Feb 1, 2009 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Questi soldi sono proprio benvenuti. Sono trascorsi già tanti mesi dopo il passaggio del ciclone Nargis, che ha fatto questi danni enormi, e le necessità sono ancora tantissime. Questa somma in arrivo ci permetterà di continuare quello che è stato già iniziato: in particolare, per aiutare i bambini a tornare a scuola. Perchè gli aiuti che sono stati dati inizialmente erano cibo, vestiario, medicinali: c’era la priorità delle abitazioni e poi quella di dare la possibilità alla gente di lavorare. C’erano da offrire strumenti di lavoro, specie per la pesca – vasche, reti – e semi per la terra». D. – E ora forse è arrivato il momento anche della ricostruzione delle scuole… «Sì, infatti. Per scuole lì si intende sempre un grande capannone, una costruzione di legno con il tetto di zinco, oppure si tratta di realizzare magari i servizi che non c’erano, oppure distribuire il materiale scolastico, le divise. Questo aiuto che abbiamo dato finora è stato veramente suddiviso di villaggio in villaggio. E andando di villaggio in villaggio siamo riusciti a raggiungere e aiutare 15 mila persone». D. – Nel Myanmar, la religione maggiormente diffusa è il buddismo, ma sono presenti anche i cristiani. Che tipo di rapporto esiste tra gli appartenenti alle diverse fedi? «In genere, si vive tranquillamente: c’è tolleranza, ma c’è anche indifferenza. Quello che è successo adesso con questo ciclone ha un po’ rimosso questa situazione, c’è stata come un’apertura al dialogo, all’amicizia, proprio perché bisognava fare le cose insieme». D. – Più in particolare come vivono nel Paese i cattolici? «La Chiesa cattolica è diffusa in tutto il territorio. Ci sono 12 diocesi e una Chiesa viva con tante vocazioni, una Chiesa di persone forti. Poi, naturalmente, è anche una Chiesa povera, perché i problemi fondamentali sono questi nel Paese: manca l’acqua potabile, manca l’elettricità, mancano le strade e quindi la vita è abbastanza dura. Però, la gente è molto, molto sensibile alla religione. Dunque, è una Chiesa che sicuramente ha un futuro». Dalla Radio Vaticana del 2 febbraio 2009
Gen 31, 2009 | Cultura
SOMMARIO
Editoriale
I TRENT’ANNI DI “NUOVA UMANITA’” – di Antonio Maria Baggio – “Nuova Umanità”, rivista culturale del Movimento dei Focolari, compie trent’anni. L’editoriale ritorna alle sue origini, cercando di mettere a fuoco l’idea, il progetto, l’intenzione con i quali è nata. Voluta da Chiara Lubich e Pasquale Foresi, la sua fondazione e organizzazione fu affidata a Giuseppe Maria Zanghì e fu sostenuta e accompagnata non solo dal gruppo degli intellettuali che cominciarono a collaborarvi, ma dalla partecipazione corale e concreta dell’insieme del Movimento. Si cerca di spiegare, in particolare, l’esigenza che muove Chiara Lubich nell’ideare questo “luogo” della cultura dell’Opera di Maria: che anche nel lavoro intellettuale si esprima lo stile del Focolare, cioè la costante ricerca di quella presenza di Gesù fra i suoi che faccia della Rivista, come dell’intero Movimento, una “cosa nuova” secondo la Sua Mente.
Nella luce dell’ideale dell’unità
UN PO’ DI STORIA DEL “MOVIMENTO DELL’UNITA’” – di Chiara Lubich – Questo scritto, redatto alla fine dell’anno 1949 e pubblicato l’anno seguente, sotto forma di breve opuscolo, era stato pubblicato allo scopo di fare conoscere l’esperienza del nascente movimento che aveva suscitato non pochi sospetti e critiche nella Chiesa trentina. Alla fine dello scritto, non firmato, l’Arcivescovo di Trento, mons. Carlo De Ferrari, aveva voluto aggiungere, in data 31.12.1949, un suo commento a conferma di quanto riportato. Rimasto ai più sconosciuto, esso fa parte di un genere letterario tipico della Lubich, quello delle cosiddette “storie dell’Ideale”, nel quale ella presenta brevemente e in una prospettiva storica gli elementi fondamentali della spiritualità dell’unità e successivamente, dagli anni sessanta in poi, le tappe principali dello sviluppo del Movimento dei Focolari. La presente “storia dell’Ideale” è, in ordine cronologico, la terza a oggi conosciuta.
