Apr 30, 2008 | Parola di Vita
“Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà”
Gesù Risorto, il Signore, continua, oggi come ai tempi di Paolo, ad agire nella storia, e in particolare nella comunità cristiana, attraverso il suo Spirito. Anche a noi dà di comprendere il Vangelo in tutta la sua novità e lo scrive nei nostri cuori in modo che sia la nostra legge di vita. Non siamo guidati da leggi imposteci dal di fuori, non siamo schiavi costretti da ordinamenti di cui non siamo convinti e che non condividiamo. Il cristiano è mosso da un principio di vita interiore, che lo Spirito ha posto in lui con il battesimo, dalla sua voce, che ripete le parole di Gesù facendole comprendere in tutta la bellezza, espressione di vita e di gioia: le rende attuali, insegna come viverle e insieme infonde la forza per metterle in pratica. È lo stesso Signore che, grazie allo Spirito Santo, viene a vivere e ad agire in noi, facendoci Vangelo vivo. Essere guidati dal Signore, dal suo Spirito, dalla sua Parola: ecco la vera libertà! Coincide con la realizzazione più profonda del nostro io.
“Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà”
Ma si sa che, perché lo Spirito Santo agisca, occorre la piena disponibilità ad ascoltarlo, pronti a cambiare la nostra mentalità, se necessario, e poi aderire pienamente alla sua voce. È facile lasciarsi rendere schiavi dalle pressioni esercitate dal costume e dal consenso sociale, che possono indurre a scelte sbagliate. Per vivere la Parola di vita di questo mese è necessario imparare a dire un no deciso al negativo che affiora dal nostro cuore ogni volta che siamo tentati di assuefarci a modi di agire che non sono secondo il Vangelo; imparare a dire un convinto sì a Dio ogni volta che sentiamo che egli ci chiama a vivere nella verità e nell’amore. Scopriremo il legame fra la croce e lo Spirito, come fra causa ed effetto. Ogni taglio, ogni potatura, ogni no al nostro egoismo è sorgente di luce nuova, di pace, di gioia, di amore, di libertà interiore, di realizzazione di sé; è porta aperta allo Spirito. In questo tempo di Pentecoste Egli potrà elargirci con più abbondanza i suoi doni; potrà guidarci; saremo riconosciuti per veri figli di Dio. Saremo sempre più liberi dal male, sempre più liberi di amare.
“Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà”
È la libertà che ha trovato un funzionario delle Nazioni unite, durante il suo ultimo incarico in uno dei Paesi dei Balcani. Le missioni che gli vengono affidate rappresentano un lavoro gratificante, sebbene estremamente impegnativo. Una grande difficoltà sono i prolungati momenti lontano dalla famiglia. Anche quando torna a casa è faticoso lasciare sulla porta il fardello del lavoro nel quale è coinvolto, e dedicarsi con animo libero ai bambini e alla moglie. Improvvisamente il trasferimento in un’altra città, sempre nella stessa regione, ove è impensabile portare con sé la famiglia perché, nonostante gli accordi di pace appena firmati, le ostilità continuano. Cosa fare? Cosa vale di più, la carriera o la famiglia? Ne parla a lungo con la moglie, con la quale da tempo condivide una intensa vita cristiana. Chiedono luce allo Spirito Santo e insieme cercano la volontà di Dio per la loro famiglia. Infine la decisione: lasciare un lavoro così ambito. Decisione davvero insolita in quell’ambiente professionale. “La forza per questa scelta – racconta lui stesso – è stata frutto dell’amore reciproco con mia moglie, che non mi ha mai fatto pesare i disagi che le procuravo. Da parte mia, avevo cercato il bene della famiglia, al di là delle sicurezze economiche e della carriera e avevo trovato la libertà interiore”. Chiara Lubich
Apr 29, 2008 | Cultura
SOMMARIO
Editoriale
BENEDETTO XVI E IL CAMMINO DELLA CHIESA CATTOLICA – di Piero Coda – Il presente intervento vuole offrire qualche appunto di riflessione sul cammino della Chiesa cattolica in quest’ultimo periodo, prendendo come termine di riferimento il ministero petrino di Benedetto XVI. Non si tratta di fare una pregiudiziale apologetica di ciò che dice e fa il Papa, ma di cercare di cogliere quanto lo Spirito santo ci indica attraverso tale ministero. Si toccano, in particolare, i seguenti punti: l’invito affabile e insieme deciso a radicarsi nel cuore della fede cristiana; l’interpretazione e la recezione vitale del Vaticano II; il servizio all’unità della Chiesa (il motu proprio Summorum Pontificum sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970; il rapporto coi Movimenti e le Nuove Comunità ecclesiali; l’impegno ecumenico); il dialogo interreligioso e l’impegno a una nuova proposta culturale in cui prendano forma, da un lato, la novità della fede cristiana e, dall’altro, una risposta pertinente e incisiva alle formidabili questioni che investono oggi l’esistenza umana nel mondo, a livello personale, sociale e globale. XXX (2008/2)176, pp. 141-158
