[:de]Ein Dokumentarfilm von Winfired Baetz-Braunias Philosophie der Nähe und globale Verunsicherung Klaus Hemmerles Leben (1929-1994) und seine Erkenntnisse bilden eine große Vision, einen Lösungsansatz für die Herausforderungen einer global verunsicherten Menschheit. FILM-TRILOGIE über den genialen Freiburger Religionsphilosophen und späteren Aachener Bischof, bedeutend für unsere Zeit, für unser Denken und für eine Kirche, geeint in Vielfalt. TEIL I: 39:00 „Leben geht umgekehrt“ – Hemmerles Antwort auf Terrorismus, Krisen, Krieg TEIL II: 41:00 „Denken geht simultan“ – Hemmerles Impulse künftiger Welt-Werte TEIL III: 40:00 „Kirche geht gegenseitig“ – Hemmerles tiefe Geschwisterlichkeit Verlag Neue Stadt [:]
Nel seguente testo, pubblicato integralmente sulla rivista Nuova Umanità XXXIV (2012/6) 204, Chiara Lubich narra il “patto di unità” stretto con Igino Giordani (che lei chiamava Foco) il 16 luglio 1949, preludio all’esperienza spirituale e mistica di quell’estate. «[…] Vivevamo queste esperienze quando venne in montagna Foco. Foco, innamorato di santa Caterina, aveva cercato sempre nella sua vita una vergine da poter seguire. Ed ora aveva l’impressione d’averla trovata fra noi. Per cui un giorno mi fece una proposta: farmi il voto d’obbedienza, pensando che, così facendo, avrebbe obbedito a Dio. Aggiunse anche che, in tal modo, potevamo farci santi come san Francesco di Sales e santa Giovanna di Chantal. Io non capii in quel momento né il perché dell’obbedienza, né questa unità a due. Allora non c’era l’Opera e fra noi non si parlava molto di voti. L’unità a due poi non la condividevo perché mi sentivo chiamata a vivere il “che tutti siano uno”. Nello stesso tempo però mi sembrava che Foco fosse sotto l’azione d’una grazia, che non doveva andar perduta. Allora gli dissi pressappoco così: “Può essere veramente che quanto tu senti sia da Dio. Perciò dobbiamo prenderlo in considerazione. Io però non sento quest’unità a due perché tutti devono essere uno”. E aggiunsi: “Tu conosci la mia vita: io sono niente. Voglio vivere, infatti, come Gesù Abbandonato che si è completamente annullato. Anche tu sei niente perché vivi nella stessa maniera. Ebbene, domani andremo in chiesa ed a Gesù Eucaristia che verrà nel mio cuore, come in un calice vuoto, io dirò: ‘Sul nulla di me patteggia tu unità con Gesù Eucaristia nel cuore di Foco. E fa in modo, Gesù, che venga fuori quel legame fra noi che tu sai’”. Poi ho aggiunto: “E tu, Foco, fa altrettanto” […]». Continua su: Centro Chiara Lubich(altro…)
Dio non è un personaggio lontano, che può essere avvicinato solo facendo prima l’anticamera. Egli ascolta coloro che sono particolarmente poveri, particolarmente piccoli, particolarmente umili con particolare attenzione. (Dal volume Scelto per gli uomini, p. 113) Quanto più io ho cose da fare, tanto più ho bisogno di tempo per la preghiera. E allora scopro una cosa: quando io impiego, “spreco” il mio tempo per rimanere in Dio, avviene una sorta di “miracolosa moltiplicazione del tempo”; grazie al tempo donato a Dio, vengo ad avere più tempo a mia disposizione o perlomeno, un tempo migliore, più disponibile, più denso di amore da donare agli altri. Il tempo diventa come una collana di perle, fatta di molti preziosi momenti che sono in grado di vivere, e di portare al suo pieno compimento nel raccoglimento e nella dedizione agli altri. (Dal volume Scelto per gli uomini, pp. 109-110) Si potrebbe definire “granello di sale” del pregare cristiano il punto in cui la distinzione che caratterizza ciò che è cristiano appare più chiara ed evidente: il fatto, cioè, che nella preghiera rivolta a Dio è sempre presente il fratello, l’altro; il fatto che nel dire-io dell’orante è sempre incluso un dire-noi. (Dal volume Scelto per gli uomini, p. 114) Forse talvolta è bene non voler altro che restarsene in silenzio. Solo allora, infatti, notiamo quanti flussi di pensieri, di