Movimento dei Focolari

Parola di vita – Novembre 2016

Ci sono momenti nei quali ci sentiamo contenti, pieni di forze e tutto sembra facile e leggero. Altre volte siamo assaliti da difficoltà che amareggiano le nostre giornate. Possono essere i piccoli fallimenti nell’amare le persone che ci sono accanto, l’incapacità di condividere con altri il nostro ideale di vita. Oppure sopraggiungono malattie, ristrettezze economiche, delusioni familiari, dubbi e tribolazioni interiori, perdita di lavoro, situazioni di guerra, che ci schiacciano e appaiono senza via di uscita. Ciò che pesa maggiormente in queste circostanze è sentirci costretti ad affrontare da soli le prove della vita, senza il sostegno di qualcuno capace di darci un aiuto decisivo. Poche persone come l’apostolo Paolo hanno vissuto con tanta intensità gioie e dolori, successi e incomprensioni. Eppure egli ha saputo perseguire con coraggio la sua missione, senza cedere allo scoraggiamento. Era un supereroe? No, si sentiva debole, fragile, inadeguato, ma possedeva un segreto, che confida ai suoi amici di Filippi: “Tutto posso in colui che mi dà la forza”. Aveva scoperto nella propria vita la presenza costante di Gesù. Anche quando tutti lo avevano abbandonato, Paolo non si è mai sentito solo: Gesù gli è rimasto vicino. Era lui che gli dava sicurezza e lo spingeva ad andare avanti, ad affrontare ogni avversità. Era entrato pienamente nella sua vita divenendo la sua forza. Quello di Paolo può essere anche il nostro segreto. Tutto posso quando anche in un dolore riconosco e accolgo la vicinanza misteriosa di Gesù che quasi si identifica e prende su di sé quel dolore. Tutto posso quando vivo in comunione d’amore con altri, perché allora Egli viene in mezzo a noi, come ha promesso (cf Mt 18,20), e sono sostenuto dalla forza dell’unità. Tutto posso quando accolgo e metto in pratica le parole del Vangelo: mi fanno scorgere la strada che sono chiamato a percorrere giorno dopo giorno, mi insegnano come vivere, mi danno fiducia. Avrò la forza per affrontare non soltanto le mie prove personali, o della mia famiglia, ma anche quelle del mondo attorno a me. Può sembrare un’ingenuità, un’utopia, tanto immani sono i problemi della società e delle nazioni. Eppure “tutto” possiamo con la presenza dell’Onnipotente; “tutto” e solo il bene che Egli, nel suo amore misericordioso, ha pensato per me e per gli altri attraverso di me. E se non si attualizza subito, possiamo continuare a credere e sperare nel progetto d’amore di Dio che abbraccia l’eternità e si compirà comunque. Basterà lavorare “a due”, come insegnava Chiara Lubich: «Io non posso far nulla in quel caso, per quella persona cara in pericolo o ammalata, per quella circostanza intricata… Ebbene io farò ciò che Dio vuole da me in quest’attimo: studiare bene, spazzare bene, pregare bene, accudire bene i miei bambini… E Dio penserà a sbrogliare quella matassa, a confortare chi soffre, a risolvere quell’imprevisto. È un lavoro a due in perfetta comunione, che richiede a noi grande fede nell’amore di Dio per i suoi figli e mette Dio stesso, per il nostro agire, nella possibilità d’aver fiducia in noi. Questa reciproca confidenza opera miracoli. Si vedrà che, dove noi non siamo arrivati, è veramente arrivato un Altro, che ha fatto immensamente meglio di noi»1. Fabio Ciardi 1.Chiara Lubich, Scritti Spirituali/2, Città Nuova, Roma 19972, pp.194-195. (altro…)