Nella luce dell’ideale dell’unità
IL CRUDO DEL VANGELO – di Chiara Lubich – Questo testo di Chiara Lubich, datato 3 dicembre 1973, è il frutto di una esperienza spirituale fatta da lei in quell’anno, quando, colpita nel fisico da una dolorosa doppia ernia del disco e nello spirito da altre sofferenze, venne ad approfondire una dimensione nuova del Vangelo. Il testo conserva la forma di una conversazione familiare perché così è nato. XXX (2008/2)176, pp. 159-163
Saggi e ricerche
LA NOTTE TEMPO DI PROVA. L’ESPERIENZA DEI SANTI – di Fabio Ciardi – Sotto il simbolo della “notte” viene raccolta una grande varietà di esperienze della tradizione cristiana sul cammino di purificazione per poter giungere all’esperienza piena di Dio. Dopo aver accennato alla simbologia della luce e delle tenebre l’articolo si sofferma sul significato dato dalla Scrittura e dall’esperienza dei mistici alla notte come tempo di prova, passando in rassegna una decina di autori, soprattutto del secondo millennio, da Bernardo di Chiaravalle a Madre Teresa di Calcutta. Infine si domanda il perché della prova, sperimentata come notte. La risposta si articola attorno a quattro motivazioni: la notte costituisce una via per la purificazione dell’anima, così da portarla all’unione intima con Dio; per la sua piena conformazione a Cristo; per consentire una partecipazione alla sofferenza redentrice di Cristo; per poter attuare la missione di generare un’opera nuova nella Chiesa (è la notte che riguarda in particolare fondatori e fondatrici). XXX (2008/2)176, pp. 165-187 IL DONO DELLA DIVINIZZAZIONE NELL’ANTROPOLOGIA TEANDRICA DI MAURICE BLONDEL – di Tomáš Tatranský – L’antropologia integrale di Maurice Blondel, filosofo e teologo francese di una profondissima spiritualità cristocentrica, si basa su una concezione dinamica dell’essere che ha come modello supremo la reciprocità del dono costituente l’Essere di Dio Uno e Trino. L’uomo, creato con un atto kenotico di Dio, è chiamato a superare l’essere puramente naturale che lo forma come un individuo, attraverso il processo della propria personalizzazione che richiede una donazione libera e totale di sé. Aprendosi così kenoticamente agli altri e a Dio, l’uomo ritrova in sé il soprannaturale che plasma il suo “uomo nuovo”. In definitiva, la persona umana è destinata ad accogliere il dono della divinizzazione che opera in essa l’unione teandrica dell’umano con il divino. Elevato così a partecipare alla vita trinitaria e a rivivere i rapporti trinitari anche sul piano orizzontale, l’uomo coopera con Dio all’avvento di un mondo nuovo in cui il “Cristo integrale” unirà a sé tutto il cosmo. XXX (2008/2)176, pp. 189-224 DALLA FRAMMENTAZIONE ALL’UNITÀ: GENERAZIONI IN RELAZIONE – di Francesco Châtel – In un oggi sempre più frammentato e dalle molte verità, la relazione educativa autentica si presenta quale strada maestra per affrontare il mondo dei giovani. Pur in un gioco di luci ed ombre, le generazioni di oggi si presentano particolarmente aperte al dialogo e capaci di costruire un mondo più unito. Il pensiero e l’azione educativa di Chiara Lubich e dei Focolari ci offrono stimolanti prospettive che collegano l’osservazione della realtà, le mete e i modi per raggiungerle. XXX (2008/2)176, pp. 225-233 NORBERTO BOBBIO E IL PROBLEMA DELL’ABORTO – di Anselmo Palini – Tra i grandi meriti del filosofo torinese Norberto Bobbio, considerato il padre della cultura laica in Italia, vi è quello di aver tolto il problema dell’aborto dalle secche della contrapposizione fra laici e cattolici, per inserirlo nel più ampio contesto dei diritti umani. La lezione di Bobbio è oggi più che mai attuale, in quanto ci ricorda che il diritto alla vita è il primo e fondamentale diritto umano e che, come tale, non può essere disatteso o violato. Secondo Norberto Bobbio, la contrarietà all’aborto e l’affermazione del diritto alla vita non sono essenzialmente posizioni desunte dalla fede, come se fossero un patrimonio dei soli cattolici, bensì hanno a che fare con i diritti umani accertati dalla ragione. Sulla base di una tale impostazione del problema, per il filosofo torinese credenti e non credenti dovrebbero essere uniti nell’impegno per la promozione del diritto alla vita e nel contrasto all’aborto. XXX (2008/2)176, pp. 235-246
