Apr 9, 2018 | Chiesa, Focolari nel Mondo
«Giungono dalla Siria notizie terribili di bombardamenti con decine di vittime, di cui molte sono donne e bambini. Notizie di tante persone colpite dagli effetti di sostanze chimiche contenute nelle bombe. Preghiamo per tutti i defunti, per i feriti, per le famiglie che soffrono. Non c’è una guerra buona e una cattiva, e niente, niente può giustificare l’uso di tali strumenti di sterminio contro persone e popolazioni inermi. Preghiamo perché i responsabili politici e militari scelgano l’altra via, quella del negoziato, la sola che può portare a una pace che non sia quella della morte e della distruzione». Queste le parole pronunciate da Papa Francesco domenica 8 aprile. Facciamo proprio il suo appello pregando perché si trovino soluzioni negoziate al terribile conflitto che sta insanguinando in questi giorni la Siria e a tutte le guerre, anche quelle a cui gli organi di stampa danno scarso rilievo, che continuano a causare vittime in tanti punti della terra. E continuiamo a lavorare a tutti i livelli promuovendo la pace attraverso il dialogo. (altro…)
Apr 9, 2018 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Come è stata accolta a Loppiano la notizia della visita del Papa? “Un secondo dopo che la presidente Maria Voce aveva diffuso la notizia, sui nostri social e fra i gruppi degli abitanti di è arrivata una pioggia di post di gioia e stupore”. Cosa rappresenta per lei, abitante di Loppiano, questo evento? “Già il Papa Giovanni Paolo II doveva venire qui nel 2000. Quattro giorni prima, per un improvviso cambio di programma, la visita fu annullata. In ciascuno di noi abitanti di allora era rimasto nel cuore il desiderio di una visita del Papa, e lo stesso desiderio è presente fra gli abitanti anche oggi”. Per chi non conosce Loppiano, cosa caratterizza questo luogo? “È uno dei luoghi dove maggiormente si può toccare con mano il carisma dell’unità che Chiara Lubich ha ricevuto da Dio e sul quale è nato e si è sviluppato il Movimento dei Focolari: l’unità a cui si arriva costruendo rapporti di fraternità, vivendo il testamento di Gesù «Che tutti siano uno». A Loppiano vivono circa mille persone di 65 nazioni, con culture, religioni, formazioni, condizioni sociali diverse. Qui imparano ad essere prima di tutto comunità. Quello che le unisce è il desiderio di vivere la legge che sta alla base della cittadella: l’amore scambievole. Questo fa di Loppiano un luogo di fraternità”.
Come si svolge la vita nella cittadella? “Ci sono varie attività economiche, 11 scuole di formazione, un istituto universitario, un grande santuario che ospiterà il Papa, tante abitazioni e campi coltivati. Si studia, si lavora, si socializza, si fa la vita normale di tutte le città, solo che si cerca di farlo vivendo la legge dell’amore scambievole”. Il Papa arriva a Loppiano dopo Nomadelfia. Che rapporto c’è fra le due città? “Ci sono tanti punti in comune, seppur con storie e carismi completamente differenti: sono entrambi luoghi di fraternità che guardano agli ultimi e hanno come legge il Vangelo. Ci sono state varie occasioni di incontro, anche recenti. Quindi siamo felici che il Papa atterrerà qui avendo nel cuore quanto avrà ricevuto a Nomadelfia. Sarà accolto con lo stesso amore e lo stesso entusiasmo”. Dove va il Papa si accendono i riflettori dei media mondiali: come leggere la scelta di visitare Loppiano? “Penso che dietro questo desiderio ci sia anzitutto l’amore per il dono del carisma dell’unità che Dio ha fatto tramite Chiara Lubich. Bergoglio ha conosciuto il Movimento in Argentina, ma ancora di più da Pontefice. Loppiano è il luogo dove questo carisma è maggiormente visibile”. In che modo vi preparate alla visita? “Quello che ha detto Maria Voce è diventato il nostro imperativo. In questi cento giorni siamo impegnati a intensificare la vita di amore e di unità radicata nel Vangelo, in modo che il Papa possa trovare il «Dove due o più sono riuniti nel mio nome (Mt 18,20)», ovvero la presenza di Gesù in mezzo a noi, una realtà”. Il Papa sosterà in preghiera al Santuario Maria Theotokos, dove c’è una cappella dedicata ai cristiani di altre confessioni: che significato ha questo luogo? “Il Santuario è stato voluto da Chiara proprio nel centro geografico di Loppiano, perché fosse il punto di unità di tutta la cittadella. È il luogo dove noi abitanti ci troviamo ogni giorno a pregare, ma è un punto di riferimento anche per tutto il territorio. È il sigillo della cittadella”.