Famiglie Nuove: cuore allargato

Famiglie Nuove: cuore allargato

La famiglia Ferri

«Abbiamo sempre desiderato una famiglia allargata», raccontano Corrado ed Elisabetta Ferri. Ma per chi ha già cinque figli, di età compresa tra i 10 e i 21 anni, allargare la famiglia acquista tutto un altro valore: significa estendere il proprio cuore ai problemi del mondo, non di certo senza sacrifici. Corrado ed Elisabetta sono sposati da 24 anni e, guardando i loro figli crescere circondati dall’amore che solo il calore familiare sa donare, hanno desiderato aiutare chi quell’affetto non ce l’ha. “Per questo – raccontano – appena le condizioni economiche ce l’hanno permesso, abbiamo aderito ad uno dei progetti SAD (Sostegno a Distanza) dell’Associazione AFNOnlus e abbiamo accolto Athiphong, un bambino thailandese“. Dopo circa vent’anni di sostegno e corrispondenze intense, Athiphong, ormai adulto, ha trovato un lavoro e, grazie agli studi intrapresi, può oggi sostenere la sua nuova famiglia e quella di origine. «Un anno abbiamo potuto arrotondare un po’ la somma inviata per il sostegno, poca cosa in verità, ma è stato toccante apprendere che con quel piccolo extra la famiglia di Athiphong aveva potuto “pavimentare” in cemento l’interno della modesta abitazione, destando l’ammirazione ed il compiacimento anche dei vicini». Ora che Athiphong è indipendente, la famiglia Ferri ha deciso di sostenere una ragazza thailandese. Avendo vissuto questa esperienza ed essendo cresciuti in un ambiente in cui si vive di solidarietà e condivisione, i figli di Corrado ed Elisabetta hanno deciso di mettere insieme tutti i risparmi ottenuti dai compleanni e dalle festività di ognuno, indirizzandoli ad un nuovo sostegno. Questo ha reso possibile l’arrivo di Maleta, uno splendido bambino congolese. «Che sorpresa e che risate ci siamo fatti quando, qualche Natale fa, ci è arrivata la consueta letterina con foto, nella quale Maleta, insieme ad un simpatico gruppetto di coetanei, sfoggiavano orgogliosi le magliette della squadra di calcio italiana di cui tutti noi in famiglia siamo tifosi». È così che il legame familiare non conosce distanze e tutti condividono le vicende, anche dolorose, di Maleta, il quale, trasferendosi in un’altra città con la zia, è stato accompagnato dal ricordo e dalle preghiere dei loro genitori e fratelli lontani. «Ora i nostri figli, tutti insieme, sostengono il piccolo Nzata». A continuare questa straordinaria catena della solidarietà è Edoardo, il secondogenito. Diplomatosi con il massimo dei voti, ha partecipato ad un concorso. Si è aggiudicato il primo premio ed una borsa di studio in denaro di una certa entità: “Noi tutti in famiglia – raccontano Corrado ed Elisabetta – eravamo talmente orgogliosi di lui e dell’ottimo risultato raggiunto con grande sforzo, da insistere affinché tenesse quella somma tutta per sé, perché se l’era meritata. Ma lui ha voluto pensarci qualche giorno e, poi, con un po’ di sorpresa da parte nostra, ci ha detto che avrebbe volentieri destinato la somma ad un bambino, con un nuovo sostegno a distanza, tutto suo. È così che ora nella nostra famiglia è arrivata una bambina dalla Giordania». E concludono convinti: «Crediamo che questo cuore allargato abbia fatto bene a noi e ai nostri figli e che l’amore che si dona ritorni sempre indietro a piene mani». (altro…)

Africa: progetto “Tutti a scuola!”

Africa: progetto “Tutti a scuola!”