Saggi e ricerche
L’ULTIMO TIZIANO – di Mario Dal Bello – Verso il 1540 il pittore veneto vive una crisi esistenziale ed artistica nell’Europa dilaniata dai conflitti politico-religiosi. La sicurezza trionfante dei dipinti precedenti si incrina per una meditazione più accorata. I temi sacri e profani, la ritrattistica, i temi religiosi vengono trattati con uno stile drammatico tra angoscia e speranza. Tiziano, come Michelangelo, distrugge l’armonia classica per creare forme più “spirituali”, dando origine ad una “pittura di macchia”, che farà storia nei secoli successivi fino ad oggi. L’esito finale è quello di un’arte tutta interiorizzata. LA SPIRITUALITÀ DEL SEICENTO FRANCESE E LA PREPARAZIONE DELLE IDEE DELLA MODERNITÀ – di Marina Motta – Lo studio prende le mosse dalla situazione complessa della Francia del XVII secolo, caratterizzata da una parte da conflitti tra religione e ragion di Stato, tra Gallicanesimo e Giansenismo, tra sforzi comuni di evangelizzazione e dibattiti teologici, dall’altra da un clima spirituale straordinariamente ricco, che si è formato sullo sfondo di preoccupazioni apostoliche e riformatrici della Chiesa del tempo. In questo clima maturano esperienze intellettuali e spirituali straordinarie e fenomeni che annunciano realtà precorritrici della modernità. Alla luce di questa premessa il tentativo che l’autrice si propone è di cogliere nella storia del 600 francese i segni dell’“intervento impercettibile di Dio” in un contesto segnato da grandi intrighi, contraddizioni ed opposti. Questi segni sono riscontrabili nell’azione culturale, educativa e sociale di uomini grandi, di riformatori capaci di cogliere e di rispondere ai bisogni e alle istanze del loro tempo. (Bérulle, Vincenzo de’ Paoli, Barré per menzionare qualcuno citato). Coinvolgendo un gran numero di persone e innalzando il ruolo della donna nella società e nella Chiesa, essi hanno tracciato profeticamente orientamenti di pensiero e di azione nuovi, inaugurando un modo nuovo di vivere la spiritualità cristiana mettendo al centro della loro azione il “fratello”, il “prossimo”. L’INTELLIGENZA SOCIALE. VERSO UNA TEORIA RELAZIONALE DELL’INTELLIGENZA NEL QUADRO DELLA PEDAGOGIA DI COMUNIONE – di Teresa Boi – L’Autrice propone di “guardare” all’organizzazione scolastica, alla luce di tre “piste” di approfondimento: il modello dell’intelligenza sociale, intesa come dimensione di sviluppo personale; la dinamica relazionale, vissuta come dimensione che abbraccia l’esistenza umana e l’azione sociale; infine la pedagogia di comunione che si manifesta come modello pedagogico coerente con la prospettiva educativa proposta. A questa si perviene dopo aver illustrato alcune esperienze maturate nell’ambito di programmi di educazione pro-sociale ed altruistica e di pedagogia dell’apprendimento-servizio: una prospettiva educativa definita “metacognitiva” che si dimostra un percorso praticabile oggi per meglio rispondere, da una prospettiva comunitaria, alle esigenze educative della società della conoscenza. ESSERE E AMORE INALCUNI TESTI SCELTI DI BLONDEL E DI MOUNIER – di Gennaro Cicchese – L’articolo è una ricognizione intorno al tema “essere e amore” in alcuni testi di Blondel e Mounier. Esso sviluppa il confronto tra due filosofi che hanno avuto come costante punto di riferimento la fede in Cristo, ponendo una particolare attenzione al progressivo manifestarsi, all’interno della “filosofia cristiana” di quel “principio agapico” alla luce del quale l’essere viene ripensato e compreso in quanto amore. Mounier e Blondel portano un importante contributo ad un movimento di riflessione filosofica nella cui prospettiva il principio metafisico viene a coincidere con quello agapico. Sembra così delinearsi all’orizzonte, secondo l’Autore, una filosofia dell’amore che richiama e – probabilmente – esige, una simbiosi tra filosofia e cristologia.
In dialogo
LEGGERE IL CORANO CON L’OCCHIO DELLA MISERICORDIA – di Adnane Mokrani – Il Corano, nella fede islamica, è «il libro di Dio rivelato al Profeta Muhammad, la Pace sia su di lui, tramite l’Angelo Jibrīl, Gabriele». Si nota che il Corano chiama la Torah ed il Vangelo «guida e luce», (5: 44, 46), confermando così la loro validità spirituale, ed esorta Ebrei e Cristiani a viverli pienamente per essere degni dei loro nomi, (5: 66, 68). Un rapporto di conferma e di continuità, dunque, caratterizzato, nello stesso tempo, dalla particolarità coranica, che fa del Corano, per i fedeli islamici, il riferimento interpretativo ultimo. Il Corano guarda alla Tradizione biblica con l’occhio della Misericordia. Questo significa: capacità di riconoscere nell’altro elementi di verità, bontà, bellezza, e, soprattutto, possibilità di individuare i fondamenti di unità profonda che vanno oltre le variazioni storiche e geografiche. Quest’atteggiamento permette il dialogo e la comprensione tra le persone, ma anche tra le Scritture. In altre parole: è via al dialogo tra i figli di Abramo, e al dialogo all’interno dell’ambito dell’intero Patrimonio abramitico.
Spazio letterario
INCONTRI – di Claudio Guerrieri – «Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria.
Libri
OCCIDENTE LA MIA TERRA. INTRODUZIONE ALLA LETTURA DI GIUSEPPE MARIA ZANGHI’ – di Antonio Maria Baggio – Il libro raccoglie una selezione degli scritti, riguardanti la filosofia della storia e della cultura, la dimensione sociale e politica, pubblicati da Giuseppe Maria Zanghì lungo i trent’anni della rivista “Nuova Umanità”. I testi, offerti in successione cronologica per rispettare il momento storico che li ha suggeriti, non presentano le soluzioni o le indicazioni di carattere immediatamente pratico per affrontare i vari problemi esaminati; piuttosto, in essi si trova ciò che sempre più spesso oggi manca, cioè l’apertura di una dimensione antropologica, di una prospettiva culturale, lavorando sulle quali si può passare alla progettualità e all’azione. XXXI, Gennaio-Febbraio 2009/1, n. 181
Gen 31, 2009 | Parola di Vita
Che ne dici?
