Mar 4, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Evitando la tentazione romantica e sentimentale – spiega Manuel Fanni Canelles, regista video, formatore teatrale e produttore
indipendente italiano –, “Oltre la fatica” è un documentario che non provoca, non mira a stupire nell’immediato, ma affonda le proprie radici nella fatica del gesto ripetuto; stabilendo un colloquio con la vita e il suo continuo allenamento; come una ricerca estetica radicata nelle pieghe dell’umano. In questo senso le camere si immergono nello spazio insieme ai danzatori, sentendosi parte della loro danza; nell’ascolto dei movimenti, dei gesti, dei suoni, degli sguardi; un lavoro di seria e rigorosa contemplazione». Il breve documentario è stato pensato e meditato insieme a Liliana Cosi, nota ballerina nata a Milano, fondatrice dell’Associazione Balletto Classico con sede a Reggio Emilia.
«Si tratta di un documentario sulla fatica, sull’allenamento, sulla dedizione, sull’attimo presente – sottolinea Canelles –. In sintesi: un film sulla vita. Per questo abbiamo deciso di intitolarlo “Oltre la fatica”». Liliana Cosi, nel presentarlo, evidenza «Quanto costa far sognare la gente…, ci vogliono anni e anni di lavoro… perché chi danza lo fa per gli altri». «Nel mio mestiere – continua il regista –, i progetti nascono in tanti modi e spesso si è immersi nel vortice delle tante “cose da fare”, tutta la produzione procede di corsa. Il tempo passa e il progetto si conclude, ma in fondo al cuore a volte rimane un vuoto. Ed è proprio da questo vuoto che parte il nostro progetto, nato dal bisogno di dilatare i tempi e dialogare con il silenzio». Manuel Canelles ricorda quando ha conosciuto Liliana Cosi ad un incontro sulla “Spiritualità dell’unità nell’arte”, promosso nell’ambito di “Clartè, artisti in dialogo”, legato al Movimento dei Focolari. «È il febbraio 2013 – racconta – quando è venuta l’idea di far incontrare danza e cinema tramite un documentario girato tra i ballerini; poi l’idea è cresciuta nel silenzio, lentamente. Come l’amore quello vero, che ha bisogno di crescere lentamente, in un allenamento continuo, andando oltre la fatica».
Ora il documentario è pronto, e per sostenere le spese hanno optato per un sistema di donazioni raccolte su Internet. «Forse l’esperienza dell’unità si costruisce anche attraverso l’arte – conclude il Canelles – e quale mezzo migliore che rendere concreto questo progetto attraverso il contributo di tanti?». Vedere il film Per contribuire alle spese di produzione (altro…)
Mar 4, 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nuova musica tra noi «Quando ho conosciuto il Vangelo, ho capito che dovevo amare. Da chi cominciare? Dalla mia insegnante di musica, che non sopportavo. In classe avevo detto ripetutamente che cosa pensavo di lei e lei per questo, più volte, aveva convocato mia madre e si era lamentata di me. Un giorno, dopo la lezione, ho chiesto di parlarle. Credendo che volessi contestare il voto che mi aveva dato, non voleva ricevermi. Le ho risposto che desideravo solo chiederle scusa e che avevo capito che nella vita possiamo cercare di amare tutti. Anche se all’inizio mi ha frainteso, ho continuato a raccontarle di me, del mio nuovo rapporto con Dio, pur sapendo che lei non è credente. Il nostro colloquio è continuato ed ero davvero felice. Da allora abbiamo stabilito un buon rapporto, e sto scoprendo in lei tante cose positive che prima non immaginavo». (Veronica, Rep. Ceca) La bellezza del controcorrente «Lavoro in un salone di bellezza, con altre parrucchiere ed estetiste. Il salone è sempre affollato da numerose clienti. Si fanno molte chiacchiere, a volte capita pure di sentire qualche lamentela o discussione. Cerco di vivere anche qui quello che ho imparato dal Vangelo. Aiuto una collega che sta facendo da sola un lavoro pesante, tengo il phon a un’altra. Quando fa troppo caldo, preparo qualcosa da bere per tutto lo staff. Capita alle volte che entrino delle signore ricche, accompagnate da una loro inserviente, e la lascino fuori al caldo. Allora le faccio entrare in un angolino fresco e offro loro da bere. Ogni tanto qualcuna mi guarda incuriosita, nel salone non si usa far così. Ma il Vangelo mi dà il coraggio di andare contro corrente. E poi vedo che nessuno mi ha mai fatto osservazioni. L’amore silenzioso non disturba». (Razia, Pakistan) Social Ice Cream
