Giu 26, 2015 | Chiesa, Cultura, Spiritualità

Luigino Bruni
«Sul nostro sistema capitalistico incombe un’enorme domanda di giustizia che si innalza dalle vittime e dagli “scarti” umani, una domanda che è particolarmente grave perché non viene più vista né udita. Papa Francesco è oggi l’unica autorità morale globale capace innanzitutto di vedere e sentire questa grande domanda etica sul mondo (e questo dipende dal suo proprio carisma), e poi porre interrogativi radicali (e questo nasce dalla sua agape). Nessun altra “agenzia” mondiale ha la sua libertà dai poteri forti dell’economia e della politica, una libertà che purtroppo né l’Onu né la Commissione europea né tantomeno i politici nazionali dimostrano di avere, tant’è che continuano «a vendere il povero per un paio di sandali» (Amos) – vedi ciò che si rischia in Italia con le nuove regole sull’azzardo.
Alcuni commentatori, sedicenti amanti del libero mercato, hanno scritto che l’enciclica Laudato si’ è contro il mercato e contro la libertà economica, espressione dell’anti-modernismo e, addirittura, del marxismo del Papa «preso quasi alla fine del mondo». Nell’enciclica non si trova niente di tutto questo, anzi vi si trova l’opposto. Francesco ci ricorda che il mercato e l’impresa sono preziosi alleati del bene comune se non diventano ideologia, se la parte (il mercato) non diventa il tutto (la vita). Il mercato è una dimensione della vita sociale essenziale per ogni bene comune (sono molte le parole dell’enciclica che lodano gli imprenditori responsabili e le tecnologie al servizio del mercato che include e crea lavoro). Ma non è l’unica, e neppure la prima.
Il Papa, innanzitutto, richiama il mercato alla sua vocazione di reciprocità e di «mutuo vantaggio». E su questa base critica le imprese che depredano persone e terra (e lo fanno spesso), perché stanno negando la natura stessa del mercato, arricchendosi grazie all’impoverimento della parte più debole.
A un secondo livello, Francesco ci ricorda qualcosa di fondamentale che oggi è sistematicamente trascurato. La tanto declamata «efficienza», la parola d’ordine della nuova ideologia globale, non è mai una faccenda solo tecnica e quindi eticamente neutrale (34). I calcoli costi-benefici, che sono alla base di ogni scelta “razionale” delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, dipendono decisamente da che cosa inseriamo tra i costi e che cosa tra i benefici. Per decenni abbiamo considerato efficienti imprese che tra i costi non mettevano i danni che stavano producendo nei mari, nei fiumi, nell’atmosfera. Ma il Papa ci invita ad allargare il calcolo a tutte le specie, includendole in una fraternità cosmica, estendono la reciprocità anche ai viventi non umani, dando loro voce nei nostri bilanci economici e politici. C’è, poi, un terzo livello. Anche riconoscendo il «mutuo vantaggio» come legge fondamentale del mercato civile, e magari estendendola anche al rapporto con altre specie viventi e con la terra, il «mutuo vantaggio» non può e non deve essere l’unica legge della vita. È importante, ma non è la sola. Esistono anche quelli che l’economista e filosofo indiano Amartya Sen chiama «gli obblighi di potere». Dobbiamo agire responsabilmente nei confronti del creato perché, oggi, la tecnica ci ha attribuito un potere per determinare unilateralmente conseguenze molto gravi verso altri esseri viventi con i quali siamo legati. Tutto nell’universo è vivo, e tutto ci chiama a responsabilità. Esistono anche obblighi morali senza vantaggi per noi. Il «mutuo vantaggio» del buon mercato non basta a coprire tutto lo spettro della responsabilità e della giustizia. Anche il mercato migliore se diventa l’unico criterio si trasforma in un mostro. Nessuna logica economica ci spinge a lasciare le foreste in eredità a chi vivrà tra mille anni, eppure abbiamo obblighi morali anche verso quei futuri abitanti della terra. Molto importante è la questione