Sono parole con esigenze tremende, radicali, mai udite!
Eppure quel Gesù che ha detto indissolubile il matrimonio e ha comandato di amare tutti e quindi particolarmente i genitori, quello stesso Gesù ora chiede di mettere al secondo posto tutti gli affetti belli della terra, qualora fossero d’impedimento all’amore diretto, immediato, a Lui. Solo Dio poteva chiedere tanto.
Gesù infatti strappa gli uomini dal loro modo naturale di vivere e li vuole legati anzitutto a sé, per comporre sulla terra la fraternità universale.
Per questo, ove trova un ostacolo al suo progetto “taglia” e nel Vangelo parla di “spada”, spirituale s’intende.
E chiama “morti” coloro che non hanno saputo amare Lui più della madre, della sposa, della vita. Ricordi quell’uomo che ha chiesto di poter seppellire suo padre prima di seguirLo? Proprio a lui Gesù ha risposto: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti” .
Forse dinanzi a tanta esigenza avrai avuto un fremito di paura; forse avrai pensato di relegare queste parole di Gesù al suo tempo, o destinarle a coloro che lo debbono seguire in un modo particolare.
Ti sbagli. Questa parola vale per ogni epoca, anche per l’attuale, e vale per tutti i cristiani, anche per te.
Con i tempi che corrono ti si possono presentare molte occasioni per mettere in pratica l’invito di Cristo.
Sei in una famiglia dove qualcuno contesta il cristianesimo?
Gesù vuole che tu lo testimoni con la vita e al momento opportuno con la parola, anche a costo di essere deriso o calunniato.
Sei madre e tuo marito t’invita ad interrompere la gravidanza? Obbedisci a Dio e non agli uomini.
Un fratello ti vuole aggregare ad una compagnia con fini poco chiari, o perfino riprovevoli? Dissociati.
C’è qualcuno dei tuoi che t’invita ad accettare denaro poco pulito? Mantieni la tua onestà.
L’intera famiglia vuol coinvolgerti in un lassismo mondano? Taglia, perché Cristo non s’allontani da te.
“Se uno viene a me e non pospone suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.
Eri d’una famiglia miscredente e il fatto della tua conversione a Cristo ha prodotto divisione? Non ti allarmare. E’ un effetto del Vangelo. Offri a Dio lo strazio del cuore per quelli che ami, ma non mollare.
Cristo t’ha chiamato in modo particolare a sé, ed ora è arrivato il momento in cui la tua donazione totale richiede di lasciare il padre e la madre, o magari di rinunciare alla fidanzata?
Opera la tua scelta.
Chi non ha lotta, non ha vittoria.
“Se uno viene a me e non pospone suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.
“… e perfino la propria vita”.
Sei in terra di persecuzione e l’esporti per Cristo mette in pericolo la tua vita? Abbi coraggio. A volte la nostra fede può chiedere anche questo. Non è mai del tutto finita nella Chiesa l’epoca dei martiri.
Ognuno di noi, nella sua esistenza, si troverà a scegliere tra Cristo e tutto il resto per rimanere autentico cristiano. Quindi toccherà anche a te.
Non aver paura. Non aver paura per la vita: meglio perderla per Dio che non trovarla più. L’altra Vita è una realtà.
E non aver paura per i tuoi. Dio li ama. Un giorno – se tu li sai posporre a Lui – passerà accanto a loro e li chiamerà con le parole forti del suo amore. E tu li aiuterai a diventare con te veri discepoli di Cristo.
Chiara Lubich
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Gen 28, 2009 | Cultura
Il Punto
Il peso delle vite umane perse di Michele Zanzucchi
Editoriali
Striscia di Gaza, oltre le macerie di Giovanni Romano Ecumenismo, avanti o indietro? di Piero Coda Amicizia e libero mercato di Luigino Bruni
Primo piano
Giovani e droga Sniffa oggi sniffa domani… di Aurora Nicosia E’ il boom del consumo di cocaina in Europa ed anche in Italia. Preoccupa l’uso diffuso tra gli adolescenti. Una piaga spesso sottovalutata.
Uomini e vicende
Cile, la Svizzera sudamericana Tra eccellenza e disuguaglianza di Michele Zanzucchi Il Paese più “lungo” al mondo colelziona record economici ma non sconfigge le eccessive differenze sociali. La grande sfida delle nuove generazioni. Depenalizzazione dell’omosessualità Diritti e dubbi di Aurelio Molè La Francia ha promosso all’Onu una “Dichiarazione su diritti umani, orientamento sessuale e identità di genere”. Incomprensioni all’onu e incertezze fra i cattolici (e non solo). In viaggio con Paolo/1 Si parte da Antiochia di Fabio Ciardi Prima tappa di un itinerario che dalla Turchia si snoda fino in Grecia. Nei luoghi della prima evangelizzazione. Cittadinanza attiva I barboni e il decoro urbano di Silvano Gianti A Genova ci si interroga sulla necessità di “ripulire” il centro storico da chi ha “comportamenti disdicevoli”. E intanto muore un clochard davanti al Carlo Felice…
Dal vivo
Testimoni Maras creava armonia di Giuseppe Garagnani Aveva seguito Chiara Lubich già dal 1949. Intelligenza vivissima, promessa della medicina, Alfredo Zirondoli si dedicò a formare “uomini nuovi”. A Sorgi il premio Giordani Se la politica è “casta” di Caterina Ruggiu Tivoli assegna a Tommaso Sorgi, parlamentare della prima ora, il Premio Giordani. Così ha celebrato i 60 anni della Costituzione italiana. Vita dela Parola Pace fra i trulli un lettore ci scrive Come regolarti quando un vicino troppo collerico, per una sciocchezza, arriva a minacciarti di morte?