È anche un modo per sottolineare la centralità della figura di Maria nel Movimento? “Certamente. Non a caso il Santuario è stato intitolato a Maria Theotokos, Maria Madre di Dio, per sottolineare la caratteristica fortemente mariana del carisma e del Movimento dei Focolari. E proprio perché Maria è Madre di Dio e quindi dell’umanità, il Santuario è aperto anche a persone di altre confessioni cristiane, di altre religioni e convinzioni, e all’interno ci sono diversi punti dove ciascuno può pregare, trovare casa e raccoglimento”. La visita del Papa arriva nel 10̊ anniversario della morte di Chiara Lubich. Una concomitanza? “Credo che possiamo accogliere questa visita come un dono di Dio, come una carezza, un segno del Suo amore per l’Opera di Maria. Poi aspettiamo di sentire cosa il Papa vorrà dirci”. (altro…)
Apr 8, 2018 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
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Christos anesti! Alithos anesti!
Христос воскресе!
Christ is Risen! Indeed He is risen!
Khrishti unjal! Vertet unjal!
Hristos voskrese! Vo istina voskrese!
Khrystos uvaskros! Sapraudy uvaskros!
Le Christ est ressuscité! En verité il est ressuscité!
Kriste ahzdkhah! Chezdmaridet!
Christus ist erstanden! Er ist wahrhaftig erstanden!
Cristo è risorto! Veramente è risorto!
Cristos a inviat! Adevarat a inviat!
Khristos voskrese! Voistinu voskrese!
Cristos vaskres! Vaistinu vaskres!
Christ is risen from the dead, trampling down death by death, and on those in the tombs bestowing life!
Христос воскресе из мертвых, смертию смерть поправ, и сущим во гробех живот даровав!
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Apr 7, 2018 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Spiritualità

“Il ritorno del figlio prodigo” di Rembrandt
[…] Dio è Amore: è la scoperta fondamentale, la scintilla ispiratrice che è all’origine del carisma dell’unità di cui lo Spirito Santo nel nostro tempo ha fatto dono a Chiara Lubich. Scoprire che Dio è Amore è stato, per lei e le sue prime compagne, fin dagli inizi del Movimento, una novità assoluta, tale da operare una sorta di conversione. Chiara scopre dunque non un Dio lontano, inaccessibile, estraneo alla sua vita, ma il volto paterno di Lui e, di conseguenza, quella relazione tra Cielo e terra che ci unisce quali figli al Padre e fratelli fra noi. Dio dunque vicino come Padre, Padre che veglia sulla vita di ciascuno e su quella dell’intera umanità. Tutto ciò che accade quindi è visto come realizzazione del suo piano d’amore su ciascuno, come prova tangibile del suo sguardo vigile, della sua vicina presenza. “Persino i capelli del vostro capo sono tutti contati” (Mt 10,30). È un amore paterno che provvede a tutte le necessità, anche le più piccole, fino a colmare anche i vuoti lasciati dalle nostre imperfezioni, dalle nostre mancanze, dai nostri peccati. È il volto del Padre misericordioso che – mediante il Figlio incarnato – si manifesta, che svela in pienezza il suo amore di misericordia. Un esempio classico è la parabola del figliol prodigo (Lc 15,11-32). Nel giugno 1999 Chiara si è trovata ad illustrare questa parabola ad un folto gruppo di giovani riuniti nel Duomo di Paderborn (Germania). […] «Il padre del figliol prodigo avrà avuto molto da fare: seguire la fattoria, i dipendenti, la famiglia; ma il suo principale atteggiamento era quello dell’attesa, dell’attesa del figlio partito. Saliva sulla torretta della sua casa e guardava lontano. Così è il Padre Celeste: immaginate, giovani, se potete, la sua divina, altissima e dinamica vita