Mag 16, 2014 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
Il Comitato Umanità Nuova, espressione sociale del Movimento dei Focolari, da trent’anni opera anche nel centro storico di Genova a favore delle persone più emarginate, ha portato avanti una serie di iniziative legate al tema della migrazione. Con il patrocinio di diverse istituzioni e associazioni liguri si è venuta creando una rete sempre più fitta di relazioni, che ha arricchito il tessuto connettivo della città. Il luogo scelto è stato il Galata Museo del Mare, in cui, oltre a numerose testimonianze della vita marinara, vi sono ricostruiti scenari storici della migrazione italiana: dalle navi passeggeri di una volta ai quartieri della Boca a Buenos Aires o Ellis Island negli USA. Questa la cornice che ha ospitato una mostra, a inizio del 2014, dal titolo “In profondità: viaggio tra memoria e migrazione”, focalizzata sul tema delle migrazioni interiori, cioè sull’atteggiamento d’anima che coincide con il nomadismo culturale dell’arte contemporanea. Vi hanno esposto artisti di diversa provenienza come Ignacio Llamas dalla Spagna o Claire Morard dalla Francia, ma anche Piero Gilardi, uno dei primi artisti pop italiani, noto a livello internazionale. Il tema delle migrazioni è stato luogo di convergenza per il dialogo multiculturale, interreligioso, ecumenico, di incontro e di stretta collaborazione tra alcuni movimenti cattolici già nel passato impegnati nelle manifestazioni collegate ad “Insieme per l’Europa” (Cursillos, Sant’Egidio, Equipe Notre Dame, Incontri Coniugali e Rinnovamento nello Spirito), con la partecipazione da protagonisti degli stessi migranti. Il movimento Famiglie Nuove ha poi presentato i temi del sostegno a distanza e dell’integrazione scolastica, coinvolgendo 200 studenti delle scuole superiori liguri. Complessivamente, la partecipazione è stata di circa un migliaio di persone, includendo anche un laboratorio di scrittura creativa e il Finissage-concerto, curato dalla classe Jazz del Conservatorio Paganini di Genova; grazie al quale si sono poi ritrovati una ventina di artisti per dar vita ad una tre giorni di dialogo, che ha consentito a ciascuno dei partecipanti di ritrovare nuove energie per proseguire sulla via della comunione artistica.
Dignità e valore della persona hanno caratterizzato il dibattito, lasciando spazio anche alle toccanti esperienze di Chaia, giovane Saharawi che ha raccontato la sua sofferta esperienza e di un giovane magrebino che, dopo aver attraversato il deserto, è sbarcato a Lampedusa ed ora è integrato nella realtà genovese. Significativi i momenti di dialogo che hanno ospitato esponenti di spicco del mondo religioso e associativo, come il presidente di Migrantes, il pastore della Chiesa Evangelica Sudamericana, l’Imam della comunità islamica e l’abate di un tempio buddista. Un commento ci sembra esprima la realtà vissuta da tanti: “Mi pareva che quel luogo acquistasse una sacralità e diventasse tempio, pagoda, sala, moschea, perché si stava compiendo un’unica preghiera per l’unico Dio di tutti gli uomini, e non era questione di sentimenti soltanto, ma di intelligenza e cuori che diventano uno”. (altro…)
Mag 15, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Sudest europeo, un mosaico di popoli. In Serbia, Paese a maggioranza ortodossa, sussistono villaggi cattolici soprattutto vicino alla frontiera con l’Ungheria, dove convivono serbi e popoli di origine magiara, ma anche minoranze come zigani e ruteni.
Don Nagy Jozsef ha conosciuto la spiritualità dell’unità nel 1978. Quando gli sono state affidate le parrocchie di Szenta e Gornji Breg (al confine con l’Ungheria) ha iniziato il suo ministero cercando di vivere il Vangelo e aiutando altri a viverlo.
La sua testimonianza: «Dopo il crollo del comunismo e durante le guerre nei Balcani, crescendo la disoccupazione e la crisi economica, tutte le fabbriche hanno chiuso. La gente si è trovata sempre di più in condizioni di povertà. Un gran numero di bambini sveniva a scuola, conseguenza della sottonutrizione: non mangiavano da 2-3 giorni! All’inizio gli insegnanti portavano qualcosa da casa, ma poichè neanche loro avevano da mangiare, il comune si è rivolto a me. Così si è sviluppata la Caritas. Dapprima un pasto caldo per 50 bambini, che presto sono diventati il doppio. Poi, si sono aggiunti anche degli adulti.