Cultura
Tendenze Amicizie virtuali di Giulio Meazzini Tante ore al computer. Niente privacy in rete. Nuove forme di socializzazione. Poi si torna al mondo reale… Il tesoro riscoperto Ma lei è cristiano, si o no? di Michele Genisio In Francia sono diventati un caso i “ricomincianti”, adulti che ritornano alla fede abbandonata in gioventù.
Gen 22, 2009 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Sono libanese, ortodossa, di padre ortodosso e di madre cattolica. I miei genitori sono credenti. In famiglia non si è mai posto l’accento sulla parola ‘cattolico’ o ‘ortodosso’. Era naturale festeggiare le due Pasque insieme alle due famiglie. A 15 anni ho cominciato a rifiutare ogni religione, anche perché in Libano, religione e politica sono in stretto nesso fra di loro. Pensavo che gli uomini avessero mescolato tutto e non distinguevo più niente. Per me Dio non poteva esistere e permettere guerra e ingiustizia. Fu così che persi la fede, già un po’ incrinata. Dopo alcuni anni siamo giunti al culmine della guerra in Libano. I miei partono per Parigi. Io volevo rimanere per difendere il mio Paese. Cerco di entrare nell’esercito; nauseata però dalla vanità dei miei sforzi e da me stessa, ubbidisco alla volontà dei miei genitori e li raggiungo in Francia. Ma la mia vita lì non aveva più nessun senso: avevo il mio Paese da liberare… Per non pensare mi sono buttata nei divertimenti della vita. Nel frattempo mio fratello aveva conosciuto e iniziato a vivere il vangelo. La sua vita mi affascinava: era così trasparente. Mi ha invitato ad incontrare altre persone e sono andata. Era tutto un altro mondo. Vedevo gente che mi accoglieva con tanto amore, molto sorridente. Sono tornata a casa felice, l’amore stava rinascendo dentro di me. Ho incominciato a frequentare la mia Chiesa, a scoprirla ed amarla. Ho letto la sua storia, ho frequentato un corso di teologia. Ho capito che dovevo essere unita ad essa, sperimentando l’aiuto di questa spiritualità evangelica, che ti fa andare al di là delle divisioni nel rispetto delle differenze. Era questa la vera rivoluzione! (S. W. – Libano)
Gen 21, 2009 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Toccanti sono state le testimonianze di famiglie dei 5 continenti raccontate nel momento culmine dell’ Incontro Mondiale delle Famiglie promosso dal Pontificio consiglio per la Famiglia. Dall’Africa, la famiglia Simango: mamma, papà e due gemelli di 14 anni. Vive in un ambiente permeato da preziosi valori tradizionali. Forte però anche il rischio che il consumismo, con la pressione dei media, cancelli tutto e imponga altri modelli. Serve educare i figli nel rispetto delle tradizioni, restando tuttavia aperti al nuovo… Dennis (padre) Come in tanti Paesi dell’Africa, anche da noi il costo della vita cresce continuamente, mentre i salari rimangono fermi. Di conseguenza, sempre più persone vivono sotto il livello di povertà. I nostri mercati si riempiono di prodotti fantasiosi e moderni: giocattoli, vestiti di tutte le fogge, telefonini… e la pubblicità attrae a comperarli. Così, invece di cercare di combattere la povertà creando nuove opportunità di sviluppo, la gente si appassiona a queste cose e soffre perchè non se le può permettere. Come genitori sentiamo di dover insegnare ai nostri figli a distinguere ciò che nella vita è essenziale da ciò che non lo è, come ad esempio tutte le cose che anche loro come primo impulso vorrebbero avere. Cerchiano di far loro presente che la tecnologia non può sostituire la nostra buona volontà di rispettare le cose che abbiamo e di acquistarne di nuove solo quando è necessario. Ma più che attraverso i nostri discorsi, lo facciamo attingendo tutti insieme al Vangelo. Una sera anche con i bambini abbiamo riflettuto sulle parole di Gesù: “Qualunque cosa avete fatta ad uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatta a me”. All’indomani ci è venuto spontaneo dirci l’un l’altro come abbiamo messo in pratica queste parole e abbiamo visto che tutti avevamo potuto condividere qualcosa con gli altri, pensando di farlo a Gesù. Io avevo dato il tempo della pausa pranzo ad un allievo in difficoltà, mia moglie aveva dato del riso alla vicina di casa che non aveva niente, e i bambini avevano prestato uno la matita e una la gomma ai loro compagni. Nel raccontarci queste cose, i più felici erano proprio i bambini che avevano capito che non occorre essere ricchi per poter condividere. Margaret (14 anni) In collegio ci danno solo i pasti essenziali, non sempre sufficienti. L’anno scorso tanti miei compagni si lamentavano per la fame e spesso davo loro quanto portavo da casa. Tornando a casa per le vacanze, mia madre si è accorta che ero un