del «debito ecologico» (51), che rappresenta uno dei passaggi più alti e profetici dell’enciclica. La logica spietata dei debiti degli Stati domina la terra, mette in ginocchio interi popoli (come nel caso della Grecia), e ne tiene sotto ricatto molti altri. Molto potere nel mondo è esercitato in nome del debito e del credito. Esiste però anche un grande «debito ecologico» del Nord del mondo nei confronti del Sud, di un 10% dell’umanità che ha costruito il proprio benessere scaricando i costi sull’atmosfera di tutti, e che continua a produrre “cambiamenti climatici”. L’espressione “cambiamenti” è fuorviante perché è eticamente neutrale. Il Papa parla invece di «inquinamento» e di deterioramento di quel bene comune chiamato clima (23). Il deterioramento del clima contribuisce alla desertificazione di intere regioni che influiscono decisamente sulle miserie, le morti e le migrazioni dei popoli (25). Di questo immenso «debito ecologico» e di giustizia globale non si tiene conto quando chiudiamo le nostre frontiere a chi arriva da noi perché gli stiamo bruciando la casa. Questo debito ecologico non pesa per nulla nell’ordine politico mondiale, nessuna Troika condanna un Paese perché ha inquinato e desertificato un altro Paese, e così il «debito ecologico» continua a crescere nell’indifferenza dei grandi e dei potenti. Infine, un consiglio. Chi deve ancora leggere questa meravigliosa enciclica, non inizi la lettura nel proprio studio o seduto sul divano. Esca di casa, vada in mezzo a un prato o in un bosco, e lì inizi a meditare il cantico di papa Francesco. La terra di cui ci parla è una terra reale, toccata, sentita, odorata, vista, amata. E, poi, concluda la lettura in qualche periferia reale, in mezzo ai poveri, e guardi il mondo dei ricchi epuloni accanto ai nostri lazzari, e ne abbracci almeno uno, come Francesco. Da questi luoghi potremmo reimparare a «stupirci» (11) delle meraviglie della terra e degli uomini, e così forse potremo capire e pregare Laudato si’». di Luigino Bruni pubblicato su Avvenire il 24/06/2015 www.edc-online.org (altro…)
Giu 26, 2015 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sobrietà
«Ogni mattina, prima di prendere l’autobus, faccio un tratto a piedi e spesso sono attirata da una scena che si ripete: uomini, donne, giovani, anziani, anche vestiti abbastanza dignitosamente, muniti di carrelli della spesa e di asticciole, “pescano” dai cassonetti della spazzatura un po’ di tutto. A modo loro, danno una lezione a me, che pure, in quanto cristiana, cerco di stare attenta all’essenziale e di evitare gli sprechi: quella di scegliere la sobrietà, il riciclo, rispondendo con forza no ogni volta che il consumismo mi lusinga con le sue offerte». (Emi –Italia) La nonna «“Ama i tuoi nemici”. Questa frase del Vangelo mi ha sconvolta, perché – a pensarci bene – anch’io avevo un nemico: la nonna, che da tanti anni la mia famiglia non frequentava per via di vecchi dissapori. Quando ho saputo che non stava per niente bene, ho pensato di andarla a trovare. I miei genitori erano meravigliati che all’improvviso mi fossi ricordata di lei. Loro non si sentivano di andare dopo tanti anni, ma se io lo desideravo potevo farle visita. Quando sono entrata nella sua casa tutti mi guardavano stupiti e mi trattavano freddamente. Non è stato facile, ma mi sono fatta avanti. La nonna era molto grave. Era assopita ma quando si è svegliata, l’ho potuta salutare e lei mi ha abbracciato: “Sei mia nipote, ti ho riconosciuta. Sono contenta, sono contenta…”. Entrambe abbiamo pianto di gioia. Tornata a casa, ho convinto i miei genitori e siamo tornati tutti insieme a trovarla. È stato un momento di grande commozione! Neanche una settimana dopo la nonna ci ha lasciati per il Cielo». (S. A. –Pakistan) Sono stato io «Eravamo in campagna. Accanto a noi abita Tino, un bambino che vive in un ambiente difficile; forse per questo è così violento anche col nostro Andrea, suo coetaneo. Un pomeriggio, trovo la nuova bici di Andrea rotta. Spazientita, voglio assolutamente sapere chi è stato. Poco dopo arriva Andrea mogio mogio. “Mamma, ho rotto io la bicicletta”. Sorpresa, ho dovuto sgridarlo prima di perdonarlo. Il giorno dopo, in un momento di intimità, il bambino mi confessa: “Sai mamma, a rompere la bici è stato Tino. Ma eri così arrabbiata che ho avuto paura per lui. A casa lo sgridano sempre…”». (I.P. Brasile) (altro…)