Da 20 anni funziona così una cucina popolare che offre un pasto caldo da lunedì a venerdì, a 520 persone. Li portiamo in tre scuole per bambini bisognosi, nel soggiorno diurno degli anziani e a chi è solo e ammalato. Questa cucina si sostiene unicamente con la “provvidenza”: Dio interviene attraverso la generosità di tanti. Le difficoltà non mancano. Varie volte siamo stati sul punto di doverla chiudere, ma il volto di Gesù abbandonato che grida in queste persone, ci dà sempre nuovo coraggio di continuare, credendo nell’Amore di Dio.
Le persone coinvolte in questa esperienza evangelica crescono sempre di più. Si comunicano le esperienze, condividono gioie e difficoltà. Racconta Varga Jozsef, diacono permanente, sposato, quattro figli: «Il nostro gruppo – costatiamo – copre tante attività in entrambe le parrocchie, portandovi lo spirito di unità. Questo si sperimenta soprattutto quando si riescono a prendere decisioni unanimi. Qualcuno di noi è nel consiglio pastorale, catechista o nell’ufficio parrocchiale. Altri si occupano della chiesa, del cimitero, di opere di carità. Uno fa l’autista, un altro il fornitore responsabile della mensa popolare. Altri ancora aiutano nella distribuzione dei pasti».
Eva è infermiera, responsabile dell’assistenza domiciliare a circa 100 persone anziane e ammalate: «Cerco di organizzare il lavoro – racconta – mantenendo vivo il rapporto sia con i colleghi che con gli ammalati e mi è di grande aiuto la Parola di vita. Le persone da visitare sono molte e il tempo è sempre poco. Spesso sono tentata di sbrigarmi velocemente. Ma scopro che per queste persone è importante essere ascoltate, consolate. La consapevolezza che dietro di me c’è la nostra comunità mi sostiene e mi dà coraggio». Conclude don Nagy: «Queste esperienze ci fanno sperimentare la forza che possiede la comunità parrocchiale in quanto continuamente tendiamo a rinnovarci e a rinnovarla vivendo l’amore scambievole. Costatiamo che quando Gesù è presente, è Lui che emana la Sua Luce nelle nostre periferie». (altro…)
Mag 14, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
In Argentina, da quasi 20 anni, si sta portando avanti un fruttuoso dialogo tra persone del Movimento dei Focolari e alcuni fratelli ebrei: si è maturati nella conoscenza gli uni degli altri e, nella reciproca stima, si sono intraprese iniziative congiunte.
Quest’anno, i membri del OJDI (Organizzazione ebraica di dialogo interconfessionale) hanno voluto celebrare la ricorrenza del Séder di Pesaj (celebrazione della Pasqua) – a cui sempre partecipano le persone dei Focolari -, il primo maggio, nella Cittadella “Mariapoli Lia” a 250 Km da Buenos Aires.
Un gruppo di ebrei, arrivato dalla capitale argentina, ed una numerosa rappresentanza di giovani, famiglie ed adulti della Cittadella hanno partecipato con raccoglimento alla celebrazione del rito pasquale ebraico. Le tre ore di liturgia e la cena sono state seguite con attenzione ed entusiasmo, ed alla fine qualcuno ha espresso ad alta voce l’invito ai nostri “fratelli maggiori” di ripetere tutti gli anni questa celebrazione nella Mariapoli, così importante soprattutto per i giovani che si fermano solamente un anno nella Cittadella. Molti di loro hanno scoperto che sono molto di più le cose che ci uniscono che quelle che ci separano, e che “come cristiani è stata una grazia speciale, che ci ha permesso di entrare nella mentalità e nella fede degli ebrei; questo ci sprona a vivere in modo più profondo e radicale la nostra fede cristiana”.