po’ sciupata. Saputo il motivo, mi ha raccomandato di non dar via il necessario per vivere e mi ha dato delle cose in più per continuare a donare. Modesta (madre) Nella nostra cultura la condivisione è considerata un grande valore, come dice un antico proverbio africano: “…a differenza di un pezzo di stoffa, il cibo non è mai troppo poco per essere condiviso.” Ma con l’influenza dei media tanti hanno iniziato a pensare che è più saggio tenere per sé quanto si ha. Un altro pericolo di un incondizionato uso della TV sono le fictions e i cartoni animati d’importazione che presentano modelli lontani dalla nostra cultura soprattutto riguardo il consumismo e l’affettività nel rapporto uomo-donna. In famiglia abbiamo messo delle regole, per esempio niente TV durante i giorni di scuola e nei week-end e vacanze solo due ore al giorno facendo attenzione a quali programmi si vedono. Talvolta procuriamo dei DVD a loro scelta – guardando che siano buoni – che poi ci scambiamo anche con le famiglie dei diversi gruppi che seguiamo sia nella nostra città che nelle zone rurali. Ma soprattutto parliamo con i ragazzi su quanto hanno visto, in modo da suscitare in loro un giusto senso critico. Mario (14 anni) Quando ero in collegio non vedevo l’ora di tornare a casa per poter essere libero di stare tutto il tempo davanti alla TV. Parlando con la mia famiglia ho capito che non è questa la vera libertà e che la TV qualche volta può diventare una trappola. Così ho imparato a stare anche dei giorni senza accenderla. Modesta O Maria, che sei regina dell’Africa, tu sai che è una terra ricca di risorse, ma attraversata da grandissime difficoltà: povertà, denutrizione, AIDS, epidemie, conflitti e guerre. Suscita per noi saggi governanti e mantienici fedeli a quella cultura della vita che i nostri padri ci hanno insegnato. Aiutaci a vivere e a trasmettere ai nostri figli la buona novella del Vangelo, compendio di valori umani e cristiani che ci fa figli tuoi e uomini nuovi. (altro…)
Gen 20, 2009 | Ecumenismo
“Essere riuniti nella tua mano” (Ezechiele 37,17). È il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che ogni anno si celebra dal 18 al 25 gennaio. La Settimana è, oltre che occasione per pregare per l’unità dei cristiani, anche un’opportunità per tracciare un bilancio del movimento ecumenico e dei vari dialoghi che si sono intrapresi con le diverse Chiese. Lo facciamo con il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. Eminenza, in molti hanno l’impressione di un rallentamento del movimento ecumenico. Che bilancio si sente di stilare quest’anno? “Non posso parlare di un rallentamento. Anzi, abbiamo fatto molti passi in avanti, soprattutto con le Chiese ortodosse. Il Patriarca ecumenico è stato tre volte qui a Roma lo scorso anno e questo non era mai accaduto. Abbiamo accolto due Patriarchi armeni e sono stati sempre incontri molto cordiali. Ho fatto poi una lunga visita in maggio in Russia dove ho avuto un incontro molto cordiale con l’ormai defunto Patriarca Alessio II. Con gli ortodossi andiamo avanti, abbiamo un dialogo sul primato del vescovo di Roma nel primo millennio che ha portato alla elaborazione di un testo di base che vogliamo presentare alla plenaria di ottobre e che rappresenta un passo in avanti su questo punto cruciale ma anche molto difficile. Con i protestanti, è stato molto importante questo Sinodo sulla Parola perché la Parola di Dio è il loro interesse fondamentale e sono stati molti impressionati di questo. Nell’ultima plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani è stata presentata una raccolta di tutti i testi di convergenza ecumenica con anglicani, luterani riformati e metodisti raggiunti in più di 40 anni di storia e abbiamo visto che abbiamo fatto molti progressi in questi decenni. Certo, ci sono problemi che sono ancora aperti e vogliamo spingere il dialogo verso questa direzione”. Entriamo nei particolari delle singole Chiese. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani terminerà proprio quando in Russia si apriranno le elezioni del nuovo Patriarca di Mosca. Quale auspicio? “Spero che eleggano un Patriarca che sia un buon pastore per il suo gregge. Penso che questa sia la cosa più importante. La Russia si trova in una situazione difficile e hanno bisogno di un pastore. Il mio desiderio poi è di avere un Patriarca che sia un partner del dialogo perché la Russia è un Paese molto importante per l’Europa e la Chiesa ortodossa di Russia è la più grande Chiesa ortodossa e noi siamo interessati ad andare avanti con loro. Spero così che sia un Patriarca con il quale si possa dialogare in rispetto anche delle differenze che ci sono. Abbiamo molto migliorato i