Spazio letterario
«Nuova Umanità» continua nelle sue pagine l’apertura di spazio dedicato alla produzione letteraria. NERI, COME I TUOI – di Stefano Redaelli. XXX (2008/2)176, pp. 247-260
Per il dialogo
LA RELIGIOSITÀ DEI PRIMI CINESI SECONDO I TESTI DI STANISLAUS LOKUANG – di Philippe Hu Kung-Tze – L’Autore si propone di indagare la religiosità degli antichi cinesi rileggendo alcuni scritti dell’Arcivescovo Lokuang, specialista nella filosofia cinese. In alcuni suoi articoli, l’Arcivescovo prende in considerazione i primi tre libri cinesi: Shang-shu (Libro dei Documenti), Shi-jing (Libro delle Poesie) e Yi-jing (Libro dei Cambiamenti). Secondo l’indagine di Lokuang, questi libri mostrano la presenza nell’antica cultura cinese di una profonda e diffusa religiosità. Dai passi esaminati emerge una idea molto chiara: gli antichi cinesi credevano in un Dio unico, la cui concezione è comparabile col concetto cristiano di Dio. Il risultato dell’indagine può essere utile in funzione della realizzazione delle mete proposte nella Dichiarazione sulle religioni non-cristiane del Vaticano II. Essa inoltre contribuisce a stabilire un ponte per il dialogo con il popolo cinese e a mostrare come i suoi antenati non sono stati dimenticati dalla rivelazione di Dio. XXX (2008/2)176, pp. 261-270
Libri
LA FERITA DELL’ALTRO, DI LUIGINO BRUNI – di Giovanni Casoli – Casoli incentra la sua analisi del libro di Bruni intorno alla scelta, che quest’ultimo compie, di parlare di economia dei rapporti umani alla luce del rapporto con l’altro/Altro inteso come ferita, come trauma salvifico e, per questo, necessario. Bruni discute le diverse visioni che, nel corso degli ultimi secoli, la riflessione economica ha proposto dei rapporti umani, spesso interpretandoli proprio in modo da evitare un vero confronto con la realtà dell’alterità. La lettura che Bruni compie non evita la durezza della realtà dell’altro, ma scopre, nella ferita, la possibilità di una crescita, di una “benedizione”. A partire da questa prospettiva, Bruni sviluppa una interpretazione dell’economia contemporanea nella quale “eros”, “philìa” e “agape” – concetti rappresentanti i principali atteggiamenti relazionali – si articolano tra di loro nella composizione di una economia civile capace di bene comune. XXX (2008/2)176, pp. 271-279 NUOVA UMANITÀ XXX – Marzo – Aprile – 2008/2, n.176
Apr 23, 2008 | Nuove Generazioni
1 maggio 2005 – «TEMPO DI FRATERNITÀ» “E’ la fraternità universale l’unico orizzonte possibile verso il quale gli uomini e i popoli della terra si stanno muovendo a passi lenti, ma inarrestabili. E’ la fraternità il motore di un mondo in pace, di un mondo unito”. 1 maggio 2004 – «VENTO DI FRATERNITA’ “…non sentiamo forse la necessità di giocare il tutto per il tutto per il trionfo del bene? …tornando in famiglia, oppure a scuola, o in ufficio, dovunque, proviamo tutti ad amare… e soprattutto ad amarci reciprocamente. Il tempo presente ci domanda di fare ogni sforzo per far sorgere il vento della fraternità universale”. 1 maggio 2003 – «PROTAGONISTI DI FRATERNITÁ “Portate nel mondo un incendio d’amore. Sarete così davvero protagonisti di fraternità e, come Maria, ponte fra cielo e terra… ”. 1 maggio 2002 – «IN CORSA PER UN MONDO DI FRATERNITA’» “Che la giornata odierna segni una tappa nel favoloso programma di vedere un giorno quella fraternità universale che è la soluzione di tutti i gravi problemi del nostro pianeta”. 1 maggio 2001 – «POPOLI NUOVI – E’ L’ORA» “…il mondo unito si farà, perché è Lui che lo vuole!”. 1 maggio 2000: MONDO UNITO “…non c’è, ve lo assicuro, avventura più appassionante di quella di avere Gesù fra noi e di seguirLo. Ma occorre amare, amare, amare.” “Nessuno vi superi in generosità e determinazione. Può essere questa l’occasione per eccellenza della vostra vita”. 1 maggio 1999: DIREZIONE MONDO UNITO “Lavorare nella vita che ci è data perché tutti siano una sola cosa mettendo in moto l’amore” “Che questo giorno sia tale da divenire indimenticabile per voi”.
