zurigo: dalla Grossmünster alla Wasserkirche, dal Lindenhof alla lapide che ricorda l’annegamento dei primi anabattisti nel fiume Limmat. E proprio del lavoro di riconciliazione con gli anabattisti e gli Amish negli Stati Uniti ha parlato il pastore Peter Dettwiler, mentre la pastoressa Catherine McMillan, ha offerto un quadro della Chiesa riformata oggi nel mondo. A conclusione una preghiera nella cripta del Grossmünster. “Quando, la prima sera, sono entrata nella sobria chiesa di Baar, sono rimasta scioccata – ha raccontato una delle partecipanti – Quello spazio non mi sembrava irradiasse nulla di solenne o sacro per me. Poi, nella cripta scura del Grossmünster, dove eravamo riuniti per la preghiera come sorelle e fratelli in Cristo, è stato come se una luce interiore illuminasse improvvisamente le grigie e le mura secolari. Ho sentito profonda gioia e riverenza”. L’ultimo giorno, la lettura di alcuni testi di San Nicola da Flue, patrono della Svizzera, e di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, hanno costituito la base spirituale per la celebrazione della Santa Cena. “L’essere il corpo comune di Cristo nella diversità – è stata la riflessione di uno dei presenti – era un’anticipazione dell’unità visibile della Chiesa. Era l’incontro con Cristo! Spero che nella convivenza della vita e nel dialogo teologico faremo ulteriori passi avanti l’uno verso l’altro”.

Stefania Tanesini

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Tutela minori: novità in arrivo

Tutela minori: novità in arrivo

E’ appena entrata in vigore la nuova versione delle “Linee Guida del Movimento dei Focolari per la promozione del benessere e la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”. Il testo aggiornato è scaricabile sul nostro sito.