“E’ stata un’esperienza che mi ha colpito profondamente — ha dichiarato uno dei giovani presenti — perché è stato il mio primo incotro con l’ebraismo. dato che nessuno degli ebrei che conosco è praticante. Mentre leggevamo le preghiere e le letture, mi sembrava che le leggi di Dio siano perfettamente traducibili nei valori umani (la solidarietà, il rispetto, la libertà…) che tutti, credenti o non-credenti, possiamo comunque condividere”. Ed una giovane ha aggiunto: “È stato mettere in pratica il dialogo interreligioso e non restare solo nella teoria. Un’esperienza unica: sapere che la fraternità universale è possibile”. (altro…)
Mag 14, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Nella cittadella Arco Iris, in apertura della Settimana Mondo Unito, i ragazzi e le ragazze, provenienti da tutto il Portogallo, sono stati accolti dalla banda del paese e da una ventina di gruppi che hanno animato il pomeriggio con svariate attività: dallo judo, alla musica – con tanto di canzoni composte appositamente per l’occasione -, alla danza, senza tralasciare una nota di internazionalità con i suonatori di gamelao – tipico strumento indonesiano – e 90 ballerini da Capo Verde. Oltre ai media – hanno dato copertura all’evento due canali televisivi, radio e giornali – sono state coinvolte le autorità civili. Erano presenti il presidente e il vicepresidente della regione, il sindaco della città, mentre numerosi sacerdoti hanno accompagnato i giovani delle loro parrocchie. Tra questi il responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Lisbona.
Non sono stati però solo i Focolari a dare il loro contributo: oltre 20 tra gruppi e associazioni hanno messo il loro tassello all’Expo della fraternità: una piccola mostra «dal vivo» dell’ United World Project in cui i partecipanti erano chiamati a condividere le loro esperienze sul tema. Un parlamentare, un musicista, un attore, uno scienziato e un sindaco hanno messo a disposizione le proprie competenze. Cinque i capitoli del programma della giornata attraverso i quali, tra testimonianze, musica e coreografie, è stato esplorato il tema della fraternità: «Cos’è?», «Perché?», «Come?», «Sempre?» e «In rete», presentando come questa nuova cultura si estenda a tutti i settori, dall’arte all’economia. Particolarmente significativa è stata infatti l’intervista all’economista Luigino Bruni. I workshop che sono seguiti hanno invitato i giovani ad impegnarsi in maniera più attiva nella società per costruire un mondo solidale, come testimoniano le impressioni lasciate da alcuni di loro: «Cambiare il mondo dipende da noi: è la certezza più forte che mi porto via. Grazie che ci avete dato la vostra esperienza, perché se abbiamo la chiave per affrontare le difficoltà allora è davvero possibile il Mondo Unito». «Questo incontro è stata la mia prima esperienza con i Giovani per un Mondo Unito. Sono affascinata da questo spirito di condivisione, di aiuto reciproco, di amore vero che ho avuto la possibilità di conoscere e di vivere. Mi porto via una vita nuova!». «In un tempo segnato dall’individualismo e dal disinteresse, è bello vedere che ci sono tante persone che lottano per un mondo migliore e non si fermano anche davanti alle avversità. Oggi ho capito che la fraternità è davvero alla portata di ciascuno, si attua nel quotidiano. Dipende anche da me “prendere il mondo” e cercare di cambiarlo».
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Mag 13, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo
L’istituto universitario che ha sede nella cittadella di Loppiano, ogni anno si presenta a chi desidera conoscere l’offerta di Sophia. Lo scorso 2 maggio si è svolto “l’Open Day 2014” con un programma che simula una giornata trascorsa presso la sede: lezioni di economia, politica, ontologia trinitaria, momenti di condivisione e dialogo con docenti e studenti. Al centro, la scelta di un percorso accademico nuovo, interdisciplinare, che coniuga studio e vissuto, formando studenti provenienti da vari continenti ad avere “una visione globale”, come è stato detto durante la presentazione. Tra le testimonianze, quella di Fabio Frisone, 23 anni, di Messina: «Dopo il triennio in Scienze e Tecniche psicologiche, mi sono iscritto a Sophia. La motivazione principale della mia scelta si radica nella sostanziale differenza che ho riscontrato tra il mondo accademico tradizionale e un mondo nel quale non basta un percorso di studi per sentirsi appagati, ci vuole di più. Eravamo già a fine estate e – dopo la laurea in psicologia e un’esperienza di volontariato in Africa – ero ancora indeciso. Gli ultimi anni mi avevano lasciato tanti dubbi: continuare a studiare seguendo un iter in cui regna una forte “tecnicizzazione” del sapere e la più sfrenata competizione tra studenti?