trinitaria, il suo impegno nel sorreggere la creazione, nel dare il posto a chi sale in Paradiso. Eppure Egli fa soprattutto una cosa: attende. Chi? Noi, me, voi, specie se ci trovassimo lontani da Lui. Un bel giorno quel figlio, che il padre terreno tanto amava, scialacquata ogni cosa, torna. Il padre lo abbraccia, lo ricopre di una veste preziosa, gli infila l’anello nel dito, fa preparare il vitello grasso per la festa. Cosa dobbiamo pensare? Che egli desidera vedere il suo figlio tutto nuovo, non vuole più ricordarlo come era prima. E non solo lo vuole perdonare, ma arriva persino a dimenticare il suo passato. Questo è il suo amore per lui, nella parabola. Così è l’ amore del Padre per noi nella vita: ci perdona e dimentica». Chiara continua: «Ho visto recentemente un documentario […]. Presentava ed esaminava nei particolari un famoso quadro di Rembrandt che raffigura il padre della narrazione evangelica che accoglie il figlio tornato. È bellissimo in tutti i suoi dettagli. Ma ciò che colpisce di più sono le mani che il padre pone sulle spalle del figlio inginocchiato di fronte a lui: una è mano di uomo robusta, severa, e l’altra di donna, più sottile, più leggera. Con esse il pittore ha voluto dire che l’amore del Padre è paterno e materno insieme. E così dobbiamo pensarlo anche noi.» Leggi il testo completo Fonte: Alba Sgariglia, Centro Chiara Lubich, Roma, 14 maggio 2016. (altro…)
Apr 7, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Pasqua è ormai passata: oggi, giorno di pasquetta, è un normale giorno lavorativo. Fa davvero caldo e la pioggia minaccia il cielo. Solo i cristiani fanno ancora festa. Qua e là si possono udire i brindisi e gli ‘alleluia’ trapelare dalle case. Eppure sono in un paese comunista. Ma qui le strade, all’uscita dalle chiese, si riempiono di motorini fino all’inverosimile, intasando il traffico. I poliziotti, di fronte alla cattedrale, devono dirigere il traffico. Per assistere ad una delle funzioni del triduo pasquale bisognava arrivare almeno 30 minuti prima, per trovare posto. In chiesa, lascio la borsa sulla panca e nessuno la tocca. Guardo la gente, tantissimi bambini, giovani, coppie anche anziane, con volti raccolti e sorridenti. Penso all’Europa, alle chiese semivuote finanche nei giorni di festa. Da queste parti, anche alle 5 del mattino di un giorno qualunque, bambini anche piccoli, insieme ai grandi, sono in prima fila a cantare. Tutti qui conoscono a memoria le preghiere e le canzoni. Saigon pullula di vita sregolata, quasi selvaggia, ad ogni angolo. Eppure c’è tanta fede, come forse in nessun’altra città dell’Asia. Perché qui la fede ‘costa’. Tutto costa in Vietnam. Tempo fa ho fatto un viaggio in autobus, cinque ore in mezzo alla calca, nel caldo. Ad un certo punto alcuni quintali di granturco sono stati caricati tra i viaggiatori, sotto i loro piedi, nel bagagliaio. La gente ha iniziato a gridare, mentre l’autista e il suo aiutante, a loro volta, gridavano per zittirli. Una signora accanto a me, imbarazzata nel vedermi in quella confusione, mi ha detto: “La vita qui è dura. Non dimenticarlo se vuoi vivere qui”. Non conosco il nome di quella donna e forse non la rivedrò mai più. Ma quelle parole hanno aperto una dimensione nuova dentro me. La vita, la loro come la mia, deve passare anche attraverso il dolore, la fatica, la sofferenza, per sfociare nella gioia. Io l’ho capita così. Da quel giorno tutto in me si è semplificato. Come tutti, sperimento gioie, ma anche dolori e fatica. Sono uno di loro. Nemmeno in quanto straniero sono speciale. Uno tra tanti.