impressioni, di idee ci attraversino. Siamo come immersi in una marea che monta e che incessantemente ci allontana da noi stessi, non permette che raggiungiamo noi stessi. Per la preghiera non è determinante che raggiungiamo questo assoluto silenzio. Essa può persino essere “giusta” se, malgrado ogni sforzo, non ci riesce. Infatti, in qualche modo comprendiamo che anche in quel flusso indistinto, confuso, così privo di perfezione e d’integrità, io sono comunque me stesso, io che sono stato dato e abbandonato a me, io, colui che costantemente sfugge a se stesso. E allora possiamo dire: non io ho la facoltà su di me, non io conosco me stesso, non io mi possiedo, ma tu, in me più profondo del mio io più intimo, tu mi conosci e mi scruti, tu sai chi sono e cos’è bene per me e mi rispondi con il tuo sì, ti rivolgi a me dicendomi: Tu. (Dal volume Das Wort fur uns, pp. 91s.) Da: Klaus Hemmerle, “La luce dentro le cose, meditazioni per ogni giorno”, Città Nuova, 1998. (altro…)
Se echaba de menos un libro en castellano sobre esta máxima universal («no hagas a los demás lo que no querrías que te hiciesen»), atestiguada en todas la culturas y religiones del mundo. La obra analiza las distintas formas que puede adoptar la regla de oro, disipa los posibles malentendidos que genera y describe su difusión geográfica y sus avatares en el pensamiento moral occidental, deteniéndose en particular en la enseñanza de Jesús, que implica la exigencia de amar incluso al enemigo. El autor analiza también sus fundamentos antropológicos y su eficacia como precepto, que nos incita a ponernos en el lugar del otro y a «intercambiar los papeles» con él. Ciudad Nueva
«Vengo da un paese dell’America centrale, El Salvador. Un paese piccolo, ricco di risorse naturali e di storia, ma afflitto, da molti anni, da una grande instabilità politica, da ingiustizie e povertà, che hanno generato diverse forme di violenza e sconvolgimenti sociali. Negli ultimi anni, la violenza si è così intensificata da creare una mancanza di fiducia reciproca tra gli abitanti, perché ogni persona rappresenta una minaccia per gli altri. Una situazione che fa sentire impotenti. Nel 2014, ho vissuto per un po’ di tempo con altri Giovani per un Mondo Unito in una cittadella dei Focolari in Argentina, la “Mariapoli Lia”. Lì abbiamo cercato di mettere in pratica la cosiddetta “regola d’oro”, che dice: “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”. Mi sono reso conto di quanto sarebbe bello costruire una società in cui tutti ci prendiamo cura gli uni degli altri. Tuttavia, quando sono tornato in El Salvador, mi sono trovato di nuovo di fronte alla lotta interna del mio Paese. La situazione era davvero difficile, se possibile ancora più violenta. In qualsiasi momento, anche di giorno, era rischioso uscire di casa. Io ero solito recarmi in autobus al campo sportivo, ma anche questo era diventato pericoloso. Non sai mai se la sera tornerai a casa intero. Data la situazione, i miei genitori, mia sorella ed io abbiamo pensato di andarcene. Ma, dopo aver riflettuto ancora sul da farsi, abbiamo deciso di restare, per essere una luce in questo posto buio, in tempi così bui. In quel periodo ho letto un articolo dei Giovani per un Mondo Unito del Medio Oriente, che raccontavano di aver deciso di rimanere lì, nonostante la guerra, per essere pronti ad aiutare i feriti dopo gli attacchi. La loro esperienza mi ha fatto riflettere, rafforzando la determinazione a restare nel Salvador, per venire incontrare alle sofferenze della mia gente. È stato così che, insieme ad altri miei coetanei, abbiamo deciso di lanciare una campagna, che abbiamo chiamato “Cambia il tuo metro quadro”, con l’obiettivo di cercare di costruire la pace nel nostro ambiente. Sappiamo che il problema del nostro Paese è complesso, ma noi possiamo fare la differenza se cominciamo dalla nostra vita, con le persone che incontriamo ogni