Fabio Frisone
Ero triste: nonostante la mia voglia di tornare in Africa, intuivo che avrei dovuto darmi il tempo per acquisire una formazione più completa, per riuscire a comprendere in modo meno superficiale anche la realtà africana. Conoscendo il progetto di Sophia, ho capito che poteva essere la soluzione più adeguata alle mie esigenze. Ora, a sei mesi dall’inizio di questa esperienza, posso dire che non mi sbagliavo». E riguardo al percorso di Sophia, continua Fabio: «Dai professori, agli studenti, allo staff, lo IUS è un percorso accademico nuovo. Al centro del piano di studio c’è la possibilità di apprendere conoscenze e sviluppare competenze interdisciplinari. La costante ricerca di questa complementarietà è un tratto essenziale nel dialogo che si svolge in aula tra i diversi ambiti disciplinari, ma anche nelle relazioni personali. La sfida dell’Istituto è quella di sperimentare un modo nuovo di studiare e fare ricerca, di elaborare cultura e di condividerla. Ciò produce una metodologia didattica specifica: l’esercizio del pensare richiede di non avere fretta, di dare spazio alle domande, per non trovarci confusi da conclusioni approssimative. L’invito è a tentare ogni giorno una domanda in più, fino a scoprire le radici dei problemi, per comprenderli e rielaborarli abbandonando le soluzioni ideologiche. Ciascuno diventa protagonista del cambiamento sociale e politico, guardando in faccia i problemi e puntando a sciogliere i nodi più complessi al servizio delle nostre città e dei nostri popoli. Avverto che sta crescendo in me un pensiero che si fa sempre più aperto. È un impegno che si rinnova ogni giorno. Se la tensione che ci guida è l’aspirazione a costruire la fraternità universale, sappiamo che per volare così alto c’è bisogno di cominciare dal banco di prova della vita quotidiana». Fonte: Istituto Universitario Sophia (altro…)
Mag 12, 2014 | Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
“Tutto è nato due anni fa – racconta Maria Pia Redaelli, referente AFN onlus nella Repubblica Democratica del Congo, dove è attivo il progetto sociale Petite Flamme – . Due nostri insegnanti avevano partecipato ad un meeting di formazione promosso dai Focolari a Douala in Camerun; al ritorno hanno voluto mettere in atto alcune idee già sperimentate in altre scuole, come la costituzione di un ‘Parlamento dei bambini’. Il primo effetto è stato che i ragazzi hanno cominciato a vedere la scuola come loro proprietà, ad essere attivi e protagonisti. Gli anni precedenti avevamo tanta difficoltà a tenere pulite le classi e soprattutto il cortile intorno alla scuola, ora non si trova più una carta per terra…”. Ogni ‘parlamento’ è composto da un presidente, un vice e alcuni ministri, in proporzione al numero dei bambini. Ognuno di loro ha un incarico. Al Petite Flamme Ndolo, che conta più di 400 alunni, il presidente della scuola, Mbuyi Idrisse, racconta: “Ogni mattina arrivo un po’ prima delle 7,30, così ho il tempo di accogliere i miei compagni, di vedere se la loro divisa è pulita e in ordine. In caso contrario sono costretto a rimandarli a casa”. Makwatshi Donnel è il vicepresidente: “Aiuto il presidente a mantenere la disciplina – spiega –, soprattutto quando i bambini sono in fila prima di entrare nelle classi e all’uscita da scuola”. “Sono ministro dell’arte – aggiunge Biamungu Bienvenue – e intono i canti la mattina prima di iniziare la scuola. Anche quando ci sono delle feste, aiuto l’insegnante a preparare delle nuove scenette”.
E Beyau Vianney, ministro delle finanze: “Il mio compito è quello di aiutare i compagni a venire incontro ai bisogni di altri studenti in necessità. Ad esempio, se qualcuno perde un genitore o un fratello cerchiamo di contribuire coi nostri risparmi per essere vicino a chi soffre. Lo stesso quando veniamo a sapere di bambini che nel mondo soffrono. Sono io che metto insieme quanto viene raccolto e lo consegno alla direttrice della scuola”. Luwala Precieuse è il ministro della salute: “Appena arrivo a scuola, vado a riempire alcuni bidoni d’acqua e vi aggiungo delle gocce di ‘amuchina’, per evitare che i bambini possano prendere delle malattie. Poi, durante l’intervallo delle 10, vado in cucina e chiedo alla cuoca di farmi assaggiare la ‘bouille’ per controllare se è buona e se lo zucchero è sufficiente, per la gioia dei miei compagni”.