Orazio Moscarella

Avv. Orazio Moscatello

Nel solco del “Motu Proprio” di Papa Francesco sulla protezione dei minori, pubblicato il 7 maggio 2019, il Movimento dei Focolari aggiorna le sue “Linee Guida per la promozione del benessere e la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”. Tante le novità del testo, che recepisce anche i principi proclamati dal Diritto Internazionale sul tema e guida le attività della Commissione Centrale Permanente per la promozione del benessere e per la tutela dei minori (Co.Be.Tu.), dell’Organo di Vigilanza e degli incaricati territoriali del Movimento. Ma quali sono le novità introdotte? Lo abbiamo chiesto all’Avv. Orazio Moscatello, membro del Co.Be.Tu. “Le nuove Linee Guida ribadiscono i principi generali su cui informare l’attività con i ragazzi e gli adolescenti, l’obbligo giuridico dei responsabili del Movimento di adottare tutte le misure necessarie al fine di evitare che al suo interno si verifichino degli abusi, nonché l’obbligo morale – per tutti gli appartenenti al Movimento – di segnalare i casi di abuso e maltrattamento di cui si viene a conoscenza. La novità è che il testo contempla tutte le forme di abuso, non solo quello sessuale, e i maltrattamenti, lo stalking, il bullismo fra ragazzi. Inoltre, stabilisce procedure trasparenti a garanzia di tutte le parti coinvolte nella vicenda, prima fra tutte che le indagini interne volte all’accertamento dei fatti non debbano durare più di 90 giorni, giudicati sufficienti per l’ascolto della vittima, della persona accusata, e per la raccolta della documentazione sanitaria che attesta l’abuso. Assegnare un limite temporale all’attività istruttoria è un modo per rendere giustizia alle vittime”. In chiave di prevenzione quali attività sono previste? “Anzitutto la formazione. Come nelle precedenti linee guida, è stabilito che gli adulti a cui si pensa di affidare dei minori debbano frequentare un corso di base durante il quale vengono approfondite tematiche legate all’infanzia, sotto il profilo psicologico, pedagogico, giuridico. Secondo le nuove linee questi corsi devono essere ripetuti ogni due anni e al termine degli stessi viene effettuata una verifica per valutare l’idoneità a svolgere attività con i minori. Inoltre, vengono rafforzate le indicazioni sugli ambienti, il rapporto con le famiglie, e i protocolli in situazioni di emergenza”. L’obbligo di denuncia all’autorità giudiziaria è previsto solo in alcuni Paesi. Il Movimento dei Focolari, è presente in tutto il mondo, come si pone su questo tema? “Il Movimento dei Focolari nel nuovo documento approvato ha sottolineato prima di tutto l’obbligo giuridico che riguarda i responsabili del Movimento di adottare tutte le cautele possibili affinché non si verifichino abusi di ogni genere nei confronti dei minori e delle persone vulnerabili. Tra queste cautele ovviamente rientra il controllo e l’attenta vigilanza affinché il contenuto delle Linee Guida sia conosciuto ed applicato in ogni parte del mondo ove è presente una comunità dei Focolari. Poi tutti gli adulti appartenenti al Movimento hanno – come detto – l’obbligo morale di segnalare agli organi interni preposti i casi di abuso di cui vengono a conoscenza. Questo vale in tutti i Paesi e su questo riteniamo che ci debba essere ‘tolleranza zero’. Riguardo la comunicazione all’autorità giudiziaria, da effettuarsi alla fine del procedimento interno e sulla scorta di una accertata verosimiglianza dei fatti esposti nella denuncia, il Movimento seguirà le indicazioni delle conferenze episcopali e delle normative nazionali. Pertanto, in presenza di un obbligo, giuridico o morale, di denuncia, i responsabili, inoltreranno un esposto all’ autorità giudiziaria competente, contenente un dettagliato resoconto di quanto accertato, garantendo la più stretta collaborazione con essa e trasmettendo tutte le informazioni in loro possesso. Su questo aspetto dobbiamo prendere atto che le Conferenze episcopali dei vari Paesi si stanno orientando a riconoscere, comunque, l’obbligo morale di denuncia da parte dei vescovi che accertano degli abusi nella loro diocesi. Per ritornare alla Linee Guida del Movimento dei Focolari, solo nel caso di motivato dissenso dei genitori, che vogliono così tutelare il minore, si eviterà la comunicazione all’autorità giudiziaria. In questo caso però sentiamo il dovere di accompagnare i genitori dando ampia assistenza legale e psicologica E’ evidente che laddove la normativa nazionale preveda l’obbligo giuridico di denuncia, l’esposto alle autorità giudiziarie sarà inviato in ogni caso. Qualora dal procedimento interno siano emerse situazioni di abuso nell’ambito della famiglia, per la maggior tutela del minore, sarà necessario comunque l’esposto alle autorità competenti. Rimane sempre valida la facoltà di ciascun membro del Movimento dei Focolari di presentare, in via autonoma, la denuncia o la segnalazione presso l’autorità giudiziaria competente” Di fronte all’accertamento interno dell’abuso, quale procedura si avvia? “Per i chierici, come previsto dal diritto canonico, il Movimento darà comunicazione al vescovo della diocesi in cui l’abuso si è verificato, per cui la competenza all’accertamento dei fatti sarà prerogativa dell’autorità ecclesiastica. Il Movimento in questi casi non avvierà un proprio procedimento interno ma prenderà atto delle decisioni dell’autorità ecclesiastica e disporrà i provvedimenti interni verso il consacrato: dimissioni, allontanamento o sanzioni più leggere a seconda della gravità del fatto. Riguardo i laici una procedura interna verificherà la verosimiglianza dell’accusa: se i fatti verranno accertati sarà comminata una sanzione. Rispetto ai minori responsabili di abuso verso altri minori – un’altra novità delle linee guida – e parliamo di bullismo ma anche di abuso sessuale, oltre all’accertamento dei fatti si aiuterà il minore ad avviare un percorso di consapevolezza della gravità degli atti compiuti che gli consenta di poter partecipare nuovamente alle attività. Ciò sarà portato avanti in collaborazione con la famiglia. Nei casi gravi sarà comunque inoltrata la segnalazione all’autorità giudiziaria minorile. Ciò che accomuna i tre casi è l’adozione, laddove giunga una segnalazione, di provvedimenti cautelari. In attesa di verificare se i fatti sono o meno verosimili, è quanto mai opportuno allontanare la persona accusata da ogni attività con i minori”. Che tipo di supporto è previsto per le vittime? “Ricevuta la segnalazione di abuso, il Movimento si attiva per offrire alle vittime tutta l’assistenza possibile sia sotto il profilo psicologico che legale, attraverso i propri esperti”.