Giu 25, 2015 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Ringrazio voi di questa visita che ho tanto a cuore, visita di fraternità, di dialogo, anche di amicizia. In questo momento storico tanto ferito da guerre, da odio, questi piccoli gesti sono seme di pace e di fraternità». Così Papa Francesco stamattina nell’udienza ai partecipanti, una 60ina provenienti dagli Stati Uniti, al Convegno buddista-cattolico in corso a Castelgandolfo presso il centro internazionale del Movimento dei Focolari. Al microfono di Adriana Masotti, le parole di Roberto Catalano, corresponsabile del dialogo tra le religioni dei Focolari, il rev.do Kyoichi Sugino, del movimento buddista giapponese Rissho Kosei Kai e l’organizzatore dell’evento, prof.Donald W. Mitchell: «Un incontro quello con il Papa molto semplice ma molto intenso, sia i buddisti che i cristiani hanno potuto salutarlo personalmente. Soprattutto, però, è stata molto calorosa l’accoglienza del Papa, che ha ringraziato per questo gesto di amicizia: ha detto che in un momento così doloroso, come quello che noi stiamo vivendo, un gesto come quello fatto da questo gruppo, di andare a fargli visita, è un gesto che riscalda il cuore, che fa bene alla salute ed è un seme di pace, di fraternità e di amicizia». Il tema di questo Convegno è “Sofferenza, liberazione e fraternità”, quindi ha a cuore proprio il tema del dolore… «Il tema è questo e soprattutto vuole mettere in luce quelle che possono essere, in questo momento storico, delle attività comuni per alleviare la sofferenza che c’è nel mondo e, in particolare, anche negli Stati Uniti. Quindi, si parla di sofferenza, ma si parla soprattutto di fraternità. Si vorrebbe vedere cosa si può fare insieme per vivere la fraternità, una fraternità concreta sul territorio». C’è qualcosa in comune tra cristiani e buddisti o le vie sono molto diverse? «In comune c’è la sofferenza. Tutti gli esseri umani soffrono e, in questo, ci sentiamo tutti fratelli e sorelle. Allora Buddha ha trovato una sua via per eliminare le radici della sofferenza e il cristianesimo ha una sua risposta alla sofferenza. Sono risposte senza dubbio diverse, che però possono collaborare per portare dei frutti di fraternità. Il punto non è eliminare la sofferenza, ma coinvolgerci con gli uomini e le donne di buona volontà, per alleviare la sofferenza non soltanto in noi, ma anche nei fratelli e nelle sorelle che ci stanno accanto». Sul Convegno buddista-cattolico, la riflessione del Rev. Kyoichi Sugino: «Penso che questo incontro ruoti intorno a tre punti importanti. Il primo riguarda il fatto che buddisti e cattolici condividono una dottrina della sofferenza, della liberazione e confermano i loro valori condivisi. Il secondo punto riguarda le sfide importanti, tra cui il cambiamento climatico – oggi siamo stati ricevuti in udienza dal Papa: il documento papale è molto importante per noi! – l’estremismo e altre sfide: buddisti e cattolici si sono impegnati a lavorare insieme per superare queste sofferenze. Ho indicato il cambiamento climatico e l’estremismo e altre sfide che dobbiamo affrontare. Il terzo punto concerne il fatto che veniamo dagli Stati Uniti, da città diverse, e ci siamo impegnati a trasferire questo dialogo in azioni concrete nelle nostre diverse città: questo significa che in queste città lavoreremo insieme – cattolici e buddisti – per costruire la pace e superare le sfide comuni, negli Stati Uniti e nel mondo».