«Un gelato per socializzare: l’anno scorso la formula era piaciuta! Attorno ad un gelato si erano riuniti gli abitanti della nostra strada. Quest’anno abbiamo detto: perché non allargare l’iniziativa a tutte le famiglie dei dintorni? Nel nostro quartiere vivono famiglie provenienti da vari paesi. Siamo tutti indaffarati e sempre di fretta. Eppure basterebbe poco per conoscersi, scambiarsi un saluto, instaurare nuovi rapporti di vicinato. Già mentre invitavamo personalmente ogni famiglia, bussando casa per casa, si sentiva nell’aria la curiosità e il desiderio di conoscersi. Alla serata, che si è tenuta all’aperto sulla nostra strada, sono venute più di sessanta persone di ogni età. Oltre al gelato, ognuno ha voluto portare qualcosa da condividere, in un clima di amicizia, sottolineata dallo sfondo musicale, una scelta di melodie di tutte le varie etnie dei partecipanti. Da allora per strada o nei negozi ci salutiamo con affetto e complicità. C’è qualcosa che ci accomuna. Ci conosciamo meglio, condividiamo le notizie, belle o meno che siano. Uno dei nostri vicini, quando ha saputo che alcune famiglie avevano bisogno di mobili, ha regalato la sua camera da pranzo, ancora in ottime condizioni. È bastato un gelato per creare una piccola comunità». (Vince e Maria, Canada) Da “Una Buona Notizia,”, Città Nuova Editrice, Roma 2012, (altro…)
Mar 2, 2014 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Spiritualità
Natalia Dallapiccola, testimone degli inizi del Movimento dei Focolari a Trento e il dr. Aram esponente indù, allora fra i presidenti della WCRP (Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace, alla quale anche i Focolari partecipano), sono fra i primi protagonisti di questo dialogo. Dopo la morte del dott. Aram, lo Shanti Ashram insieme a diversi rappresentanti della realtà gandhiana nello stato del Tamil Nadu, invita Chiara Lubich in India nel gennaio 2001, , insignendola del Premio Defender of Peace 2000. Nella motivazione si legge: “Instancabile il ruolo di Chiara Lubich nel gettare semi di pace e amore fra tutti gli uomini, rafforzando così continuamente il fragile quadro della pace sul quale si sviluppa la prosperità, il benessere, la cultura e la spiritualità del mondo”. Alla cerimonia, a cui partecipano oltre 500 persone indù e di altre religioni, Chiara parla della sua esperienza spirituale, mettendo in luce elementi comuni tra il Vangelo e le scritture indù: «Sono venuta qui per conoscere, stando in silenzio il più possibile – annoterà sul diario di quei giorni – … Ho trovato sopra tutte le regole: la tolleranza, l’amore! Forse c’è posto per il nostro dialogo». Nella stessa occasione, la Prof. Kala Acharya dell’istituto culturale Somaiya Sanskriti Peetham, profondamente colpita da Chiara, decide di organizzare, nel giro di pochi giorni, un incontro al Somaya College di Mumbai, al quale partecipano circa 600 persone. Questi avvenimenti segnano l’inizio del dialogo con gruppi indù di Mumbai e Coimbatore. A Mumbai nasce un intenso dialogo con professori universitari. Per continuare la strada intrapresa, si decide di tenere simposi a livello accademico. Il primo, nel 2002 a Roma, con il tema “Il Bhakti e l’Agape, come via dell’amore verso Dio e i fratelli”. L’incontro è definito dalla prof.ssa Kala Acharya:“Una profonda esperienza spirituale”.
