Movimento dei Focolari
L’incontro dei responsabili dei Focolari si apre con il messaggio di Papa Francesco

L’incontro dei responsabili dei Focolari si apre con il messaggio di Papa Francesco

Insieme alla gioia di ritrovarsi in presenza dopo la pandemia, arriva l’inatteso e affettuoso saluto di Papa Francesco ai responsabili del Movimento dei Focolari nel mondo riuniti dal 10 al 23 settembre.   “Grazie tante per tante belle notizie. Sono vicino a Lei e a tutti voi. Prego per voi, per favore fatelo per me”. Con queste parole, il Papa risponde a Margaret Karram, presidente dei Focolari, che ha voluto aprire così le giornate d’incontro dei Responsabili dei Focolari nel mondo insieme al Consiglio Generale del Movimento.  La Presidente ha raccontato ai 104 presenti che negli ultimi giorni aveva sentito la spinta di scrivere a Papa Francesco, per ringraziarlo della costante vicinanza a lei e al Movimento e con la speranza di dargli gioia. Nella sua lettera al Santo Padre del 6 settembre scorso, tra l’altro, scriveva: “É trascorso un anno e sette mesi dal momento della mia elezione come Presidente e Le confido che è stato un periodo impegnativo con molte sfide da affrontare e decisioni da prendere. Ho compreso sempre meglio il suo accenno alle ‘potature’ necessarie alla crescita e, rinnovando la mia scelta ad abbracciare in esse Gesù crocifisso e abbandonato, ho colto che si approfondiva l’umiltà, aumentava la speranza e avvertivo ancor più fortemente l’unità con Lei, Santità, insieme alla certezza che Dio è all’opera. Allo stesso tempo, ho assistito al fiorire di tanti frutti, passi spirituali individuali e comunitari, attenzione agli ultimi, tante azioni concrete in favore di chi più soffre”. E concludeva assicurando al Papa le preghiere dei membri del Movimento. Grande è stata la sorpresa quando il giorno seguente ha ricevuto questa risposta scritta dal Papa di suo pugno:

7.9.22

Sig. ra Margaret Karram Cara sorella, grazie tante per la sua lettera di ieri. Grazie tante per tante belle notizie. Sono vicino a Lei e a tutti voi. Prego per voi, per favore fatelo per me. Che il Signore la benedica e la Madonna la custodisca. Fraternamente,

Francesco

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Argentina: costruire una casa, una famiglia, un futuro

Argentina: costruire una casa, una famiglia, un futuro

“Dare” è come un vento che apre tantissime porte. L’esperienza di alcuni Ragazzi per l’unità che hanno sostenuto una famiglia bisognosa alla periferia della grande Buenos Aires, Argentina, e un’amicizia che li ha portati a condividere momenti ed esperienze davvero inaspettate. Il lavoro iniziato pochi mesi fa dai Ragazzi per l’unità (RxU) delle città di Rodríguez e Luján, nella provincia di Buenos Aires, insieme ai Giovani per un Mondo Unito e ai membri della comunità, ha compiuto passi tanto inaspettati quanto provvidenziali. Tutto è cominciato nel Natale 2021, quando alcuni RxU, pensando al fatto che ci fossero molte famiglie impossibilitate a festeggiate con qualcosa di gustoso in tavola quei giorni,   hanno deciso di agire concretamente. La prima mossa è stata contattare la famiglia di Tiziano, un ragazzino di cinque anni che viveva con i suoi genitori in condizioni davvero umili, e preparare per loro una ricca scatola, piena di cose prelibate da poter mangiare in un momento così speciale: un pollo, un’insalata, del buon vino, sidro, panettone, budino e qualche bibita gassata. Hanno anche pensato a qualche regalo. Ma la gioia del lavoro svolto non si sarebbe fermata lì. Quando i RxU hanno portato la scatola di Natale alla famiglia, hanno potuto conoscere da vicino la realtà in cui vivevano quelle persone.  Avere un alloggio decente, anche solo per non rimanere al freddo durante l’inverno, sembrava un’utopia. “È stato scioccante”- ricordano i referenti dei RxU – ma, allo stesso tempo, un momento di vera gioia. Chiacchierando con i genitori di Tiziano, inoltre, è emerso l’entusiasmo del bimbo di iniziare il primo anno di scuola elementare ed ecco che la risposta concreta è stata unanime: “sosteniamolo!”. “Abbiamo deciso di comprargli tutto ciò di cui aveva bisogno per la scuola. Scarpe, calze, t-shirt, pantaloni, grembiule, zaino, quaderno, matite”, dicono i RxU, che hanno ricevuto l’aiuto finanziario anche di altri giovani, amici di Mendoza (altra città dell’Argentina) e del Guatemala. Ricordano ancora il primo giorno di scuola di Tiziano: “La mamma ci ha mandato le foto del bambino con le sue cose nuove, erano davvero molto felici.” Ma c’è dell’altro. Qualche tempo dopo, alcune volontarie di Dio, aderenti e simpatizzanti che compongono il gruppo delle casalinghe del Movimento Umanità Nuova, hanno comunicato loro di aver provvidenzialmente ottenuto dei soldi per comprare materiali per costruire una casa per la famiglia. Ricardo, il papà, conosceva bene il lavoro del muratore e aveva anche un po’ di sabbia e alcune pietre. In questo modo l’aiuto economico si è trasformato in mattoni e cemento e nel giro di 20 giorni, la casa era in piedi. L’inverno si stava avvicinando ed era molto importante per loro avere un riparo. Un messaggio vocale di Tiziano su WhatsApp lo ha confermato: “Grazie per aver donato i mattoni della mia stanza”.

