
Chiara Lubich: la concretezza dell’amore

Foto: Pixabay
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Acolhimento: 10h00 sábado Conclusão: 17h00 domingo Em 2018, o encontro de namorados e noivos em preparação para o casamento realiza-se nos fins de semana 20/21 de janeiro e 17/18 de fevereiro, sendo abordadas temáticas diferentes em cada um. Para todos aqueles que participarem nos quatro dias será emitido um certificado de participação (equivalente a CPM). O encontro destina-se todos os casais de namorados, independentemente do tempo de namoro. A impossibilidade da participação num dos encontros não inviabiliza a participação no outro. Informações e inscrições aqui Mais informações: familiasnovas@focolares.pt
«Vengo da voi come pellegrino della gioia del Vangelo, per condividere con tutti “la pace del Signore” e “confermarvi nella stessa speranza”». Inizia così il videomessaggio che Francesco rivolge a quanti lo accoglieranno nel prossimo viaggio in Sudamerica, dal 15 al 22 gennaio. «Desidero incontrarvi, guardarvi negli occhi, vedere i vostri volti e potere, tutti insieme, sperimentare la vicinanza di Dio, la Sua tenerezza e misericordia che ci abbraccia e consola». Il Papa conosce la storia di questi due Paesi «tessuta con impegno e dedizione», e desidera «rendere grazie a Dio per la fede e l’amore per Dio e per i fratelli più bisognosi, specialmente per l’amore che voi avete verso coloro che sono scartati dalla società». Papa Francesco esprime il suo desiderio di «condividere con voi le vostre gioie, tristezze, difficoltà e speranze», la pace che «solo Lui può dare». Una pace che «si basa sulla giustizia e ci permette di incontrare istanze di comunione e di armonia». Il Papa conclude il videomessaggio mettendo «nelle mani della Vergine Santa, Madre d’America, questo Viaggio Apostolico e tutte le intenzioni che portiamo nel nostro cuore, perché Lei, come buona Madre, possa accoglierle e insegnarci il cammino verso Suo Figlio». Ascolta il videomessaggio in spagnolo Leggi il testo completo in italiano (altro…)
Napoletani, lui ferroviere, lei contabile. Rosy e Leo Prisco sono ambedue in pensione, senza peraltro averne né l’aria né lo spirito. La loro storia inizia 40 anni fa, epoca in cui le coppie che in Italia scelgono il rito civile sono ancora pochissime. Ma loro sono agnostici e a sposarsi vanno in municipio. Sono due tipi così diversi che nessuno, tranne loro, è disposto a scommettere un soldo sulla loro tenuta di coppia. Alla nascita del primo bambino si affaccia un dubbio: lo battezziamo o no? Ne parlano col parroco. «Per noi, agnostici e marxisti convinti – ricorda Rosy – era impensabile che un prete ci accogliesse in modo così aperto e amichevole. Don Salvatore non solo non ha espresso alcun giudizio sulla nostra posizione di coppia, ma è diventato un amico, al punto da potergli raccontare che litigavamo sempre. Sì, perché era facile fare i rivoluzionari ‘fuori’, ma dentro casa chi doveva cucinare e fare tutto ero io. Ricordo che per farmi sentire da Leo (ero un po’ pazza ma qualche volta almeno funzionava!) facevo come quando si andava con i manifesti in piazza a protestare: alle pareti della cucina appendevo cartelli con scritto: “Sei un tiranno”, “Stai calpestando la parità uomo-donna”, ecc. Don Salvatore ci ha fatto conoscere altre coppie. Anch’esse avevano difficoltà, ma avevano imparato a dialogare, anche perché conoscevano un segreto: chiedersi scusa e ricominciare. Un esercizio che abbiamo cercato di fare anche noi, a tutto vantaggio della nostra relazione che migliorava giorno per giorno. Intanto don Salvatore ha acconsentito celebrare il battesimo di Francesco e, sei anni dopo, quello di Nunzio». «Grazie a don Salvatore e alle altre famiglie – spiega Leo – abbiamo incontrato Dio e il suo amore, e pian piano si è acceso in noi il desiderio di essere famiglia secondo il suo cuore. Ci siamo resi conto che anche se gli avevamo girato le spalle, Egli, essendo amore, non aveva mai smesso di parlarci. Come aveva fatto nel ‘93, in una camera mortuaria d’ospedale. Lì, casualmente, avevamo incrociato il dolore di due genitori cui era morto il loro angioletto di 3 anni. Per noi è stato un messaggio forte: e se fosse capitato a noi? Erano gli stessi genitori che anni dopo abbiamo rivisto in un convegno dei Focolari, invitati da don Salvatore. Da quel dolore erano nate tre case-famiglia per bambini in difficoltà».
