Dic 10, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«A 64 anni dall’istituzione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani (10 dicembre) e dell’appello lanciato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite “a tutti i popoli del mondo”, noi, membri di UNIRedes, vogliamo rendere pubblica la nostra costituzione in rete, tesa ad attivare vincoli autentici di collaborazione, finalizzati alla costruzione di un mondo più giusto, solidale, in ricerca del pieno rispetto dei diritti umani». Così esordisce il “Manifesto” firmato in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, dalle oltre 50 organizzazioni sociali, iniziative e movimenti di 12 Paesi dell’America Latina e Caraibi coinvolti in UNIRedes. Cosa li accomuna? L’impegno nel cambiamento sociale attraverso una cultura basata sulla fraternità, come espressione sociale del carisma dell’unità di Chiara Lubich. Operano su diversi fronti: incidenza politica, sociale, economica, ambientale, intergenerazionale e culturale. Principale caratteristica: la promozione del protagonismo e della partecipazione dei diversi attori interessati. Il “Manifesto” esprime, inoltre «L’impegno a coltivare e diffondere nel nostro ambiente, una cultura che rispetti e protegga la dignità, la libertà e i diritti di ogni essere umano; ad operare senza sosta al fine di risvegliare, nel nostro territorio, una coscienza ferma e convinta del valore di ogni essere umano e a diffondere questa visione tra il maggior numero di persone possibile, condividendo esperienze, buone pratiche, materiale per la formazione e abilitazione dei nostri membri, necessità e carenze, per un sostegno reciproco senza barriere geografiche o di idioma, e crescere nella consapevolezza che tutti noi facciamo parte di un’unica famiglia». In definitiva, UNIRedes desidera rendere pubblica la disponibilità a collaborare e «appoggiare tutti coloro che desiderano operare insieme, rendendo così più visibili e concrete giustizia e fraternità, quali forze capaci di colmare la mancanza di dignità a cui molti esseri umani sono soggetti». Per questo, lanciano «un pubblico appello alle istituzioni governative, agli organismi della società civile, alle persone che sostengono iniziative ed azioni sociali, ad unirsi e condividere gli sforzi, perché possiamo costruire un mondo in cui i diritti di ogni uomo non siano violati, ma protetti e garantiti». Unire, quindi, gli sforzi di gente impegnate da anni nelle periferie latinoamericane, per la costruzione di un mondo più fraterno. Per saperne di più: www.sumafraternidad.org Contatti: info@sumafraternidad.org (AR) / uniredes@focolares.org.br (BR) Organizzazioni che fanno parte di UNIRedes:
Apadis (Asociación de Padres de Ayuda al Discapacitado) – AR Asociación Civil Nuevo Sol – AR Associação de Apoio à Criança e ao Adolescente (AACA) – BR Associação de Apoio à Família, ao Grupo e à Comunidade do Distrito Federal (Afago-DF) – BR Associação de Apoio à Família, ao Grupo e à Comunidade de São Paulo (Afago-SP) – BR Associação Famílias em Solidariedade (Afaso) – BR Associação Famílias em Solidariedade de Cascavel (Afasovel) – BR Associação Nacional por uma Economia de Comunhão (Anpecom) – BR Associação Civitas – BR Associação Pró-Adoções a Distância (Apadi) – BR Associação Nossa Senhora Rainha da Paz (Anspaz) – BR Casa de los Niños – Bolivia Casa do Menor São Miguel Arcanjo – BR Centro de Atención Integral Las Águilas – MEX Centro Social Roger Cunha – BR Codeso (Comunión para el Desarrollo Social) – UY Colégio Santa Maria – MEX Dispensario Medico Igino Giordani – MEX Editora Cidade Nova – BR Fazenda da Esperança – BR Fundación Unisol – BO Fundación Mundo Mejor – CO Grupo Pensar – BR Hacienda de la Esperanza de Guadalajara – MEX Instituto Mundo Unido – BR Núcleo de Ação Comunitária (NAC)/Núcleo Educacional Fiore – BR Núcleo de Ação Voluntária (NAV) – BR Promoción Integral de la Persona para una Sociedad Fraterna – MEX Refúgio Urbano – MEX Saúde, Diálogo e Comunhão – BR Sociedade Movimento dos Focolari Nordeste/Escola Santa Maria – BR Sociedade Movimento dos Focolari – BR Unipar (Unidad y Participación) – PY UNIRedes è presente attraverso iniziative sociali e movimenti anche in Cile, Cuba, El Salvador, Guatemala e Venezuela. (altro…)