(dalla rivista Ciudad Nueva Cono Sur)

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Chiara Lubich: comunicare

Il 2 giugno 2000, si è tenuto il primo convegno su “Comunicazione e unità” nel quale Chiara Lubich ha proposto ai presenti, il modello del “grande comunicatore”: Gesù nel momento dell’abbandono, mediatore tra l’umanità e Dio. Ha poi elencato i principi guida di una comunicazione che si ispira al carisma dell’unità. Non è pensabile che una nuova comunicazione possa essere proposta dall’alto, da una qualche agenzia internazionale o istituzione. Nascerà dal vissuto di comunicatori che hanno Dio-Amore come modello comunicante e come paradigma di relazioni professionali. Ed è proprio a lui che cercano di attingere quelli fra noi che si occupano di comunicazione. Essi hanno tratto dalla loro esperienza storica un modo originale di fare comunicazione. E lo esponiamo qui come un piccolo contributo che offriamo alla comune ricerca di questi giorni. Prima considerazione: per essi il comunicare è essenziale. Il tendere a vivere nel quotidiano il Vangelo, l’esperienza stessa della Parola di vita, è sempre stata ed è unita indissolubilmente al comunicarla, al raccontarne i passi e i frutti, dato che è legge amare l’altro come sé. Si pensa che ciò che non si comunica vada perduto. Così sul vissuto si accende la luce, per chi racconta e per chi ascolta, e l’esperienza pare fissarsi nell’eterno. Si ha quasi una vocazione al comunicare. Seconda considerazione: per comunicare, sentiamo di dover “farci uno” – come noi diciamo – con chi ascolta. (…) Una terza considerazione: sottolineare il positivo. È sempre stato nel nostro stile mettere in luce ciò che è buono, convinti che sia infinitamente più costruttivo evidenziare il bene, insistere sulle cose buone e sulle prospettive positive, che non fermarsi al negativo, anche se la denuncia opportuna di errori, limiti e colpe, è doverosa per chi ha responsabilità. Infine: importa l’uomo, non il media, che è un semplice strumento. Per portare l’unità, occorre anzitutto quel mezzo imprescindibile che è l’uomo, un uomo nuovo per dirla con san Paolo, che ha accolto cioè il mandato di Cristo a essere lievito, sale, luce del mondo.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, La dottrina spirituale, Mondadori 2001, p. 342-3) (altro…)