Rev. Sugino, che cosa ha rappresentato per lei l’udienza con il Papa? «L’udienza con Papa Francesco è stata per noi molto importante: egli ha sottolineato l’importanza della fratellanza come base per la nostra collaborazione. Per cui, ogni dialogo in vista della collaborazione per la pace dovrebbe essere basata sulla fratellanza e sulla consapevolezza che siamo tutti fratelli e sorelle che proprio in funzione di questa fratellanza lavoriamo insieme per la pace. Quindi, il suo grande e profondo messaggio di fratellanza è stato per tutti noi un grande incoraggiamento. Egli è pronto a lavorare con noi per la tutela del clima e anche in altri ambiti. Verrà a New York e a Washington per continuare insieme nella strada intrapresa degli impegni comuni». Il prof. Donald W. Mitchell è l’organizzatore del Convegno di questi giorni: «Abbiamo invitato leader buddisti e cattolici dalle città di San Francisco, Chicago, New York e Washington, coinvolti in attività sociali. Il Papa ha chiesto una nuova opprtunità di dialogo di fratellanza, dove la fratellanza porta all’azione sociale. Questi gruppi di cattolici e buddisti stanno costruendo, nelle diverse città, proprio questo tipo di dialogo fraterno e questo sarà allargato ad altri buddisti e ad altri cattolici, affinché si instauri un dialogo di collaborazione per curare i mali sociali nelle loro città, diversi tipi di malesseri sociali. Ci saranno movimenti di base locali di collaborazione, che potranno combinare le risorse di buddisti e operatori sociali per affrontare meglio i problemi sociali nelle città». Fonte: Radio Vaticana (altro…)
Giu 25, 2015 | Chiesa, Ecumenismo, Spiritualità
«Il vescovo mi aveva incaricato di lavorare nella consulta per l’ecumenismo e il dialogo. Quando, 15 anni fa, un mio amico sacerdote della vicina diocesi di Fano mi aveva proposto di stendere un progetto interdiocesano per promuovere i Gemellaggi ecumenici tra parrocchie europee, gli ho detto di no». Comincia con un tentennamento il racconto di don Giorgio Paolini, che si risolve presto ricordando l’invito di Chiara Lubich a Londra nel 1996 a vivere un “ecumenismo del popolo”, un “ecumenismo della vita” (video). «Ho ripreso così i contatti con l’amico di Fano e con lui ed altri amici sacerdoti ci siamo lanciati nell’esperienza dei gemellaggi ecumenici». La prima parrocchia con cui prendono contatto è quella ortodossa di Padre Nicu in Romania. «Il rapporto di fraternità tra noi ha generato una collaborazione educativa tra i giovani del Movimento Diocesano delle Marche ed i suoi giovani, che si è allargato a cerchi concentrici: la condivisione della Parola di Vita e della spiritualità dell’unità tra giovani cattolici ed ortodossi, attraverso rapporti assidui. I due momenti forti ogni anno sono il campo di Natale in Romania e quello estivo in Italia. Poi l’esperienza annuale del Meeting Ecumenico giovanile di Loreto, nata dall’amicizia con il responsabile del Centro Giovanni Paolo II di Montorso (Loreto), che ci ha proposto di fare un campo ecumenico con tutti i giovani contattati attraverso i gemellaggi ecumenici e non, per scambiarsi le ricchezze delle reciproche chiese di provenienza. Quest’anno dal 29 luglio al 4 agosto avrà luogo la settima edizione che prevede la partecipazione di oltre 200 giovani ortodossi e greco cattolici dalla Romania, luterani dalla Danimarca e Svezia, anglicani dall’Inghilterra e cattolici dall’Italia».