Dic 10, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Lavoro nell’ambito della giustizia penale nella provincia di Santa Fe, da vent’anni. Il mio lavoro non è un buon biglietto da visita, nell’Argentina di oggi, ferita nei rapporti e dove istituzioni e funzionari vengono fatti oggetto di continui sospetti, con o senza ragione. La spiritualità dell’unità, fin dalla mia prima esperienza nei Focolari con i gen, ha dato senso alla mia presenza in questo ambito, dove vengono più in evidenza il delitto, la violenza, il non-amore, che non “l’amore, che è la pienezza della legge”, come dice San Paolo. In questi anni di continue sfide, ho cercato di orientare formazione professionale, etica, carriera, rapporti sociali al servizio delle persone e, certi passi difficoltosi fatti in questa direzione, hanno segnato un momento decisivo nel mio percorso. Quando, con mia moglie, decidemmo di adottare un bambino, non abbiamo voluto approfittare della conoscenza di persone che avrebbero potuto aiutarci a completare le pratiche di adozione più velocemente, sopravanzando altre coppie di sposi, che magari vivevano in solitudine il dolore della sospensione. Finalmente fummo chiamati: la funzionaria di turno, che mi conosceva, rimase molto sorpresa del nostro atteggiamento durato anni di attesa. Con l’arrivo della nostra figlia, adottata, abbiamo avuto conferma che i piani di Dio sono perfetti e si realizzano se solo facciamo la Sua volontà. Una volta ho dovuto occuparmi di un processo in cui l’imputato era pronto a farsi giustizia da sé, se non avesse ottenuto un verdetto favorevole. Intanto, continuavo a ricevere preoccupanti comunicazioni anonime riguardanti la pericolosità dell’imputato e i suoi stretti legami col potere locale. Nonostante tutto, sono rimasto fedele alle esigenze giuridiche del processo e più di una volta ho dovuto avvertire seriamente l’imputato circa gli obblighi da tenere sul piano processuale. Alla fine il verdetto non lo ha favorito, ma con il suo avvocato si è costruito un rapporto di fiducia che perdura anche oggi. Finito il mio lavoro in questa causa, questa persona è venuta a salutarmi: voleva confidarmi di riconoscere le sue attitudini violente, e che, in talune situazioni, in cui avvertiva la spinta ad essere violento, affidava al figlio la soluzione di problematiche per lui irrisolvibili. Siccome i processi sono documentati per iscritto, le diverse pratiche producono montagne di carta che ne rendono difficile la consultazione, e così spesso, gli imputati e i loro familiari, ne soffrono impotenti. Ed è in queste circostanze che creare spazi di condivisione, permette di evidenziare la dignità di ciascuno, primo passo verso la speranza di una vita migliore. A volte, il solo fatto di ascoltare una persona con la mente e col cuore, può darci una luce che va al di là della prassi processuale dell’interrogatorio formale di un detenuto, per far sì che l’imputato possa confidare il suo dramma, e che a sua volta il funzionario di giustizia possa avere una conoscenza adeguata dei fatti per prendere una decisione veramente umana. Questo mi è successo molte volte, come quando decisi una visita psichiatrica per un detenuto che avevo ascoltato profondamente. C’era, infatti, il pericolo che il detenuto tentasse il suicidio e questa scelta determinò un riequilibrio della situazione. Voi lo sapete meglio di me: sempre e in ogni luogo quello che fa la differenza è l’amore, anche nell’esercizio della giustizia». (M.M. – Argentina) (altro…)
Dic 9, 2014 | Famiglie, Focolari nel Mondo