La storia di quell’Uomo appeso ad una croce, simile a quella di tanti uomini che incontro ogni giorno, mi ha ricordato le parole di quella donna. La posso ritrovare in chi è povero e non ha nulla, in chi è ammalato di tumore e non ha i soldi per curarsi, con le ossa che spuntano da sotto la pelle. O in quella della signora Giau, 64 anni, povera, ma che ha “adottato” una bambina down, letteralmente gettata via dai genitori. Eppure anche qui, in Asia, è Pasqua. Anche in mezzo ai profughi Rohingya, tra Myanmar e Bangladesh. È Pasqua tra le truppe di alleati che si stanno preparando all’ennesima esercitazione. È Pasqua per i bambini di Xang Cut, nella zona del delta del Mekong, con l’acqua ancora infetta dall’agente orange, scaricato dagli alleati 40 anni fa. Ed è Pasqua anche per i bambini di Saigon, raccolti dalla strada e istruiti dalle maestre di Pho Cap. Avranno qualcosa da mangiare, grazie al loro amore eroico. Anche qui, in mezzo a molte sfide, tra i pericoli, l’inquinamento alle stelle e le sopraffazioni, qualcuno continuerà a sorridere, perché amato e curato da una mano amica. Questo è Pasqua: prendersi cura dell’altro, lenire il suo dolore, condividere il suo pianto. Il mondo, l’altro, mi appartiene. E la mia felicità passa attraverso quella degli altri, di tanti altri». (altro…)
Apr 6, 2018 | Cultura, Focolari nel Mondo
Sport e Pace. Un binomio vincente fin dall’antichità, da quando, in occasione dei giochi che si celebravano in onore di Zeus, vigeva la “tregua olimpica”, una sospensione di tutte le inimicizie pubbliche e private, per tutelare gli atleti e gli spettatori che attraversavano territori nemici per recarsi a Olimpia. La Giornata internazionale che si celebra oggi, nello stesso giorno che, nel 1896, vide l’apertura, nuovamente in Grecia, del primi Giochi Olimpici dell’era moderna, riafferma l’attualità e il valore di questo accostamento. Paolo Cipolli, responsabile di Sportmeet, rete internazionale di sportivi e operatori dello sport che dal 2002 contribuisce alla elaborazione di una cultura sportiva orientata alla pace, allo sviluppo e alla fraternità universale, ne è convinto. «Lo sport, definito da alcuni sociologi come “mimesi della guerra” o “guerra senza spari”, anche nelle sue forme a maggior contenuto agonistico può costituire un elemento di pacificazione. Attraverso un processo di catarsi, di purificazione dello scontro, l’elemento del confronto, regolato nella forma del gioco, costituisce un grande potenziale relazionale». I recenti Giochi invernali lo dimostrano. «Quello che è accaduto a PyengChang è davvero sorprendente: all’inizio la scelta di una località vicina al confine fra le due Coree, proprio in un periodo di fortissima escalation di tensione, sembrava nefasta. Eppure il miracolo dello sport è avvenuto e le Olimpiadi si sono rivelate non solo una straordinaria occasione per sovvertire le previsioni di fallimento, ma anche una sorprendente occasione per riavvicinare le due nazioni. Un miracolo che ha spiazzato la politica internazionale. Era già accaduto. Più volte, nella storia recente, lo sport si è rivelato occasione di distensione. Ricordo la famosa partita di ping pong fra Cina e Stati Uniti, nel 1971». Sportmeet, nata in seno al Movimento dei Focolari, sta diffondendo nel mondo dello sport i valori della crescita integrale della persona e della pace. Con quali obiettivi? «Ci muove il desiderio di portare anche in questo campo la nostra eredità spirituale, l’ideale dell’unità di Chiara Lubich. Occorre sostenere le esperienze positive esistenti, riconoscendo quanto di buono la storia dello sport ha già prodotto. E poi crescere nella consapevolezza che lo sport abbia in sé ancora grandi possibilità di sviluppare sentimenti di fraternità. Di recente abbiamo avuto l’opportunità di promuovere e partecipare alla prima edizione della “Via Pacis Half Marathon” di Roma. Continueremo ad impegnarci, in rete con le diverse comunità religiose e con alcune istituzioni sportive, in vista della seconda edizione, il prossimo 23 settembre». La