Gen 5, 2017 | Cultura, Spiritualità
“Una lunga esperienza di maestra di scuola primaria – esordisce Patrizia Bertoncello, la curatrice del volume “Bambini nei guai” (1) – mi ha ben presto portato ad intercettare quei tipici segnali di disagio che nelle periferie sono più presenti che altrove. Spesso sono stati gli stessi alunni a raccontarli: “C’era una volta un fiore – scrive in classe Cristina, 7 anni –, il suo papà-fiore se ne era andato e anche la mamma-fiore non era con lui, perché aveva tanto da fare ed era molto preoccupata. Non aveva tempo di ascoltarlo. Il fiore era una rosa con mille spine. Le spine erano tantissime e pungevano. Il fiore voleva fare amicizia con gli animaletti del bosco o con gli altri fiori. Ma quando si avvicinavano si pungevano forte e scappavano a gambe levate, perché lui pungeva troppo. E non poteva farci niente. Alla fine il fiore, che era una rosa, era sempre da solo e molto triste”. (2) E’ la lucida spiegazione data da lei stessa di quei ripetuti dispetti in classe che la allontanavano da tutti. Come lei, con differenti problematiche, sono tanti i bambini nel disagio, seppur in questo nostro mondo che a molti appare ben vivibile e protettivo, ma che non è scevro di contraddizioni e ambivalenze a carico dei più deboli. A volte quelle istituzioni, che a parole si schierano in favore dei diritti dell’infanzia, nei fatti poco li tengono in considerazione. Specialmente quelli dei bambini che non possono contare su genitori efficaci o su legami famigliari duraturi, lasciandoli così in una specie di zona d’ombra, nell’instabilità affettiva e spesso anche in una lacerante povertà. La mancanza di protezione e di reali opportunità di crescita, non sono certo condizioni degne di una società come la nostra. Per questo, molte volte mi sono chiesta come dare voce a questi “bambini invisibili”, come contribuire alla costruzione di una cultura di tutela e pieno rispetto dell’infanzia. Ho iniziato cerca
ndo di accogliere ognuno dei miei alunni con amore, e pian piano vedevo che le loro lacrime si asciugavano. Mi sono resa conto che per “incontrare” davvero il mondo dei piccoli occorre avvicinare ogni singolo bambino con attenzione, imparando a guardare le cose con il loro sguardo, mettendo in campo ogni energia e competenza per creare relazioni significative. Con altri operatori e professionisti, animati dal medesimo stile educativo, ho poi cercato di attivare processi nei quali i bambini e le loro famiglie facciano l’esperienza di rapporti realmente educativi. Da questa sinergia è nata l’idea di un libro che narrasse non solo storie di “bambini invisibili”, ma anche buone prassi e percorsi di riscatto. “Bambini nei Guai”, scritto a 4 mani con un oncologo, un assistente sociale e un pediatra, vuole mettere in luce quei germi di speranza e di relazionalità positiva che diventano, in qualche misura, attivatori di resilienza. Quella risorsa cioè che tanti bambini, opportunamente aiutati, riescono a mettere in atto raggiungendo buoni livelli di recupero. Come avvenuto in Emma. Quando aveva 8 anni, travolta dallo sfasciarsi famigliare aveva persino tentato di togliersi la vita. Recentemente, dopo avermi rintracciata su Facebook mi scrive: “Cara maestra, che nostalgia ho di te e dei tanti momenti insieme! Ti ricordi quando leggevi le storie facendo le voci dei personaggi? E la gita al mare? Certo, quello che non si cancellerà mai dal mio cuore è il bene che mi hai voluto quando per me tutto era buio. Quando sono stata in ospedale dopo il fattaccio tu c’eri e non mi hai chiesto perché l’avevo fatto, c’eri e basta. Poi sono tornata a scuola con quelle ferite e tu hai fatto fare a tutti quei braccialetti coi fili colorati… ma io avevo capito che era per aiutarmi a nascondere le cicatrici che non volevo mostrare…”(3) Nelle presentazioni del libro presso università e convegni, sorprende l’attivarsi di attenzione e di presa in carico da parte delle persone, che iniziano ad accorgersi di quel bambino della porta accanto o di quello che chiede l’elemosina nel metrò o è in una corsia di ospedale. Bambini prima erano invisibili ed ora possono tornare ad essere protagonisti del proprio futuro”. Raccolto da Anna Friso 1) – 2) – 3) – Patrizia Bertoncello – Bambini nei guai – Città Nuova 2015, pag. 11 e pag. 66 (altro…)