Chiara Lubich si reca nuovamente in India nel 2003.Presso il Centro di cultura indiana Bharatiya Vidya Bhavan, Natalia Dallapiccola tocca uno degli aspetti dell’arte di amare scoperta nel Vangelo: il “farsi uno” con l’altro quale chiave per il dialogo. E cita Chiara: “Nel momento in cui ci incontriamo con l’altro, occorre porsi sullo stesso piano, chiunque egli sia. E ciò richiede distacco da tutto, anche dalle ricchezze della propria religione. Nello stesso tempo bisogna fare il vuoto dentro di noi, per lasciar il fratello libero di dire il suo pensiero e per poter capirlo. Comportamento, questo, indispensabile, che ha due effetti: aiuta noi ad inculturarci nel mondo del fratello, a conoscerne il linguaggio, la cultura, la fede, ecc., e predispone poi il fratello all’ascolto. Si passa, quindi, al “rispettoso annuncio” dove – per lealtà davanti a Dio e sincerità davanti al prossimo, sempre rispettando il pensiero dell’altro – diciamo quanto pensiamo e crediamo sull’argomento, senza imporre nulla, senza voler conquistare nessuno alle nostre idee”. “E’ l’inizio di un percorso che ci porterà lontano” – commenta il prof. Dave, presidente onorario dell’istituzione.
Questa esperienza di dialogo evidenzia quanto aveva detto Giovanni Paolo II proprio in India: “Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi, perché mentre ci apriamo l’un l’altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio. E il frutto è l’unione fra gli uomini e l’unione degli uomini con Dio” (Giovanni Paolo II, Discorso ai rappresentanti delle varie religioni dell’India, Madras, 5 febbraio 1986)». Il dialogo con i movimenti Gandhiani che, fin dall’inizio caratterizza questa esperienza, continua a Coimbatore dove, ogni anno, a partire dall’agosto 2001, si svolgono Tavole rotonde che affrontano e approfondiscono aspetti spirituali ed umani nelle due prospettive: quella gandhiana e della spiritualità dell’unità dei Focolari. Si collabora anche a progetti sociali e, in particolare, alla formazione delle nuove generazioni alla pace. Soprattutto si cresce nella conoscenza reciproca e si crea fra tutti un rapporto di vera fraternità. Il 20 marzo 2014, presso l’Università Urbaniana di Roma, si svolgerà un evento dedicato a “Chiara e le religioni: insieme verso l’unità della famiglia umana”. Vorrebbe evidenziare, a sei anni dalla sua scomparsa, il suo impegno per il dialogo interreligioso. La manifestazione coincide con il 50° della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sulla Chiesa e le religioni non cristiane. Si prevede la partecipazione di personalità religiose dell’induismo. Per approfondimenti: “Cammini spirituali nell’induismo e nel cristianesimo” “Il viaggio verso l’unità dell’umanità” “Mumbai, indù e cristiani in dialogo” “Minoti Aram, pionera di dialogo interreligioso” http://vimeo.com/88357538 (altro…)
Mar 1, 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
«Siamo sposati da alcuni anni e abbiamo tre figli. Qualche anno fa, dovendo cambiare abitazione, per essere coerenti con la nostra scelta di vita» – improntata alla fraternità – «abbiamo scelto di andare ad abitare in un quartiere disagiato, carente di tutto. Volevamo condividere, specialmente con gli ultimi, i problemi e le necessità che si presentavano ogni giorno». Gela, fin dal 1987, è conosciuta per la forte presenza della criminalità organizzata, con violenze e omicidi. Paura e preoccupazione generano indifferenza e chiusura, portando ognuno a vivere isolato nelle mura della propria casa. Quartiere Fondo Iozza è il nuovo domicilio della famiglia. Strade sterrate, piene di fango, senza illuminazione pubblica… Occorreva un cambiamento. Rosa e Rocco capiscono che doveva partire da loro. Una notte, durante un temporale, squilla il telefono. Alcuni garage si stavano allagando e una falegnameria rischiava di essere sepolta da acqua e detriti. Il proprietario, un vicino di casa, era disperato. «Mi sono avventurato con la macchina nel fango» spiega Rocco. «Quella notte abbiamo lavorato fino alle cinque, facendo di tutto per eliminare l’acqua dai locali e incoraggiare il proprietario della falegnameria; sono intervenuti altri a dare una mano, la solidarietà ha iniziato a farsi strada e a poco a poco abbiamo avuto la sensazione che la situazione si fosse sbloccata: