Dic 21, 2013 | Centro internazionale, Spiritualità
«Il Natale è il sublime mistero dell’amore di un Dio che amò talmente gli uomini da farsi uomo. Come è stato scritto il mistero dell’Incarnazione è il documento della eccesiva carità di Dio. Per abbracciare in essa tutti, Egli, nascendo in una grotta, tra capi di bestiame, si mise sotto a tutti: i poveri più poveri lo contemplarono al di sotto della loro stessa miseria. Celebrare il Natale vuol dire ravvivare la coscienza dell’amore portato dal cielo in terra da Gesù, e distribuito da Lui con la vita e con la parola. Oggi si ha un bisogno speciale di ravvivare – e ripulire – il concetto dell’amore, perché la convivenza umana rischia di farsi sempre più triste in quanto difetta d’amore. L’amore colloca l’uomo sul livello di Cristo, difatti il bene (o il male) fatto al prossimo è valutato, al giudizio supremo, come fatto a Cristo.
Ora, dalla penuria di amore – da questa incapacità di volersi bene –, si distilla la noia, con la tristezza. Ridare oggi l’amore ai fratelli è ridar loro la gioia, la pace, la vita, e a questo fine il Natale risuscita il gusto dell’innocenza e della semplicità; riscopre quella fonte di letizia che è Cristo in mezzo a noi, come al presepio in mezzo a Maria, Giuseppe e i pastori. Il Signore è nato perché rinascessimo noi. Egli è la vita, e noi eravamo – siamo, nelle tenebre –. Passiamo dalle tenebre alla vita se amiamo i fratelli. L’impegno cristiano esige eroicità, una riscossa contro la mediocrità, una vittoria sul compromesso. Vuole vita nella libertà, che è libertà dal male, comunque si presenti: prostrazione di forze fisiche, fallimento finanziario, delusione in rapporti umani, desolazione in mezzo al mondo… Importante è non cedere, nessuno forse ti dirà «bravo»! Le onorificenze s’appuntano su altri petti. Magari certa gente ti chiamerà fanatico o ingenuo. Tu dovrai spremere da tutta la desolazione che ti assale, una più ardente fame di Dio, e già da questa trai stimoli. Ci sono frasi semplici e profonde, della profondità del divino, che esprimono questo compito. Frasi di Gesù: «Voi siete il sale della terra…». «Voi siete la luce del mondo…». Il sale da sapore agli alimenti nascondendosi in essi. La luce illumina, come silenzio che penetrando rischiara. La condotta del cristiano deve essere tale da dare un sapore (un sale) alla vita (se no non si sa che si vive a fare) e un indirizzo ad essa. Non si può non pensare alle miserie del mondo, dovute in gran parte alla mancanza di amore… L’amore è vita per l’uomo. In Gesù fu l’Amore che, incarnatosi in Maria, assunse la nostra umanità, inserendovi la vita di Dio». Igino Giordani in: Città Nuova, 25.12.1967 – n.23/24 (altro…)
Dic 20, 2013 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Natale a Betlemme: «Un’occasione unica per coronare l’anno incontrandoci con i Giovani per un Mondo Unito della Terra Santa, per un Natale di accoglienza e di pace», raccontano Maria Guaita, Andrew Camilleri e Claudia Barrero, della segreteria internazionale dei GMU. Cosa significa per voi trascorrere il Natale in Terra Santa? «Abbiamo colto questo invito come una proposta da estendere a tutti i Giovani per un Mondo Unito sparsi nel mondo – racconta Maria Guaita –. Il Vangelo ci dice che Maria e Giuseppe non trovarono posto nell’albergo, che il Verbo venne tra la sua gente ma i suoi non lo hanno accolto. Vogliamo accoglierlo, specialmente nei soli, negli emarginati, nei poveri e senza tetto. Perciò vorremmo impegnarci perché ogni nostra città diventi una piccola Betlemme che ospita il Presepe, che offre una culla a Gesù». Come vi siete organizzati? «Proponiamo a tutti i Giovani per un Mondo Unito un Natale di accoglienza e di pace – spiega Andrew –. I media ci propongono ogni giorno immagini di violenza, di sofferenza e di esclusione. Vogliamo rispondere a tutto ciò, a partire dal periodo natalizio, con svariate iniziative di amore concreto verso i fratelli». «Vorremmo coinvolgere più persone possibile – conclude