Sarà la persona giusta? Serve essere sposati o basta la voglia di vivere insieme? La precarietà rende possibile un programma a lungo termine? Perché sposarsi fa paura? Chi ha intenzione di costruire un futuro in due oggi si trova a dover affrontare scelte, difficoltà, dubbi. Un percorso di crescita e il confronto con altre coppie può aiutare per vivere con responsabilità la propria scelta. Sono molti i giovani che sentono l’esigenza di una preparazione. Ines una ragazza spagnola, lavora nel campo della moda, anche se da poco è stata licenziata; si sposerà con Alejandro, commercialista, il prossimo luglio. Sono di Madrid, ha saputo del corso da altri che ne avevano fatto esperienza: “Investire sul nostro futuro, vale più di tutto, di una vacanza, di una festa di nozze, di una macchina nuova. Per cui abbiamo fatto il possibile per esserci”. Una coppia del Brasile per partecipare, visto il costo elevato del viaggio, lo ha chiesto come regalo anticipato di nozze. Sono giorni di riflessione profonda e di confronto su varie tematiche attraverso testimonianze, relazioni di esperti, laboratori che riguardano la vita di coppia e di famiglia, dall’economia al lavoro, la sobrietà, la comunicazione, l’affettività e la genitorialità. “Tali spunti ci formano come futura famiglia – continua Ines – e ci aiutano a conoscerci di più tra noi. Veramente “questo” è quello che vogliamo?” Oltre 200 fidanzati si sono incontrati a Castelgandolfo (20-23 Novembre 2014), con traduzione simultanea in dieci lingue, durante il corso annuale di Famiglie Nuove, che porta avanti la formazione dei fidanzati anche a livello locale e regionale. “Siamo coppie provenienti da luoghi geografici lontani, diverse culturalmente, – dice Ines – eppure tutti abbiamo le stesse domande ed esigenze perché l’amore è uno solo”.
La cultura moderna centrata sul benessere personale, non incoraggia il matrimonio che implica un legame preso davanti alla società e richiede impegno e anche qualche rinuncia. Però la rete sociale e familiare dà solidità alla relazione e nella condivisione tra famiglie, ciascun nucleo è risorsa per gli altri. “Il riconoscimento legale per me è importante”, dice Adolfo che sta insieme ad Antonella da dieci anni, convivono da cinque; ad Aprile si sposeranno con un rito misto, perché lui non è credente e lei è cattolica. “Mi chiedevo se questa differenza di convinzioni avrebbe comportato dei problemi tra noi, ma poi imparando ad accoglierci, la diversità dell’altro si è rivelata di stimolo”. Lo scorso anno poi io mi sono ammalata, – continua lei – ho subito un intervento, la chemio. Questa prova ha fortificato il rapporto tra noi e ci ha indirizzati verso il passo del matrimonio”. “Dal punto di vista economico, per noi la situazione è incerta perché ho un contratto come impiegata fino a febbraio, poi non si sa, – spiega Ana di Belgrado, – mentre Alexander, il suo ragazzo, suona il violino in un’orchestra. “Abbiamo capito però che si possono cercare piccole soluzioni economiche e vedere cosa serve veramente. L’importante è non rimanere fermi”. Dalla Serbia, sono arrivate insieme a loro anche altre 3 coppie, tutte miste, uno dei due è cattolico e l’altro ortodosso. Il nostro desiderio è capire come vivere al meglio la differenza tra noi perché sia una ricchezza e non un ostacolo. Soprattutto vorremmo puntare ad avere una base forte. Da noi la maggior parte delle famiglie sono fragili, perché i giovani si sposano in fretta, senza preparazione”. Il “per sempre” può anche spaventare – dice una delle famiglie dello staff organizzatore del Convegno – “ma esso non è sinonimo di perfezione. La perfezione consiste piuttosto in questo ricominciare sempre ogni qualvolta c’è una battuta d’arresto o una difficoltà nella relazione”. “Un matrimonio non è riuscito solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per sempre è la sfida degli sposi cristiani” aveva detto Papa Francesco ai fidanzati in occasione della festa di San Valentino 2014”. Possiamo rispondere a tale sfida, cercando di migliorare noi stessi e rinnovando il rapporto attraverso gesti d’amore. “Nel matrimonio gli sposi non si donano qualcosa, ma se stessi in un continuo gioco di unità e distinzione – così Chiara Lubich a Lucerna nel 1999 – e in questa dinamica è racchiuso il loro futuro, un futuro che li conduce oltre loro stessi, in particolare attraverso la generazione di nuove vite e da questa comunione più ampia la famiglia diventa generatrice di socialità”. (altro…)
Dic 9, 2014 | Cultura