Chiara Lubich: perdonare, come una madre

“Da Gesù non sentiamo parole di disprezzo, di condanna, ma soltanto parole di amore, di misericordia” ha detto Papa Francesco nel suo primo Angelus, il 17 marzo 2013. Infatti, la misericordia, il perdono sono virtù caratteristiche del cristiano che possiamo esercitare con ogni fratello e sorella che incontriamo nella nostra giornata. (…) Cos’è che fa la misericordia così potente da aver sempre la meglio sulla giustizia? E perché Gesù dà tanto rilievo a questa virtù al punto di farne una condizione per la salvezza personale? Come ben spiega Giovanni Paolo II, la misericordia è “la dimensione indispensabile dell’amore, è come il suo secondo nome”[1]. (…) Nella preghiera del “Padre nostro” ritorna, con altre parole, lo stesso: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. È legge scritta in Cielo che il condono dei nostri debiti ci arriverà in proporzione di quanto avremo saputo perdonare ai fratelli e alle sorelle. Il tema della misericordia e del perdono pervade tutto il Vangelo. In fondo, lo scopo di Gesù è quello che ci ha rivelato nella sua preghiera finale, la notte prima della passione: l’unità di tutti, uomini e donne, in una grande famiglia che ha il suo modello nella Trinità. Tutto il suo insegnamento tende solo a darci, con il suo amore, lo strumento per realizzare questa altissima comunione fra noi e con Dio. E la misericordia è appunto l’ultima espressione dell’amore, della carità, quella che la compie, che la rende cioè perfetta. Cerchiamo dunque di vivere in ogni nostro rapporto quest’amore agli altri in forma di misericordia! La misericordia è un amore che sa accogliere ogni prossimo, specie il più povero e bisognoso. Un amore che non misura, abbondante, universale, concreto. Un amore che tende a suscitare la reciprocità, che è il fine ultimo della misericordia, senza la quale ci sarebbe solo giustizia, che serve a creare eguaglianza ma non fraternità. Oggi si parla spesso di perdono negato a chi ha commesso gravi crimini. Si chiede vendetta più che giustizia. Ma noi, dopo aver cercato in ogni modo di risarcire il danno, dobbiamo lasciare il campo al perdono, il solo in grado di sanare il trauma personale e sociale prodotto dal male. “Perdonate e vi sarà perdonato”. E allora, se abbiamo ricevuto qualsiasi offesa, qualsiasi ingiustizia, perdoniamo e saremo perdonati. Siamo i primi a usare pietà, ad esprimere compassione! Anche se sembra difficile e ardito, chiediamoci, di fronte ad ogni prossimo: come si comporterebbe sua madre con lui? È un pensiero che ci aiuterà a capire e a vivere secondo il cuore di Dio.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 632/4) [1] Dives in Misericordia, n. 7   (altro…)