Maria –, anche parrocchie, istituzioni, altre associazioni e movimenti, secondo la fantasia e le possibilità di ciascuno, con la convinzione che – come diceva Chiara Lubich – “niente è piccolo di ciò che è fatto per amore”». Foto e brevi riprese delle iniziative si potranno trovare sulla pagina Facebook dei GMU della Terra Santa: Youth for a United World – Holy Land. «Saranno frammenti di fraternità – aggiunge Claudia –, che parlano da sé e documentano una tappa importante nella realizzazione del “United World Project”, nel cammino verso l’unità del mondo». Per informazioni: Giovani per un Mondo Unito
(altro…)
Dic 19, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Cosa intende Papa Francesco per “Chiesa-comunione”? Si può ravvisare nei 4 punti dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium sul No alla guerra tra di noi. La frase-chiave che lo spiega, – afferma Maria Voce – è contenuta nel punto 99: “Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa”. Questa richiesta – continua la presidente dei Focolari nel suo commento – è fatta «ai cristiani, a coloro che si trovano in tutte le comunità, e quindi alla Chiesa». Una richiesta che essi diano nelle varie comunità in cui si trovano, «una testimonianza di amore reciproco, di comunione fraterna». Ma di quali comunità parla il Papa? Secondo Maria Voce si potrebbe pensare in prima battuta a dei gruppi particolari, ma vi ravvisa invece uno sguardo più ampio: «possono cioè essere anche cristiani – commenta – che si trovano in comunità non cristiane o in comunità dove ancora si deve cominciare l’annuncio del Vangelo; o che si trovano riuniti insieme in un convento, in un’associazione, in una famiglia». Perché questa richiesta? «Lo spiegano le sue due ultime parole: “Che diventi (questa comunione fraterna) attraente e luminosa”. Sotto c’è sempre l’ansia dell’evangelizzazione, che sia una “prima” evangelizzazione o che sia “nuova”: la comunione fraterna fra i cristiani deve essere capace di attrarre con la sua semplice testimonianza». Una visione che viene resa in modo concreto: il Papa «invita a cominciare. Cominciamo col pregare per quella persona che in questo momento ci sta antipatica, che non vorremmo amare. Invita a fare un primo passo, anche minimo, anche semplicemente quello di ricordarlo nella preghiera. Ciò aiuta a superare ogni ostacolo vivendo la comunione fraterna… ciò rende possibile anche a coloro che sono distrutti da odi e rancori, che hanno sofferto per inimicizie e tradimenti, un “gioioso ritorno”». Gioia come caratteristica che, fin dal titolo, pervade tutta l’esortazione apostolica: «il Vangelo – commenta Maria Voce – si testimonia nella gioia». Quali possono esserne gli impedimenti? Maria Voce ritorna al paragrafo precedente: l’ostacolo «è la mondanità spirituale che “consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale” (93). Egoismo, quindi, guardare a sé stessi invece che a Dio, e agli altri; cercare la sicurezza nelle cose di questa terra, nel denaro, nel potere, nelle raccomandazioni, piuttosto che nell’affidarsi completamente a Dio». Essa «impedisce alla radice ai cristiani di avere fra loro una comunione fraterna». «Il Papa stigmatizza particolarmente le contese e le invidie, le gelosie che possono nascere fra cristiani, specialmente se sono all’interno di comunità religiose o di comunità di persone in qualche modo impegnate nella via della testimonianza del Vangelo». Dalle parole del Papa, deduce la presidente dei Focolari, non è possibile pensare di evangelizzare in questo modo: «Non c’è alcuna possibilità di fecondità, se da queste comunità cristiane non parte una testimonianza autentica di amore fraterno». Infine, una confidenza: «Mi è tornato alla mente un pensiero di Chiara Lubich: “A noi – diceva a degli animatori parrocchiali nel 2005 – il Signore ha donato un carisma per il mondo di oggi, il carisma dell’unità. Sono sicura che esso può aiutare anche le comunità parrocchiali a rinnovarsi, a diventare quello che dovrebbero essere: Chiesa viva, dove tutti trovano Gesù. Sentiamo allora la responsabilità d’aver ricevuto un tale dono di Dio e abbiamo il coraggio di diffondere la spiritualità dell’unità, specialmente ora che Giovanni Paolo II l’ha lanciata per tuttala Chiesa come ‘spiritualità di comunione’ (NMI 43)”». Anche oggi quindi, l’invito ad «essere coscienti che siamo portatori di un carisma e possiamo contribuire a tessere legami di comunione fraterna in tutte le comunità dove ci troviamo, sia all’interno del nostro Movimento e sia fuori». Fonte: Città Nuova online (altro…)
