Movimento dei Focolari
3° Summerjob in Slovenia, contro la povertà

3° Summerjob in Slovenia, contro la povertà

20161019-01Il 17 ottobre si è ricordata la Giornata Mondiale contro la Povertà, istituita per iniziativa di Padre Wresinski che, nel 1987, organizzò una grande manifestazione per i diritti umani a Parigi. La povertà assume volti diversi, incarna situazioni, luoghi, intere popolazioni. Non ci si abitua mai al fatto che gli esseri umani non possano godere di una vita degna di essere vissuta. I Giovani per un Mondo Unito della Slovenia, durante l’inverno, si dedicano – tra altre attività – all’organizzazione del “Summerjob”, un campo estivo di lavoro: alla ricerca del luogo, ai vari contatti con i sindaci, vescovi, parroci e persone di una data località, per capire come offrire il proprio contributo durante l’estate in favore delle persone in stato di necessità. Quest’anno la collaborazione con la Caritas locale ha permesso di trovare persone e famiglie che necessitano di un aiuto molto concreto. 20161019-02Si sono dati appuntamento a fine estate, dal 15 al 20 agosto scorsi, a Vrbje, un piccolo villaggio vicino a Celje. Questa terza edizione ha visto l’apertura di nove cantieri. Circa 40 persone si sono impegnate, per sette ore al giorno, in tante attività: come il lavoro nei campi, la ristrutturazione dello spazio esterno di una casa, la costruzione di un pollaio, la risistemazione della casa di un signora invalida, preparare aiuti per le popolazioni della Macedonia colpite dalle inondazioni o imbiancare l’abitazione di una signora che vive in condizioni misere. Si è trattato in particolare di mettere in pratica concretamente la fraternità, tessendo rapporti profondi con la gente del posto, e ridando a molti quella dignità che spesso sentono smarrita. Condividere alcune situazioni cercando di sollevare quanti vivono ai margini della società è una scelta impegnativa, che richiede energie e tempo, ma è soprattutto la scelta di donarsi quella che ha messo in moto l’iniziativa. 20161019-05Significativo quanto ci scrivono alcuni dei giovani partecipanti: «Proprio i lavori più impegnativi ci hanno fatto capire come alla base dell’indigenza ci siano spesso problemi di rapporti. Con una signora, ad esempio, nonostante il nostro lavoro fosse già definito da tempo, abbiamo speso qualche ora del primo giorno  solo per conoscerci, perché lei si potesse fidare di noi. Solo successivamente, ci ha permesso di fare qualcosa nel suo appartamento che necessitava di tutto». Tanto tempo per ascoltare, parlare con tanti e per scambiarsi esperienze, preoccupazioni, progetti futuri. Il tutto vissuto in un clima in cui tutti aiutano tutti, la disponibilità è massima e di conseguenza la gioia è davvero grande. Ma il Summerjob non è soltanto lavoro: la sera si condivide quanto si è vissuto durante il giorno e questi sono i momenti solenni, coinvolgenti, che legano e uniscono sempre più i partecipanti. Scrivono ancora: «Per salutarci, l’ultimo giorno insieme ai “datori di lavoro” abbiamo proposto di prendere un caffè e vedere le foto del campo estivo. È stato davvero inspiegabile quanto si è riuscito a costruire in soli quattro giorni. È stato un momento fortissimo!». In fondo, alla fine, chi riceve è sempre chi dona con gioia. Guarda la pagina facebook del Summerjob Slovenija 2016 (altro…)