realtà del limite, la matrice comune a disagi, difficoltà, barriere sociali, ma anche fisiche o psicologiche attraversa ogni giorno la nostra vita, singolarmente e collettivamente. Quale risposta può offrire la pratica sportiva? «L’esperienza sportiva offre un contributo alla comprensione del limite, anche oltre il suo campo specifico. Lo sport per sua natura è terreno di confronto con il limite. Promuovendo la partecipazione abitua alle differenze, facilitando percorsi di integrazione e di superamento delle barriere sociali, etniche, religiose o politiche». Prossimi appuntamenti? «Su questi temi stiamo organizzando un congresso internazionale, dal 20 al 22 aprile, a Roma, aperto ad operatori dello sport e non solo, per conoscere e promuovere tante buone prassi. Nella giornata centrale, il 21 aprile, nel contesto del “Villaggio per la Terra” all’interno della centralissima Villa Borghese, sperimenteremo un’interazione con i partecipanti al congresso di Eco-One “Nature breaks limits”, con una lettura multidisciplinare del limite. Sarà un congresso itinerante, tra il quartiere Corviale, periferia geografica e sociale della città, e il centro di Roma. Un’occasione per leggere le difficoltà, le fragilità e i “confini” alla nostra realizzazione come limiti da riconoscere e grazie ai quali possiamo essere più umani». Chiara Favotti (altro…)
Apr 4, 2018 | Chiesa, Nuove Generazioni, Spiritualità
“Sarete presi sul serio”, ha assicurato il Papa. Quante volte i giovani in questa società non si sentono considerati, ascoltati davvero, e presi sul serio? “Forse non ci prendono sul serio perché hanno paura che la nostra mancanza di esperienza possa portarci a sbagliare tutto. Magari è vero che dobbiamo ancora imparare, ma d’altro canto noi abbiamo qualcosa che gli adulti non hanno, che è l’essere giovani oggi, qui ed ora, un’esperienza diversa da quella che hanno vissuto loro. Abbiamo bisogno della loro esperienza certamente, ma abbiamo questo plus che loro non hanno. Da parte sua anche il giovane non deve cadere nella critica improduttiva agli adulti, cercare di distruggere l’altro, mentre piuttosto si può coltivare un dialogo intergenerazionale fino in fondo e senza giudicare. Giovani e adulti hanno specificità che offrono la possibilità di un arricchimento reciproco fruttuoso: la persona adulta ringiovanisce e il giovane matura”. Quindi oltre all’esperienza del dialogo con giovani di altre Chiese, fedi e convinzioni, avete fatto anche quella del dialogo con fra generazioni … “In realtà le due dimensioni non sono separate, e la dimensione religiosa non va scissa dalla nostra umanità, dalla nostra realtà quotidiana, è uno sbaglio scindere la vita spirituale da quella normale, invece la trascendenza fa parte dell’uomo, capire che siamo limitati e cercare le risposte andando oltre noi stessi è una questione antropologica, tipica del nostro essere umano. Il dialogo intergenerazionale è un fatto perché ci sono persone di età differenti, l’umanità si rinnova, e dentro questo fatto c’è anche l’aspetto spirituale che è proprio di tutte le età, dei grandi come dei piccoli. I
l Papa ha voluto che questo sinodo sui giovani fosse anche un sinodo per i giovani, con i giovani e dei giovani. Vi siete davvero sentiti protagonisti in questi giorni? “Sì molto, e ci siamo commossi di questa apertura totale in primis del Papa e poi della Chiesa. I suoi rappresentanti che erano lì per seguirci non si sono intromessi: il Cardinale Lorenzo Baldisseri e il Monsignor Fabio Fabene erano lì per ascoltarci. In loro ho visto la figura di Maria che fa silenzio pieno e fa spazio perché nasca la Parola, un dipinto sullo sfondo, una presenza silenziosa che fa emergere la Parola. Erano lì ad ascoltare sia durante i lavori che nei momenti di svago al di fuori del programma, e quando chiedevamo qualcosa ci rispondevano, altrimenti restavano in silenzio. Nel loro viso vedevamo il riflesso delle cose su cui erano d’accordo e di quelle che facevano loro male e questo ci aiutava a trovare quell’equilibrio