Lake KivuRagazzi che studiano seduti su tronchi d’albero, usando come banco le proprie ginocchia. Succede nell’isola di Idjwi, al centro del lago Kivu, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo. Per la sua posizione è stata usata come piattaforma per i movimenti segreti di diverse truppe militari, nei recenti conflitti che hanno riguardato il Paese. Sull’isola mancano molti servizi tra cui la fornitura di corrente elettrica e i trasporti. Gli spostamenti della popolazione tra l’isola e la terra ferma avvengono principalmente con piroghe che, per la loro instabilità, sono causa di numerosi incidenti e decessi per naufragi e annegamenti. Ciò determina un alto tasso di mortalità: dai dati risulta che in una famiglia su 5 vi è la presenza di una vedova o di un orfano. L’economia dell’isola si basa sull’agricoltura e la pesca. In particolare si coltivano fagioli, manioca, arachidi, soia e caffè. È diffuso l’allevamento di polli, capre, tacchini e maiali. Negli ultimi anni, tuttavia, la produzione agricola è diminuita per diversi motivi fra cui il degrado della qualità del suolo, la scarsa formazione dei contadini, l’assenza di semi e varietà più resistenti alle malattie. Data la situazione economica, molti giovani sull’isola non hanno un lavoro e prospettive professionali. Le quattro parrocchie presenti cercano di rispondere a questo bisogno della popolazione locale. In particolare in quella di Bumpeta, nella parte settentrionale dell’isola, che conta circa 76.000 abitanti. Molto attiva nella gestione di scuole primarie e secondarie, ha ricevuto per questo un riconoscimento dallo Stato congolese. 20161026-01Vista la partecipazione attiva della popolazione per promuovere l’istruzione dei bambini e dei giovani dell’isola, l’AMU ha avviato un progetto che punta con convinzione al futuro del Paese e che si propone di sostenere la parrocchia di Bumpeta nell’equipaggiamento dell’Istituto Cikoma. Si tratta di una scuola superiore ad indirizzo pedagogico e sociale che forma i futuri insegnanti dell’isola. Una scuola dunque che punta al futuro ma che ha a che fare con un presente segnato dall’arretratezza, con una popolazione che stenta ad uscire dalla povertà. La scuola è frequentata da circa 900 ragazzi e ragazze suddivisi in 14 classi. In alcune ci sono banchi fatiscenti, in altre mancano del tutto. In particolare il progetto prevede di dotare la scuola di 308 banchi di cui è sprovvista. Al momento molti studenti usano ancora come sedie dei tronchi d’albero e come tavolo le ginocchia, con la conseguenza di seri disturbi posturali alla schiena e al collo. I banchi saranno costruiti da una fabbrica congolese e in questo modo il progetto contribuirà anche a sostenere le attività produttive locali. La popolazione di Bumpeta partecipa attivamente alla realizzazione del progetto e si farà carico in particolare del trasporto dei banchi sull’isola. Fonte: AMU online (altro…)

Crescere è una straordinaria avventura

Crescere è una straordinaria avventura

CrescereStraordinariaAvventuraApprofondimenti e riflessioni per capire cosa significa crescere oggi, in un tempo globalizzato come il nostro, e cosa significa educare, ribadendo l’urgenza di valori condivisi che illuminino l’uomo e lo aiutino nella costruzione di una personalità in grado di affrontare la complessità del mondo. IL DVD allegato raccoglie 6 lezioni (circa 20 minuti l’una) destinate ai genitori e agli educatori che cercano di gettare una luce sullo sviluppo evolutivo del bambino e del preadolescente. Tra i temi trattati: le sfide educative del presente, lo sviluppo del bambino dalla nascita alla scuola materna, la scuola elementare, gli aspetti psicologici della preadolescenza, gli stili relazionali, l’educazione al sacro e molto altro. Ezio Aceti è psicologo, psicoterapeuta e formatore. Consigliere dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, è docente e formatore presso molti enti e associazioni. È autore di numerose pubblicazioni per Città Nuova, tra cui ricordiamo: Nonni oggi. Se non ci fossero bisognerebbe inventarli (2013); Educare al sacro. Una risposta alla crisi della società post-moderna (2011, 20154); I linguaggi del corpo. Per un rapporto armonioso con sé e con gli altri (2007, 20133); Comunicare fuori e dentro la famiglia. Una risposta alle sfide della società (2004, 20155). LA COLLANA: FAMIGLIA OGGI propone riflessioni ed esperienze volte a illuminare le realtà della famiglia in tutti i suoi aspetti, dalla formazione al rapporto di coppia al superamento delle crisi matrimoniali; dal rapporto con i figli al contesto sociale con cui confrontarsi. Città Nuova editrice