Infine, la promozione della “cultura del dialogo” nel mondo giovanile. A gennaio di quest’anno, durante la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, ad esempio, la parrocchia di Borgo Santa Maria ha ospitato una ventina di ragazzi rumeni di una parrocchia con cui è in atto il gemellaggio. Loro, insieme con i giovani italiani del Meeting Ecumenico, si sono poi incontrati con gli studenti di 4 licei della provincia di Pesaro e Urbino. Continua il racconto Barbara, che porta la voce di una famiglia della parrocchia. «In un mondo oppresso dalle guerre, dalle divisioni e dal terrorismo, questi ragazzi hanno voluto proporci e donarci un messaggio di speranza e di gioia e sicuramente una nuova cultura: quella della relazione e dell’incontro che fa comprendere che nella diversità dell’altro si può scoprire quella ricchezza che unisce e che non divide. Gli studenti dopo aver visto un filmato, aver ascoltato le testimonianze dei giovani del Meeting Ecumenico, si sono poi divisi in piccoli gruppi per approfondire la conoscenza dei coetanei rumeni e porre loro delle domande. Nonostante la difficoltà della lingua i ragazzi si siano prodigati per riuscire a comunicare nel miglior modo possibile. Noi che, come famiglia abbiamo partecipato a questi momenti da esterni e da spettatori, ci sentiamo di ringraziare tutti coloro che hanno creduto, credono e crederanno in questo progetto, penso ai parroci e ai Presidi dei licei, ma soprattutto a Dio che nel suo immenso amore ci ha fatto incontrare giovani decisi e motivati a cambiare le cose. Noi siamo con loro e crediamo che essi potranno, coinvolgendo sempre più giovani, creare un mondo migliore dove poter vivere in pace e armonia». https://vimeo.com/28988462 (altro…)
Giu 24, 2015 | Cultura, Nuove Generazioni
O livro
Na verdade, não é um livro sobre crianças, mas um livro de crianças. É uma coletânea de episódios protagonizados por meninas e meninos do mundo inteiro, provenientes de diferentes ambientes e culturas. Um jogo — o “Dado do Amor” — serve de estímulo para que a criança coloque em prática o amor cristão, revelando uma atitude de compromisso com outras crianças, de generosidade (em especial para com os pobres), de iniciativa, de perdão… Os relatos evidenciam a receptividade da criança ao amor cristão e a capacidade de elas, por sua vez, se tornarem “mestras” na sua transmissão. O livro não só revela como as crianças podem se comportar, mas efetivamente dá pistas de quem elas são. Na orelha da 4ª capa a criança pode recortar e montar o seu próprio dado e começar a jogá-lo. O livro é dirigido a crianças de 6 a 8 anos. Seu estilo é propício para que seja lidos a elas (ou por elas) pelos pais, avós ou um mediador de leitura com o intuito de buscar um diálogo, uma troca de experiência sobre os aspectos da vida.
Os Autores
Gerta Vanderbroek (belga) e Mauro Camozzi (italiano) atuam no Centro Internacional do Movimento dos Focolares que se dedica a seu setor infantil (gen 4). Eles recolheram os textos que, na verdade foram narrados em primeira pessoa pelas próprias crianças. Informações: Editora Cidade Nova 
Giu 24, 2015 | Focolari nel Mondo
L’amore è la nostra missione: è questo il titolo dell’ 8° Incontro Mondiale delle Famiglie (World Meeting of Families: WMOF) che inizierà con un Congresso (dal 22 al 25 settembre) tenuto da esperti di ogni parte del mondo e che avrà luogo al Pennsylvania Convention Center, una struttura atta ad accogliere fino a 50.000 persone. Nel frattempo papa Bergoglio si recherà nella sede dell’ONU a New York e in quella del Congresso USA a Washington DC, invitato – per la prima volta nel suo pontificato – a prendere la parola in tali importanti sedi civili. Sul palco del WMOF, che verrà allestito nella spettacolare scalinata del Museo dell’Arte di Philadelphia, il Santo Padre giungerà sabato 26 settembre. In tale suggestivo scenario incontrerà le famiglie di tutto il mondo, in un susseguirsi di racconti di vita intercalati da performances di artisti internazionali: un Festival-testimoniale che sarà trasmesso in mondovisione e che culminerà con la parola del Papa. Il WMOF si concluderà all’indomani, domenica 27 settembre, con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal papa, cui si prevede la partecipazione di oltre un milione di persone. Oltre alle numerose famiglie dei Focolari di tutta l’America, parteciperanno alla manifestazione Marly e Hans-Peter Stasch della Segreteria internazionale di Famiglie Nuove e Anna e Alberto Friso membri del Pontificio Consiglio per la Famiglia. (altro…)
Giu 24, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