«…il “segno” di Francesco, così compiutamente, pazientemente e saggiamente ricostruito, descritto e contestualizzato in questo scritto di Paolo Lòriga, appare molto più che un messaggio di speranza; è piuttosto un appello “proattivo”, un’irruzione, ma in punta di piedi, una voce orante e ragionante dal deserto più che una voce che grida nel deserto, e che interpreta il disagio profondo dell’umanità periferica proprio nel cuore di un conflitto così centrale e così lacerante come quello mediorientale». Dalla prefazione di Pasquale Ferrara, diplomatico, Segretario generale dell’Istituto Universitario Europeo Nel suo primo viaggio internazionale, papa Francesco sceglie strategicamente Gerusalemme, quale emblema delle convivenze senza pace e senza speranza. L’intento è chiaro: proiettare la sua visione del mondo sul drammatico scenario politico mediorientale e arricchire la sua azione di leader mondiale con un accentuato respiro interreligioso. Le grandi prospettive aperte da papa Francesco nei suoi tre giorni in Terra Santa hanno trovato un immediato e clamoroso effetto nei Giardini Vaticani, cornice dell’incontro con Peres e Abbas. L’Autore ha atteso nella Città Santa il pellegrino di Roma, ha seguito i suoi incontri, ha raccolto le prime, autorevoli valutazioni locali dopo il rientro del papa in Vaticano. Alla luce di un’osservazione diretta, torna a rivisitare parole e gesti di Francesco per capire se Gerusalemme ha segnato la grande svolta del suo pontificato o se, invece, ha visto più semplicemente lanciare una sfida irrealistica anche per gli stessi cristiani della Terra Santa.
Dic 8, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Vy’aguasu peteĩ ñe’ẽme” (grande festa in una sola lingua), così si è voluto intitolare l’evento, in guaranì, lingua ufficiale del Paese, insieme allo spagnolo. E l’unica lingua voleva essere quella del cuore. «Con grande gioia mi unisco a voi nel 50° anniversario dell’arrivo dell’Ideale dell’unità alla vostra cara terra guaranì, che oggi festeggiate nel Centro Mariapoli “Madre de la humanidad”. Il nostro pensiero si rivolge con gratitudine a coloro che sono stati i primi strumenti di Dio…», scrive Maria Voce in occasione della festa del 16 novembre scorso. Alcuni di questi, protagonisti degli inizi del Movimento in Paraguay, hanno raccontato il fascino della scoperta di una novità e l’avventura di seguire “una luce che illuminava ogni angolo dell’esistenza”. L’amore evangelico, incondizionato, concreto ed esigente, riempiva e continua a riempire la vita di questi ottuagenari che sprizzano vita e sapienza.
Dalla spontanea vita evangelica del primo gruppo si è sviluppato negli anni l’attuale Movimento, presente in tutte le principali città del Paese. Come nella “parabola del piccolo seme”, divenuto “un grande albero che allarga i suoi rami su tutto il mondo”, come immaginava Chiara Lubich. Sul filo delle “tre parole” che papa Francesco ha diretto recentemente ai membri dell’Assemblea generale dei Focolari, la giornata ha intervallato brevi riflessioni sul “contemplare, uscire e fare scuola”, arricchite da esperienze concrete e incisive di azioni nel campo della bioetica e della politica, dell’inclusione sociale. Anche in Paraguay, la luce del Vangelo si fa carne nella cultura, nel modo di essere e di vivere del popolo che lo abita. E qui, sono forti le radici dei suoi primi abitanti: i guaranì, i più numerosi tra i circa venti popoli originari presenti in queste terre da oltre 5000 anni, come confermano recenti scoperte. Un popolo naturalmente comunitario, che vive in armonia con la natura ed ha uno spiccato senso del sacro e della dignità della persona. La ricercatrice in Storia e docente Diana Durán, ha riassunto la ricchezza dei valori ancestrali dei guaranì e si è fatta portavoce della proposta dei Focolari: riscoprire questi valori, dopo secoli di soprusi e disprezzo, e proporli come antidoto agli antivalori che minacciano la società. Un forte contributo giunge dal recente Sinodo sulla Famiglia, che incoraggia ad accompagnare le persone da vicino, a lenire le loro ferite per rilanciare la famiglia, pilastro della società paraguayana, ancora forte ma sempre insidiato.