Povertà: Una guida per comprendere le cause strutturali della disuguaglianza

Povertà: Una guida per comprendere le cause strutturali della disuguaglianza

PovertàDossier di approfondimento e dialogo su temi di attualità. 112 pagine per conoscere l’argomento e le diverse posizioni in campo. Un accessibile strumento di informazione per non scivolare nelle secche dello scontro ingenuo e demagogico. Rapporti e statistiche ufficiali confermano la progressiva concentrazione della ricchezza nelle mani dell’1% della popolazione mondiale. È un’“economia che uccide” e produce scarti umani. Una guida per comprendere le radici delle diseguaglianze, causa ed effetto di una crisi, non solo economica, che rischia di travolgere la democrazia. Leonardo Becchetti è ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata. Editorialista di «Avvenire», curatore del blog “La felicità sostenibile” di Repubblica.it, presidente del comitato etico di Etica sgr, è autore di numerosi testi. Per Città Nuova ha scritto Oltre l’homo oeconomicus. Felicità, responsabilità, economia delle relazioni (2009). Maurizio Franzini è ordinario di Politica economica presso l’Università di Roma “La Sapienza”, direttore del «Menabò di Etica ed Economia». Alberto Mingardi, giornalista, studioso e scrittore, è direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni. Chiara Saraceno, già professoressa di Sociologia della famiglia presso la facoltà di Scienze politiche all’Università di Torino, attualmente è honorary fellow al Collegio Carlo Alberto di Torino. Vittorio Pelligra è professore associato in Politica economica presso l’Università di Cagliari e invited professor presso l’International University Insitute “Sophia”. Città Nuova editrice

All’Unesco, vent’anni dopo, per “Reinventare la pace”

All’Unesco, vent’anni dopo, per “Reinventare la pace”

Invito_Unesco_It_digitaleLe guerre, che lacerano da troppi anni i continenti distanti a un braccio di mare dall’Europa, sono entrate in casa nostra e il terrorismo è l’ultima frontiera con la quale dobbiamo fare i conti. E proprio in Francia, un anno dopo il terribile massacro del Bataclan, si rilancia la scommessa della pace. Il 17 dicembre 1996 a Parigi, Chiara Lubich riceveva dall’Unesco il Premio “Per l’educazione alla pace, in riconoscimento alla sua vita tutta spesa per diffondere e formare alla cultura dell’unità e della pace migliaia e migliaia di persone di ogni credo e latitudine. Il Movimento dei Focolari, presente all’Unesco attraverso la Ong New Humanity, la Direzione Generale dell’Unesco e l’Osservatore Permanente della Santa Sede, insieme hanno avvertito l’esigenza di testimoniare e riaffermare l’impegno per l’unità e la pace, proponendo una giornata ricca di riflessioni e testimonianze articolate in cinque piste principali:  Educazione, Bene comune, Giustizia, Ecologia e Arte. Il tema dell’evento Lo scorso aprile, nella sede dell’Onu a New York, nel suo intervento ad un dibattito tematico ad Alto livello sulla promozione della tolleranza e della riconciliazione, l’attuale Presidente del dei Focolari, Maria Voce ha proposto, per puntare alla pace, la radicalità del dialogo «che è rischioso, esigente, sfidante, che punta a recidere le radici dell’incomprensione, della paura, del risentimento». La sfida del dialogo è quanto mai attuale, punto da cui partire per costruire, giorno dopo giorno, i tasselli del mosaico della pace. Un pianeta dove possano esistere il mutuo riconoscimento delle identità e delle differenze, la ricostruzione di un tessuto sociale lacerato, una nuova attenzione ai bisogni, alla giustizia, alla dignità umana, alla condivisione dei beni. La stessa parola pace attinge il suo senso più profondo dalla radice sanscrita pak che significa legare, unire. Impegnarsi a reinventare la pace, perciò, significa puntare a stabilire legami che richiedono il coinvolgimento di risorse umane, intellettuali, istituzionali. Vuol dire chiamare in causa l’economia mondiale, il diritto internazionale, l’educazione alla pace a tutti i livelli. Valorizzare la diversità culturale, cioè la ricchezza dell’identità dei singoli popoli. Formare le nuove generazioni ad una cultura del dialogo e dell’incontro. Affrontare concretamente il dramma migratorio. Tutelare l’ambiente. Contrastare la corruzione e promuovere la legalità ad ogni livello. Fermare l’incremento delle spese militari e del commercio internazionale degli armamenti. Lavorare per un nuovo assetto di sicurezza, stabilità e cooperazione per il Medio Oriente. Programma e relatori All’evento prenderanno parte rappresentanti del mondo diplomatico, esperti di relazioni internazionali e dei processi di pace ed esponenti di New Humanity e del Movimento dei Focolari. La prima sessione, dal titolo “Chiara Lubich, l’educazione alla pace”, sarà introdotta dal rappresentante dell’Unesco e da Mons. Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede.  Seguiranno gli interventi di Maria Voce e Jesús Morán, rispettivamente presidente e copresidente dei Focolari. La seconda sessione, “Cinque percorsi per l’educazione alla pace nei cinque continenti”, seguirà con la testimonianza di buone prassi da tutto il mondo. Nel pomeriggio si svolgerà “Il dialogo, rimedio delle divisioni del mondo”, sessione aperta da Enrico Letta, già Primo Ministro Italiano e attuale Presidente dell’Istituto Jacques Delors. Seguiranno due momenti di confronto su religioni, economia e politica.