Gen 4, 2017 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Per raggiungere Gan Gan, un villaggio che dista da Trelew poco più di 300 km, occorrono, bel tempo permettendo, 6/7 ore di viaggio. Si devono infatti affrontare i pendii della meseta di Chubut, che qui sono particolarmente impervi. In genere sono in pochi a visitare Gan Gan, che con i suoi 800 abitanti, a maggioranza indigeni mapuches e tehuelches, si è tristemente guadagnato la fama di “villaggio dimenticato da tutti”. Il 19 e 20 novembre scorso, proprio a Gan Gan si è tenuta una missione, con la partecipazione di persone venute da parrocchie e da realtà associative di Trelew. Durante il viaggio, la comitiva approfitta per rinsaldare la conoscenza reciproca e riflettere sul significato di questo spingersi verso i più poveri in risposta all’appello di papa Francesco. Ad attenderli, la festosa accoglienza della gente, con i suoi canti tipici, mentre un sacerdote li introduce nella realtà di questo tratto di altopiano dove sono ancora presenti miniere che vengono lavorate a cielo aperto, con gravi conseguenze per la contaminazione dell’ambiente. A fare gli onori di casa è un’anziana del villaggio, che nella sua lingua mapuche dà il benvenuto e presenta mons. Croxatto, vescovo ausiliare di Comodoro Rivadavia anch’egli venuto per la missione. Si inizia con la celebrazione di 5 battesimi. «Il sogno di uno di questi bambini, che ha già 4 anni – racconta una focolarina che fa parte della comitiva –, era di essere battezzato da papa Francesco. Il vescovo, ornato da tutti i paramenti, con grande amore gli spiega che il Papa è impossibilitato a venire fin quassù, ma che aveva conferito a lui il mandato di battezzarlo. Alla cerimonia è seguito un pranzo con cibo generosamente portato dalla gente e condiviso fra tutti». Poi i missionari iniziano a percorrere, in preghiera, l’intero villaggio: «Una processione che per gli scenari che si presentano ai nostri occhi – racconta un’altra focolarina presente – sembra una Via Crucis. La gente è disposta lungo la strada e racconta drammi di abbandono, solitudine, violenza, mancanza di giustizia: dalla mamma cui hanno ucciso il figlio, a quella il cui figlio è desaparecido, dalla poverissima casa di ricovero per anziani, alla cappella in desolante abbandono. Ciò che fa più impressione sono i volti della gente, anzitempo solcati da rughe di dolore e di stenti. Impressionante anche la quantità di persone che desiderano confessarsi. I sacerdoti ascoltano ininterrottamente le loro confessioni mentre la processione procede silenziosa. Altro momento forte è la messa della prima comunione con la cresima a 15 persone, alcune adulte e addirittura già nonne. A vedere come i sacerdoti si prodigano in questa realtà socialmente così lacerata, a come cercano di farsi vicini ai problemi della gente, tornano alla mente le parole di papa Francesco quando dice che i pastori debbono avere addosso l’odore delle loro pecore».
Nel viaggio di ritorno viene creato un gruppo whatsapp perché tutti vogliono che l’esperienza della missione non finisca qui. Molti dicono che a Gan Gan bisogna tornare, colpiti dall’esperienza forte e profonda di essersi sentiti – pastori e laici – un unico popolo di Dio. E per aver vissuto, insieme, l’esperienza di “uscire” come Chiesa per incontrare i più deboli. Toccante l’esperienza condivisa da uno dei sacerdoti che durante il pranzo comunitario era andato a far visita ai parenti di una signora di Trelew nativa di Gan Gan. «L’impatto è stato molto forte – racconta –. Erano due fratelli di 83 e 81 anni ambedue sordi: la signora al 90% e il fratello, non vedente al 100%. Vivono in una stanza di due metri per due, con i due letti disposti a L. La porta è quasi inesistente e il pavimento di nuda terra. Il freddo che entra dalla porta e quello che affiora dal pavimento, non fa che accentuare l’artrosi di cui soffre la donna. Nel cuore mi è rimasta una ferita. Penso che la missione, che pure è andata bene, non avrebbe senso se non facciamo qualcosa per dare dignità a questi indigenti». Alla sera già arrivano le prime risposte via whatsapp al parroco: «Abbiamo trovato i soldi per rifare la porta. Mandaci le misure». Fonte: Focolares Cono Sur online (altro…)