che ci ha detto il Papa il primo giorno: parlate con faccia tosta ma siate umili e se sbagliate chiedete scusa. Questo c’è stato nei momenti della elaborazione del documento finale, qualcuno ha usato un linguaggio forse troppo critico, ma pian piano abbiamo trovato questo equilibrio, anche perché avevamo la loro presenza che ci aiutava. Quindi certamente si è sentito anche il sostegno della Chiesa gerarchica, degli adulti. Non tutto è stato perfetto ma questo fa parte delle cose”. Cosa ti ha colpito a lavoro ultimato? “Una volta che il documento finale è stato approvato ho sentito giovani di diversi Paesi – uno delle isole Samoa, un asiatico, un africano, un europeo e un latinoamericano – dire che questo documento riflette quello che il giovane oggi è. Sono le stesse cose che pensano i miei amici, sono le stesse domande che ci facciamo, e questo mi ha fatto molto piacere perché era questo il senso del nostro incontro: quello di poter toccare tematiche che altrimenti non sarebbero state affrontate. È vero che non tutti erano d’accordo su tutto, perché ci sono delle sfumature diverse in ogni regione, però le problematiche e le domande principali, il vivere e questa ricerca di senso nella sua profondità è rispecchiata nel documento con tutte le contraddizioni che ci sono state: alcuni la pensano in una certa maniera, altri la pensano nel modo completamente opposto, ma la ricerca e le aspirazioni sono le stesse. Quindi mi ha fatto piacere vedere che questo lavoro di 5 giorni e di 300 giovani di tutto il mondo e di tutte le realtà, riflette in essenza quello che il giovane è oggi, sia in Medio Oriente che in Asia, in Africa. Abbiamo la consapevolezza che questo è un momento storico per la Chiesa, non solo perché è la prima volta che si apre all’ascolto dei giovani in questo modo ma anche perché d’ora in poi non si potrà più procedere senza tener conto di questo incontro e di quello che è emerso. È un inizio e siamo contenti di averne fatto parte”. Leggi il documento integrale (altro…)
Apr 3, 2018 | Chiesa, Nuove Generazioni, Spiritualità

Noemi Sánches del Paraguay
Il dialogo fruttuoso fra persone di Chiese, religioni e convinzioni diverse è una realtà concreta in molti Paesi dei cinque continenti, ed una iniziativa da incoraggiare in un mondo spesso lacerato da divisioni, pregiudizi e paure. È questa la proposta che i giovani del Movimento dei Focolari hanno portato all’incontro presinodale che si è tenuto a Roma dal 19 al 24 marzo, voluto da Papa Francesco per ascoltare proprio i giovani in vista del Sinodo dei Vescovi che si terrà in ottobre sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Fra i partecipanti all’incontro per i Focolari anche Noemi Sánches, 28 anni, del Paraguay, di origini brasiliane, laureata in OntologiaTrinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, al secondo anno del dottorato in filosofia all’Università di Perugia. Le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza: “Sono cristiana e cattolica e vivo in un movimento cattolico cristiano, per questo ho sempre avuto la consapevolezza di “essere Chiesa” e sento di vivere questo mio “essere Chiesa” dappertutto. Tuttavia, la partecipazione all’incontro pre-sinodale mi ha dato la possibilità di sperimentare per la prima volta questa dimensione all’interno di un evento che la Chiesa stessa ha fatto per noi giovani e con noi per continuare a camminare insieme. È un camminare non solo tra di noi ma con tutti, con l’umanità che simbolicamente era rappresentata da altre Chiese cristiane, altre religioni e anche da non credenti abbiamo comprovato che questa è una realtà, è possibile, e che in questo momento storico non possiamo più andare avanti se non così”. Cosa chiedono i giovani alla Chiesa? “Chiedono soprattutto apertura, sincerità e coerenza, modelli coerenti e vicini, che siano delle guide, e che non abbiano paura di mostrare la loro umanità, anche i loro sbagli, che sappiano riconoscere questi sbagli e chiedere scusa. Dei modelli con cui parlare a cuore aperto di tutto”.