Losambo Jepthe: “Sono il ministro dello sport. Quest’anno ho cercato di organizzare alcune équipe di calcio sia per i ragazzi che per le ragazze. Ogni mercoledì ci ritroviamo per l’allenamento e il sabato, durante la pausa, giochiamo le partite divisi per classi”. Nakamuwa Pembe, ministro dell’ambiente: “Controllo che la scuola sia sempre in ordine; quando vedo che qualche compagno getta la carta per terra lo invito a buttarla nel cestino. Controllo inoltre che le classi e le toilette siano pulite”. Luwala Precieuse, ministro della cultura: “Veglio perché i bambini parlino in francese che è la sola lingua autorizzata a scuola”. Infine, Binia Exaucé, ministro dell’ordine: “Ogni mattina verifico se nelle classi ci sono i gessetti alla lavagna e do il segnale col fischietto per iniziare e per finire la scuola”. “Col ‘Parlamento dei bambini’ – conclude Maria Pia – abbiamo sperimentato un salto di qualità nell’impegno dei ragazzi di Petite Flamme e quando, terminate le elementari, vanno in altre scuole per frequentare le Medie, i professori sono ammirati dall’impegno di questi ragazzi. Anche di recente l’Ambasciatore italiano in visita a Petite Flamme è rimasto molto soddisfatto del clima di rispetto e armonia che c’era fra tutti. E, rivolgendosi agli insegnanti, ha avuto parole di grande stima e incoraggiamento”.
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Mag 12, 2014 | Cultura

L’altra metà dell’economia, Bruni-Smerilli, Città Nuova editrice 2014
Nella profonda crisi che la nostra società sta attraversando, si fa strada il vitale bisogno dell’economia di riscoprire e rivalutare quella dimensione potente e connaturata all’essere umano che si chiama gratuità e che ci viene svelata attraverso il grande dono dei carismi. Partendo dalla ricerca dei significati della parola “carisma” nelle diverse epoche storiche, passando attraverso la riscoperta del significato collettivo dei carismi e la rivalutazione della loro dimensione femminile, questo libro sottolinea l’importanza di considerarli come i veri protagonisti dell’innovazione di cui il nostro tempo ha bisogno. Gli Autori Luigino Bruni è professore ordinario di Economia politica presso l’Università Lumsa di Roma e docente di ‘Economia ed etica’ all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI). Per i tipi di Città Nuova, dove dirige la collana Idee/economia, è autore tra gli altri di: Il prezzo della gratuità (2006, 20082); Le nuove virtù del mercato (2012), e ha curato con Stefano Zamagni il Dizionario di economia civile (2009). Alessandra Smerilli è professore aggiunto presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma e collabora con l’Università Cattolica. È autrice di varie pubblicazioni, libri e saggi su riviste di teoria economica. È segretario del comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici. I due autori hanno pubblicato insieme presso Città Nuova: Benedetta economia (2009, 20103) La collana IDEE/ECONOMIA, diretta da Luigino Bruni, raccoglie studi di approfondimento sulla realtà economica, alla ricerca dei fondamenti antropologici come orientamento nel mondo attuale caratterizzato dalla globalizzazione. (altro…)
Mag 10, 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Quel gesto eloquente «Nella società africana la donna e il bambino sono ritenuti creature inferiori. Avevo chiesto a Dieudonné quale fosse la condotta di un cristiano. Parlammo due ore, ma lui non riuscì a convincermi. Lo avevo appena salutato quando un rumore mi fece voltare indietro: una bambina che recava un secchio d’acqua in testa era caduta a pochi metri da noi. Mentre tutti gli altri ridevano senza muovere un dito, vidi Dieudonnè precipitarsi per aiutare la piccola ad alzarsi dal fango. E non si fermò lì; andò alla fontana per riempire nuovamente il secchio e glielo portò fino a casa. Io rimasi zitto a contemplare quella scena; come me, altri erano stupiti che Dieudonné avesse agito così nei riguardi di una bambina. Quel gesto fu per me più eloquente di tutta la nostra conversazione». A. B.