se non fossimo intervenuti, i danni sarebbero stati maggiori». Con le famiglie del quartiere si comincia a discutere dei vari problemi: la rete fognaria inesistente e causa di gravi malattie, la condizione delle strade e della rete idrica. «Siamo riusciti a dialogare perché prima abbiamo cercato il rapporto tra le varie famiglie – dichiara Rosa – e questa esperienza ci ha portati a vedere in modo diverso anche quello con le amministrazioni. Siamo riusciti nel tempo a passare dalla logica della protesta a quella del dialogo con i vari sindaci che da quel momento sono più disponibili a collaborare». Nasce un comitato e Rocco è nominato presidente, per la fiducia conquistata “sul campo”. Primo obiettivo: ridare speranza alle persone scoraggiate dalle promesse mancate. Lentamente ognuno si è riscoperto “soggetto politico”, proprio per la partecipazione attiva alla risoluzione dei problemi. La cosa non è passata inosservata e il gruppo ottiene uno stanziamento di fondi per il risanamento del quartiere. A Fondo Iozza, prima chiamato “Quartiere X”, molte cose sono cambiate: la rete idrica e fognaria c’è, così come l’allacciatura del metano e l’illuminazione pubblica. Si procede anche alla realizzazione di infrastrutture secondarie (la chiesa parrocchiale, la zona sportiva, un centro sociale per “vivere” la comunità che si sta creando). Ribattezzato “Quartiere Nuovo” – è riconosciuto come un quartiere “pilota”, dove ogni giorno si fa un passo avanti per umanizzare il territorio che si abita. Stralci di una conversazione, di alcuni anni fa, di Rocco Goldini, diacono e Ispettore Capo della polizia municipale a Gela, in Sicilia, . Un impegno che anche oggi, dopo la sua scomparsa, continua a portare risultati. Fonte: Umanita Nuova online (altro…)
Feb 28, 2014 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La società di oggi ha un grande bisogno della testimonianza di uno stile di vita da cui traspaia la novità donataci dal Signore Gesù: fratelli che si vogliono bene pur nelle differenze... Questa testimonianza fa nascere il desiderio di essere coinvolti nella grande parabola di comunione che è la Chiesa». Così papa Francesco ha salutato il 27 febbraio il gruppo di vescovi amici del Movimento dei Focolari ricevuti in udienza nella Sala Clementina, nel corso del loro convegno annuale. Papa Bergoglio ha definito “una cosa buona” l’opportunità di “una convivenza fraterna, in cui condividere le esperienze spirituali e pastorali nella prospettiva del carisma dell’unità”. «Come Vescovi – ha detto loro – voi siete chiamati a portare a questi incontri il respiro ampio della Chiesa, e a far sì che quanto qui ricevete vada a beneficio di tutta la Chiesa». Citando la Lettera apostolica Novo millennio ineunte di Giovanni Paolo II, ha ricordato il dovere di “fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione” per assicurare “l’efficacia di ogni impegno nell’evangelizzazione”. Ha poi sottolineato che “occorre promuovere una spiritualità della comunione”, farla “emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano” e che “coltivare la spiritualità di comunione contribuisce, inoltre, a renderci più capaci di vivere il cammino ecumenico e il dialogo interreligioso”. Un saluto iniziale a nome di tutti gli è stato rivolto da Francis-Xavier Kovithavanij, arcivescovo di Bangok e moderatore del Convegno. Saluto che è risultato una confidenza sul perché del sorriso dei focolarini, a cui nove giorni prima papa Francesco gli aveva scherzosamente accennato. «È Lei – ha affermato mons. Kriengsak – che ci stimola sempre a vivere ed esprimere la gioia che la vita del Vangelo procura» ricordandoci nell’Evangelii Gaudium che “con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. Si è poi riferito alla personale costatazione di tanti: “assieme a Chiara Lubich, scoprendo Gesù crocifisso e abbandonato come il ‘super-amore’, abbiamo un accesso sempre disponibile alla gioia, alla sorgente dell’irradiazione cristiana nel mondo d’oggi”. Come tutti, “nella vita quotidiana troviamo dolori, problemi, insuccessi, contrasti”, ma cerchiamo di assumerli “come occasione unica di somigliare a Cristo…a favore del suo corpo che è la Chiesa”. Così, “in Gesù abbandonato troviamo la chiave della gioia, l’accesso sempre libero all’incontro con