Dic 18, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità

Clip integrale della canzone – http://www.youtube.com/watch?v=ymXHLfOal4U
Belamy Paluku è originario di Goma, ma si trova in Belgio per tre mesi. Nel suo Paese, il Congo, fa parte del gruppo Gen Fuoco, una band il cui messaggio si ispira alla spiritualità dell’unità, ed è responsabile del “Foyer culturel”, un centro culturale della sua città. Grazie alle sue doti musicali, il Centro Wallonie-Bruxelles gli ha offerto una borsa di studio per approfondire il canto a Verviers, in Belgio. Belamy è autore di canzoni, in cui mette in luce la ricerca della pace, del dialogo, il valore della sofferenza. La canzone più conosciuta si chiama “Nos couleurs et nos saveurs”, ed è un invito a apprezzare i colori diversi e i gusti diversi dei diversi popoli, perché “un mondo con un solo colore e con un unico cibo sarebbe molto povero”. Nel video che proponiamo, un’intervista al giovane musicista congolese e ad una giovane belga. Belamy, tu vieni da Goma, in Congo. In questo momento ti trovi in Belgio, nell’ambito di uno scambio interculturale, per specializzarti come musicista. Come ti senti in un mondo così diverso? «Scopro tante persone di origini diverse e mi accorgo che ognuno ha sempre qualcosa da dare e da ricevere dagli altri. La diversità della cultura e della lingua non possono impedirci di vivere insieme e comunicare». E per te Elisabeth, che sei nata in Belgio, cosa rappresenta per te questa accoglienza di persone venute da tutto il mondo? 
Intervista a Belamy Paluku
«È vero che in Europa, e in particolare qui a Bruxelles, c’è una ricchezza immensa di nazionalità e culture diverse. Personalmente ho conosciuto ragazzi del Movimento dei Focolari della Siria, della Slovacchia, dell’Italia, ecc. E quello che mi ha sempre aiutato è stata anche l’arte di amare che concretamente ti fa fare il passo verso l’altro. Però penso che vivere gli uni accanto agli altri non basta, che possiamo fare un passo in più. La sfida per noi europei, che forse siamo piuttosto riservati, è proprio andare incontro all’altro e costruire dei ponti finché saremo tutti una famiglia sola, finché ci riconosceremo veramente tutti fratelli». Belamy, è a partire da questo scambio di ricchezze che hai scritto una canzone? «Vengo da una regione dove c’è sempre il pericolo che la guerra tra le etnie si scateni. Questo scambio di ricchezze umane e culturali mi sembra una strada da seguire verso la realizzazione di un mondo di condivisione e tolleranza. Sono partito dalle nostre differenze per gridare al mondo che rimanendo insieme, uniti, potremo svelare il “puzzle” dell’umanità». Belamy Paluku è su facebook come Belamusik (il centro culturale di Goma) (altro…)
Dic 17, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Da parecchie settimane la nostra corrispondenza dalla Siria si è interrotta. Giò ha dovuto lasciare la casa di Damasco e trasferirsi sulla costa alla ricerca di una sistemazione più sicura. L’elettricità in tutto il Paese continua il suo andirivieni: tre ore al mattino e poi buio, oppure qualche ora di pomeriggio e poi ci si prepara al giorno dopo. Telefonando nell’appartamento di Damasco, fortuitamente troviamo un’amica della nostra corrispondente che era andata per un sopralluogo. «Sai, anche nella capitale cadono parecchie bombe, ma qui si sta bene». Prova a rassicurarmi e a rassicurare se stessa perché prosegue dichiarando: «Viviamo momento per momento, non sappiamo del nostro domani e quindi è l’oggi che più conta». Non lavora da più di due mesi, perché il suo capo le aveva chiesto di svolgere mansioni disoneste e lei ha rinunciato. Si rifiuta di dirmi la tipologia di lavoro: mantiene la riservatezza per sé e per il suo datore di lavoro. Intanto due giorni fa ha presentato un curriculum, ancora una volta sperando in una svolta. Mi racconta dei suoi genitori: vivono a Talfita, vicino Maaloula, il villaggio da cui sono state rapite le suore ortodosse il 3 dicembre. C’è grande angoscia per la loro sorte. «Una mia amica le chiamava tutti i giorni, ma quel martedì il telefono squillava, squillava e nessuno rispondeva». Intanto, in un videomessaggio su un canale televisivo dei ribelli, le religiose hanno dichiarato di non essere state rapite, ma custodite contro gli attacchi della zona: nessuno però ci crede fino in fondo.
La vita è molto difficile nel Nord del Paese dove i ribelli si mostrano efferati tanto quanto l’esercito. Fa freddo e la mancanza di elettricità non consente una vita normale. Si supplisce con generatori a gasolio, ma il combustibile serve più a scaldarsi che ad illuminare. «Il nostro villaggio è stato quasi per intero bruciato. La gente non esce di casa neppure per acquistare i beni di prima necessità. Dio comunque continua ad intervenire e a salvare la nostra vita, ma non vediamo spiragli di pace, anzi tutto ci appare senza senso, senza una finalità. Quando potremo dire basta a questa violenza?». A cura di Maddalena Maltese fonte: Città Nuova (altro…)
Dic 16, 2013 | Cultura
Esteban J. Uriburu PROFETA DI MARIA vita di padre Josef Kentenich IL VOLUME Un Movimento diffuso in più di 90 Paesi, con 190 centri, che raccoglie uomini e donne, laici e consacrati e che ha il suo centro internazionale e spirituale a Schoenstatt in Germania dove il fondatore, padre Josef Kentenich (1885 – 1968), ha posto le fondamenta di questa nuova realtà all’interno della Chiesa. Una vita, quella di padre Kentenich, segnata drammaticamente dall’esperienza del campo di concentramento di Dachau dove sarà rinchiuso dal 1941 al 1945. Un’esperienza dolorosa ma che non impedisce, anzi rafforza in lui, la fede in Dio e nella sua provvidenza, insieme ad un amore profondo verso la Madonna, cuore della spiritualità di Schoenstatt. L’Autore ripercorre le tappe della vita del Fondatore fornendo uno strumento utile di conoscenza e approfondimento di un Movimento da diversi anni presente anche in Italia. L’AUTORE Esteban J. Uriburu è nato il 9 maggio 1937 a Buenos Aires, Argentina. Dopo la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Buenos Aires, nel 1960, inizia il cammino verso il sacerdozio. Viene ordinato sacerdote nel 1971 nell’Istituto Secolare dei Padri di Schoenstatt. Il fondatore del movimento di Schoenstatt, Padre Josef Kentenich, lo ha definito “un nuovo Cristoforo Colombo”, perché in futuro sarebbe un “conquistatore del mondo” attraverso grandi progetti e il suo lavoro di scrittore e predicatore. Autore di molti libri, è ricordato in particolare per questa biografia di P. Josef Kentenich, tradotta in molte lingue e pubblicata in vari Paesi. Morì il 12 ottobre 1998, dopo una malattia difficile vissuta santamente, durante la quale era solito dire: “Che ogni sofferenza diventi un motivo di gratitudine e di gioia”. LA COLLANA Prismi Editrice: Città Nuova
(altro…)
Dic 16, 2013 | Focolari nel Mondo
Dal Congo al Belgio, il viaggio di Belamy. Con le sue canzoni, il giovane artista congolese porta un messaggio di unità tra popoli e culture. Le differenze diventano un reciproco arricchimento. (altro…)
Dic 16, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