Il conferimento del premio “L’Arte del Dialogo”, alla prima edizione, dopo un voto online é stato assegnato a Mons. Adalberto Martínez Flores, per la promozione del tavolo Coordinatore Multisettoriale della provincia di San Pedro. La Multisettoriale è nata proprio da una sua iniziativa, nel 2010, in un contesto di forti asprezze che dividono la società. Grazie a questa iniziativa ancora in corso, che ha convocato proprietari terrieri, industriali, contadini senza terra e parti sociali, si sono ottenuti importanti miglioramenti sia nel clima sociale che nelle fasce più deboli. Le comunità dei Focolari diffuse sul territorio hanno esposto ciò che fanno: una vita dove primeggia la solidarietà, specie nelle situazioni di sofferenza. I giovani e i giovanissimi. Il complesso musicale ha trascinato tutti in un entusiasmo contagioso. Mentre i ragazzi dei Focolari, modelli credibili di vita contro la corrente del “tutto e subito”, sono stati registi e protagonisti dei momenti condivisi con un centinaio di loro coetanei. Infine, i più piccoli, i Gen 4, hanno conquistato i presenti con la semplicità della loro vita evangelica. Vedere crescere la vita sorprende sempre. I primi aderenti all’ideale della unità di Chiara Lubich in Paraguay possono raccontare di aver visto nascere e svilupparsi, in questi 50 anni, delle comunità cristiane vive, con le gioie e i dolori tipici di una famiglia in crescita. Le sfide, sono e restano tante, ma quando si è uniti nulla sembra impossibile. (altro…)
Dic 7, 2014 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
http://vimeo.com/112717963 (altro…)
Dic 7, 2014 | Chiara Lubich, Nuove Generazioni, Spiritualità
http://vimeo.com/112717963 (altro…)
Dic 6, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Lionello Bonfanti non lo conoscevo. Oggi non solo sono rimasto colpito dalla sua vita, sono profondamente commosso”. È questa una delle tante impressioni raccolte al termine del convegno “Diritto in cerca di giustizia. Il metodo di Lionello Bonfanti”: un ricco pomeriggio di confronto quello che si è svolto venerdì 28 novembre a Parma nella sede dell’Unione Parmense degli Industriali. A organizzarlo Comunione e Diritto, sezione del Movimento dei Focolari che intende cercare e diffondere, nel campo del diritto, la centralità della persona, la sua piena dignità, la sua capacità relazionale e apertura alla trascendenza, come soggetto idoneo a donare al mondo un volto più secondo le aspirazioni dei singoli e dei popoli. Un dibattitto su diritto e giustizia, “ricondotti – come ha spiegato la professoressa Adriana Cosseddu – a una comune radice, dove la giustizia, custode delle relazioni, supera quella della pratica legale per divenire condivisione e capacità di immedesimarsi in ogni situazione di disagio e dolore. Ha una valenza universale, perché possibilità offerta a tutti di ricostruire in una logica di gratuità infinite relazioni, quasi a custodire – per dirla con la filosofa Arendt –, la capacità di entrare in relazione con gli altri e, soprattutto, di mettersi al posto dell’altro”. A tracciare la metodologia del corretto rapporto tra diritto e giustizia è proprio il magistrato Bonfanti: “Dalla sua vita infatti emerge – così si è espressa Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, in un messaggio indirizzato a tutti i partecipanti – come questa ricerca della giustizia vada sempre oltre la semplice applicazione delle norme. La sua è una ricerca che punta in primo luogo ai rapporti, al riconoscere la dignità di ogni persona e a mettersi in relazione con essa, che sia il proprio collega, l’avvocato, il cancelliere, la parte offesa, o l’imputato, anche di gravi reati. Il suo impegno nel ricercare l’applicazione del diritto per giungere non tanto e non solo alla verità processuale, ma alla giustizia, lo ha guidato dentro e fuori il tribunale, verso mete sempre più ampie”.