Dio, il punto d’incontro tra miseria umana e redenzione, gloria, luce, risurrezione, già in questa vita”. Una lunga fila di strette di mano, di brevi personali colloqui, con la festosa foto di gruppo, ha concluso l’udienza con papa Francesco, lasciando nei presenti il profumo della Collegialità vissuta. I giorni trascorsi dal 24 al 28 febbraio presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo da una sessantina di vescovi dei quattro continenti, si sono svolti all’insegna di “La reciprocità dell’amore tra i discepoli di Cristo”. Maria Voce, presidente dei Focolari, ha offerto una riflessione su questo tema centrale nella spiritualità dei Focolari, a cui è seguito un intenso dialogo con commenti e testimonianze. Molto apprezzate anche le voci dei laici ed in particolare quelle di una famiglia e di un vivace gruppo di giovani. «Come Chiesa – ha affermato uno dei vescovi presenti – non puntiamo sufficientemente sul distintivo del cristiano. Lo identifichiamo nel fare riunioni, mettere l’abito, il clergyman, ecc. Invece, è chiaro che il distintivo è l’amore reciproco. E ciò non è una cosa irrilevante, ma il cuore del Vangelo». Due tavole rotonde hanno facilitato una riflessione a più voci su due temi cruciali: “Linee ecclesiologiche che emergono dal primo anno di pontificato di Papa Francesco”, con il card. João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per la vita Consacrata e mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica; e “Sinodalità e Primato, alla luce dell’insegnamento e della prassi di Papa Francesco”, con il card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani, mons. Brendan Leahy, vescovo di Limerick, Irlanda, e mons. Christoph Hegge, vescovo Ausiliare di Münster, Germania. La quattro giorni romana, intessuta dalla spiritualità dell’unità, è risultata occasione privilegiata anche per ascoltare, attraverso i vescovi, la voce e l’impegno dei cristiani nelle chiese sparse nel mondo con le loro criticità. Dimensione che ha richiamato l’interesse di molti media, che ne hanno amplificato la voce, raccogliendo le testimonianze dei vescovi presenti con l’esperienza fatta di “collegialità affettiva ed effettiva”. Da Victoria Gómez Vedi: video udienza privata e articoli correlati (altro…)
Feb 28, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Melodie orientali, versetti del Corano ed il Padre Nostro cantati, una traduzione in turco… C’era tutto il necessario, all’incontro del 9 febbraio presso il Centro Eckstein (Baar, Svizzera), per creare un’atmosfera calorosa e accogliente. In sala, presenti 90 musulmani e cristiani che hanno risposto all’invito del Movimento dei Focolari ad approfondire insieme i valori della famiglia, come cellula fondante della società.
Pur abitando in Svizzera, le radici di tanti dei partecipanti sono altrove: Tunisia, Marocco, Algeria, Madagascar, Albania, Kosovo, Iran, Siria, Somalia, Turchia, Egitto, Senegal e Sri Lanka. Per introdurre il tema della famiglia, alcuni brani di una video conferenza di Chiara Lubich in cui racconta le origini del Movimento, durante la Seconda Guerra mondiale; ed il legame fra le parole italiane «focolare» e «famiglia». Attraverso l’apertura alle differenti religioni e culture, questa «famiglia» dei Focolari ha creato uno spazio di unità e di dialogo fra persone di differenti confessioni cristiane e fedeli di altre religioni. Le testimonianze dei presenti, alcune anche dolorose, hanno espresso: la difficile integrazione in un paese straniero, come per la giovane algerina abbandonata dal marito dopo due anni di matrimonio; o di altro tipo, come quella coppia svizzera con uno dei tre figli in preda alla droga; o quei giovani genitori che perdono il loro primo figlio…; e ancora, un giovane egiziano che ha dovuto lasciare il suo paese d’origine e la sua famiglia. In tutti i racconti, è emersa la forza che si attinge dalla fede in Dio ed il sostegno della comunità: puntelli essenziali per superare le difficoltà. «La famiglia non si ferma ai limiti parentali: anche il prossimo può diventare fratello o sorella», così Chiara sottolineava nell’intervento video al Congresso Internazionale sulla famiglia a Lucerna (1999). E aggiungeva che quanto succede nel suo ambito può essere vissuto come un’attesa e una grazia di Dio: così