Il dialogo come stile di vita

Il dialogo come stile di vita

Dal 31 agosto all’8 settembre 2022 si tiene a Karlsruhe (Germania) l’undicesima Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC). Il contributo del Movimento dei Focolari che è legato al CEC da una lunga storia di amicizia e collaborazione. In un mondo lacerato da conflitti, percorso da una pandemia che ha accentuato disuguaglianze, attraversato da una crisi climatica senza precedenti, caratterizzato da progressi scientifici e tecnologici che creano spesso nuove disparità tra persone e aree del mondo, ha ancora senso parlare di unità? E quale il contributo dei cristiani per realizzarla? Questa riflessione sarà al centro dei lavori dell’undicesima Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) che si terrà dal 31 agosto all’8 settembre 2022 a Karlsruhe, in Germania. L’Assemblea, che è alla sua undicesima edizione e costituisce il governo del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), si riunisce normalmente ogni otto anni. Fanno parte oggi del CEC 350 Chiese in 110 Paesi del mondo e rappresentano circa 500 milioni di cristiani. All’edizione di quest’anno parteciperanno circa 4000 persone da tutto il mondo. L’unità è, per i cristiani, la realizzazione della preghiera di Gesù “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21). Una invocazione che dà certezza che “L’amore di Cristo muove il mondo alla riconciliazione e all’unità”, come espresso nel titolo dell’evento. I lavori dell’Assemblea partiranno proprio dalle riflessioni sulle grandi sfide del pianeta che hanno rivelato vulnerabilità, spaccature e ingiustizie etniche, economiche e sociali. Ma che hanno anche messo in evidenza l’interdipendenza tra individui e popoli; la responsabilità che abbiamo gli uni nei confronti degli altri in un mondo nel quale nessuno può salvarsi da solo. Le Chiese cristiane, insieme, si riuniscono quindi in Assemblea per un momento di preghiera e celebrazione, ma anche di riflessione e azione. Un’opportunità per approfondire il loro impegno per il dialogo, l’unità visibile, la testimonianza comune. Al programma per i delegati ufficiali delle varie Chiese si affiancano circa 100 workshop e stand offerti al pubblico dalle Chiese, Comunità e Istituzioni. Tra di essi si inserisce anche il contributo del Movimento dei Focolari che attinge all’esperienza di dialogo che lo caratterizza. L’équipe del Centro “Uno”, segreteria internazionale per l’ecumenismo dei Focolari, con rappresentanti del Movimento provenienti da Germania, Svizzera, Irlanda e Romania sarà presente con uno stand durante tutta l’Assemblea. Il 5 settembre 2022 alle 17,00 offrirà un workshop dal titolo “Il dialogo come stile di vita: metodologia e pratica” nel quale proporrà ai partecipanti un’esperienza di dialogo tra: cristiani di diverse Chiese e tra cristiani e musulmani. Un dialogo nel massimo rispetto della reciproca identità, dando priorità all’incontro tra teoria e vita. Il CEC è stato fondato il 23 Agosto 1948 ad Amsterdam, erano presenti 147 Chiese. Il dialogo come cammino e come caratteristica di una vita cristiana autentica è il principale obiettivo. Il Movimento dei Focolari è legato al CEC da una lunga storia di amicizia e collaborazione, fin dalla prima visita di Chiara Lubich, nel 1967, invitata dal teologo riformato Lukas Vischer. Durante la terza visita della Lubich nel 2002 lei ha visitato anche l’Istituto Ecumenico di Bossey, del CEC. Era direttore Rev. dr. Ioan Sauca che ha ricordato, in varie occasioni, l’importanza che quell’incontro con Chiara Lubich aveva avuto per l’Istituto e come avesse aiutato a chiarire il problema della relazione tra identità e unità.

Anna Lisa Innocenti

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Brasile, Mariapoli Ginetta: 50 anni di dialogo e unità con la società