giorno, con le attività che svolgiamo quotidianamente. A livello personale, ad esempio, cerco di aiutare i miei compagni di classe ad affrontare un difficile esame di matematica, o a creare relazioni positive con i vicini di casa. Tutto questo ha avuto un impatto anche nella nostra società. Abbiamo coinvolto altri a lavorare insieme per costruire, in un parco locale, un ambiente più bello, ridipingendo i muri, pulendo le strade, raccogliendo la spazzatura e installando dei bidoni per l’immondizia. Abbiamo lanciato una campagna per la raccolta di libri da inviare in quelle città che hanno un alto tasso di abbandono scolastico. È nata poi una collaborazione con altri movimenti che si occupano di visitare le persone anziane negli istituti, e con istituzioni che forniscono pasti e riparo alle persone senzatetto. Gli adulti ci aiutano raccogliendo il cibo e aprendo le loro case per farci cucinare. È incredibile come il cibo sia sempre sufficiente per tutti quelli che non ne hanno! Forse non saremo in grado di cambiare il nostro paese tutto in una volta, ma “metro quadro per metro quadro” un cambiamento lo possiamo fare!». (altro…)
Com textos de grandes líderes espirituais (João Paulo II, Bento XVI, papa Francisco, Chiara Lubich, cardeal Van Thuan, Giuseppe Zanghì, Igino Giordani, Pasquale Foresi etc.) este guia propõe um caminho espiritual centrado na comunhão fraterna, na dimensão comunitária. Perpassa, a partir dessa perspectiva, doze eixos temáticos: Deus Amor, a vontade de Deus, a Palavra de Deus, o amor ao irmão, o amor mútuo, Jesus Eucaristia, a unidade, Jesus Abandonado, Maria, Igreja-comunhão, o Espírito Santo, Jesus presente no meio de nós. Cada eixo temático é ilustrado com imagens e enriquecido com testemunhos de pessoas que buscam viver uma espiritualidade de comunhão em seu dia a dia. Cidade Nova
«Sono Jean Paul. Una sera del 2015, mentre aspettavo un autobus per tornare a casa, alla stazione ho incontrato un giovane. Era un rischio per lui viaggiare da solo, in una delle zone più pericolose della città, così gli ho proposto di venire quella notte a casa mia. Non arrivando l’autobus, ci siamo incamminati. Lungo il tragitto, siamo stati aggrediti da sei uomini. Ci hanno picchiato e poi mi hanno buttato in un canale, forse pensando che fossi morto. Lì sono rimasto per un’ora in uno stato di incoscienza. Quando mi sono svegliato, mi sono reso conto che non potevo muovermi dal petto in giù. Ho urlato, poi questo nuovo amico è venuto ad aiutarmi. Lui non era ferito gravemente come me. Con l’aiuto di alcune persone, sono stato portato in un ospedale vicino. Quel gesto di amore nei suoi confronti mi ha salvato la vita. Se non fosse stato per lui, sarei morto. Dopo una settimana in ospedale, sono stato trasferito a Kigali, in Ruanda, la città di Egide. Avevo una lesione spinale, non potevo muovermi perché ero paralizzato e pieno di dolori». «Ero stupito del fatto che continuasse a sorridere dopo quello che gli era successo. A tutti quelli che lo visitavano infondeva gioia e speranza, era come se irradiasse una luce. Per il primo mese si è preso cura di lui un suo amico, che però doveva tornare a scuola. Così mi sono offerto di prendere il suo posto. Non era facile, avevo trovato un lavoretto, ma ho deciso di lasciarlo per stare accanto a Jean Paul a tempo pieno. Mia madre non capiva, diceva che quel lavoretto, anche se piccolo, era un buon inizio, ma io ero determinato e lei mi ha lasciato andare. Ho chiesto a Dio di indicarmi come poter aiutare Jean Paul. I nostri amici e famiglie da tutto il Ruanda e il Burundi venivano a visitarci. Grazie al loro amore, abbiamo trovato la forza». «Dopo alcuni mesi sono stato operato. Mi dissero che non avrei più camminato. Dopo un mese, ci siamo trasferiti in un centro di riabilitazione per iniziare la terapia, molto dura. Ma non mi sono arreso. Mi sono esercitato con tutte le mie forze e alla fine sono