Claudia Di Lorenzi

Per leggere le nuove Linee Guida clicca qui Vedi anche Tutela minori: formazione, prevenzione e tolleranza zero (altro…)

Dare la vita per la propria città

Dare la vita per la propria città

27/06/2019 Il Centro Internazionale dei Focolari e tutto il Movimento si stringono attorno alla famiglia del Sindaco Emanuele Crestini e alla cittadinanza di Rocca di Papa (Roma, Italia). “Sindaco, amico, eroe”. Sulla pagina web del comune di Rocca di Papa (Roma, Italia) viene definito così il suo sindaco, Emanuele Crestini, rimasto ucciso nell’incendio causato da un’esplosione della conduttura del gas, durante dei lavori di manutenzione, il 10 giugno scorso. In tanti potrebbero chiedersi perché ne diamo notizia su questa pagina Web; il motivo è semplice: a Rocca di Papa ha sede il centro internazionale dei Focolari e i rapporti con il sindaco Crestini erano molto frequenti e altrettanto amichevoli, come pure con gli altri amministratori locali dei Castelli Romani. Con lui ha perso la vita anche il delegato cittadino Vincenzo Eleuteri. Sono usciti per ultimi dall’edificio in fiamme per assicurarsi che nessuno fosse rimasto intrappolato all’interno. Un gesto, quello di Crestini, di eccezionale coraggio e gratuità nei confronti delle persone che lavoravano con lui quel giorno, un amministatore che ha difeso con estrema dedizione, a costo della sua vita,  la gente della sua città

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A destra di Maria Voce, il sindaco Emanuele Crestini

Ha espresso profondo cordoglio per la prematura scomparsa del sindaco, Emmaus Maria Voce, Presidente dei Focolari, a nome del Movimento di tutto il mondo. Nel messaggio inviato alla vice-sindaco di Rocca di Papa, Veronica Cimino, la Presidente ricorda la figura di Emanuele Crestini come “esempio luminoso per tutti per la generosità che ha dimostrato negli ultimi momenti drammatici a testimonianza della sua grandezza d’animo e dei valori portanti che hanno animato il suo impegno e agire politico”. Ha espresso il suo cordoglio anche il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. Rocca di Papa, dove ha sede il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari,  ha avuto dagli inizi del Movimento un rapporto particolare con esso: è stata infatti  la prima città a conferire la cittadinanza onoraria a Chiara Lubich. Nel tempo, si sono sempre susseguite attestazioni di affettuosa amicizia e collaborazione con le istituzioni locali. Tra le più recenti, la partecipazione del sindaco Crestini il 16 aprile 2019 al Centro Internazionale, insieme ad altri sindaci del territorio, per accogliere una delegazione trentina in occasione del prossimo centenario della nascita di Chiara Lubich. Per l’occasione, il sito del Comune aveva riportato un articolo con alcune dichiarazioni del sindaco  e della vice-sindaco “È stato davvero un onore accogliere l’invito della presidente Voce ed è stato un grande piacere dare il benvenuto nel nostro paese alla delegazione trentina. – aveva detto Crestini – Abbiamo avuto modo di conoscerci, di scambiare esperienze e ricordi legati a Chiara Lubich, alcuni dei quali particolarmente toccanti e rivelatori dello spirito di questa grande protagonista della nostra storia contemporanea il tutto in un clima disteso e costruttivo, orientato a rendere le celebrazioni del Centenario il più coinvolgenti possibili. “Coinvolgere” è proprio una delle parole chiave dell’insegnamento di Chiara, che ci ha indicato come la migliore strada possibile sia l’unione degli intenti, l’unità delle comunità e dell’umanità. Un grande pensiero che bella nostra dimensione locale, di città, può e deve essere declinato attraverso l’ascolto reciproco e la volontà di venirsi incontro, sostenendo coloro che hanno bisogno, senza alcuna discriminazione sociale.”