nostri rapporti e ora li vogliamo approfondire”. In febbraio ci sarà il Sinodo generale della Chiesa di Inghilterra durante il quale sarà presentata una proposta per aprire la strada all’episcopato femminile… “Sì, con preoccupazione perché il dialogo con gli anglicani è andato molto bene, è avanzato tanto e adesso viviamo un periodo di difficoltà. L’ordinazione delle donne all’episcopato crea problemi anche interni all’anglicanesimo. Ci sono spaccature e divisioni interne che non facilitano il dialogo. Siamo quindi preoccupati per questo ma anche decisi a non interrompere il dialogo. Se ci sono difficoltà, si deve parlare. Sulle difficoltà non fa mai bene interrompere il dialogo. La Comunione anglicana è al momento in una situazione difficile, forse hanno anche bisogno del nostro aiuto”. C’è un rapporto molto intenso con l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams? “Sì, abbiamo un rapporto ottimo. Lui è un teologo di grande fama. È un uomo molto spirituale e aperto. Ripeto, ci sono difficoltà nella comunione anglicana per cui speriamo che loro le possano superare e che non ci siano nuove divisioni”. Si dice che in Europa c’è un ecumenismo a due velocità. Da una parte il dialogo con gli ortodossi con i quali la Chiesa cattolica ha una forte sintonia su molti temi. Dall’altro il dialogo con i protestanti, che ha risentito di un certo raffreddamento. È così? “Non parlerei di due velocità, ma di due qualità di dialogo. La qualità del dialogo con gli ortodossi è sicuramente diversa perché siamo molto vicini. Abbiamo gli stessi sacramenti, lo stesso ministero sacerdotale e la stessa venerazione per i santi e la Madonna. Con i protestanti ci sono più differenze, per cui è un’altra qualità di dialogo. Noi facciamo bene ogni dialogo e vediamo poi che cosa possiamo e cosa non possiamo fare. Non abbiamo in programma di rallentare o aumentare la velocità. I dialoghi hanno ciascuno i loro ritmi. Ci sono periodi di difficoltà e periodi in cui si va avanti. Non si deve esagerare una situazione attuale. Con molti protestanti siamo in buona sintonia, e molti protestanti sono contenti che noi manteniamo la linea”. È il dialogo della verità? “Sì. Dialogo della verità ma anche dialogo della carità. Sono due dimensioni che non si possono separare”. Dall’Agenzia SIR
Gen 16, 2009 | Cultura
Editoriale
LA CULTURA DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI. DIALOGO CON LA SUA PRESIDENTE, MARIA VOCE – a cura di Antonio Maria Baggio – Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, descrive la radice della cultura del Movimento, collocandola nell’originaria esperienza di Chiara Lubich e delle prime focolarine. La spiritualità dell’unità dà vita, fin dall’inizio, ad una cultura di comunione, di popolo, attenta alle esigenze della vita quotidiana, all’impegno laicale nei diversi campi della vita associata. È una cultura che si sviluppa insieme alla vita del Movimento; essa dunque si articola anche in specifiche iniziative che riflettono gli scopi del Movimento stesso: dall’impegno nei diversi dialoghi (con cristiani non cattolici, con le grandi religioni, con le diverse culture), all’approfondimento di nuove prospettive di azione sociale, economica, politica. Per ciascuno di tali aspetti, sorgono gli strumenti culturali corrispondenti, dalle numerose case editrici alla recente esperienza universitaria.
Nella luce dell’ideale dell’unità
GESÙ MAESTRO – di Chiara Lubich – Questo discorso fu rivolto da Chiara Lubich il 17 febbraio 1971 agli abitanti della allora nascente cittadella dei Focolari di Loppiano. Ella sviluppa l’idea – espressione diretta del carisma dell’unità – dell’azione di Gesù-Maestro in tutti i luoghi e i momenti della vita quotidiana, così che l’intera cittadella può essere vista come una “scuola” che vive e si sviluppa alla presenza di Dio. In questa prospettiva, la ricerca della Verità non si limita allo strumento costituito dallo studio, ma si attua attraverso l’incontro vitale con la Sapienza che scaturisce dal Vangelo vissuto. ALLA SCUOLA DI CHI? – di Francesco Châtel – In una “società senza padri” appare più che mai urgente e centrale la questione di chi sia l’educatore. Guida, insegnante, testimone… sono molti gli aspetti che l’hanno caratterizzato nel corso dei secoli. Chiara Lubich si inserisce in questo percorso, e in particolare nell’alveo della pedagogia cristiana, presentando il Cristo quale maestro-modello che illustra non solo le caratteristiche che deve avere ogni educatore, ma si pone quale “unico Maestro”, quello che “abita tra” gli uomini. Ne deriva una chiara centralità della dimensione relazionale nell’educazione che trova riscontro in vari e affermati Autori.