riuscito a camminare. Un miracolo! Prima con due stampelle, poi, dopo un anno, con una». «Questa nostra amicizia ha attirato l’attenzione della famiglia di Jean Paul, delle infermiere, dei medici e degli altri pazienti, perché io sono ruandese e lui burundese. Durante il tempo trascorso in ospedale e nel centro di riabilitazione, lui soffriva molto, ma continuava a sorridere. Tutti eravamo stupiti del suo atteggiamento, del coraggio e della determinazione. Con l’aiuto dei Giovani per un mondo unito e dei nostri amici, siamo stati in grado di superare le sofferenze e vivere tra noi “oltre ogni confine”. I nostri amici si alternavano per portarci da mangiare. Dopo poco, una ong ha scoperto la nostra situazione e ci ha garantito i pasti ogni giorno. Ma Jean Paul mi chiedeva sempre di portarli a chi ne aveva più bisogno. Lo facevo con gioia, dicendo che erano il regalo di un altro paziente». «Un anno fa ho terminato la riabilitazione. Ringrazio Dio per avermi dato il coraggio di non mollare. Sono stato anche in grado di perdonare coloro che mi avevano picchiato. Perdonarli non solo mi ha dato pace, ma in qualche modo mi ha aiutato a recuperare più velocemente. Voglio ringraziare i Giovani per un mondo unito e i loro familiari che mi hanno aiutato a raccogliere i soldi per pagare le cure». «Dopo questo periodo, ho ricevuto dei fondi per tornare a scuola e, allo stesso tempo, ho trovato un lavoro migliore di quello che avevo lasciato. Ringrazio Dio, nessuno pensava che Jean Paul avrebbe più camminato! Se una persona dà tutto per amore, non rimane sola». A cura di Chiara Favotti
Memórias de um cristão ingênuo conduz o leitor por histórias cômicas, situações dramáticas, episódios e consequências de um combate constante às contradições e às injustiças das guerras. Leva a vivenciar os desafios e as transformações narradas por Giordani. Nas entrelinhas da humildade peculiar do narrador, esta obra evidencia sua busca incessante da verdade, do amor ao ser humano, de Deus, em meio às atividades intensas de sua vida política e de escritor. Personagem poliédrico, Giordani foi esposo dedicado, pai amoroso, escritor perspicaz e eloquente, diretor editorial de periódicos de relevo internacional, deputado, cristão engajado, conhecedor profundo das Escrituras e do patrimônio histórico-cultural da Igreja, cofundador de um movimento inter-religioso e ecumênico espalhado em mais de 180 países. Cidade Nova
De tanto oír que el matrimonio es la tumba del amor, que es imposible vivir con alguien para toda la vida, muchas parejas al final se convencen de ello… Vivir con el otro requiere ciertamente una laboriosa capacidad de entrega, de ir más allá de uno mismo. Pero si pensamos y vivimos el amor como un sentimiento que madura con el tiempo, puede proporcionar un gran bienestar de pareja e individual a quienes sepan cultivarlo. Estas páginas analizan los tópicos sobre el amor con sentido crítico, sin esconder los problemas, pero con la confianza de que es posible conciliar el vínculo con la autonomía y la realización personal. Ciudad Nueva
Si la vie pouvait devenir plus simple ? Par de nouvelles attitudes au quotidien, les relations avec tous peuvent se simplifier et prendre de la profondeur. Des clés nous sont ici livrées, que chacun peut adopter au quotidien : aimer concrètement chaque personne rencontrée, savoir faire le premier pas, rejoindre l’autre dans ce qu’il vit… L’auteur décline un nouvel art d’aimer fondé sur l’Évangile. Il s’agit d’une synthèse qui allie les différentes exigences de l’amour à la nécessité d’une pratique continue pour que cet amour demeure vivant et concret. Un nouvel art d’aimer est un ensemble de textes brefs et incisifs capables de redonner de l’élan au quotidien. Ce texte est de la même veine et de la même portée potentielle que le livre à succès Vivre l’instant présent. Préface de Mgr Dubost. Nouvelle édition enrichie d’une biographie