Apr 21, 2008 | Chiara Lubich
“Un’anima toccata da Dio”, “che ha lasciato come testamento spirituale l’amore scambievole”. Così il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, ha ricordato Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, durante la concelebrazione eucaristica per il trigesimo della sua morte, avvenuta il 14 marzo scorso. A precedere la liturgia brevi testimonianze sul dialogo, di rappresentanti di movimenti cattolici, Chiese diverse e altre religioni. Da tutti la gratitudine e l’impegno a restare fedeli all’ideale dell’unità. Non un’omelia, ma un “Magnificat”, “un rinnovato rendimento di grazie per le grandi opere che Dio ha compiuto nella sua umile serva Chiara“. “Questo vogliamo fare nel trigesimo del suo ritorno alla casa del Padre“, dice il cardinale Rylko, facendosi interprete di tutti. Il Cardinale ripercorre “la vita ricolma di doni naturali e soprannaturali”, della giovanissima maestra di Trento, la cui prima e ultima parola, il 14 marzo scorso, è stata un sì a Dio e ai suoi progetti. Una vita inscindibilmente legata al Movimento dei Focolari che ha portato avanti a partire solo dalla volontà di vivere l’ideale evangelico, dall’amore alla Chiesa, al Papa e ai vescovi di cui si fidava senza riserve. “La Provvidenza la chiamava ad aprire nuovi itinerari di vita cristiana, ma per andare avanti ci voleva coraggio. E lei rispose: “Sì”. Poi il cardinale Rilko torna al cuore del carisma sorgivo del Movimento dei Focolari: credere nell’amore di Dio su ciascuno e amarsi a vicenda perché tutti siano uno. Una unità basata su Gesù abbandonato. Questa, ripete il Cardinale, “è stata e resta la risorsa dell’Opera di Maria” di cui sottolinea “gli straordinari i frutti” nella vita di innumerevoli persone e nel dialogo ecumenico e interreligioso. A confermarlo per altro le molte iniziative civili e religiose nonché gli echi sulla stampa estera seguiti alla scomparsa di Chiara. Tutto porta a dire, conclude il cardinale Rylko, che la si possa annoverare nell’albo delle “grandi donne cristiane del XX secolo“- qui cita, Madre Teresa e Edith Stein – in cui con forza e bellezza , ripetendo Giovanni Paolo II, si è manifestato il genio femminile. E a chi si chiede “come sarà il futuro senza di lei“, il Cardinale non può che ripetere le parole della fondatrice ”non lo conosco, è scritto in cielo. A noi adempierlo con l’aiuto di Dio come finora e meglio ancora”.