A chiederle se le dispiace di non poter essere un sacerdote, lei che è una delle donne più influenti della Chiesa, si fa una risata sommessa: «Guardi, conosco pastore evangeliche legate al Movimento, amiche e donne eccezionali che fanno molto bene nelle loro chiese, però io non ho mai pensato che la possibilità di diventare sacerdote aumentasse la dignità della donna. Sarebbe solo un servizio in più. Perché il punto è un altro: come donne, quello cui dobbiamo tendere, mi sembra, è vedere riconosciuta la pari dignità, la pari opportunità nella Chiesa cattolica. Servizio e non servitù, come dice lo stesso Papa Francesco…». Maria Voce guida dal 2008 i Focolari, due milioni e mezzo di aderenti in 182 Paesi, l’unico movimento guidato per statuto da una donna. È succeduta alla fondatrice, Chiara Lubich, che la chiamava «Emmaus» ed è sepolta poco distante, nella piccola cappella del centro mondiale di Rocca di Papa, con la vetrata che guarda tra i pini la sua casa e, di fronte alla lapide, un mosaico a rappresentare Maria come Madre della Chiesa. Il 7 dicembre saranno passati 70 anni dalla «consacrazione a Dio» di Chiara. Una donna laica che anticipò diversi temi del Concilio. «La Chiesa come apertura, comunione, amore reciproco…». Quale è oggi il ruolo delle donne nella Chiesa, e quanto sono ascoltate? «Il ruolo è quello di ogni essere umano, uomo o donna, che appartiene alla Chiesa come corpo mistico di Cristo. Come venga considerato da altri, invece, è una cosa un po’ diversa. Mi pare che le donne non abbiano ancora molta voce in capitolo. Tante volte si riconoscono loro i valori di umiltà, docilità, flessibilità, però un po’ ci si approfitta di questo. Il Santo Padre, del resto, ha detto che gli fa pena vedere la donna in servitù, non la donna a servizio: il servizio è una parola chiave del suo pontificato, ma in quanto servizio d’amore. Non nel senso di servizio perché sei considerata inferiore e quindi sottomessa. In questo credo ci sia ancora da fare». Il Papa ha detto che bisogna pensare una «teologia della donna». Che significa, per lei? «Io non sono una teologa. Ma il Papa ha dato il titolo: “Maria è più grande degli apostoli”. È bello che lo dica, è molto forte. Però da questo deve venire fuori la complementarietà. La partecipazione anche al magistero, in un certo senso…». In che senso? «Chiara pensava Maria come il cielo azzurro che contiene il sole, la luna e le stelle. In questa visione, se il sole è Dio e le stelle i santi, Maria è il cielo che li contiene, che contiene anche Dio: per volontà proprio di Dio che si è incarnato nel suo seno. La donna nella Chiesa è questo, deve avere questa funzione, che può esistere solo nella complementarietà con il carisma petrino. Non può esserci soltanto Pietro a guidarela Chiesa, ma ci deve essere Pietro con gli apostoli e sostenuto e circondato dall’abbraccio di questa donna-madre che è Maria». Gian Guido Vecchi Fonte:Corriere della Sera, 30.11.2013
(altro…)
Dic 15, 2013 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nell’estate del 1949, il deputato Igino Giordani, che da qualche mese aveva incontrato la spiritualità dell’unità, raggiunse Chiara Lubich, che vi si era recata per un periodo di riposo, nella valle di Primiero, a Tonadico, sulle montagne del Trentino. Insieme alla piccola comunità di Trento, ormai sciamata in diverse altre città d’Italia, nelle settimane precedenti avevano vissuto intensamente il passaggio del Vangelo di Matteo sull’abbandono di Gesù sulla croce. Il 16 luglio, cominciò un periodo di intensità straordinaria, conosciuto ora come “Paradiso ‘49”. Chiara scriverà più tardi a proposito di quei mesi: «Se il 1943 fu l’anno dell’origine del Movimento, il 1949 segnò invece un balzo in avanti. Circostanze impensate, ma previste dalla Provvidenza, fecero sì che, per riposo, il primo gruppo dei membri del Movimento si ritirasse dal “mondo” in montagna. Dovevamo ritirarci dagli uomini ma non potevamo allontanarci da quel modo di vivere, che costituiva il perché della nostra esistenza. Una piccola e rustica baita di montagna ci ospitò nella povertà. Eravamo sole: sole fra noi col nostro grande Ideale vissuto momento per momento, con Gesù Eucaristia, vincolo d’unità, a cui si attingeva ogni giorno; sole nel riposo, nella preghiera e nella meditazione.