Gen 2, 2017 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Mi sono svegliata stamattina, 1° gennaio, pronta a vivere questa giornata e questo anno che appena albeggia – scrive un’amica da Istanbul –. La prima notizia con cui mi imbatto è quella dell’attentato avvenuto alla Discoteca Reina Club durante la notte. Subito un senso di forte dolore, di sgomento. Non è possibile!!! Dopo qualche ora leggo nella parola di vita del mese: “Se davvero abbiamo sperimentato il suo amore, non possiamo non amare a nostra volta ed entrare, con coraggio, là dove c’è divisione, conflitto, odio, per portarvi concordia, pace, unità. L’amore ci permette di gettare il cuore al di là dell’ostacolo…”. È proprio fatta per me, per noi, che vogliamo continuare a credere e a vivere per la pace e la fratellanza universale. Gli auguri che ci scambiamo durante il giorno con tanti amici hanno un sapore misto di scoraggiamento e speranza. No! Non ci lasceremo sopraffare da chi ci vuol far credere che la pace è un’utopia. E da tutto il mondo tanti ci fanno sentire che non siamo soli». Ed è proprio così: non sono soli. Pur nello sgomento per il perpetrarsi di tanta ingiusta violenza, siamo infatti in tanti a scommettere e a prodigarsi ogni giorno per l’avvento della pace. Vogliamo fare nostro l’invito che Papa Francesco rivolge a tutti nel suo messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace che abbiamo appena celebrato: «Nel 2017, impegniamoci, con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune». (altro…)
Gen 2, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
https://vimeo.com/195974447 (Copyright 2016 © CSC Audiovisivi – All rights reserved) (altro…)
Gen 1, 2017 | Chiesa, Cultura, Spiritualità
«Il secolo scorso – scrive papa Francesco – è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi […] che provoca enormi sofferenze di cui siamo ben consapevoli: guerre in diversi Paesi e continenti; terrorismo, criminalità e attacchi armati imprevedibili; gli abusi subiti dai migranti e dalle vittime della tratta; la devastazione dell’ambiente. […] Rispondere alla violenza con la violenza conduce, nella migliore delle ipotesi, a migrazioni forzate e a immani sofferenze, poiché grandi quantità di risorse sono destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei giovani, delle famiglie in difficoltà, degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo. Nel peggiore dei casi, può portare alla morte, fisica e spirituale, di molti, se non addirittura di tutti. […] Essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza […] (che) non consiste nell’arrendersi al male […] ma nel rispondere al male con il bene, spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia. […] Quando Madre Teresa ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1979, dichiarò chiaramente il suo messaggio di nonviolenza attiva: «Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri […] (Ella) si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! – della povertà creata da loro stessi. […] La nonviolenza praticata con decisione e coerenza ha prodotto risultati impressionanti. I successi ottenuti dal Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan nella liberazione dell’India, e da Martin Luther King Jr contro la discriminazione razziale non saranno mai dimenticati. Le donne, in particolare, sono spesso leader di nonviolenza, come, ad esempio, Leymah Gbowee e migliaia di donne liberiane, che hanno organizzato incontri di preghiera e protesta nonviolenta (pray-ins) ottenendo negoziati di alto livello per la conclusione della seconda guerra civile in Liberia. […] L’impegno a favore delle vittime dell’ingiustizia e della violenza non è un patrimonio esclusivo della Chiesa Cattolica, ma è proprio di molte tradizioni religiose, per le quali […] la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita. Lo ribadisco con forza: nessuna religione è terrorista. La violenza è una profanazione del nome di Dio. Non stanchiamoci mai di ripeterlo: mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra! […] Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’interno della famiglia. […] La famiglia è l’indispensabile crogiolo attraverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato, e dove gli attriti o addirittura i conflitti devono essere superati non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono. […] Rivolgo un appello in favore del disarmo, nonché della proibizione e dell’abolizione delle armi nucleari: la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono fondare questo tipo di etica. Con uguale urgenza supplico che si arrestino la violenza domestica e gli abusi su donne e bambini. […] Nel 2017, impegniamoci, con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno bandito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune». Leggi il messaggio integrale (altro…)