Apr 10, 2008 | Chiara Lubich, Spiritualità
Ecco l’ultimo pensiero preparato da Chiara per il Movimento, dal letto di ospedale al Gemelli, poco prima della sua “partenza” e diffuso in questi giorni: «Vorrei questa volta sottolineare il valore del rapporto, dei rapporti tra di noi. Vivendo la Parola, agli inizi, a Trento, è cambiato sia il nostro rapporto con Dio che il nostro rapporto con i fratelli. Così è nata quella che allora chiamavamo “comunità cristiana”. Non dimentichiamo queste origini. Costruiamo la nostra opera su queste fondamenta». Riportiamo qui di seguito alcune sue righe tratte dal primo commento alla Parola di Vita di oltre oltre 50 anni fa, tuttora di grande attualità. Ben potrebbero riferirsi al pensiero appena citato, per penetrarlo in profondità e tradurlo in vita. «Le parole del Vangelo forse sembrano semplici, ma quale mutamento richiedono! Quanto sono lontane dal nostro usuale modo di pensare e di agire! Ma coraggio! Proviamo. Una giornata così spesa vale una vita. E alla sera non riconosceremo più noi stessi. Una gioia mai provata ci inonderà. Una forza ci investirà. Dio sarà con noi, perché è con coloro che amano. Le giornate si susseguiranno piene. A volte forse rallenteremo, saremo tentati di scoraggiarci, di smettere. E vorremmo tornare alla vita di prima… Ma no! Coraggio! Dio ci dà la grazia. Ricominciamo sempre. Perseverando, vedremo lentamente cambiare il mondo attorno a noi. Capiremo che il Vangelo porta la vita più affascinante, accende la luce nel mondo, dà sapore alla nostra esistenza, ha in sé il principio della risoluzione di tutti i problemi. E non avremo pace, finché non comunicheremo la nostra straordinaria esperienza ad altri: agli amici che ci possono comprendere, ai parenti, a chiunque ci sentiamo spinti a darla. Rinascerà la speranza». (altro…)
Apr 9, 2008 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Il modulo per la domanda di insegnamento che ho davanti mi dice che la vita da studente si è ormai conclusa. La casella in cui indicare la provincia prescelta mi incalza. Meglio restare in questa mia città del Sud, o andare altrove? Mi è richiesta una scelta di vita. Molti miei colleghi scelgono il Nord, per avere maggiori possibilità di lavoro e per allontanarsi da quella realtà che spesso la cronaca nera porta alla ribalta: illegalità, devianza, criminalità. Eppure, tanto mi lega alla mia città! Non solo famiglia, affetti, amici, interessi, ma anche la speranza di poter fare qualcosa, andando controcorrente, nonostante i miei limiti. Mi torna in mente l’esortazione di Chiara ai giovani: “morire per la propria gente…”. L’idea di restare, rischiando di imbattermi in minori occasioni di lavoro ed in ‘scuole difficili’, cresce in me, con un po’ di incoscienza. Ne parlo a casa, con la mia fidanzata, con i colleghi. E’ sera, e domani il modulo va spedito. La scelta è fatta: rimango. In periferia e nelle zone disagiate c’è più possibilità di lavoro, non essendo posti ambiti. Penso: “Che posso farci io in questo quartiere, zona di lotte di camorra, dove si spara e si uccide? Posso amare! Che Dio mi aiuti”. E così indico alcune scuole ‘di frontiera’, accanto a scuole ‘d’élite’. Dio mi farà capire dove mi vuole. Dopo qualche mese vengo nominato con incarico annuale. Incredibile, entro nel mondo della scuola dalla porta principale, col contratto migliore! Il giorno che mi presento a scuola le lezioni sono sospese per atti vandalici perpetrati la notte prima. Capisco subito che Dio mi ha preso in parola: il momento della prova è arrivato. Il contesto è particolare, il disagio sociale si fa sentire. Le giornate si susseguono tra momenti di sconforto in cui tutto sembra non funzionare ed altri in cui gli occhi dei ragazzi si illuminano, mi cercano, perché vogliono emergere e prepararsi un futuro migliore; mi aggrappo a questa speranza, ed il mio patire trova un senso. Non so se ‘resisterò’, perché a volte è proprio dura fronteggiare i bulli, ottenere rispetto, parlare di matematica in questi contesti. Ma so che, attimo dopo attimo, posso cercare di far entrare Dio nelle aule; portarlo nei rimproveri, nei voti, nei colloqui, nelle dispute, nelle spiegazioni, nei silenzi, nelle annotazioni sul registro. Se Lui mi ha voluto qui, c’è un perché. (P.D. – Italia) (altro…)