come un edificio ha bisogno delle fondamenta per elevarsi, la famiglia si consolida attraverso le prove ma anche condividendo le gioie. Infatti, è una scuola d’amore che contiene tutte le sfumature: dal perdono reciproco, all’invito a ricominciare sempre. In sintesi: la famiglia è vista come una sorgente di stimoli positivi e di vitalità in favore delle singole persone ma anche della comunità. Molto intenso il collegamento internet con una coppia musulmana del Movimento in Algeria, che si è presentata con una esperienza personale sul perdono: «La sera non ero d’accordo con mia moglie su una decisione da prendere per l’indomani. Ma, la mattina, la voce di Dio nella coscienza: “Perché sei arrabbiato? Io non sono in collera con te, eppure è da una settimana che non reciti la preghiera”. Allora, anziché prendermela con mia moglie, mi sono messo ad aiutarla». Hanno, inoltre, raccontato delle altre numerose famiglie musulmane che s’impegnano con loro a vivere la spiritualità dell’unità. Nel messaggio di saluto, l’Imam Mustapha Baztami di Teramo (Italia) si è detto convinto «che cristiani e musulmani possono rendere un immenso servizio all’umanità se si impegnano insieme per i valori della famiglia». A conclusione, una dei partecipanti così si è espresso: «Secondo la mia educazione, era chiaro che noi possedevamo la verità e gli altri erano in torto. Oggi, qui, ho imparato ad aprirmi; ho scoperto che muri e pregiudizi devono essere distrutti». (altro…)
Feb 27, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Questa mattina abbiamo pregato il Padre Nostro per la pace nel Venezuela e nel mondo – scrive C., insegnante d’asilo –. Quando abbiamo finito, una bambina mi avvicina e mi racconta: “Maestra, ero a casa con la mia mamma che, nel giardino, colpiva la pentola (il noto “cacerolazo”, che si usa come strumento di protesta), quando sono arrivate delle persone in grosse motociclette; siamo fuggite di corsa perché ci sparavano addosso”. I miei occhi si sono coperti di lacrime: questo non è il paese nel quale sono nata, cresciuta e mi sono formata!». Infatti, il Venezuela è tradizionalmente un popolo di fratelli. In questa terra sudamericana hanno trovato una casa tanti immigranti di ogni latitudine, formando un popolo multietnico, aperto, accogliente e fraterno. «Al di là di tutto – cerca di spiegare C. ai suoi piccoli allievi – il nostro paese è bellissimo, è una casa gigantesca dove tutti siamo fratelli».
È per questi motivi che risulta “antinaturale” lo scenario di scontro e violenza che negli ultimi anni si è verificato. Il disagio popolare è andato aumentando insieme al crescente deterioramento socio-economico del Paese che, negli ultimi mesi, ha raggiunto livelli mai visti. Scrivono da Caracas: «Il 12 febbraio, in occasione della giornata nazionale della gioventù, in tutto il Paese si sono svolte delle manifestazioni studentesche di protesta pacifica, per i gravi problemi sociali ed economici: insicurezza, mancanza di beni alimentari e medicinali, repressione. Purtroppo non c’è stata volontà di ascolto e la situazione è degenerata nella violenza, con alcuni morti, numerosi feriti, anche gravi per le percosse subite». In questo contesto la comunità dei Focolari è consapevole di potersi offrire come una speranza di pacificazione. Scrivono: «Il nostro sguardo ritorna idealmente agli inizi del Movimento, a Chiara Lubich e al primo gruppo durante la Seconda Guerra mondiale, quando tutto crollava e solo Dio è rimasto. (…) La situazione in cui viviamo non può essere di freno per testimoniare il nostro ideale evangelico, abbiamo un cuore che può ancora amare, perdonare, ricominciare. È con questa certezza che abbiamo commemorato,con una gara ed altre attivitá sportive, i 10 anni de “La Asociación La Perla”, un’associazione di sviluppo umano che utilizza gli strumenti della “cultura della fraternità”. Ci siamo chiesti se fosse giusto celebrare in questi momenti così delicati ma la comunità ha risposto affermativamente. Abbiamo svolto attività sportive e ricreative nelle strade, con le famiglie, in un clima di gioia e di speranza. “È stato come un raggio di sole in mezzo alla tempesta”, ha detto uno dei partecipanti». N., da tanti anni limitata fisicamente da una grave malattia, racconta come vive questi tempi: «Prego