Brasile, Mariapoli Ginetta: 50 anni di dialogo e unità con la società

La Mariapoli Ginetta ha celebrato il suo giubileo d’oro il 15 agosto 2022. Il sogno dei pionieri oggi è una realtà: un faro di unità, dialogo e una nuova società per tutti. Fin dalla sua genesi, la Chiesa cattolica ha cercato in vari modi di vivere il mandato di Gesù nella cosiddetta preghiera sacerdotale: “Padre, siano una cosa sola, come noi siamo una cosa sola” (cfr Gv 17-21). L’unità e il dialogo sono, ancora oggi, alla base delle azioni e delle teorie ecclesiali, e fu proprio durante la Seconda guerra mondiale, nella città di Trento, in Italia, che la ventunenne Chiara Lubich capì di voler vivere e diffondere l’unità tra tutti i popoli del mondo, credenti e non credenti. In Brasile, attraverso la Mariapoli Ginetta, questa missione è feconda da ormai 50 anni. La “città sul monte” Nel fondare il Movimento dei focolari, e prendendo spunto dalle su esperienze, Chiara pensò che sarebbe stato bello far nascere delle città poste “sul monte” visibili e luminose, che fossero veri fari per la società, dove poter vivere in comunione l’amore reciproco, il Vangelo e la presenza costante di Dio. In tutto il mondo oggi, ci sono 35 Mariapoli, come vengono chiamate le Cittadelle nate dai Focolari. Tre di loro si trovano in Brasile: la Mariapoli Santa Maria nei pressi di Recife, la Mariapoli Gloria nelle vicinanze di Belem e la Mariapoli Ginetta, situata nello Stato di San Paulo, nella Vargem Grande Paulista, che il giorno della Festa della Assunta, il 15 agosto, ha compiuto il suo giubileo d’oro. La Mariapoli Ginetta Frutto della provvidenza di Dio, testimoniata da molte azioni, è stato luogo di incontri spirituali e sociali per migliaia di persone in tutto il mondo. Abitata da famiglie, consacrati, laici, sacerdoti, e anche persone di altre confessioni religiose, la città faro, è uno spazio dove ciascun visitatore può fare esperienza di Dio. Karina Gonçalves Sobral, che vive con il marito e le due figlie nella comunità, sottolinea l’importanza della spiritualità dell’unità e dei valori contenuti nella cultura locale: “La Mariapoli ha come mission quella di essere un luogo dell’incontro, la casa aperta a tutti. Ed è veramente per tutti. Coloro che vengono qui devono sentirsi accolti. Fa parte del nostro carisma, l’accoglienza”. “Dinanzi ai vari terreni che ci avevano proposto che ci cinquanta anni fa, questo a Vargem Grande sembrava davvero avere le caratteristiche giuste per poter essere uno spazio fecondo, dove poter incarnare visibilmente l’Ideale dell’unità. Qui ci siamo stabiliti e oggi celebriamo un traguardo importante”, dice Maria do Socorro Pimentel, una focolarina che ha vissuto nella cittadella per più di 40 anni. La presenza della Fondatrice Chiara Lubich ha visitato la Mariapoli Ginetta varie volte e proprio in uno dei suoi viaggi, nel 1991, incontrando la grande disuguaglianza sociale della popolazione brasiliana, è stata particolarmente ispirata ed è qui che ha creato l’Economia di Comunione, il cui obiettivo principale è quello di sviluppare una rete di aziende che condividono i loro utili, contrapponendo alla cultura dell’avere la cultura del dare. La Mariapoli prende il nome da una delle prime compagne di Chiara Lubich, la Serva di Dio Ginetta Calliari, una delle più grandi sostenitrici della costruzione di questa “città sul monte” e corresponsabile dell’avvio del Movimento dei Focolari in Brasile. Il suo corpo è sepolto nel cimitero della Cittadella, dove diversi fedeli si recano per chiedere grazie. Riconoscimento Già nel maggio 2022 il Comune di Vargem Grande Paulista ha riconosciuto il lavoro sociale e spirituale svolto dal Movimento dei Focolari nella città e l’importanza non solo del suo Centro Mariapoli, ma di tutte le opere che vengono svolte e che coinvolgono bambini, adolescenti e giovani. Da non dimenticare il lavoro delle case di accoglienza per le persone senza dimora e il suo Sistema di Comunicazione, che ha portato investimenti, partnership e notorietà al comune. In occasione della Santa Messa celebrata lunedì 15 agosto 2022 da Don João Bosco, vescovo di Osasco, Papa Francesco ha inviato la Benedizione Apostolica scritta in segno di gratitudine per questa missione portata avanti dal Movimento dei Focolari nella città, nello Stato San Paolo e in tutto il Brasile.

Ronnaldh Oliveira (da un articolo pubblicato su cancaonova.com)

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Istituto Universitario Sophia: Il Prof. Declan O’Byrne è stato nominato Rettore f.f.

Il Prof. Giuseppe Argiolas ha rassegnato le sue dimissioni da Rettore dell’Istituto Universitario Sophia “per motivi personali”. Il Vicerettore in carica, Prof. Declan O’Byrne, è stato nominato Rettore facente funzione (f.f.) e svolgerà il suo servizio fino al naturale termine del mandato, ossia gennaio 2024. La Vice Gran Cancelliere Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, scrive alla comunità accademica dell’Istituto: “Chiedo a tutti voi la massima collaborazione con il Prof. Declan O’Byrne, che ha accettato l’incarico assegnatoli dalla Congregazione dell’Educazione Cattolica, in maniera che l’Istituto Universitario Sophia possa continuare a prestare il suo servizio di insegnamento, ricerca ed impegno culturale con la dovuta professionalità e diligenza. Ringrazio il Prof. Argiolas per il suo impegno e per il lavoro che si è assunto per portare avanti Sophia, in particolare in tempi difficili come sono stati quelli della pandemia 2020-2022, e affido alla responsabilità di tutta la comunità accademica il buon esito del nuovo anno accademico che inizia”. Docenti e personale dello IUS si uniscono alla Vice Gran Cancelliere nel ringraziare il Prof. Argiolas per l’impegno profuso al servizio dell’Istituto. (altro…)