Apr 9, 2008 | Chiara Lubich
Il mio primo incontro con la morte è stato bello, grazie a Chiara Lubich. Avevo vent’anni e stavo partendo per le vacanze di Pasqua con la mia amica Maria Rita, che da Ferrara si era trasferita a Perugia, quando mi avvertirono che Maria Rita aveva avuto un incidente in motorino con sua sorella Annamaria, e che Annamaria era morta. Mi precipitai a Perugia in autostop, che in quegli anni era il mio principale mezzo di trasporto, e trovai Maria Rita ammaccata e confusa, ma sorridente. I suoi genitori, Paola e Piero, mi accolsero pieni di grazia: Annamaria aveva ventun anni, era la maggiore dei loro quattro figli e loro dovevano essere straziati, ma irradiavano una luce che non avevo mai visto prima, consolando e accogliendo la processione di amici e parenti che arrivavano a casa. Passai da loro una settimana incredibile, in uno stato di sovreccitazione spirituale ma anche di gioia. Con Maria Rita la sera salivamo all’ultimo piano a trovare i vicini di casa che avevano tre figli che ci piacevano: la loro madre ci rimpinzava di confetti di Sulmona mentre noi suonavamo la chitarra. La mattina invece mangiavamo torta pasqualina con uova e salame, poi andavamo in centro a guardare libri, palazzi, cantando Joan Armatrading. In quella casa si respirava qualcosa che non ho mai più riconosciuto in maniera così tangibile: la forza indistruttibile di una famiglia creata da due persone che avevano scelto di amare tutti. Paola e Piero, i genitori di Maria Rita, erano due Focolarini di Grosseto che si erano sposati e trasferiti a Ferrara perché Piero era ingegnere alla Montedison: non mi parlarono di Chiara Lubich, fondatrice del loro movimento, fino a vent’anni dopo, regalandomi un suo libro per il mio matrimonio, un libro che parlava di Dio con parole che capivo anch’io che mi ero allontanata dalla Chiesa da tanto tempo. Del resto tutti capiscono il linguaggio dell’amore, anche i non credenti, e infatti scoprii che nel movimento dei Focolari ci sono anche trentamila musulmani e centomila non credenti. Chiara Lubich e Madre Teresa di Calcutta sono state le due più grandi creatrici di fede dell’ultimo Novecento, anche se la Lubich, maestra trentina, non ha mai fatto proselitismo. Eppure il suo movimento, nato nel 1943 da un gruppo di amiche che si erano riunite per aiutare gli sfollati, oggi coinvolge due milioni di persone in tutto il mondo. Da quel che ne ho capito io, che sono una bestia, li unisce l’idea che chi si immedesima nella Madre ai piedi della Croce non può che provare sentimenti di cura, affetto e fratellanza per chi incontra sul suo cammino. Chiara Lubich, morta la settimana scorsa a 88 anni, qualche anno fa aveva chiesto e ottenuto da Giovanni Paolo II che sia sempre una donna a guidare i Focolarini, perché il «genio femminile» della sua opera non vada mai perduto.
Apr 8, 2008 | Chiara Lubich
Nell’Ideale dell’Unità che Chiara Lubich visse e seppe proporre alla Chiesa e al mondo brilla la missione evangelizzatrice in tutta la sua meravigliosa bellezza e ricchezza. E’ la profonda convinzione che ho potuto farmi seguendo per oltre mezzo secolo, sia nella mia missione di Hong Kong che in vari altri servizi richiestimi, gli sviluppi della multiforme Opera che Dio ha suscitato per mezzo di questa donna straordinaria. (…) Sono passati quasi 60 anni da quando io ebbi la grazia di incontrare a Roma questa eccezionale esperienza. Da giovane sacerdote missionario (stavo allora studiando missionologia all’Università Urbaniana) fui subito colpito dal contagioso entusiasmo di quanti, nell’Ideale di Chiara, avevano trovato la piena realizzazione del loro impegno cristiano. Ricordo che sentii il bisogno di verificare con il rettore della comunità (P. Mario Parodi) la mia “scoperta”, comunicandola poco dopo con entusiasmo a vari giovani confratelli in occasione della Beatificazione del nostro Martire Alberico Crescitelli. (…) Passarono pochissimi anni e il Movimento giunse anche in Asia. Era iniziato nelle Filippine con un missionario Verbita tedesco, che aveva modellato la sua attività sull’impegno a vivere con la comunità la “Parola di Vita” secondo il modello dei Focolarini. E questi giunsero presto anche ad