Per Rosy e Leo, che nel ‘95 hanno detto il loro sì nel sacramento del matrimonio, aver ritrovato Gino ed Elisa nell’ambito dei Focolari non è una semplice casualità. «È nato subito un legame – racconta Rosy – che ci ha portati ad offrire la mia collaborazione a tempo pieno come mamma sostitutiva in una delle case-famiglia della Fondazione Ferraro. Leo ci raggiungeva dopo il lavoro. Sono stati sei anni meravigliosi, nei quali abbiamo avuto modo di amare col cuore tanti bambini che trascorrevano a Casa Sorriso periodi più o meno lunghi, a seconda della situazione in cui la loro famiglia era precipitata». «Questa esperienza – confida Leo – ci ha donato la consapevolezza di essere soltanto degli strumenti nelle mani di Dio e che il poter essere d’aiuto non dipende dall’avere chissà quali requisiti. Noi due, oggi come allora, non siamo una famiglia perfetta: semplicemente vogliamo metterci a servizio di chi ci rappresenta Gesù. Come è stato per le due ragazzine russe che abbiamo accolto in affido in casa nostra, un rapporto che continua anche ora che sono ormai adulte». Agli inizi del 2017, essendo in pensione, decidono di festeggiare il 50esimo di Famiglie Nuove mettendosi ancora più a servizio per la realizzazione dei vari eventi celebrativi. Collaborano anche in una mensa per la formazione di giovani. Ma se il 2017 è terminato, il desiderio di donazione no. Dall’ottobre dello scorso anno si sono trasferiti a Loppiano per rimanervi fino a luglio e poter seguire così da vicino, per la logistica, le pratiche burocratiche, i trasporti, ecc., quelle famiglie che da diverse parti del mondo sono giunte alla Scuola Loreto per imparare ad essere famiglia secondo il cuore di Dio. (altro…)
La calda estate dell’emisfero australe ha da poco fatto da cornice ad un incontro con la sociologia latinoamericana, che i partecipanti hanno definito “folgorante”. «Every time we love, every time we give, it’s Christmas» sintetizza a nome della segreteria di Social-One Silvia Cataldi, ricercatrice all’Università “La Sapienza” di Roma e autrice, insieme a Vera Araujo e Gennaro Iorio, del volume “L’amore al tempo della globalizzazione. Verso un nuovo concetto sociologico” (Città Nuova, 2015), che scandaglia la dimensione “pubblica” e “sociale” dell’amore come forza trasformativa nella vita delle comunità e nei comportamenti collettivi. La stessa dimensione “agapica” su cui il gruppo di sociologi si è interrogato con momenti di studio e laboratorio.
Nell’anno del 50° del Gen Verde, la band internazionale ha pubblicato TURN IT UP! «Un invito – dicono – ad “alzare il volume dell’unità”. E ciò richiede un amore concreto, universale e che sa prendere l’iniziativa». L’idea ha viaggiato insieme al gruppo per il mondo, è riecheggiata nelle piazze, nelle scuole e nelle case. Ha contagiato tanti ed è diventato un impegno di vita. «Ora che l’anno si chiude – aggiungono le artiste – l’idea ci ritorna “vestita di mille colori”, cantata da innumerevoli voci, danzata con la fantasia di popoli diversi. Sono 465 ragazzi e ragazze, di 31 città, di 21 Paesi dei 5 continenti, i protagonisti del video montaggio TURN IT UP!, con la loro passione, entusiasmo e gioia». https://youtu.be/DKoodP6IYqg?t=40 (altro…)
È stata una “foto di Gruppo” molto particolare quella scattata in occasione della presentazione pubblica, alla presenza delle autorità e dei protagonisti, del bilancio sociale del Gruppo Tassano, che nel tempo si è trasformato da cooperativa a consorzio, e da consorzio a gruppo di consorzi. Una realtà composita, formata attualmente da 33 cooperative, che offrono servizi diversificati rivolti complessivamente a 4.700 utenti diretti e a 100 mila indiretti, in una regione del Nord Ovest d’Italia che, in un breve tratto, arriva rapidamente dal mare e dalla vegetazione a macchia mediterranea fino alle montagne, d’inverno sempre innevate. Quasi 700 i dipendenti, formati prima di tutto allo spirito dell’economia di comunione. «È una legge dell’economia che il mondo non utilizza – ha spiegato in quell’occasione Luigino Bruni – ma che esiste. Vi aderiscono le aziende che si impegnano a destinare i profitti in tre direzioni: una parte per creare posti di lavoro, una parte per aiutare i poveri e una parte per diffondere questa cultura. Lavoro vero, che dà dignità: la storia del Tassano è una storia d’amore fatta di lavoro e lavoratori che ha generato valore e valori».