per tutti i manifestanti, senza distinzione di trincea, in particolare per quelli che muoiono. Dicevo a Gesù: “Non ho forze fisiche, né armi, ma possiedo la preghiera e offro la mia vita perché possano trovarti prima di morire”. Due sere fa davanti alla mia casa c’è stata una grossa manifestazione, con le “cacerolas”, grida, slogan; hanno appiccato il fuoco nella strada e il fumo è penetrato dentro. Allora mia sorella ha portato nostro nipote – anche lui malato – nella mia camera. Ho inventato qualcosa per farlo ridere, così si è rilassato un po’». Viviamo momenti molto delicati. Papa Francesco ha invitato tutti i fedeli a “pregare e lavorare in favore della riconciliazione e la pace”. (altro…)
Feb 26, 2014 | Cultura
AA.VV. CARISMA STORIA CULTURA una lettura interdisciplinare del pensiero di Chiara Lubich Il riflesso della spiritualità dell’unità nella cultura contemporanea Prefazione di Pasquale Ferrara Carisma Storia Cultura: un approccio interdisciplinare per tracciare l’orizzonte di una cultura che colloca la sua radice e il suo “centro” nelle intuizioni illuminative da Dio donate a Chiara Lubich durante l’estate del 1949 e, in senso più ampio, nel suo Carisma dell’unità. Muovendo dalla complessità dell’epoca storica contemporanea, sociologia e teologia, economia, politica e diritto – nella metodologia propria di ogni scienza – sfogliano il libro dell’umanità per contribuire a scrivere “nuove” pagine alla luce di quelle intuizioni. A cura della Scuola Abbà. È un Centro di studi interdisciplinare fondato da Chiara Lubich nel 1990 con lo scopo di approfondire l’incidenza del Carisma dell’unità nei vari ambiti del sapere. Costituito da una trentina di studiosi del Movimento dei Focolari, alcuni dei quali docenti anche in ambito universitario, si riunisce periodicamente presso la sede centrale del Movimento. Collana: Studi Della Scuola Abbà : espressione culturale pluridisciplinare del Centro studi del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich per l’elaborazione della dottrina contenuta nel Carisma dell’unità. Oggetto fondamentale di studio sono gli scritti legati alla luminosa esperienza mistica vissuta dalla Fondatrice negli anni 1949-1950. (altro…)
Feb 26, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Sarebbe diventato un medico se per i casi imprevedibili della vita non avesse cambiato radicalmente il suo orientamento professionale. Elio Cimmaruta, una passione per la fotografia e per i film coltivata fin da ragazzo, si diploma all’Istituto di Stato per il Cinema e la Televisione di Roma. Dopo trentadue anni intensissimi trascorsi al Centro Audiovisivi dei Focolari, intitolato a santa Chiara d’Assisi, lascia il suo compito di responsabile della produzione che lo ha portato in giro per il mondo, per documentare soprattutto le visite di Chiara Lubich alle comunità del Movimento e i suoi incontri con personalità del mondo ecumenico, interreligioso e civile». Così scrive Oreste Paliotti, giornalista napoletano come Elio, in un’intervista a lui rilasciata nel settembre 2010. Grati per la sua vita di donazione e l’impegno a comunicare con competenza e intelligenza tanti eventi che rimangono dei veri documenti della storia del Movimento dei Focolari, lo ricordiamo con alcune sue risposte a quell’intervista: Elio, hai ripreso Chiara in tante occasioni pubbliche. Cosa ti colpiva più di lei nel suo contatto con la gente? «L’effetto che produceva il suo modo di rapportarsi con tanti che, dopo averla sentita parlare, desideravano salutarla. Il più delle volte c’era giusto il tempo per un sorriso, una stretta di mano, un ciao, una carezza se si trattava di un bambino… Ma anche se erano incontri fugaci, negli altri rimaneva l’esperienza di aver avuto un rapporto profondo con lei. Questo io me lo spiego ricordando una sua raccomandazione su come trattare il prossimo: amare uno alla volta senza “rimasugli d’affetto”, cioè dimenticando la persona appena incontrata prima, per serbare totale disponibilità alla successiva. Evidentemente, in quei brevi istanti, quelle persone avevano sentito Chiara veramente tutta per loro. È un fatto che ho potuto costatare innumerevoli volte. Per lei i rapporti erano così importanti che non poche volte ci ha messo in difficoltà riguardo al nostro lavoro…». Ad esempio?