Hong Kong, con la benedizione del vescovo mons. Lorenzo Bianchi. Nei decenni seguenti, Chiara stessa accompagnò la crescita di quei germogli di nuova vita cristiana in Asia con diverse visite, sia nelle nel Centro Mariapoli di Tagaytay (Filippine), sia in Thailandia dove fu invitata a parlare in vari monasteri e in una università buddhista, sia in Giappone, dove il potente movimento buddhista Risso Kosei-kai chiese di potersi affiancare ai Focolarini per far crescere nel mondo la consapevolezza della fraternità universale, sia in India, dove importanti istituzioni induiste hanno avviato un proficuo “dialogo di vita” con il cristianesimo grazie alla testimonianza di Chiara. Ed è ancora più significativo che Chiara sia stata invitata a condividere il suo ideale cristiano in qualificati consessi mondo islamico, come anche fra gli ebrei perfino con persone di convinzioni non religiose, con un orizzonte a 360 gradi. Quel che è certo è che per Chiara non si trattava di “dialogo” semplicemente intellettuale che lascia ognuno nelle proprie convinzioni: per lei era sempre un’opportunità di testimoniare la potenza dell’amore di Gesù nella propria vita. Nella trasmissione televisiva del funerale di Chiara Lubich, si vide un monaco buddista che rendeva omaggio alla sua bara: egli voleva esprimeva la gratitudine di chi da Chiara aveva compreso (come disse) il mistero della Croce di Gesù come segno supremo di amore. E sono circa 30 mila i membri di religioni non cristiane che oggi non esitano a identificarsi con gli ideali umani ed etici proposti dall’Opera di Maria. La mia vocazione missionaria è stata rafforzata dall’esperienza dei Focolarini. E non sono pochi i miei confratelli , che oggi lavorano in Asia e in altri continenti, la cui vocazione è nata o è stata rafforzata dal loro contatto ed esempio. (…) Gli sviluppi dell’Opera di Maria (questo il nome ufficiale della sua opera) sono stati una delle espressioni più significative del soffio di rinnovamento portato nella Chiesa attraverso il Concilio Vaticano II. Penso sia di buon auspicio l’amore che Chiara ha sempre espresso per la Cina, a cui si riferiva come la “Terra Promessa”. Essa mi ha ripetuto più volte la sua convinzione che Dio ha dei grandi disegni sul popolo cinese. Possa ora la sua intercessione affrettare la realizzazione di questi disegni. Da MONDO E MISSIONE – maggio 2008
Apr 7, 2008 | Chiara Lubich
La comune origine trentina era una buona base. Ma solo la fede cristiana e l’amore per il bene comune spiegano l’amicizia spirituale tra la fondatrice del Movimento dei Focolari Chiara Lubich e Alcide De Gasperi. L’incontro tra la giovane maestra trentina e il vecchio politico fu propiziato da Igino Giordani, giornalista, scrittore e parlamentare democristiano. De Gasperi è colpito dalla ragazza che, a soli 23 anni, nella Trento umiliata dalla guerra mondiale ha consacrato la vita alla causa dell’unità. In una lettera del 1953 Chiara Lubich scrive a De Gasperi: «So con quale cristiana simpatia segue il movimento spirituale che Gesù va suscitando e che è partito dalla sua e nostra Trento». Il loro rapporto è fatto di rari incontri, ma di sintonia e intimità spirituale. De Gasperi si confida nei momenti difficili. Nel bel mezzo di un passaggio rischioso del suo VI Governo, quando tre ministri del Psdi abbandonano l’esecutivo pur non togliendo la fiducia, le scrive: «Se non fossi tenuto a partecipare alla responsabilità di quella parte di storia che Provvidenza deferisce al libero arbitrio dell’uomo, me ne starei appartato e rassegnato, comunque, ai voleri di Dio. Ma per il cristiano che intende la politica come estrinsecazione della sua fede e soprattutto come opera di fraternità sociale e quindi di suprema responsabilità in confronto dei fratelli e del Padre comune, quest’angoscioso travaglio diventa un dovere inesorabile». Ma subito l’affetto per la giovane amica prende il sopravvento e l’anziano politico quasi si scusa per aver caricato le proprie difficoltà sulle sue spalle: «Non voglio turbare con questo travaglio mio l’ardore della vostra vita spirituale, che si eleva al di sopra di così tristi temporalità, ma spiegarvi il mio stato d’animo, e nel ringraziarvi del vostro augurio, dirvi quanto mi siano preziose