Dic 31, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Spiritualità
[…] La storia non è fatta che di guerre e noi bambini, dai banchi della scuola, abbiamo quasi imparato che le guerre sono buone, sono sante, quasi la salvaguardia della propria patria […] Ma se noi sentiamo riecheggiare nel nostro animo gli appelli dei Papi, […] sentiamo quanto essi paventassero per l’umanità la guerra e come essi scendessero, chiamati o no, tra i governanti a cercare di placare le ire e gli interessi e ad allontanare la terribile sciagura della guerra con la quale tutto si perde mentre con la pace tutto è guadagnato. E questo perché la storia è una sequela di lotte fratricide fra popoli fratelli cui è stato dato dall’unico Padrone del mondo un pezzo di terra per coltivarla e viverci. Egli benedice la pace perché la pace ha impersonato. Noi che vediamo come il Signore si stia conquistando ad uno ad uno i cuori dei figli suoi di tutte le nazioni, di tutte le lingue, tramutandoli in figli dell’amore, della gioia, della pace, dell’arditezza, della forza, noi speriamo che il Signore abbia pietà di questo mondo diviso e sbandato, di questi popoli rinchiusi nel proprio guscio a contemplare la propria bellezza – per loro unica – limitata ed insoddisfacente, a tenersi coi denti stretti i propri tesori – anche quei beni che potrebbero servire ad altri popoli presso cui si muore di fame –, e faccia crollare le barriere e correre con flusso ininterrotto la carità tra terra e terra, torrente di beni spirituali e materiali. Speriamo che il Signore componga un ordine nuovo nel mondo, Egli, il solo capace di fare dell’umanità una famiglia e di coltivare quelle distinzioni fra i popoli, perché nello splendore di ciascuno, messo a servizio dell’altro, riluca l’unica luce di vita che abbellendo la patria terrena fa di essa un’anticamera della Patria eterna. Forse quanto si va dicendo può sembrare un sogno. Ma – a parte il fatto che, se il rapporto fra i cristiani è il mutuo amore, il rapporto fra popoli cristiani non può non essere il mutuo amore, per quella logica del Vangelo che non cambia – c’è un vincolo che già unisce i popoli fortemente e che voce di popolo, di ogni popolo, ha già proclamato, quella voce di popolo che è così spesso voce di Dio. Questo vincolo nascosto e custodito nel cuore di ogni nazione è Maria. Chi riuscirà a distogliere i brasiliani dall’idea che Maria è la Regina della loro terra? E chi potrà negare ai portoghesi che Maria è la «Nostra Signora di Fatima»? O chi non riconoscerà ai francesi la «bella piccola Signora di Lourdes»? E ai polacchi la Madonna di Czestochowa? E agl’inglesi l’essere – la loro terra – «feudo di Maria»? E chi potrà negare che Maria è la «castellana d’Italia»? […] Tutti i popoli cristiani l’hanno già proclamata Regina loro, di loro e dei loro figli. Ma una cosa manca, e questa non la può fare Maria dobbiamo aiutarla noi: manca la nostra collaborazione perché i popoli cattolici, come tanti fratelli uniti, vadano da lei a riconoscerla insieme Madre e Regina. Noi possiamo incoronarla tale se, con la nostra conversione, con le nostre preghiere, con la nostra azione, togliamo il velo che ancora copre la sua corona […] Quel pezzo di mondo che sta nelle nostre mani dobbiamo deporlo […] ai piedi della più grande Regina che Cielo e terra conoscano: Regina degli uomini, Regina dei santi, Regina degli angeli, perché quando era in terra ha saputo immolare totalmente se stessa, ancella del Signore, ed insegnare con ciò ai figli suoi la via dell’unità, dell’abbraccio universale degli uomini, affinché sia come in Cielo così in terra. Da Chiara Lubich, Scritti Spirituali/1, pp.210-213 (altro…)
Dic 30, 2016 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
No Porto dia 6 de janeiro ás 20h no centro de cultura e espiritualidade cristã para universitários. Em Cascais, para ajudar as comunidades da Síria, dia 7 de janeiro. Missa ás 18h seguida do jantar ás 19h30.