E lì iniziò un periodo di grazie particolari. Avevamo l’impressione che il Signore aprisse agli occhi dell’anima il Regno di Dio, che era fra noi la Trinità che abita in una cellula del Corpo mistico: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi”; e ci parve di capire che l’Opera che stava nascendo non sarebbe stata nient’altro che una mistica presenza di Maria nella Chiesa. Naturalmente, non saremmo più scese da quella montagna, piccolo Tabor dell’anima nostra, se la volontà di Dio non fosse stata diversa. E fu solo l’amore a Gesù crocifisso e abbandonato, che vive nell’umanità immersa nelle tenebre, che ce diede il coraggio» . (1) In altra occasione, ancora Chiara afferma: «E’ iniziato un periodo luminoso particolare in cui, fra il resto, ci è sembrato che Dio volesse farci intuire qualche suo disegno sul nostro Movimento». Negli anni successivi, Chiara non ha fatto altro che realizzare quanto in quell’estate di luce le è stato donato. (1) Chiara Lubich, in Scritti Spirituali/3, Rome 1996, pp 41-42. (altro…)
Dic 14, 2013 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Lucia Abignente fa parte del Centro Chiara Lubich: Centro di documentazione, di studi, di ricerca scientifica e di promozione della figura storica della fondatrice dei Focolari. Chiara Santomiero di Aleteia, le ha fatto la seguente intervista che pubblichiamo in parte: I santi sono testimoni della fede che vengono indicati come esempi dalla Chiesa cattolica: qual è l’esemplarità di Chiara Lubich? Abignente: Qualche giorno fa ho visto il twet di Papa Francesco in cui affermava che i santi non sono superuomini ma persone che hanno Dio nel cuore e lo trasmettono con gioia. Mi ha fatto pensare subito a Chiara. Tutto il percorso della sua vita dal 7dicembre di 70 anni fa quando ha scelto di consacrarsi a Dio, si è svolto senza alcuna programmazione. E’ andata dietro a Dio in quello che Lui le chiedeva. Ma la sua vita è stata sempre contraddistinta dalla trasmissione agli altri della gioia purissima della fede. Agli inizi degli anni ’40, un sacerdote le aveva detto: “Dio ti ama immensamente”. Questa certezza, che è stata fondamento della sua vita, Chiara ha voluto subito condividerla: non solo Dio “mi” ama, ma “ci” ama tutti immensamente. Il suo non è stato mai il cammino di un singolo ma ha avuto da sempre il carattere dell’universalità. È avvenuto così anche per il suo cammino alla santità. “Farsi santi insieme” ci ripeteva. Per questo ci ha sempre fatti partecipi di quanto Dio le dava di comprendere, per camminare insieme verso di Lui. “Che tutti siano uno”: questo è stato il desiderio e lo scopo della vita di Chiara fino alla fine. Negli ultimi anni, ricordando gli inizi del Movimento a Trento e guardando all’Opera di Maria (Movimento dei Focolari) che oggi è diffusa in tutto il mondo grazie all’abbondanza dei doni di Dio, Chiara disse di aver un sogno. Facendo sue le parole del teologo Jacques Leclercq, ripeteva: “il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di te… con il mio sogno più folle: portarti il mondo tra le braccia”. Leggi l’intervista integrale (altro…)