Saggi e ricerche
LA VITA OLTRE LE SFIDE ATTUALI – di Flavia Caretta – Le sfide attuali alla vita ci interpellano quasi quotidianamente, anche per il progresso tecnologico dai ritmi vertiginosi che sembra sfuggire al controllo dell’uomo. Paradossalmente, queste minacce provengono anche dalla medicina, cioè da quell’ars medica nata proprio per tutelare la vita. L’Autrice richiama al criterio etico con il quale la singola persona, la società civile ed ecclesiale, le scienze, e tra queste anche la medicina, si devono sempre confrontare: la concezione della persona e la dignità della sua vita: alla luce di questo criterio si dovrebbero leggere anche i progressi scientifici ed elaborare i giudizi etici. Gli argomenti che confermano la dignità della persona, unica e irrepetibile, provengono ormai non solo dall’ambito teologico, ma da quello scientifico della biologia, della biochimica, della fisiologia. ROBERTO DE NOBILI E L’INDUISMO: IL SUO APPROCCIO TEOLOGICO – di Roberto Catalano – L’articolo affronta il pensiero e l’esperienza del gesuita italiano dalla prospettiva teologica, dalla quale emerge un De Nobili piuttosto controverso, che, sebbene aperto ad un adattamento culturale, di linguaggio e di comportamento, resta fermo sui principi fondamentali della teologia del suo tempo, tipicamente tomistica e tridentina. Questa però non impedisce a de Nobili la ricerca di strade nuove per facilitare la scoperta di Dio. Se, da un lato, la sua critica teologica si concentra sull’idolatria e sul concetto di avataras, dall’altro la sua spinta missionaria, la sua apertura intellettuale e la capacità di adattamento culturale lo portano alla definizione di concetti atti a facilitare la comprensione della “rivelazione cristiana”. Particolarmente motivante è il concetto di Guru divino, che emerge dalla cristologia di De Nobili e che gli permette di presentare il Cristo con categorie culturali provenienti dal contesto in cui vive. DALLA MORALE ALL’ETICA: SINONIMIA O ROTTURA SEMANTICA? – di Philippe Van den Heede – Partendo dalla sinonimia etimologica di “morale” e “etica”, l’Autore percorre brevemente la storia dei due termini e delle diverse interpretazioni che, di volta in volta, li hanno interessati. L’analisi si sposta dunque dal livello etimologico a quello delle variazioni culturali che incidono sui significati dei due termini e che toccano gli strati più profondi del percorso culturale dell’Occidente, attraverso lo sviluppo tecno-scientifico, la regressione della cristianità, la crisi delle grandi ideologie definitorie, l’affermarsi del pluralismo, la crescita dell’individualismo. Questo percorso complesso ha conferito a ciascuno dei due termini connotazioni proprie, costringendo coloro che li usano ad una esplicita definizione dei loro contenuti: pur rimanendo valido l’aspetto della sinonimia, si registra infatti una accentuazione della rottura semantica. IVI È PERFETTA, MATURA E INTERA… – di Giovanni Casoli – “Ivi è perfetta, matura e intera/ ciascuna disïanza”: l’articolo approfondisce il significato delle parole che Dante, nel canto XXII del Paradiso, pone sulla bocca di s. Benedetto, il quale in tal modo esprime la profondità teologica ultima dell’essere umano redento e salvato, nel momento in cui la sua storia si compie. L’Autore tratteggia le possibilità per ogni uomo di costruire la propria “storia di libertà” raggiungendo la verità del desiderio, quella che lo porta non verso la ricerca di un appagamento effimero e, per questo, strenuamente ed inutilmente ripetuto, ma verso l’essere-dono che lo rivela a se stesso nella sua provenienza e nel suo destino. ATTUALITA’ DI GUARDINI INTERVISTA A SILVANO ZUCAL – a cura di Anna Maria Canteri – A quarant’anni dalla morte del teologo e filosofo nato a Verona e vissuto in Germania, appare con sempre maggiore evidenza la rilevanza del suo pensiero. “Praeceptor Germaniae”, guida spirituale del suo tempo, Guardini, pur essendo pienamente partecipe del suo momento storico, si rivela sempre più capace di introdurre alla ricerca della Verità che non ha tempo. Indagatore della dinamicità dell’essere attraverso la sua “opposizione polare”, ispiratore dei giovani della “Rosa bianca”, egli sviluppa un pensiero potente, antropologicamente solido, e profondamente anti-ideologico. Silvano Zucal guida il lettore lungo il percorso intellettuale ed esistenziale guardiniano, mettendo in rilievo la coerenza e la continuità di un pensiero apparentemente non sistematico.
Per il dialogo
GESÙ ABBANDONATO E LA TRADIZIONE ANGLICANA: PENSIERI PRELIMINARI – di Callan Slipper – Nella prima parte dell’articolo, l’Autore comincia con un’analisi breve, sotto tredici punti, di Gesù Abbandonato nel pensiero di Chiara Lubich, in modo da mettere in rilievo il novum del suo approccio. Successivamente, prende in considerazione lo sviluppo del pensiero dottrinale della tradizione Anglicana circa l’opera di redenzione compiuta da Gesù in croce, individuandone quattro distinti periodi di sviluppo: l’epoca delle basi fondamentali, gli apprendimenti esperienziali, l’approfondimento biblico-storico e le nuove aperture dell’epoca moderna. L’Autore conclude mettendo in rilievo il rapporto fra il pensiero di Chiara e la tradizione Anglicana: da un lato, ciò che Chiara presenta è in un senso profondo un compimento e un completamento ulteriore di ciò che si trova nella tradizione Anglicana e, dall’altro lato, la tradizione Anglicana sottolinea e arricchisce alcuni aspetti importanti del pensiero di Chiara.
Spazio letterario
IL REGALO DELL’ARTISTA – di Isaline Bourgenot Dutru. «Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria.