Patrizia Mazzola

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Capitale di una cultura dell’unità

Capitale di una cultura dell’unità

A Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, la presidente e il copresidente dei Focolari lanciano un forte appello per un’Europa aperta, inclusiva e dialogante. La “città dei Sassi” come modello vivo per una convivenza più armoniosa, più giusta e fraterna. È questa la sfida che hanno lanciato Maria Voce e Jesús Morán questo sabato, 22 giugno 2019 a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019. Nel convegno “Abitare il tempo e lo spazio: la Cultura dell’Unità al servizio della Città”, organizzato dalla comunità dei Focolari assieme all’Associazione l’Elicriso di Matera, la presidente e il copresidente dei Focolari hanno mandato un forte messaggio all’Europa, invitando il vecchio continente a riscoprire la sua missione: mostrare al mondo che le diversità possono convivere senza soffocare le differenze e violare le identità. WhatsApp Image 2019 06 22 at 10.34.37Presenti circa 550 persone, tra cui l’arcivescovo di Matera-Irsina, Antonio Giuseppe Caiazzo, e Giovanni Oliva, segretario generale della Fondazione Matera Basilicata 2019, Maria Voce ha declinato la “cultura dell’unita”, della quale i Focolari in tutto il mondo si fanno portavoce, negli aspetti concreti della vita di una città. Come si può vivere oggi – questa la domanda della presidente dei Focolari – “una cultura del dialogo, dell’accoglienza, della fraternità” negli ambiti dell’economia e del lavoro, dell’interculturalità, dell’etica sociale, della salute e dell’ambiente, dell’arte, della formazione umana o dei moderni mezzi di comunicazione? In risposta a questa domanda la presidente ha presentato alcuni esempi di città in cui – anche attraverso l’impegno dei Focolari – i cittadini hanno scoperto “la vocazione” della loro città amando “generosamente i propri vicini, la propria comunità; essendo “cittadini attivi e corresponsabili”, realizzando “insieme l’arte della partecipazione”. Così a Sulcis Iglesiente in Sardegna, dove i Focolari assieme ad altri movimenti pacifisti hanno costituito un comitato che lavora per la riconversione di una azienda che produce armi. Così in Polonia, dove l’amministratrice pubblica nel Consiglio della Slesia Superiore racconta di una Polonia per niente chiusa e sovranista e di alcune città dove la collaborazione tra le comunità religiose e le organizzazioni non governative aiuta l’integrazione degli immigrati ucraini. Ma per ricostruire le città del XXI secolo non basta aumentare soltanto la partecipazione dei cittadini, ha concluso la presidente dei Focolari. Ci vuole anche un contributo specifico dei politici che sono chiamati a praticare “l’amore degli amori”, espressione che Chiara Lubich utilizzava per definire l’impegno politico. Loro in prima persona sono, cioè, chiamati a dar vita a spazi in cui le iniziative e la passione dei singoli e dei gruppi si possano realizzare e mettere insieme, proprio come i colori che formano un arcobaleno. WhatsApp Image 2019 06 22 at 12.01.46Intervistato dal giornalista RAI Gianni Bianco, Jesús Morán ha poi approfondito le ragioni dell’impegno per una convivenza fraterna nelle nostre città, in particolare quelle europee. Il copresidente dei Focolari si è detto convinto che l’Europa è chiamata ad essere “modello a tutti i progetti di unificazione del mondo”. Per realizzare tale vocazione, ha affermato Morán, deve tornare alle proprie radici cristiane, ad un cristianesimo la cui grande profezia è “la fraternità universale” che spinge a dei “processi, che sebbene hanno una chiara radice e identità, sono inclusivi, dialogici, e quindi si mostrano aperti ad essere condivisi da persone le più diverse per status, religione o ideologia”. Gli auguri della presidente e del copresidente dei Focolari a Matera hanno disegnato un grande orizzonte: “Essere capitale di una cultura dell’unità”, “una città nuova” che possa essere in grado di “ricomporre in unità il disegno della nostra Europa e della famiglia umana”.

Joachim Schwind

Qui trovate gli interventi di Maria Voce e Jesús Morán (altro…)