-Camerun Saltare il fosso «Mi sono sempre considerato a posto con gli altri, ma quando mia figlia ha cominciato a drogarsi la mia sicurezza si è sgretolata. Ho capito che dovevo saltare il fosso del mio isolamento e andare verso gli altri. Ho avuto così occasione di avvicinare due amici di mia figlia, che erano appena usciti dal carcere, perché trovati in possesso di droga. Li ho avvicinati privo di ogni giudizio. Si è stabilito così un rapporto di amicizia e, mentre mia figlia ritrovava un rapporto con me, anche questi ragazzi hanno avuto la forza di reinserirsi nella propria famiglia». M. T.-Italia Tutta la sua parte «Quando nostra figlia ci ha telefonato di essere prossima al divorzio, è stato per noi un grande colpo. Non serviva ribellarsi o fare prediche, ma solo condividere il suo dolore. Ho cercato comunque di non farle sentire che era sola, anche perché vive in un altro Stato. Quando è venuta a stare da noi per qualche giorno con i suoi due bambini, l’abbiamo accolta con particolare affetto e calore. Grande la nostra gioia quando, tornata a casa, ci ha comunicato che voleva fare tutta la sua parte per ricostruire il matrimonio, piuttosto che andare avanti con le pratiche per il divorzio». J.S.-Usa Tratto da: Il Vangelo del giorno, Città Nuova Editrice. (altro…)
Mag 9, 2014 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Costruisce ponti in Europa con passi di riconciliazione, intessendo amicizie oltre le frontiere. Ne è nata una corrente di speranza ispirata al Vangelo….”: questa la motivazione del Premio Europeo di St.Ulrich, ricevuto dal Comitato d’Orientamento di Insieme per l’Europa il 3 maggio a Dillingen, storica città della Baviera (Germania). Insieme per l’Europa riunisce 300 Movimenti e comunità cristiane e si impegna per la riconciliazione e l’amicizia fra i popoli europei. Vi partecipano cristiani cattolici, evangelici-luterani, evangelici-riformati, ortodossi, anglicani e cristiani appartenenti alle chiese libere. I premiati e i rappresentanti di 50 Movimenti e Comunità sono accolti dalle autorità civili e religiose: il sindaco Kunz, il vescovo cattolico Zsarda di Augusta e il vescovo regionale evangelico Grabow, oltre a personalità dell’economia e della cultura della regione. La laudatio è tenuta dal brasiliano card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per la vita consacrata, venuto da Roma: «Vedo con gratitudine la testimonianza ecumenica del cammino di Insieme per l’Europa. In esso si aprono luoghi sempre nuovi nei quali è possibile incontrarsi fraternamente, generando l’amore reciproco tra le Chiese e aprendo così nuovi approcci a ciò che ancora ci divide».

Card. Joao Braz de Aviz e Landrat Leo Schrell
La fondazione europea St.Ulrich nasce nella città di Dillingen (Baviera occidentale) nel 1993 in occasione dei 1000 anni dalla canonizzazione del vescovo Ulrico. Il suo fine è la promozione dell’unità d’Europa nella tradizione occidentale. Il presidente del consiglio di amministrazione, il vescovo di Augsburg, mons. Konrad Zdarsa, ha presieduto la cerimonia religiosa insieme al collega evangelico-luterano, vescovo Michael Grabow. Personalità già insignite del premio sono l’ex cancelliere della repubblica federale tedesca, Helmut Kohl, l’ex presidente della repubblica tedesca Roman Herzog, l’ex presidente polacco e premio Nobel per la pace, Lech Walesa, l’ex arcivescovo di Praga cardinale Miroslav Vlk, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Il presidente della Fondazione St. Ulrich, Landrat Leo Schrell: «La varietà impressionante dei movimenti coinvolti rende evidente che l’intuizione di Insieme per l’Europa è sostenuta da persone di varie Chiese e di varia provenienza, che hanno un unico scopo: contribuire all’unità europea”. Secondo Schrell questo cammino «è capace di indicare una strada verso il futuro». Con la somma della donazione (10.000 €) sono programmati aiuti a giovani dei Paesi dell’Est Europeo, affinché possano partecipare alle iniziative di Insieme per l’Europa, in particolare al prossimo congresso 2016. Gerhard Proß (dell’YMCA di Esslingen), come rappresentante del comitato d’orientamento di “Insieme per l’Europa” ha ringraziato per l’onorificenza. Il premio è considerato un incoraggiamento a continuare il lavoro: contribuire alla scoperta della ricchezza della molteplicità europea, in questo momento storico in cui si assiste al risorgere di nazionalismi: “Il futuro dell’Europa è nell’Insieme”. (altro…)