Nel 2013 la città colombiana di Medellín, con i suoi 2,4 milioni di abitanti, è stata riconosciuta come la città che più velocemente si sta modernizzando al mondo e ciò grazie ai processi di sviluppo intrapresi negli ultimi anni, come ad esempio la riduzione delle emissioni di anidrite carbonica, la creazione di spazi culturali e la riduzione della criminalità. A Medellín opera la Fondazione Mundo Mejor e, per questi motivi, è stata scelta come sede del III Seminario di UNIRedes, tenutosi dal 3 al 7 di giugno. Vi erano rappresentate oltre 30 organizzazioni provenienti da Brasile, Messico, Argentina, Bolivia, Paraguay, Venezuela e Colombia, a cui si devono aggiungere altre 10 che hanno partecipato all’evento via streaming. In questo seminario le diverse organizzazioni sociali ispirate dalla spiritualità dell’unità hanno accolto la sfida di rafforzare il loro cammino insieme. Anabel Abascal, membro del Comitato Coordinatore, ha affermato: “Noi associazioni sociali che aderiamo a UNIRedes crediamo che, nel mondo attuale, lavorare in rete sia l’unico modo per dare visibilità alla fraternità universale, nostro principio ispiratore”. Nei quattro giorni dell’incontro si sono approfonditi gli strumenti a disposizione per rispondere al meglio, con il lavoro quotidiano, alle grandi sfide sociali. Susana Nuín, della Conferenza Episcopale dell’America Latina (CELAM) ha illustrato il punto di vista della Chiesa regionale, presentando i 4 assi trasversali per l’intervento sociale: cura della creazione, costruzione della pace, migrazione e giustizia sociale. Il docente italiano Giuseppe Milan, invece, è intervenuto con un contributo sulla pedagogia interculturale basata sulla spiritualità di Chiara Lubich. Una pedagogia che riconosce e assume su di sé i dolori ed i bisogni che la diversità sociale ci presenta. Afferma Milan: “L’educazione ha come principio la fraternità, formare persone-mondo che valorizzino il dialogo per costruire società nuove. La metodologia è l’arte di amare. Accettare tutti e rispettare le diverse culture”. Inoltre si sono affrontati temi relativi al consolidamento istituzionale delle organizzazioni e alla gestione della rete. A questo proposito Francesco Tortorella dell’AMU (Azione per un Mondo Unito), ha spiegato come si elaborano i progetti, partendo dalla fase di finanziamento fino alla partecipazione diretta dei protagonisti.
Alla conclusione del lavoro di gruppo si sono formati il nuovo Comitato Coordinatore e le varie commissioni di lavoro che dovranno portare avanti i diversi obiettivi di UNIRedes: sviluppare nuove strategie di comunicazione per aumentare la comunione e la diffusione delle varie azioni; dare visibilità alla speranza diffondendo i piccoli, ma significativi cambiamenti che le nostre azioni generano nella vita delle persone; avere una maggiore incidenza nelle politiche pubbliche locali; intessere nuovi legami di cooperazione tra le organizzazioni; lavorare in modo che ognuna delle azioni sociali dia un ruolo da protagonisti ai destinatari dei progetti, incentivando la reciprocità; promuovere il volontariato sociale come strategia per migliorare la gestione delle organizzazioni e per la formazione di uomini nuovi. Si può accedere ai vari interventi del III Seminario grazie ai video registrati via streaming e nella pagina web di Sumá Fraternidad. (altro…)
Giu 23, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«L’Iraq sta passando in questo periodo il momento più difficile degli ultimi decenni, affermava qualcuno degli amici che siamo andati a visitare». A scrivere sono Gemma e Pierre, da Amman, del Movimento dei Focolari in Giordania e Iraq, di ritorno da un breve viaggio ad Erbil (Iraq). Obiettivo: far sentire concretamente alla comunità cristiana la propria vicinanza e quella di molti, insieme al Focolare presente da anni sul posto, specialmente in questo periodo. Tra loro ci sono anche molte persone dei Focolari. «Stando insieme a loro, anche se li abbiamo trovati stanchi e provati, ci ha colpito come le persone siano in continua donazione agli altri e credano ancora nell’amore di Dio nonostante tutto». «Sono passati, infatti, ormai nove mesi da quando i villaggi della Pianura di Ninive sono stati invasi dall’ISIS. La situazione generale del Paese è peggiorata con gli ultimi sviluppi, cioè la conquista di nuovi terreni. Le persone, inclusi i nostri amici, sentono una grande incertezza nel futuro, tanti sono già partiti e altri stanno pensando di lasciare il Paese». La vicinanza spirituale non è di poco conto se, a conclusione di questi giorni insieme, qualcuno confida: «Abbiamo perso tutto, non ho potuto finire gli studi universitari, non c’è lavoro… ma finalmente ho ritrovato la pace, ed ho deciso di ricominciare il mio rapporto con Dio».