L’Ungheria ricorda la rivoluzione del 1956

Quest’anno ricorre il 60.mo della rivoluzione ungherese del 1956. Ricorrenza molto sentita in tutto il Paese e legata anche ad alcuni fatti importanti del Movimento dei Focolari, in particolare allo sviluppo di una delle sue diramazioni: i volontari. Ma gli ideali del ‘56 sono rimasti legati ad una congiuntura che ora fa parte del passato, della storia dell’Ungheria? Oppure celebrare il 60.mo può diventare un’occasione per ravvivare e attualizzare quei valori per i quali hanno perso la vita migliaia di persone? Ecco uno sguardo ai fatti storici, attraverso le testimonianze di persone che ancora oggi s’impegnano nel sociale, fedeli ai valori più genuini perseguiti nel ‘56, a partire da una scelta evangelica. Video multilingue con sottotitoli https://youtu.be/F-m85VMcI8g https://youtu.be/bpxqy-fYHc8 (altro…)

In Nicaragua, frammenti di fraternità

In Nicaragua, frammenti di fraternità

2016-10-Nicaragua-02Dare e ricevere senza misura e con grande generosità. È ciò che i Giovani per un Mondo Unito di Managua (Nicaragua), hanno sperimentato nella loro visita alla piccola comunità del Movimento di La Cal, un villaggio che si arrampica a 1200 metri di altitudine nei pressi di Jinotega, la cosiddetta capitale del caffè. Muniti di alcuni sacchi di vestiario, cibo, medicinali, giocattoli, raccolti con l’aiuto della comunità di Managua, raggiungono dapprima Jinotega (tre ore di pullman); per poi percorrere, con un pick-up, 8 km di una strada che via via diventa sempre più accidentata, al punto che anche il fuoristrada deve arrendersi. Per raggiungere il villaggio rimane ancora 1 km e mezzo di bosco, irto di pietre, crepacci e ripidi pendii, che risultano inaccessibili perfino ai cavalli. E che i giovani devono affrontare a piedi e con i sacchi in spalla, mettendo alla prova la loro forma fisica. «Non si può immaginare la gioia e l’entusiasmo con i quali siamo stati ricevuti», raccontano i giovani i quali, fin dal primo impatto si rendono conto dello stato di precarietà in cui si trova La Cal. Le sue casette, tutte in legno e brulicanti di bambini, mancano di energia elettrica, di acqua corrente e di un presidio medico. Nel villaggio c’è un piccolo negozio con alcuni articoli di prima necessità, una scuoletta con un’unica aula e un unico insegnante e una piccolissima cappella nel caso arrivi qualche sacerdote per la messa. Se non fosse per dei piccoli pannelli solari installati da poco nelle casette, l’intero villaggio sarebbe completamente al buio. 2016-10-Nicaragua-01Con i Giovani per un Mondo Unito c’erano anche due medici. Una di essi, odontoiatra, inizia la giornata con una dimostrazione di igiene orale ad una trentina di bambini, felicissimi di poter usare dentifricio e spazzolini portati dalla dottoressa. All’ora di pranzo una famiglia vuole offrire delle buonissime tortillas ancora calde, mentre i giovani si intrattengono con le persone e fanno giocare i bambini. Nel pomeriggio si parla agli adulti sulla prevenzione della parassitosi. La giornata, molto intensa, si conclude con la lettura della Parola di Vita, un momento di forte spiritualità che coinvolge tutti. Commovente il gesto di un signore che alla fine vuole dare ai giovani la sua benedizione. Segue poi la distribuzione di tutto quanto i giovani avevano portato per loro. Per la notte era stato predisposto un locale opportunamente ripulito ricavato da un ex pollaio. «È stata un’emozione per noi – scrivono – poter rivivere l’esperienza dei focolarini di Trento il cui primo focolare era stato allestito in un ex-pollaio. Al mattino seguente, dopo una buona colazione preparata dalle signore del villaggio, e i calorosissimi saluti di tutti che ci hanno chiesto di ritornare al più presto, siamo ripartiti alla volta di Jinotega. Nella Cattedrale siamo andati a ringraziare Dio per un’esperienza che ci ha così profondamente cambiati, che ci ha fatto conoscere persone generose che con dignità lottano per andare avanti, nella gioia di sentirsi immensamente amate da Dio. E per aver costruito, anche in mezzo a quelle montagne, un frammento di fraternità». (altro…)