e utili le preghiere di tanti fratelli e sorelle». Per Chiara Lubich l’incontro con lo statista è un segno importante: «Gesù ci ha fatti incontrare», scrive nel 1953, «e non fu certo a caso. Da quel giorno dividemmo spiritualmente con Lei le ansie, i dolori, gli affanni e, pur vedendola di rado, sentimmo in fondo al nostro animo la certezza che Gesù fra noi, uniti nel Suo Nome, Le era accanto e portava con Lei la grave responsabilità». Nell’estate del 1953, dopo la vicenda della “legge truffa”, il Parlamento nega la fiducia a De Gasperi, che va a trovare Chiara. Dopo la visita, la Lubich gli scrive: «Siamo ancor ripieni della gioia che ci ha dato la Sua visita e, com’è suo desiderio, Le mandiamo la canzoncina Ave Chiaropoli cantata nel giorno del mio onomastico. Che gioia averLa fra noi! Per noi, Patria e De Gasperi furono e sono pressoché sinonimi». Per l’unità dell’Italia e dell’Europa – Poi, esprimendo la speranza di un ritorno del leader alla guida del Governo, Chiara declinava il suo ideale religioso in chiave politica: «Ci senta vicini ogni attimo; faccia ogni calcolo di noi: chissà che il Signore non abbia stabilito che dall’unità di noi tutti in Cristo si possa sperare l’unità degli Italiani disgregati in tante idee e l’unità d’Europa». Lungi da nostalgie centriste, Chiara Lubich ha sempre creduto che i politici cattolici non possono fare della fede solo lo strumento di costruzione di consenso. Nel giugno 2000, a Castelgandolfo, in occasione del primo convegno mondiale del Movimento dell’unità per una politica di comunione, ricordando De Gasperi la Lubich disse: «A contatto con lui ci siamo resi conto di quanto può costruire un politico che ama la patria e quanto questo gli possa costare».
Apr 5, 2008 | Chiara Lubich
L’amore e l’unità nella Chiesa e nel mondo è ciò che più univa Giovanni Paolo II e Chiara Lubich”. Così l’allora segretario personale di Papa Wojtyla Card. S. Dziwisz: Sono venuto al funerale di Chiara – così la chiamavamo tutti noi – per essere con tutto il Movimento dei Focolari, che è presente anche in Polonia. Il 18 marzo abbiamo ringraziato insieme per questa Opera nata dall’ispirazione dello Spirito Santo per costruire con amore l’unità nella Chiesa e nel mondo. Così è stato il carisma di Chiara e così è stato il carisma di Giovanni Paolo II. E’ questo che li univa. In questo spirito si sono incontrati, con lo sguardo fisso in Cristo: il Cristo del Cenacolo e il Cristo della croce, Cristo Abbandonato. Entrambi hanno affidato la Chiesa e il Movimento alla Madre Santissima – “Totus Tuus”. Che la generazione di GP II, nata nel periodo del suo pontificato e anche che la „generazione nuova” di Chiara vivano questo loro patrimonio comune, arricchendo tutta la Chiesa, e non solo la Chiesa, con la testimonianza dell’unità e dell’amore. Con questa anima sono venuto a funerali per partecipare a questa grande preghiera e ringraziamento. D. Adesso diversi media dicono che Chiara Lubich era la donna di maggiore influenza nella Chiesa. Come la vedeva Giovani Paolo II ? R. Il Santo Padre apprezzava il genio di questa donna. Lei lavorava nella Chiesa e infuocava il cuore con la carità. Il Santo Padre lo comprendeva bene, intuiva tutto questo ed era vicino a Chiara. Posso dire che la chiamava personalmente per ogni suo onomastico o s’incontrava con lei. Tante volte l’ha accolta in Vaticano e hanno parlato su diversi argomenti, prima di tutto sull’ecumenismo, sul dialogo con le religioni non cristiane. In tutti questi campi Chiara aiutava il Santo Padre con cuore attento e con la sensibilità del genio femminile a lei proprio. D’altra parte lui appoggiava il Movimento, è stato sempre vicino, in tutte le circostanze era con lei. D. Si ricorda una nota particolare di Chiara Lubich? D. Lei aveva a cuore l’unità anche tra i vescovi. La stessa cosa stava tanto a cuore al Santo Padre, che apprezzava tanto l’unità nell’amore a Cristo. Li univa prima di tutto la fede e l’amore a Cristo e alla Sua Madre. Chiara teneva tanto a questo rapporto con il Papa, e il Santo Padre è stato anche fedele a questa – si può dire – amicizia di due persone di Dio. Anche io cercavo di sostenere questo contatto, ci tenevo molto. Anche Chiara era contenta di questo dialogo fedele.