«Nell’incontro con la comunità dei Focolari – raccontano ancora Pierre e Gemma – si è vissuto un momento molto importante: ci siamo dichiarati reciprocamente di essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro, di amarci con la misura con cui Gesù stesso ci ha amati, in modo che Lui possa essere presente tra noi, come ha promesso. Abbiamo poi meditato sul legame tra l’Eucarestia e la Chiesa, con una conversazione di Chiara Lubich del 1982, “L’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia”. Tra gli incontri fatti, anche quello con Mons. Bashar Warda, vescovo caldeo di Erbil, contento del nostro passaggio. Alla fine ci ha chiesto di pregare più che mai per l’Iraq». «Sono venuto per voi, ciascuno è come il mondo intero per me…», ha detto Mons. Salomone Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad della Chiesa cattolica caldea, venuto apposta da Baghdad. Ha esortato tutti a «non aver paura, ma andare avanti nella vita dell’ideale dell’unità, perché ognuno di noi ha una missione da compiere». «Cerco di vivere concretamente l’amore che diventa reciproco all’interno della comunità. Trovo nell’Eucaristia la forza per andare avanti ad amare», confida una dei presenti. E poi, si gioisce anche insieme: nonostante la situazione c’è un vivace gruppo di bambini e ragazzi, che hanno dato vita all’edizione locale della Run4Unity (la staffetta sportiva mondiale per la pace) con 35 ragazzi e ragazze! «Per noi sono stati giorni intensi – concludono i due focolarini dalla Giordania – un’esperienza divina e profonda. Abbiamo ricevuto da loro più di quello che potevamo dare. Chissà quanta vita sta nascendo da questo grande dolore vissuto cristianamente». (altro…)
Giu 22, 2015 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Al mio arrivo, la prima persona che ho visto è stato il cardinale che ha preso la mia borsa. L’arte di amare di cui Chiara Lubich parla in modo così semplice è vita». Così mons. Ignatius Mascarenhas, vescovo di Chandigarh, India, uno dei 22 vescovi cattolici amici del Movimento dei Focolari, di cui per la prima volta 12 indiani e uno dal Pakistan, che si sono riuniti a Bangalore dal 3 al 6 giugno per un appuntamento panasiatico. L’incontro era stato preceduto da un incontro preparatorio, con alcuni vescovi, che insieme si sono recati a visitare i malati del vicino ospedale, per sottolineare come la contemplazione non è distinta dall’azione, nel desiderio di essere strumenti della misericordia di Dio. Il vescovo del Pakistan vive al confine tra Pakistan e India. Ha condiviso la sua esperienza pastorale: «Due settimane fa ero in un grande deserto al confine. Sono stato tre giorni con un sacerdote, visitando diversi paesini che da due anni soffrono a causa della siccità. I bambini muoiono. Ho celebrato la Messa usando una scatola come altare. Sono venute tante persone, fra cui anche alcuni indù. Durante la messa abbiamo pregato affinché venga la pioggia». I vescovi dell’India e il vescovo del Pakistan celebrano insieme: «è un segno di speranza», afferma mons. Bobet Callari delle Filippine. Perché la scelta dell’India come sede per ospitare questo incontro? L’India, col suo miliardo e 250 milioni di abitanti, in cui i cristiani sono il 2% della popolazione, rappresenta una frontiera per la convivenza interreligiosa. I vescovi, pastori di piccole comunità, vivono a contatto con persone di altre confessioni, fedi, culture. Il “dialogo della vita” deve quindi precedere qualsiasi discorso teologico, e la comunione, la vicinanza tra vescovi – come quella rinsaldata durante l’incontro e sigillata da un “patto di amore reciproco” – è un grande antidoto contro lo scoraggiamento che spesso rischia di prendere il sopravvento. «Nella mia diocesi – racconta Stephen Lepcha, Vescovo di Darjeeling (West Bengala) – ho difficoltà con alcune sette che seminano una campagna di odio e ci mettono alla prova. So che succederà ancora, ma in questi giorni ho capito cosa fare: amare con l’amore che viene da Dio, che siano indù, musulmani, cristiani… sono tutti figli di Dio». «Abbiamo bisogno della spiritualità di comunione – afferma mons. Elias Gonsalves, della diocesi di Amravati, India – A volte siamo lasciati soli. La comunione tra vescovi è molto importante, aiuta i più giovani ma anche i più anziani. Dobbiamo crescere nell’aiuto reciproco».