Il Papa vi ha invitato a parlare con coraggio e “faccia tosta”, quali sono i temi più difficili che sono stati anticipati? “Temi molto attuali e forse polemici, come l’omosessualità per esempio. E poi si è chiesta anche una posizione più concreta rispetto alle migrazioni, i rifugiati e le guerre. Temi che vanno oltre i meri dogmatismi, la famiglia in senso tradizionale e come viverla oggi quando forse non è proprio così: non si è chiesto di cambiare la dottrina ma di capirla fino in fondo per poterla declinare nel nostro vivere di oggi. Già oggi questo si fa, ma forse in un modo che non arriva ai giovani”. Al pre-sinodo hai rappresentato i giovani dei Focolari dei cinque continenti: cosa chiedono questi giovani alla Chiesa e cosa propongono? Quali esperienze offrono, magari come modello? “Sulla scorta dell’esperienza vissuta a Roma fra giovani di tutte le provenienze, culture e fedi, con i quali abbiamo non solo parlato ma anche vissuto, dormito e mangiato, in un arricchimento reciproco di vita e pensiero, i giovani dei Focolari – che hanno come carisma l’unità e il dialogo – hanno proposto di ripetere all’esterno incontri di questo tipo fra persone di tutte le realtà. Questa esperienza, infatti, aiuta a capire che l’altro è un altro me, e che abbiamo in fondo nel nostro cuore le stesse domande e le stesse sfide, che ciascuno ha un approccio diverso ma ciò arricchisce l’altro che nella sua quotidianità magari vive in un altro modo. Quindi ciascuno ha da dare ed è un dare che offre una visione più ampia, un’esperienza più completa e arricchente. Insieme si può arrivare a dare risposte concrete a problematiche che viviamo tutti”.
Una testimonianza preziosa in questo tempo segnato da paure, diffidenza e pregiudizi, in cui è più facile costruire muri e recinzioni piuttosto che ponti, o tendere le mani verso chi è diverso. Come è stata recepita questa proposta controcorrente? “Per grazia di Dio, all’interno del Movimento dei Focolari già da tanti anni viviamo questa esperienza e facciamo questo tipo di incontri. Ma anche in questo spazio di dialogo offerto dalla Chiesa ai giovani questa proposta è stata accolta con gioia e soddisfazione, anche da persone che non conoscono il Movimento e che vivono altre realtà. Al momento delle proposte concrete, nel mio gruppo, ho proposto di applicare questo modello di relazione anche per il confronto su altre tematiche, sempre in questa dinamica aperta a tutti, dove tutti partecipano, convivono, scoprono di più se stessi e gli altri. Tutti i giovani presenti hanno aderito subito, è stato un sì unanime. Ma, dobbiamo ammettere che c’erano persone più grandi che ascoltavano e facevano commenti e ho visto in loro non un rifiuto ma un po’ di paura, la paura che la spinta ad “uscire” verso l’altro porti a perdere la propria identità. Invece i giovani che hanno vissuto questa esperienza hanno capito subito che l’identità in realtà non si perde ma si arricchisce. Certamente in contemporanea va curata la formazione e l’approfondimento della propria identità religiosa, ma questo arricchimento puoi donarlo e quando lo doni fai spazio per ricevere l’altro. Il giovane che ha vissuto questo lo ha capito e lo vuole. In questo senso abbiamo vissuto quello che Papa Francesco ci ha detto all’inizio: voi ragazzi dovete sognare i sogni dei vecchi ma anche profetizzare, ovvero andare oltre questo sogno. Ed io penso che quello che abbiamo vissuto a Roma sia stato tradurre nel concreto questa esortazione: vogliamo essere Chiesa e abbiamo capito che per farlo dobbiamo andare oltre le strutture tradizionali, la Chiesa è universale e allora dobbiamo essere aperti a tutti e raggiungere e accogliere tutti per diventare più pienamente quello che siamo”. Leggi il documento integrale (inglese, italiano e spagnolo) (altro…)