Info :   Unesco   –  New Humanity Roma: Tel: +39 06 94798133/+39 338 2640371;  info.unesco2016@focolare.org Paris: Tel: +33 6 73 78 56 64 Email: reinventerlapaix2016@gmail.com (altro…)

Giordani e la pedagogia cristiana

Giordani e la pedagogia cristiana

Igino Giordani«Educare significa accendere una fiamma, e non colmare un otre. Ma se è una fiamma da alimentare, l’uomo va educato a custodire e aumentare calore e luce: ha bisogno di un’educazione, la quale non dura nella sola epoca dell’infanzia, ma si svolge dalla nascita alla morte, e cioè tutto il tratto in cui occorre dar calore e far luce». Giordani fu uno scrittore e un giornalista, un uomo politico, ma fu anche un formidabile educatore. I suoi scritti erano progettati per insegnare, per formare il cittadino alla vita retta e, di fatto, furono molti – del laicato e del clero, nella Chiesa e nella società civile – che si formarono sulle pubblicazioni giordaniane, nel difficile periodo della resistenza culturale al fascismo e poi negli anni della guerra fredda. Giordani viveva e scriveva, scriveva e con ciò insegnava. A suo avviso, l’educazione deve essere un processo universale, coinvolgente tutti i cittadini. Il senso della funzione educativa è quello di trasmettere due principi fondanti la persona: libertà e responsabilità. Ricorrendo a una immagine di Plutarco, per Giordani educare significa accendere una fiamma, e creare le condizioni perché il discente sappia tenerla costantemente viva. Il baricentro del processo educativo, con ciò, si sposta dal docente al discente, e dalla infanzia all’intero arco della vita, verso un’autentica educazione permanente: «Gli educatori sono d’ordine naturale: famiglia e Stato, e d’ordine soprannaturale: Chiesa. Quando gli uni e l’altra collaborano verso il raggiungimento d’un solo ideale, cooperando anzichè urtandosi, l’educazione raggiunge la piena efficacia. Allora individui e masse non stanno inebetiti e neutrali di fronte al proprio destino, ma lo affrontano con coraggio: allora si hanno i periodi epici delle grandi imprese di pace e di guerra, del pensiero e del lavoro. La famiglia non è solo un vivaio o un brefotrofio o un alloggio corporativo: è una chiesa e una scuola. I genitori hanno il diritto da natura, e dunque da Dio, di educare, oltre che di generare e di nutrire, i figli: diritto e dovere, inalienabili, anteriori a ogni altro diritto della società civile. 20161016-01La famiglia educherà se i genitori saranno non solo educati, ma se avranno la coscienza della loro missione di maestri; se sapranno alimentare nelle anime infantili ideali superiori al vitto e alla carriera; se agiranno come piccola chiesa docente. La religione serve anche a ricordare, elevare e proteggere l’obbligo pedagogico della famiglia. E la politica deve fare altrettanto. Lo Stato quindi è l’altro grande educatore: e compie questo suo dovere soprattutto attraverso la scuola. Oggi lo Stato ha le sue scuole, ed ha pieno naturale diritto d’averle. Ma non sarebbe più nel suo diritto se in queste scuole coartasse la coscienza religiosa e pervertisse quella morale; peggio ancora se impedisse alla Chiesa di avere le sue scuole». «In quanto tocca la morale, l’educazione è, o dovrebbe essere, unica, dalla famiglia allo Stato, dalla parrocchia alla professione; l’educazione che trae norma dalla legge di Dio e costruisce su questa le leggi dell’uomo: un’educazione, la cui anima è una fede trascendente che, come tale, strappa gl’individui all’individualismo e li collega tra  loro, per l’impulso della giustizia e della carità. Come è stato detto da un pedàgogo illustre: “la vera cultura sociale è nata sul Golgotha”». (Igino Giordani, “Educazione e istruzione” in La società cristiana, Città Nuova,  (1942) 2010, pp. 108 – 111) (altro…)