Con la Professoressa indù Shubada Joshi
All’incontro è intervenuta anche la professoressa indù Shubada Joshi – decano della Facoltà di Filosofia dell’Università di Mumbai – che ha raccontato del suo incontro con Chiara Lubich e il carisma dell’unità. Nel 2002 infatti, Chiara – nel corso di un simposio indù-cristiano – aveva condiviso ad un gruppo di indù la sua esperienza mistica dell’estate 1949, sperimentando che con loro il dialogo può fondarsi anche su un piano di profondità spirituale non sempre possibile con altri. Le parole di Shubada Joshi, insieme all’approfondimento sulla Scuola per le Religioni orientali (SOR) – che si era svolta nei mesi precedenti a Tagaytay nelle Filippine – hanno dato un panorama sulla proposta del dialogo interreligioso che parte dalla spiritualità dei Focolari. L’incontro con la comunità di Bangalore, con le diverse testimonianze di famiglie e giovani ha offerto poi uno spaccato di vita quotidiana vissuta alla luce della fraternità. (altro…)
Giu 20, 2015 | Chiesa, Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato». Sono parole di papa Francesco nella Bolla con la quale l’11 aprile scorso ha indetto l’Anno giubilare della misericordia. Dio «non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile. L’amore, d’altronde, non potrebbe mai essere una parola astratta. Per sua stessa natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano». Papa Francesco evidentemente non intende mettere tra parentesi la fedeltà alla verità e la chiarezza dottrinale, ma piuttosto coniugarle con la realtà vissuta dalla gente. E non per cedere a compromessi, ma per fedeltà a quel Dio la cui Verità compiuta è l’Amore. Un messaggio liberante che non lascia nessuno in pace. È il binario su cui si muove il cammino dei due Sinodi dei vescovi sulla famiglia. Un cammino da vivere – come ricordano i Lineamenta inviati alle diocesi in vista dell’Assemblea prossima – «nel duplice ascolto dei segni di Dio e della storia degli uomini e nella duplice e unica fedeltà che ne consegue», ponendosi con realismo di fronte alla famiglia oggi e tenendo allo stesso tempo «lo sguardo fisso sul Cristo per ripensare con rinnovata freschezza ed entusiasmo quanto la rivelazione, trasmessa nella fede della Chiesa, ci dice sulla bellezza, sul ruolo e sulla dignità della famiglia»: il Vangelo della famiglia. Fedeltà, da un lato, al disegno di Dio che non è da intendere «come “giogo” imposto agli uomini bensì come un “dono”», come “buona notizia” che si pone al servizio della realizzazione più profonda e della felicità delle persone; ma fedeltà, dall’altro lato, alle persone in quello che si trovano a vivere e spesso a soffrire in una società complessa e con un’interiorità – propria e altrui – non meno complessa, da cui derivano molteplici fragilità. Parola-chiave è l’arte dell’accompagnamento. A questo proposito, papa Francesco sottolinea nell’Evangelii gaudium: «senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno». Occorre imparare sempre a «togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cf. Es 3, 5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana». Un valido accompagnatore, infatti, «non accondiscende ai fatalismi o alla pusillanimità. Invita sempre a volersi curare, a rialzarsi, ad abbracciare la croce, a lasciare tutto, ad uscire sempre di nuovo per annunciare il Vangelo». Un impegnativo programma che la Chiesa è chiamata ad attuare – come dicono ancora i Lineamenta – «con tenerezza di madre e chiarezza di maestra (cf. Ef 4, 15)». Eh già, “la Chiesa”: non solo i vescovi e i presbiteri, ma l’intero Popolo di Dio. «Senza la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, chiese domestiche, l’annunzio, anche se corretto, rischia di essere incompreso o di affogare nel mare di parole che caratterizza la nostra società». Il testo integrale, insieme a riflessioni e testimonianze, in: Rivista di vita ecclesiale Gen’s. (altro…)