Apr 2, 2018 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sfratto Avevamo ricevuto lo sfratto e dovevamo lasciare l’appartamento entro un mese. Nel quartiere gli affitti erano molto alti. Non rimaneva che cercare fuori città, sperando di trovare un alloggio adeguato alle nostre possibilità. Abbiamo cominciato a coinvolgere nella ricerca amici e conoscenti, ma niente! Ci siamo messi a pregare, come facevamo anche prima, ma con molta fiducia in Dio. Proprio verso la fine del mese abbiamo saputo che una famiglia del secondo piano stava lasciando l’appartamento. Rintracciato per telefono il proprietario, che abita in un’altra città, abbiamo spiegato la nostra situazione. Lui ha accettato sulla parola la nostra proposta, dicendo: “Entrate pure, e quando verrò stipuleremo il nuovo contratto”. Sembrava impensabile trovare casa nello stesso palazzo, senza nemmeno dover fare un trasloco. Ci siamo ricordati le parole di Gesù: “Per chi ha fede, nulla è impossibile”. G. – Italia Ottimismo Ho un carattere difficile e per questo mi ritrovo solo, a una certa età, dopo tentativi di matrimonio o di vivere in comunità. Un sacerdote mi ha consigliato di accompagnare un ragazzo spastico per permettere alla madre, vedova, di sbrigare qualche faccenda. Ho cominciato a frequentarli e ho visto che, nonostante la situazione difficile, erano sempre contenti e facevano festa a chiunque li andasse a trovare. Lentamente è entrato in me un ottimismo nuovo. Ho scoperto che la radice della serenità di quella famiglia era una vita basata sul vangelo. E mi hanno contagiato! K. – Slovacchia L’arbusto A causa di un arbusto che, secondo me, mio marito aveva piantato nel posto sbagliato, tra noi era venuta a mancare l’armonia. Mentre cucinavo, con l’animo in subbuglio, ho provato a confidarmi con Dio e pian piano in me è tornata la calma. Ho pensato così di proporre a mio marito di piantare l’arbusto in un vaso, per poi trovargli un posto adatto, e a lui è sembrata una buona idea. Ci siamo scusati reciprocamente e siamo andati insieme a comprare un vaso. In seguito abbiamo anche trovato una sistemazione adatta. Ora, guardando il nostro arbusto, è diventato per noi un segno che ci ricorda sempre ciò che conta nel nostro rapporto: amarci, essere pronti a perdere le proprie idee per far contento l’altro, affinché Dio possa risplendere tra noi. B. – Svizzera Non solo la salute fisica Dopo il trapianto del midollo osseo, ero stata bene per un lungo periodo, finché ho avuto una ricaduta ed è stato necessario un secondo trapianto. Nei momenti di angoscia, ripetevo a me stessa che dovevo donare a Maria tutte le mie preoccupazioni. Quando lo facevo con tutto il cuore, avvertivo una pace profonda. Prima pregavo sempre di guarire. Ma ora ho capito che Dio mi vuole attrarre a sé proprio con la malattia. Così, invece di pregare solo per la mia salute fisica, ho incominciato a chiedergli la grazia di potermi avvicinare di più a lui. S. – Usa (altro…)
Apr 1, 2018 | Chiesa, Spiritualità
Ti lodiamo, Padre, con tutte le tue creature, che sono uscite dalla tua mano potente. Sono tue, e sono colme della tua presenza e della tua tenerezza. Laudato si’! Figlio di Dio, Gesù, da te sono state create tutte le cose. Hai preso forma nel seno materno di Maria, ti sei fatto parte di questa terra, e hai guardato questo mondo con occhi umani. Oggi sei vivo in ogni creatura con la tua gloria di risorto. Laudato si’! Spirito Santo, che con la tua luce orienti questo mondo verso l’amore del Padre e accompagni il gemito della creazione, tu pure vivi nei nostri cuori per spingerci al bene. Laudato si’! Fonte: Papa Francesco, Lettera enciclica Laudato Si’ sulla cura della casa comune (Preghiera cristiana per il creato, 246) (altro…)