E il rispetto per ogni uomo, per i suoi diritti fondamentali, è stato il tema trattato dal prof. Mario Ricca: attraverso favole divertenti, in una continua provocazione rivolta al pubblico e in modo particolare agli operatori del mondo giuridico, l’ordinario di Diritto Interculturale dell’Università di Parma ha sottolineato, tra l’altro, come la Dichiarazione universale dei diritti umani sia ancora poco presa realmente in considerazione e poco concretamente applicata. Un incontro a carattere formativo, per un pubblico di magistrati, avvocati e notai, accreditato dalla Fondazione Nazionale del Notariato e dal Consiglio dell’ordine degli Avvocati. Non sono mancate testimonianze, a dimostrare che la metodologia utilizzata dal magistrato Bonfanti nella propria professione è ancora attuale e applicabile; hanno dato il loro contributo l’avvocato Maria Giovanna Rigatelli, il prefetto Mario Ciclosi e Gino Trombi, amico di Lionello A dar un tocco inusuale, una performance artistica su Lionello Bonfanti curata dal regista Maffino Maghenzani; attraverso parole dello stesso magistrato Bonfanti, in un gioco di musica e immagini, si è entrati intimamente nella sua vita, professione e scelta di vivere per costruire rapporti veri, profondi e duraturi con ogni uomo. “Lionello – così ha definito il convegno sua sorella Maria Grazia Bonfanti – oggi è veramente ritornato a Parma. Questo incontro, in questa sala così prestigiosa, è stato all’altezza della sua vita, del suo operato”. (altro…)
Dic 5, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Durante il tour del Gen Rosso in Nord Italia (Monza e Brianza, dal 10 al 15 novembre) «non sono scesi solamente litri di acqua, per le incessanti piogge, ma tante grazie che quanti hanno preso parte al progetto continuano a testimoniarci», scrivono i 18 artisti della band al loro rientro. Gli studenti coinvolti nel progetto erano 120 e provenivano da 11 istituti diversi: «Per la prima volta si è riusciti a coinvolgere insieme così tante scuole». Il progetto è stato voluto e organizzato dalla comunità locale dei Focolari, in collaborazione con la “Fraternità Capitanio”, una comunità di persone che vivono il dono della fraternità secondo la particolare caratteristica voluta da Bartolomea Capitanio, una maestra vissuta a Lovere (Nord Italia) nei primi decenni dell’Ottocento. La Fraternità Capitanio esiste a Monza dal 1977 come comunità di accoglienza per giovani donne in difficoltà che vogliono fare un percorso di rieducazione e di recupero della loro dignità personale e diventare costruttrici di vita per sé e per gli altri. «Con loro ci siamo trovati subito in sintonia ed è nata un’amicizia che sicuramente rimarrà a lungo», dichiarano ancora dal Gen Rosso. «Al termine del progetto abbiamo visto che questi ragazzi e ragazze hanno capito e accolto in pieno i valori intrinseci del musical “Streetlight”. Parlavano di famiglia, di forza interiore, di nuova fiducia in sé stessi e vederli piangere alla nostra partenza ci stringeva il cuore… Ma ci siamo lasciati con un arrivederci, certi che ci saremmo incontrati di nuovo!».