Chiara Lubich: come Gesù, seguire la via dell’amore

Durante la IV Giornata Mondiale della Gioventù, svoltasi a Santiago di Compostela (Spagna) nel 1989, Chiara Lubich tenne un tema dal titolo “Gesù è la via”. Ne abbiamo scelto uno stralcio nel quale invita a tutti a mettere in azione la forza trasformatrice dell’amore come ha fatto Gesù stesso. (Gesù) Figlio di Dio, che è Amore, è venuto su questa terra per amore, è vissuto per amore, irradiando amore, donando amore, portando la legge dell’amore, ed è morto per amore. Poi è risuscitato e salito al Cielo, compiendo il suo disegno d’amore. Tutto per amore di voi, di me, di tutti. Si può dire allora che la via percorsa da Gesù ha un nome: amore. E che noi per seguirlo, dobbiamo camminare per questa via: la via dell’amore. Amore. Qualcuno potrà chiedersi: ma che genere di amore aveva in cuore Gesù? Per quale amore ha agito, quale amore ha lasciato qui sulla terra? L’amore che Gesù ha vissuto e ha portato è un amore speciale ed unico. Non è un amore come potreste immaginarvi. Non è filantropia, ad esempio, né semplicemente solidarietà, o benevolenza; non è pura amicizia o affetto (come quello che una ragazza può avere per un ragazzo o la madre per il figlio); e non è nemmeno sola non-violenza. È qualcosa di eccezionale, anzi di divino: è l’amore stesso che arde in Dio. A noi Gesù ha donato una fiamma di quell’infinito incendio, un raggio di quell’immenso sole. È qualcosa di straordinario, a cui pensiamo poco e che preso in considerazione, ci farebbe potenti. (…) Dobbiamo far fruttare questo amore. In che modo? Amando.

Chiara Lubich

 (Chiara Lubich, L’amore al fratello, Città Nuova, 2012, pag. 50-51) (altro…)

Vangelo Vissuto: la concretezza dell’amore

Amare ci spinge ad uscire fuori da noi stessi, facendo il bene e accostandoci all’altro sconfiggendo l’indifferenza. Sporcarsi le mani, impegnarsi, ci ricorda quanto Dio ci abbia amati per primo e quale sia il sogno che ha riposto nel nostro cuore. Diciassette quintali di libri Parlando con amici della crisi in Argentina, abbiamo saputo della grave carenza di testi scolastici nel Pease. Di qui è nata l’idea di una raccolta da far girare tra famiglie di nostra conoscenza. La risposta è stata immediata e generosa. Non sono mancate altre iniziative: inserzioni sui giornali, appelli sulle radio, interventi nelle parrocchie e in diverse associazioni di genitori. Molti si sono impegnati in prima persona anche in altre città. Abbiamo raccolto diciassette quintali di libri di tutti i livelli scolastici da inviare in Argentina via mare. C’è stato anche chi, nel giro di un mese, coinvolgendo altri, ha raccolto altri due quintali di libri e il denaro per il trasporto. In alcuni casi è stato difficile, per mancanza di esperienza, aver presenti tanti particolari importanti (per esempio le scatole adatte per il trasporto, le pratiche doganali ecc…). Ma per tutto si è trovata una soluzione. Abbiamo anche potuto raccontare a molti cosa ci spingeva a fare questa azione: l’ideale di un mondo più unito e solidale. (S.A. – Spagna) Insieme nel servizio Sono infermiera in un centro di servizi sociali. Una coppia disagiata con un bambino di nove mesi si era rivolta a me per ricevere dei servizi. Non avevano neanche i soldi per l’autobus, la moglie si era ferita a una mano e il bambino aveva bisogno di completare le sue vaccinazioni. Non avrei potuto soddisfare le loro richieste a causa di certe procedure molto rigide, ma dentro di me avvertivo la spinta a fare qualcosa per quei prossimi. Dopo aver portato a termine un’emergenza, ho fatto in modo di rispondere a tutte le esigenze della famigliola pur di evitare loro di dover comprare i biglietti dell’autobus per un altro appuntamento. A un certo punto, spontaneamente, un’altra infermiera si è prestata a occuparsi di loro al mio posto: ha curato la mano della signora, a cui ha fornito materiale per altre medicazioni ed ha anche vaccinato il bambino. Era felice di essere stata in grado di aiutarli e lo ero anche io. (Maina – Canada)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, luglio-agosto2022) (altro…)