Melbourne: insieme agli alcolisti

Melbourne: insieme agli alcolisti

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Kevin Kelly

«Ho pensato di fare qualcosa per gli altri quando ho conosciuto i Focolari. Ho aderito subito alla proposta di dedicare un po’ del mio tempo  al “The way”, un centro di accoglienza per persone alcoliste senza fissa dimora. È gente che ha trascorso una vita sulla strada ed ora è anziana o troppo malandata per affrontare da sola quel poco che resta della vita. Qui conosco Paddy, un giovane irlandese che aveva combattuto a fianco degli inglesi. Come molti ex- soldati non è più riuscito ad affrontare la vita normale e quindi a smettere di bere. In un momento di lucidità mi racconta che non ha mai sparato per uccidere, ma solo mirato alle gambe. Una sera mi rendo conto che sta davvero male e che non avrebbe superato la notte. Chiamo un amico sacerdote che riesce a dargli l’unzione degli infermi. Insieme poi lo laviamo e lo prepariamo per la sepoltura. Prenderci cura di Paddy, che dopo tanta sofferenza è ora nella pace, è per noi come deporre Gesù dalla croce. Lo facciamo con la stessa sacralità. In seguito conosco Peter, un medico dell’ospedale St Vincents col quale condividiamo le esperienze con gli alcolisti. Lui è intenzionato ad aprire un centro non ospedaliero per la riabilitazione dall’alcool e mi chiede se voglio interessarmi della gestione di questa nuova struttura. D’accordo con mia moglie, chiedo 3 anni di aspettativa dal servizio pubblico dove lavoro e inizio una stretta relazione con il personale dell’ospedale per creare le giuste condizioni per aprire il nuovo centro. Dopo molte consultazioni si apre in un vecchio pub a Fitzroy. Il personale è composto da un infermiere con grande esperienza nel settore, alcuni professionisti in vari campi, ma soprattutto da ex alcolisti: persone meravigliose, onesti con se stessi e con gli altri; grazie alla loro esperienza sono di grande aiuto agli utenti, soprattutto nella prima fase di astinenza. 20161014-01Lavorare con loro è un’esperienza davvero interessante. Quasi tutti hanno ottenuto la sobrietà attraverso “Alcolisti Anonimi” ed ora sanno come comportarsi con chi c’è ancora “dentro”. Sono esseri umani speciali, persone che nell’accettazione della loro condizione, sono riusciti ad uscirne trasformandone in positivo la sofferenza. Ad un certo punto ci rendiamo conto che alcuni utenti abituali, persone senza fissa dimora e indigenti, si rivolgono al centro soltanto per smaltire la sbornia, per poi tornare alle loro vecchie abitudini. Questo comportamento, per gli ex alcolisti che investono così tanto per aiutare le persone a recuperarsi, è molto difficile da accettare. Grazie al rapporto fraterno che si è stabilito fra di noi, posso condividere con loro un semplice ma rivoluzionario insegnamento di Chiara Lubich: “vederci l’un l’altro ogni giorno con occhi nuovi, come persone nuove”. La maggior parte dei collaboratori, non senza difficoltà, accetta di far suo questo principio. E gli effetti non tardano ad arrivare: un utente abituale, con il record per numero di presenze, trattato da noi ogni volta come una persona nuova, quando meno ce lo aspettiamo decide di smettere. Si lascia aiutare e, nello stupore di tutti, continua a mantenersi sobrio anche nel lungo periodo, aiutando a sua volta altre persone. Vivere a contatto con gli alcolisti mi dà l’opportunità di condividere la loro sofferenza e il ruolo di essa nello sviluppo delle persone. E anche di testimoniare l’importanza di accettare e di amare ogni persona al di là di come si presenta, dando a ciascuna tutta la fiducia di cui ha bisogno». (altro…)