Mag 8, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Ubuntu: io sono perché noi siamo. È su questo concetto cardine di tante culture africane che si incentra il progetto Sharing with Africa. Dal 27 aprile al 4 maggio si sono riuniti a Nairobi un centinaio di giovani da 29 nazioni. Ma cosa è più precisamente l’Ubuntu? Il professor Justus Mbae, decano dell’Università Cattolica dell’Africa dell’Est, lo ha spiegato in un dialogo senza orologio: «Ogni situazione o cosa che ci riguarda personalmente viene dopo la comunità, perché l’individuo è parte di essa ed è attraverso la relazione con le altre persone che la compongono che lui diventa una persona». Nella cittadella dei Focolari, in Kenya, a Sharing with Africa, i giovani si scambiano anche progetti e storie per rispondere alle sfide dei propri Paesi. Sorprendono la creatività e l’impegno, capaci di interrogare anche le istituzioni pubbliche. Il loro manifesto si ispira a un discorso di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, che suggerisce i passi per cambiare la propria città: scegliere amici che condividono il progetto, scegliere gli ultimi e soccorrerli nelle loro necessità e chiedere con fede a Dio ciò che manca. Così si gettano le fondamenta di una città nuova e si allarga il proprio sguardo al mondo.
Benedicto è un giovane infermiere all’ospedale di Iringa (Tanzania). Nel suo Paese, il sangue è davvero un bene prezioso. La sua ordinaria carenza nelle strutture pubbliche è una delle cause di mortalità. Un giorno nel reparto di maternità tante mamme vengono rimandate a casa: nel laboratorio non c’è nessuna sacca di sangue. Benedicto lo confida ai giovani dei Focolari con cui da tempo condivide un cammino spirituale e di attenzione alle necessità di chi è ultimo. La soluzione arriva proprio dal gruppo. Perché non proporre una raccolta pubblica di sangue? «È vero che nel nostro Paese abbiamo poco da condividere, la miseria è talvolta schiacciante. Ma il sangue lo possediamo tutti, è dentro di noi». E così parte una lettera di richiesta e in poche ore si raccolgono 22 sacche. Il capo del laboratorio confessa di non aver mai visto una tale generosità. Era il 2010. Negli ultimi 4 anni l’iniziativa si è estesa al punto di essere un riferimento ufficiale per le istituzioni sanitarie del Paese e in gennaio i giovani della Ruaha University a Iringa e quelli dell’istituto islamico di Dar el Salaam sono diventati donatori volontari.
Questo è solo uno degli 800 “frammenti di fraternità”, raccolti dal 2012 ad oggi. Li chiamano così per sottolineare che seppur piccole, sono azioni in grado di generare cambiamento e novità. Il resto si trova nell’Atlante della Fraternità, la novità di questa 17° edizione della Settimana Mondo Unito, appuntamento annuale che mostra alle istituzioni internazionali le iniziative che rendono possibile la fraternità fra gli uomini. Apertura ufficiale da Nairobi il 1° maggio, con venti minuti di live streaming che hanno collegato il mondo intero a Sharing with Africa. Maria Voce, presidente dei Focolari, nel suo messaggio di augurio si è congratulata per il “caparbio coraggio” con cui si è lavorato al progetto “immersi nelle vicende complesse del mondo contemporaneo” e all’Atlante, consapevole che si lavora ad “un immane cantiere, ma si tratta del “sogno di un Dio”, come Chiara Lubich amava definirlo. E ciò è anche una garanzia. La fraternità universale non è utopia, anzi: se esige il cammino faticoso dell’umanità ne è pure la prospettiva inarrestabile”. Obiettivo di questo nuovo anno sarà quello di coinvolgere le delegazioni nazionali dell’Unesco nel riconoscimento ufficiale della Settimana Mondo Unito per il contributo offerto all’unità della famiglia umana. A tutti i Giovani per un Mondo Unito: buon lavoro! (altro…)