Alcuni volti ed esperienze di questi ragazzi sono andati in onda con un servizio sul TG3 nazionale. «Non pensavo che in una settimana ci si potesse affezionare tanto a delle persone, invece è accaduto», scrive Giada. «Ognuno di loro mette il cuore in ciò che fa. Quindi un enorme grazie perché ogni giorno con i loro motti ci insegnano sempre qualcosa di nuovo e ci incoraggiano a credere nei nostri sogni». Giada era nel gruppo della hip hop combination: «Se vi capita l’opportunità – continua – consiglio a chiunque di provare perché, secondo me, è una delle esperienze più belle che possano mai capitarvi!». «In 2 giorni ho imparato due coreografie e in 6 ho conosciuto circa 130 persone a dir poco stupende, una mia seconda famiglia molto allargata», scrive un’altra. «Voi del Gen Rosso mi avete fatto crescere e sperimentare una parte del mio sogno, mi avete fatto capire cosa vogliono dire le parole AMICIZIA e AMORE. I vostri insegnamenti sono come l’oro: unici e preziosi». Nostalgia dell’esperienza vissuta, ma anche un grande messaggio di crescita: lo portano in cuore “i 120 ragazzi di Monza”, ricordando che – come dicono le parole di una canzone del musical – d’ora in avanti “ameremo il cammino l’uno dell’altro”. (altro…)
Dic 4, 2014 | Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Pierre Talec invita precisamente a tomar conciencia de esta verdad, con breves meditaciones sobre el Evangelio de cada día durante las cuatro semanas del Adviento: son pequeñas «homilías concentradas» en tres minutos y difundidas por Radio Notre-Dame. Con un lenguaje incisivo, muy alejado de tópicos y sazonado con un toque poético original, las reflexiones del autor han estimulado a numerosos oyentes sobre el sentido de ser cristianos ante los desafíos de la modernidad. Un libro que prosigue y completa las Meditaciones para la Cuaresma del mismo autor, publicadas recientemente por Ciudad Nueva. Han dicho de él ¿Cuántas veces hemos celebrado la Navidad? ¿Cuántas veces nos hemos preparado para la venida del Señor? Seguramente son muchas. Sin embargo, no podemos conformarnos con lo que hicimos antaño sino que, una vez más, hemos de disponernos para el encuentro con el Hijo de Dios, que viene a visitarnos. Mientras revisaba este libro me venía a la cabeza una idea. Hay varias maneras de esperar. A veces lo hacemos por obligación, porque hemos de recibir a alguien y no queda otra posibilidad; otras con amor encendido ya que anhelamos mucho ese encuentro. Hay varias formas más, pero se me ocurre otra, que es cuando te llaman a formar parte de un comité de recepción porque llega alguien importante. Entonces nos gusta formar parte de ese grupo privilegiado que podrá dar la bienvenida al personaje esperado. Dios nos ha elegido para que formemos parte de ese grupo que ha de recibirlo. No sólo nosotros esperamos a Dios, sino que Él espera que nosotros estemos para recibirlo. Ello supone prepararse interiormente. No siempre tenemos a la mano una manera sencilla de hacerlo. Las meditaciones del P. Pierre Talec nos ofrecen una esplendida oportunidad. Originalmente fueron transmitidas por radio y ahora se nos ofrecen en papel. Su lenguaje, en ocasiones poético, y siempre sencillo y claro, favorecen la interiorización. Medita él para que meditemos nosotros. El librito nos invita a un Adviento intenso, pero que es como la lluvia fina que empapa la tierra. Todas las meditaciones son breves y hay una para cada día de las cuatro semanas que anteceden a la Navidad. La meditación gira siempre en torno al Evangelio del día, pero sin olvidar la tensión que nos conduce a Belén. Las meditaciones buscan despertar en nosotros el deseo de vivir más intensamente la fe. Es decir, ayudan a provocar el nacimiento de Dios en nuestro interior. Caminando al paso de la Palabra de Dios avanzamos hacia una humilde cueva, al tiempo que el Señor va preparando su pesebre en nuestro interior. Es lo bueno de la meditación: pensamos que todo lo decimos nosotros, pero es Él quien nos va formando interiormente desde su silencio. Libro aconsejable para que el Adviento no pase desapercibido y recuperemos el sentido de este tiempo de espera y esperanza.
David Amado
Sobre el autor Pierre Talec ha sido capellán de los jóvenes universitarios del Barrio Latino de París y director de la Pastoral sacramental. Autor y presentador de programas religiosos de éxito en radio y tv, ha enseñado teología en Francia y en Quebec. Ha publicado obras de teología y de espiritualidad, entre ellas «Las cosas de la fe», un best-seller traducido en varias lenguas. En 1994 obtuvo el Premio de los Libreros de Francia por «La Sérénité». Editorial Ciudad Nueva, Madrid