Gen Verde: Tessendo insieme il futuro

Gen Verde: Tessendo insieme il futuro

Gen Verde_LoppianoLab-01Intonato stavolta alla “powertà”la povertà delle ricchezze e la ricchezza delle povertà – ha riaperto il suo cantiere LoppianoLab 2016, uno spazio dove nessuno è solo spettatore. Col filo della cultura dell’unità si intrecciano persone e istituzioni, idee ed esperienze e si prova insieme a ricucire strappi e a tessere un domani più fraterno nei vari campi del vivere. «Quest’anno – è stata una novità – abbiamo proposto “Giovani in action!”, workshop artistici aperti a chi più di tutti, per condizione anagrafica, è in cerca di un futuro diverso», racconta Mileni del Gen Verde. Così 160 giovani, tra cui italiani e una cinquantina provenienti da diverse parti del mondo coinvolti in un’arricchente esperienza d’interculturalità, hanno collaborato uniti da un clima familiare d’ascolto, fiducia, contatto senza pregiudizi. «Hanno provato – ancora Mileni – a “capire l’esigenza di chi ci sta accanto e non solo la nostra”, come ci hanno detto. E anche: “Possiamo scegliere: o ignorare chi ha difficoltà oppure aiutarlo”; e soprattutto hanno scoperto il miracolo dell’“insieme”, e le ricchezze da condividere poi nella povertà di ogni quotidianità». Quando è stato chiesto loro: «Avete scoperto qualcosa di nuovo con questo lavoro?», hanno risposto: «Abbiamo capito il valore della solidarietà, dell’aiuto reciproco nel lavoro di squadra, il senso di responsabilità davanti al gruppo e di fiducia reciproca anche per raggiungere un migliore risultato». E poi: «il superamento della barriera della lingua o di chi è di un’altra città cercando una comunicazione sincera e attenta. L’affrontare i momenti di scoraggiamento, di fallimento, scoprire il valore della gioia o del cantare, danzare e suonare insieme».  E cosa userai nella tua vita quotidiana di ciò che hai sperimentato qui? Parlano ancora i giovani: «Ascoltare e fidarsi degli altri senza guardare me stesso». Un altro ha detto: «Abbiamo acquistato più fiducia in noi stessi e abbiamo capito che le persone non sono sempre come appaiono dall’esterno. Possiamo eliminare i pregiudizi sfruttando un clima socievole per integrarci meglio con gli altri». Gran finale, la performance insieme ai giovani offerta dal Gen Verde la sera conclusiva, in un Auditorium gremito di circa 900 persone, dove nessuno è rimasto seduto. Ascolto profondo, partecipazione e un’esplosione di gioia per tutti. Qualcuno diceva: «Ho apprezzato lo stile fresco, attuale, coinvolgente del concerto», e poi: «Ho sentito la forza nella diversità, è stato bellissimo. Alla fine avrei voluto dire tante cose, ma sono stato in silenzio. Silenzio per meditare tutti i valori che ci avete trasmesso».

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