Vangelo vissuto: un piccolo sforzo e le giornate riprendono colore

Fare nostro lo stile di vita di Gesù significa accostarsi con spirito di accoglienza e condivisione alle persone che incontriamo nel nostro ambiente di famiglia, di lavoro, di studio e di svago, avendo però in cuore un progetto più grande, la fraternità universale. L’edicola della felicità Dopo la morte di mia sorella ho rilevato l’edicola che lei gestiva. Non era il mio sogno fare l’edicolante, ma ho cominciato a viverla come un’occasione per amare: spesso vengono persone che hanno bisogno di scambiare due parole anche sui fatti del giorno. La mia edicola è diventata un luogo di condivisione e di umanità. Ho creato un piccolo spazio con tavolo e sedie, e con il bel tempo c’è chi si sofferma non solo per leggere, ma anche per parlare. Qualcuno mi ha proposto di sostituire la scritta “Giornali” con “L’edicola della felicità”. (M.R. – Italia) La nonna-bambina Mia madre, a causa della malattia, è tornata come una bambina, non sa parlare e sembra che non comprenda. Fino a qualche tempo fa eravamo in una situazione di esasperazione da cui non sapevamo come uscire. Amici e parenti ci consigliavano il ricovero in qualche bellissimo pensionato. Dopo averne parlato con i nostri due figli per cercare una soluzione, abbiamo pensato di dividerci gli orari per assisterla in casa. Mio marito ed io temevamo però di coinvolgerli in una situazione troppo pesante, invece i ragazzi, giorno dopo giorno, diventavano sempre più materni verso la nonna, la vedevano come una persona da rispettare, con qualcosa di sacro in sé che solo l’amore poteva penetrare. Con mamma il rapporto è diventato come a onde di amore, che vanno e vengono. (Y.O. – Giappone) Dare Una notte mio fratello si è sentito male, al punto da doverlo ricoverare. Siccome siamo poveri, sono corsa a chiedere un prestito ai nostri vicini. Poi, io e mia madre con in braccio mio fratello ci siamo incamminate verso l’ospedale. Dopo pochi metri, ecco un povero chiedere l’elemosina. Stavo per dargli qualcosa, quando mia madre mi ha bloccato: «Non possiamo, ne abbiamo bisogno noi!». Le ho risposto: «Mamma, se diamo Dio ci aiuterà». E così abbiamo fatto. All’ingresso dell’ospedale abbiamo incontrato un medico che ci conosceva: grazie lui, abbiamo avuto gratis analisi, ricovero e medicine. Mia madre non riusciva a capacitarsene. (M. – Egitto) L’esempio Patty, la nostra figlia più giovane, era andata con un’amica in California per perfezionare l’inglese. Poco prima della conclusione del suo soggiorno all’estero, una sua telefonata giunse come una doccia fredda: era in attesa di un bambino. Il padre del bambino le voleva bene, ma lei non era sicura di volerlo sposare. Restai senza parole, e quando domandò se poteva tornare a casa acconsentii, pur pensando all’umiliazione che ci attendeva nel piccolo paesino dove abitiamo, e dove la nostra è considerata una famiglia esemplare. Il tempo che rimaneva al suo ritorno servì per maturare e disporci ad accoglierla con cuore aperto, senza giudizi, come lei aveva bisogno. La bambina è nata come un raggio di sole per tutti. Quando in seguito anche un’altra famiglia del paese si è trovata nella stessa situazione, quei genitori ci hanno confidato: «L’esempio che ci avete dato con vostra figlia incoraggia anche noi a fare lo stesso». (M.J.S. – Svizzera) Una giornata iniziata male Ero uscita di casa nervosa e andando a scuola pensavo che la giornata sarebbe stata un disastro. Mi è venuta in mente una compagna antipatica, lei di sicuro avrebbe peggiorato la situazione. In classe però mi sono impegnata ad essere gentile con lei, suscitando una sua risposta cordiale e accogliente. La giornata ha preso un altro colore. È proprio vero che talvolta basta un piccolo sforzo per uscire da sé stessi, e tutto riprende armonia. (M.S. – Ungheria)

A cura di Chiara Favotti

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Paradiso ’49: un’esperienza che ha forgiato il Movimento dei Focolari 