Dic 30, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Scarica brochure con il programma Diretta streaming 11 Marzo 2017, 16:00-18:30 (CET, UTC+1)
Un
percorso di vita e pensiero da condividere lungo tutto l’arco dell’anno alle diverse latitudini. A 50 anni dalla fondazione, durante tutto il 2017, si realizzeranno vari eventi e iniziative locali in diversi Paesi del mondo. Un percorso di vita e pensiero in più tappe per mettere in luce il valore antropologico e universale della famiglia nella prospettiva della “fratellanza universale”, testimoniare la ricchezza delle diversità culturali e sociali insieme all’ideale dell’unità incarnato nella vita di famiglia. L’evento centrale si terrà a Loppiano dal 10 al 12 marzo 2017. Previste circa 800 persone in rappresentanza da tutto il mondo. Le famiglie potranno immergersi pienamente nella realtà della cittadella internazionale dei Focolari e testimoniare il sogno di Chiara che attraversa tutti i continenti. Al mattino, workshop per adulti, giovani ragazzi e bambini, realizzati in collaborazione con il movimento parrocchiale, i centri gen3 e gen4, AfnOnlus e AMU. Nel pomeriggio l’incontro presso l’Auditorium in diretta streaming accoglierà anche gli esperti di tematiche familiari partecipanti al Seminario Culturale che si terrà presso l’Università Sophia (10 -11 marzo 2017). Da questo seminario di respiro universale prenderà inoltre il via il futuro Centro Studi sulla famiglia, con l’obiettivo di approfondire il contributo della spiritualità dell’unità per la famiglia nelle sfide di oggi. Per informazione www.famiglienuove.org famiglienuove@focolare.org https://www.youtube.com/watch?v=DFZW86NLhaA (altro…)
Dic 30, 2016 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Così è la brama così è l’ira, esse nascono dal rajas, dalla passione dei sensi che tutto divora…» (Bhagavad Gita 3,37). È una delle citazioni fatte da Paramahamsa Svami Yogananda Ghiri, presidente onorario dell’Unione Induista italiana (UII), nel suo discorso di saluto alla 1° Conferenza cristiano-induista, che il 6 dicembre ha gremito l’aula magna dell’Università Gregoriana (Roma). Ad aprire i lavori il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, promotore dell’evento, in collaborazione con l’UII, la Conferenza episcopale italiana, Religions for Peace e il Movimento dei Focolari. Il prelato, nell’esprimere la sua gioia per questo momento di dialogo, auspica fiducioso: «Con la nostra luce interiore che arde e illumina, saremo capaci di orientare ogni nostro passo sulla via della Pace». Cristianesimo ed induismo, religioni rappresentate in egual misura da 300 persone animate da un profondo desiderio di conoscenza e di comunione reciproche. Due emblemi campeggiano nell’aula: la Lampada e il Crocefisso, ambedue simboli di luce. “Luce di Pace” è, infatti, il titolo della giornata trascorsa nel dialogo e nella ricerca di costruire insieme la Pace. Significative le parole del vescovo Paul Gallagher, segretario per i rapporti del Vaticano con gli Stati che, dopo aver ricordato i molti conflitti presenti nel pianeta, si appella alla comunità internazionale per un «superamento della logica dell’individualismo, della competitività, del voler essere i primi» e chiede che al più presto si promuova “un’etica della solidarietà”.
Di grande interesse anche l’analisi del prof. Naso dell’Università La Sapienza (Roma). Egli, dopo aver riportato i tristi dati della conflittualità generata da motivi religiosi, ricorda i molti casi in cui sono proprio le comunità di fede a diventare mediatori di processi di pace (es. Irlanda del Nord, Sudafrica, Mozambico). Ciò fa sperare che «le religioni possano davvero giocare un ruolo costruttivo nelle situazioni di conflitto». Vivace e supportata da esperienze personali, la relazione della psicologa induista Sangita Dubey, sulle differenze culturali e sui costi psichici della migrazione dovuti alla diversa alimentazione, lingua, mentalità… Afferma, perciò, che occorre moltiplicare gli eventi interreligiosi, così da penetrare nelle tradizioni dell’altro, accogliendo le rispettive diversità. “La sconfitta del dialogo”, sottolinea Svamini Hamsananda Ghiri (UII) nel suo discorso sulla prospettiva induista, «è la paura, l’indifferenza, il fondamentalismo, il sospetto dell’altro»; per perseguire il bene comune occorre «vedere l’altro come fratello, perché generato da un Dio Padre». Paolo Trianni, dell’Ateneo di S. Anselmo, a cui è chiesto di esprimere la prospettiva cristiana, conclude: «Quando s’incontrano due civiltà millenarie, due spiritualità così profonde, non possono che discenderne grandi ricchezze». Due esperienze di dialogo hanno dato concretezza alle prospettive tracciate: fr. Cesare Bovinelli monaco di Camaldoli (Italia), ha ricordato la grande sintonia sui temi dell’ambiente negli incontri di Assisi; una giovane dei Focolari, Aileen Carneiro, dell’India, ha descritto le molteplici attività svolte nel suo Paese con giovani indù e cristiani. In particolare, la sinergia con il gruppo gandhiano Shanti Ashram di Coimbatore, da cui ha preso vita un progetto tendente a risolvere la povertà seguendo l’Economia di Comunione. Aileen ha spiegato che va privilegiato il dialogo della vita, mettendo in pratica la cosiddetta Regola d’Oro: «Fai agli altri tutto ciò che vorresti fosse fatto a te». La Conferenza si è conclusa con uno spazio culturale di poesie, canti e danze sacre indù, in cui l’arte è diventata ulteriore motivo di comunione, degna cornice alla lettura del Comunicato congiunto Anna Friso (altro…)
Dic 29, 2016 | Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
https://vimeo.com/183142539 (altro…)