Una storia che parte da lontano. Da quando, nel 1989, due amici, piccoli imprenditori locali, Giacomo Linaro e Piero Cattani, insieme ad altri 24 soci volontari aderenti al Movimento dei Focolari, danno vita ad una cooperativa per rispondere ai numerosi casi di disagio sociale presenti sul territorio. La cooperativa cresce e gradualmente si conquista la fiducia di vari interlocutori, anche pubblici, acquisendo nuovi servizi. Due anni dopo, i membri di Tassano sentirono che i loro obiettivi erano in prefetta sintonia con il Progetto di Economia di Comunione iniziato da Chiara Lubich in Brasile, così da diffondere solidarietà a livello globale. Hanno subito aderito al progetto. A poco a poco, la crescita delle diverse attività e il conseguente sviluppo di nuove cooperative hanno dato vita a un consorzio di imprese che rimangono amministrativamente indipendenti, ma unite nell’esperienza, tutte operanti con lo stesso spirito nel sociale, nell’educativo e nell’ambito assistenziale, con servizi rivolti ai gruppi più deboli della popolazione: gli anziani soli, i disabili, i malati di mente, i disoccupati, ma anche le famiglie, i bambini e i giovani, senza dimenticare l’attenzione alla salvaguardia e alla cura del territorio. Nel 1997, Tassano si trasforma in Gruppo di Imprese Cooperative, con l’intento di unificare le diverse esperienze imprenditoriali e sociali già esistenti, ma anche per fungere da “incubatore” a realtà produttive nuove. Nel futuro, tutti gli ambiti strategici confluiranno in consorzi che potranno consolidare la crescita e favorire un ulteriore sviluppo.
Spiega Maurizio Cantamessa, presidente del Gruppo: «La nostra è una realtà molto coesa, con una totale condivisione dei valori ed anche una comprensione a livello di lavoro quotidiano: era il momento di raggrupparci, consolidarci e ripartire. Il fatto di esserci concentrati sul territorio è molto importante, perché favorisce le relazioni. Con le istituzioni lavoriamo ogni giorno gomito a gomito. Avendo a che fare con servizi alla persona è importante “esserci di persona”». Pur con tutte le trasformazioni, la “mission” del Gruppo è rimasta sempre la stessa: favorire una concezione dell’agire economico teso alla promozione integrale e solidale dell’uomo e della società, senza rinunciare ad un forte orientamento al mercato, mediante l’individuazione di obiettivi e piani di sviluppo aziendale che possono portare alla creazione di nuove imprese e quindi alla formazione di nuovi posti di lavoro. A dimostrazione del fatto che le idee, i principi e i valori della cooperazione possono tradursi efficacemente in azioni concrete a vantaggio del lavoro, del territorio e dei suoi abitanti. Impresa e solidarietà, insieme. Chiara Favotti (altro…)
Questi tre sapienti orientali, i Magi, messisi in moto al di là del deserto per ricercare un bambino prefigurano la marcia del cristianesimo per ritrovare l’innocenza. Quel bambino era un re, ma un re senza alloggio; e quelli vennero lo stesso, camminando sotto il lume delle costellazioni, avendo per guida una stella. Questo è il miracolo del Cristo. Che schioda la gente dai posti fissi, sconficca i cuori dagli interessi che pietrificano, spinge oltre il sacro recinto, per rimettere in circolazione uomini e cose nella ricerca dell’unità e sotto la spinta dell’universalità: e così alla sua culla approdano da ogni plaga profeti, ebrei e filosofi greci, arte e letteratura, speculazione e costumi, spogliandosi lungo il tragitto di quel che avevano di particolarmente idolatrico e cioè di erroneo, di antirazionale, e disumano. E tutto si va a raccogliere intorno a Cristo, che è la ragione totale. I Magi portavano dai recessi dell’Arabia e della Mesopotamia tesori e profumi: affetti ed effetti. L’amore li tirava fuori della lontananza per avvicinarli al Cristo, che era il gran povero ed è sempre presente nei poveri. Questa marcia dei Magi simboleggia così lo sforzo per avvicinarsi da tutte le lontananze, per salire da tutte le bassure, per arrivare con l’offerta dei cuori e quella dei beni materiali, attraverso i deserti dell’egoismo, all’unità con Dio: “ché Dio si fece uomo affinché l’uomo si facesse Dio” come ebbe a dire S. Agostino: l’uno discese perché l’altro ascendesse. Ma è una marcia lunga, e fatta di notte, tra insidie e triboli. La verità non si acquista senza fatica; Dio è un premio donato a chi faticosamente cerca: ma chi cerca trova. Igino Giordani, I Re magi, «La Via» n.97, 6 gennaio 1951, p.4 (altro…)