Paradiso ’49: un’esperienza che ha forgiato il Movimento dei Focolari 

Il numero della rivista Nuova Umanità di maggio-giugno 2019 è interamente dedicato all’esperienza mistica fatta da Chiara Lubich nell’estate del 1949 e conosciuta come “Paradiso 49”.  Abbiamo chiesto a Padre Fabio Ciardi, responsabile del centro interdisciplinare di studi “Scuola Abbà” e membro del comitato direttivo per la pubblicazione delle opere di Chiara Lubich, di spiegarcene le motivazioni.  NU 234 copertPadre Fabio, in questo numero della rivista, accanto ad un testo inedito di Chiara Lubich che nel 1969 racconta il periodo di contemplazione spirituale vissuto venti anni prima, si dà voce a protagonisti e testimoni. Perché questa scelta? Siamo ormai a 70 anni da quell’evento accaduto nell’estate del 1949. Meritava di essere ricordato dalla nostra rivista. Abbiamo dato la parola a Igino Giordani, Pasquale Foresi, Klaus Hemmerle, Marisa Cerini, Giuseppe Maria Zanghí, Jesús Castellano, perché sono state le persone più vicine a Chiara nel leggere e studiare i suoi scritti di quel periodo. Hanno fatto parte di quel cenacolo di studiosi, la” Scuola Abbà”, che Chiara ha voluto attorno a sé proprio per aiutarla a fare emergere la dottrina insita nell’esperienza del 1949. Nei loro scritti, per lo più inediti, che abbiamo pubblicato sulla rivista, appare con limpidezza il loro apporto di studiosi. Nello stesso tempo viene in luce la loro personale esperienza a contatto con Chiara e il suo vissuto: ne sono stati profondamente trasformati. In questo senso essi sono davvero testimoni e insieme protagonisti del Paradiso ’49. Li abbiamo scelti anche perché hanno compiuto il loro “santo viaggio” terreno e crediamo che siano in quel Paradiso al cui studio si sono tanto dedicati. Sul periodo chiamato Paradiso ’49 per tanto tempo c’è stata molta riservatezza, solo recentemente si è iniziato a pubblicare dei testi legati a quel periodo, perché?  Perché Chiara aveva diritto a una sua intimità. È stata un’esperienza di Dio molto profonda e personale, anche se fin dall’inizio condivisa con quanti vivevano con lei. Di quanti mistici gli scritti sono stati resi pubblici prima della loro morte? Per conoscere il diario di sant’Ignazio di Loyola si sono dovuti aspettare 500 anni. Vi era inoltre il pericolo che il Paradiso ’49 fosse male interpretato. Al pari di ogni testo mistico ha bisogno di essere introdotto e più ancora di condividerne il vissuto, ricreando le medesime condizioni che ne hanno reso possibile l’evento, altrimenti rimane soltanto vana erudizione. In quegli anni vi era poi una certa diffidenza verso un Movimento così nuovo, capace di coinvolgere uomini, donne, ecclesiastici, religiosi e religiose… Tanto più che era guidato da una donna. Quel periodo di visioni e comprensioni, è stato molto importante per Chiara Lubich e per gli sviluppi del Movimento dei Focolari allora nascente. Può dirci qualcosa di più al riguardo? E quale significato hanno oggi questi testi?  Il fatto che quegli scritti non siano stati pubblicati integralmente non ha impedito che l’esperienza in essi espressa, fosse condivisa e partecipata. Chiara Lubich si è sempre ispirata ad essi nel suo insegnamento, a volte citandoli in maniera esplicita, anche senza indicarne l’origine. Tutto il Movimento dei Focolari è stato costantemente alimentato dalla luce scaturita da quell’esperienza, anzi è stato da essa forgiato. Il Paradiso49 lo abbiamo già dentro, più di quanto non immaginiamo. Quei testi segnano l’inizio dell’Opera di Maria in tutte le sue componenti, con le sue espressioni di vita e le iniziative sociali e culturali. Essi sono anche una profezia che domanda ancora di essere attuata, offrono una visione del progetto di Dio sull’umanità, indicano la via per la sua incarnazione. In un momento di smarrimento e di incertezza come quello che stiamo vivendo, il Paradiso’49 può aiutare a riscoprire il senso profondo della nostra vita, della vita della Chiesa, della società, del cosmo intero, e orientare verso la pienezza del suo compimento.

 a cura di Anna Lisa Innocenti

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Camerun: il dolore di tante ragazze chiede una risposta