Libri
ECONOMIA E BENE COMUNE. SPILLI, TORTE, SECCHI BUCATI E ALTRO ANCORA. – Benedetto Gui commenta l’analisi con la quale Zamagni, nel suo L’economia del bene comune (Città Nuova, Roma 2007) mette in rilievo la profondità e l’attualità di un concetto classico, oggi non sempre inteso rettamente. PIERO CODA E LA LIBERA “VERITÀ” DEL CRISTIANESIMO – Massimo Donà presenta il recente libro di Piero Coda, Dio che dice Amore (Città Nuova, Roma 2007), incentrato sulla relazionalità originaria di Dio Amore. DIO E CESARE – di Marco Aquini – A partire dall’episodio evangelico, Giuseppe Dalla Torre, in Dio e Cesare. Paradigmi cristiani nella modernità (Città Nuova, Roma 2008), sviluppa alcuni dei temi centrali del rapporto tra Chiesa e ordine politico. INDICI «NUOVA UMANITÀ» 2008 – a cura di Valentina Raparelli. XXX, Novembre-Dicembre 2008/6, n. 180
Gen 16, 2009 | Chiara Lubich
Riportiamo lo stralcio di un’intervista rilasciata nel 2004 da Chiara Lubich, in cui sviluppa l’incontro e il rapporto suo e del Movimento dei focolari con l’ebraismo. Nel 1998, durante un viaggio a Buenos Aires, aveva incontrato membri della Comunità Ebraica di Argentina e Uruguay, su invito della B’nai B’rith Argentina e di altre organizzazioni… “Quando mi stavo preparando all’incontro di Buenos Aires, il mio primo desiderio era di conoscere più profondamente i miei “fratelli maggiori” per intrecciare con loro una relazione profonda, nutrita di doni reciproci, così come fanno fratelli che si scoprono tali dopo lungo tempo e si amano. Mi chiedevo: se la semplice “regola d’oro”, di cui ho parlato, riesce a farci fraternizzare – se non sempre in Dio, almeno nella fede di un Essere superiore – con i fedeli di altre religioni, che cosa potrà avvenire se il Signore ci chiarirà questa sua volontà di approfondire la relazione fraterna fra noi, ebrei e cristiani, che abbiamo in comune il patrimonio inestimabile della Bibbia in quello che noi chiamiamo l’Antico Testamento? Mi ero lasciata illuminare da tante divine verità che costellano la tradizione ebraica. Ero rimasta sorpresa, come dicevo, nel toccare con mano la sintonia tra la spiritualità che ha preso forma dalle parole del Vangelo diventate per noi vita, e le parole dell’Antico Testamento”. (G.B. Bunori, La croce e la sinagoga, Ed. FrancoAngeli 2005, pagg 119-127) Leggi l’intervista
Gen 15, 2009 | Ecumenismo
Intervista al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani La “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, quest’anno è incentrata sul tema “Che formino una sola cosa nella tua mano”, tratto dal libro del profeta Ezechiele (37,17). Card Kasper: Questo tema è stato scelto dai cristiani della Corea, e la Corea è un Paese diviso. Questa immagine del profeta Ezechiele era perciò per loro molto importante: due legni spezzati che, nelle mani di Dio, diventano di nuovo uno. Questa è un’immagine per l’unità della Chiesa: la Chiesa è in qualche modo spezzata, non soltanto in due, ma in molte parti. Ora, noi non siamo meccanici che con viti o collante riescono a ricostruire un’unica Chiesa, ma noi riponiamo questi pezzi spezzati nelle mani di Dio. Sono mani buone e Dio può ottenere l’unità della Chiesa, non noi con le nostre organizzazioni. Ecco perché affidiamo a Lui l’unità della Chiesa nelle nostre preghiere. D. – Quest’idea di lasciare il lavoro ecumenico in qualche modo nelle mani di Dio, però allo stesso tempo non toglie a noi la responsabilità di continuare in modo molto pratico a proseguire con questo cammino, nonostante le tante difficoltà… R. – Certamente non toglie la nostra responsabilità. Sì, ci sono difficoltà, oggi, ma non sono soltanto difficoltà: ci sono anche molti successi. L’anno scorso abbiamo compiuto buoni passi in avanti con le Chiese ortodosse; il Patriarca ecumenico è venuto a Roma tre volte: non era mai accaduto nella storia! Ha parlato al Sinodo dei vescovi, ed anche questo è stato un evento storico. Sono venuti due Patriarchi armeni e ci sono stati anche molti altri incontri positivi con gli ortodossi. C’è stata anche la nostra partecipazione ai funerali del Patriarca Alessio II: siamo stati accolti con grande amicizia e gentilezza a Mosca. Ma anche con le Chiese e le comunità ecclesiali della Riforma abbiamo compiuto dei progressi, abbiamo raccolto i frutti di un dialogo di più di 40 anni con gli anglicani, i luterani, i riformati, i metodisti … Abbiamo mostrato i progressi fatti, quanti sospetti e quanti pregiudizi sono stati superati… E’ stato veramente incoraggiante! Ma abbiamo anche identificato le difficoltà, le differenze profonde che ancora esistono. Identificare un problema è già metà della soluzione e per questo possiamo ora proseguire con i nostri partner per risolvere anche i problemi che sono ancora aperti. Io sono un uomo di fiducia e di speranza e penso che non dobbiamo lasciarci scoraggiare dalle difficoltà: le difficoltà sono una sfida a risolverle. (di Philippa Hitchen – Radio Vaticana)