«Quando parlava in pubblico, voleva vedere in faccia tutti, anche se aveva davanti uno stadio pieno: proprio perché per lei non esisteva una folla generica, esisteva la singola persona. Noi ormai lo sapevamo, per cui illuminavamo la sala quasi come il palco dal quale lei parlava, per darle la possibilità di vedere la gente. Ma alle volte capitavano degli imprevisti che potevano crearci qualche problema. Come quando, su un palco dove avevamo allestito una specie di salottino per Chiara ed altri che dovevano porle delle domande, all’improvviso lei faceva spostare alcune poltrone che le impedivano la visuale completa del pubblico, mandando all’aria, inconsapevolmente, tutta la nostra organizzazione delle riprese: posizione delle telecamere, puntamento delle luci. Una volta – eravamo nella cittadella di Loppiano – queste poltrone coprivano al massimo una decina di persone del pubblico. Ad ogni buon conto, sono andato da Chiara: “Posso chiederti un favore?”. “Dimmi, dimmi”. “Non far spostare le poltrone altrimenti ci troviamo in difficoltà per le riprese”. “Va bene”».
E invece come è finita? «Salgono sul palco quelli che devono fare le domande, si siedono, e m’accorgo con una certa apprensione che Chiara comincia a muovere la testa di qua e di là, guardando verso la sala. Finché la sento dire: “Se voi state seduti lì, io non riesco a vedere quel gruppetto laggiù, e questo mi dispiace. Siccome però Elio non è contento che si spostino le poltrone, vi chiedo di sedervi per terra”. Questo per dirti com’era importante per Chiara il rapporto, far contenti tutti». Leggi l’intervista completa (altro…)
Feb 26, 2014 | Parola di Vita
“Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”
Rimanere, dunque, nel suo amore. Ma che cosa vuol dire Gesù con questa espressione? Senza dubbio vuol dire che l’osservanza dei suoi comandamenti è il segno, la prova che siamo suoi veri amici; è la condizione perché anche Gesù ci ricambi e ci assicuri la sua amicizia. Ma sembra voler dire anche un’altra cosa e cioè che l’osservanza dei suoi comandamenti costruisce in noi quell’amore che è proprio di Gesù. Ci comunica quel modo di amare, che noi vediamo in tutta la sua vita terrena: un amore che faceva di Gesù una cosa sola con il Padre e, nello stesso tempo, lo spingeva ad immedesimarsi e ad essere una cosa sola con tutti i suoi fratelli, specialmente i più piccoli, i più deboli, i più emarginati. Quello di Gesù era un amore che risanava ogni ferita dell’anima e del corpo, donava la pace e la gioia ad ogni cuore, superava ogni divisione ricostruendo la fraternità e l’unità tra tutti. Se metteremo in pratica la sua parola, Gesù vivrà in noi e renderà anche noi strumenti del suo amore.
“Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”
Come vivremo allora la Parola di questo mese? Tenendo presente e puntando decisamente verso l’obiettivo che essa ci propone: una vita cristiana che non si accontenti di una osservanza minimista, fredda ed esteriore dei comandamenti, ma che sia fatta di generosità. I santi hanno agito così. E sono la Parola di Dio vivente. In questo mese prendiamo una sua Parola, un suo comandamento e cerchiamo di tradurlo in vita. Giacché poi il Comandamento Nuovo di Gesù (“Amatevi a vicenda come io ho amato voi” – cf Gv 15,12) è un po’ il cuore, la sintesi di tutte le parole di Gesù, viviamolo con tutta la radicalità. Chiara Lubich