Camerun: il dolore di tante ragazze chiede una risposta

Un centro, promosso da un gruppo di volontarie del Movimento dei Focolari, a Douala accoglie ragazze vittime di sfruttamento, violenze e abusi e offre percorsi di formazione integrale e professionale. “Ci siamo guardate intorno e, con un senso di dolore e impotenza per le drammatiche situazioni nelle quali vivono le adolescenti di alcune zone della città, ci siamo chieste che cosa potevamo fare”. Con queste parole Albine Essene, di Douala (Camerun) spiega la scintilla ispiratrice che ha portato lei ed un gruppo di volontarie dei Focolari, ad impegnarsi a favore delle ragazze vittime di sfruttamento, violenze e abusi fino a dare vita, nel 1998, al centro sociale HUPJEFI (Halte Utile Pour Jeunes Filles) a Douala (Camerun). “Tante sono le adolescenti – continua – che ogni sera per le strade, soprattutto di fronte ad alberghi e ristoranti, sono costrette a prostituirsi per ottenere il denaro che garantisca loro la sopravvivenza. Molte di loro sono minorenni, quindi si tratta di veri e propri abusi”. Come avete iniziato ? “Una sera, una di noi insieme al marito, si è fermata a conoscere una di queste ragazze e l’ha accolta a casa. Poi ha contattato i genitori per farla rientrare in famiglia. Questo episodio ci ha messo in cuore molte domande: come potevamo continuare a seguirla ? Come aiutare anche altre ragazze? Occorreva un centro che le accogliesse ed offrisse una formazione integrale. Abbiamo fatto tra noi una comunione di beni: c’è chi ha messo a disposizione la casa, chi si è offerto di prendersi cura delle ragazze, chi ha dato il proprio tempo per raccogliere informazioni dalle assistenti sociali, altri hanno offerto denaro. La prima sede era nel centro della città, dove la prostituzione è molto diffusa. dé7Abbiamo iniziato con due ragazze, ma poco dopo il centro era pieno. Poi abbiamo creato altri tre centri per ragazze dai 14 ai 22 anni. Il nostro lavoro consiste nell’ascoltarle, nel prenderci cura del loro sviluppo intellettuale e sociale, organizzando anche sessioni di formazione all’affettività e alla sessualità attraverso il programma EVA (educazione alla vita e all’amore). Abbiamo creato poi un centro di formazione professionale con corsi di scrittura, diritto commerciale, taglio, cucito…, tutte attività finalizzate a favorire il loro inserimento sociale. Siamo l’unico centro del Paese a prenderci cura di loro con una formazione integrale”. In questi anni avete incontrato tante ragazze, oltre 300. Ci sono delle storie che ricordi in particolare ? “Ne ho tante nel cuore. Ricordo una ragazza che ci ha confidato di avere problemi di rapporto con la madre. Per questo aveva deciso di sposare un ragazzo che stava frequentando. Le abbiamo chiesto se lo amasse spiegando che il matrimonio è una decisione importante, non una fuga dai problemi. Ci ha ascoltato senza dire nulla. Il giorno dopo, in una lettera, ci ha spiegato di non amare il ragazzo. Una settimana dopo è tornata a ringraziarci: aveva trovato il coraggio di lasciare il fidanzato e aveva chiesto perdono alla madre, tra loro era tornata la pace. ‘Ora mi sento libera’ ci ha detto. Un’altra invece, iniziando ad arrivare sempre in ritardo, ci ha spiegato che, ogni giorno, prima di venire al centro, frequentava un ragazzo che la sua famiglia non conosceva. Lui le aveva fatto molte promesse. L’abbiamo messa in guardia sul fatto che alcuni uomini approfittano della debolezza economica delle ragazze per abusare di loro. E abbiamo cercato di capire se aveva valutato le conseguenze di questo tipo di incontri (traumi, malattie a trasmissione sessuale, gravidanze indesiderate..). Se il ragazzo aveva buone intenzioni, doveva presentarsi ai suoi genitori. Ci ha ascoltato. Poco dopo ha chiuso ogni rapporto con quest’uomo. Ha iniziato a frequentare un centro professionale di cucito, ma anche lì le difficoltà non sono mancate. Non avendo mezzi di trasporto andava sempre a piedi fino a quando non ha conosciuto un uomo che, dapprima, si è offerto di accompagnarla, poi ha iniziato a darle appuntamenti in bar o alberghi. Sentendosi in pericolo è tornata nel nostro centro per chiedere aiuto. Oggi è molto apprezzata da tutti gli insegnanti della scuola che frequenta e si sta preparando per gli esami conclusivi del corso”.

Anna Lisa Innocenti

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