Gen 29, 2007 | Chiara Lubich, Nuove Generazioni
“Il Movimento gen è nato per far risperare il mondo in Qualcuno che non inganna mai”. Con queste parole Chiara Lubich ha ricordato, in un messaggio lanciato in diretta mondiale, il compito del Movimento “Gen”, – ‘generazione nuova’ dei Focolari – nato 40 anni fa, in piena contestazione giovanile. Il 2007, anno del 40°, per i gen non è una semplice ricorrenza, ma segna una nuova tappa, con la consegna di Chiara: “Siete in cammino. ‘Sempre in Via’. Ma la Via è Gesù. Che questo 40° impegni ancor più il Movimento Gen a vivere con Gesù compagno di viaggio”, “Darete così dal vostro angolo di mondo quell’avvio indispensabile e decisivo alla svolta che va operata nell’umanità”. Un evento vissuto a livello planetario ha legato in un’unica rete i giovani che vivono la spiritualità dell’unità: Terra Santa, Filippine, Brasile, Sud Africa, Corea, Stati Uniti, Egitto, Uganda, Tanzania, e molti altri ancora – in tutto 44 – erano i Paesi presenti all’appuntamento attraverso un collegamento satellitare; 23 i congressi contemporanei e oltre 2000 i giovani riuniti a Roma, provenienti da tutta Europa e con rappresentanza degli altri continenti. E alla sfida di diventare “atleti di Dio, eroi del Vangelo, testimoni della verità, dimostrazione che Dio è pienezza, felicità, pace, bellezza, ricchezza, abbondanza, amore, misericordia, fiducia”, i gen, da tutto il pianeta, hanno risposto con entusiasmo e generosità. Alcuni flash – Dal Cairo: “E’ la prima volta che assisto a un avvenimento storico come questo!”; dal Venezuela: “Il mio cuore cresceva vedendo il mondo in collegamento, non solo satellitare ma soprattutto spirituale”; da Hong Kong: “Voglio dire il mio Sì a Gesù, anche se umanamente è difficile, voglio dirGli sì sempre, subito, con gioia”; dall’Italia: “Lui riempie ogni vuoto. Ma richiede tutto il cuore, tutta l’anima: che Ideale questo!”.
Un momento di grandissima gioia è stato poi il saluto del Santo Padre Benedetto XVI ad un gruppo di gen che ha partecipato all’udienza di mercoledì 10 gennaio 2007, a conclusione del loro congresso. Il Movimento Gen nasce nel 1967, proponendo ai giovani di tutto il mondo una rivoluzione pacifica, che cambi i cuori, e da lì incida sul sociale, rinnovando le strutture, portando ovunque la vita del Vangelo: «Questa è la rivoluzione che noi vogliamo fare: né occidente ci piace, né oriente ci piace, né il capitalismo ci piace, né il comunismo ci piace, il cristianesimo ci piace, il capitale di Dio ci piace» è stato uno dei motti fondanti del Movimento Gen. Non solo cristiani – Nel tempo, con la crescita del Movimento dei Focolari, fra i gen sono arrivati anche cristiani di altre chiese e giovani seguaci di altre religioni. Li ritroviamo anche nelle zone di conflitto, come in Terra Santa, in Iraq, in Colombia, pronti a testimoniare con la vita una cultura della pace. Oggi sono 18.000 in tutto il mondo. Animatori del movimento Giovani per un Mondo Unito, insieme a loro e a molti altri giovani, si impegnano a costruire
ovunque “frammenti di fraternità”, danno vita ad azioni che incidono sull’opinione pubblica, e si adoperano per dare una risposta alle disuguaglianze sociali in atto nei propri paesi. (altro…)
Gen 25, 2007 | Dialogo Interreligioso
«Come dice il Concilio Vaticano II, la Chiesa per la sua stessa natura è realmente e intimamente solidale con il genere umano e la sua storia: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (Gaudium et spes, n.1). Ma la storia della Chiesa cattolica nel Novecento si è intrecciata con una tragedia senza precedenti come lo sterminio pianificato di sei milioni di ebrei. Indagare sugli eventi e dibattere sul loro concatenarsi è compito degli storici che si confrontano ormai da decenni sulle fonti, ricercandone sempre di nuove e arricchendo il patrimonio delle nostre conoscenze. La tragedia bellica e la Shoah hanno segnato profondamente la nostra civiltà. Il patrimonio di tolleranza e di democrazia è stato messo a dura prova, ma è stata anche messa a repentaglio l’Europa con i suo valori religiosi. A questo patrimonio a questi valori, gli uomini di buona volontà si sono sempre aggrappati quando tutto sembrava ormai perduto. “Tu mio Signore, hai fatto di tutto perché io non credessi in Te. Ma io muoio così come sono vissuto: con una fede incrollabile in Te”. L’ebreo Yossi Rakover, di cui narra Kolitz, si rivolge all’Onnipotente con queste parole, prima di soccombere ai nazisti nell’insurrezione del Ghetto di Varsavia. In queste parole sembra di leggere anche la storia dei Giusti, così analiticamente descritta nel libro di Sir Martin Gilbert che oggi presentiamo. E’ una storia del bene, anzi di una corrente di bene, che attraversa l’umanità prescindendo dalle differenze religiose. I cristiani, tra cui moltissimi cattolici, ma anche i musulmani, accettarono (a costo della loro stessa vita) di salvare gli ebrei dalla Shoah. Agirono a volte senza aspettare di avere paura, a volte percorsi dal terrore di un tragico destino, a volte dubbiosi, a volte indecisi. Ma agirono e lo fecero conducendo una guerra pacifica e silenziosa per la salvezza dei tanti ebrei che rischiavano di finire nei Lager. Fu questa una guerra fatta senza proclami, senza manifesti, senza teorie, senza retorica e questi “Giusti” la combatterono a volte contro le convenzioni e contro i pregiudizi del loro stesso ambiente. In questa guerra la Chiesa cattolica, intesa come istituzione, ebbe una sua parte. Specifica e rilevante, sotto Pio XII e seguendone le direttive, essa cercò di coordinare gli sforzi in favore delle vittime di guerra e soprattutto trasmettere un esempio ai fedeli. Non si trattava soltanto di organizzare burocraticamente la ricerca dei dispersi e l’assistenza ai prigionieri. Fu invece un’attitudine precisa nei confronti degli ebrei perseguitati. Essi andavano aiutati, in ogni modo possibile. E’ questo il presupposto su cui si fondò l’azione del Papa e dei suoi collaboratori, come si evince dalla documentazione esistente. Ho ricevuto recentemente Suor Margherita Marchione che mi ha presentato l’Opera “Crociata della carità: l’impegno di Pio XII per i prigionieri della seconda guerra mondiale”. E’ una documentazione impressionante. La storia dei Giusti cattolici s’intreccia quindi con l’azione di Pio XII. Essa è innanzitutto una storia di comprensione e di dialogo nella carità, così come registrata nelle numerose testimonianze riportate da Gilbert. E’ una storia che vide impegnati cattolici ed ebrei insieme (si pensi al ruolo di monsignor Roncalli a Istanbul), intrisa di impegno, di speranze e di gratitudine degli israeliti per la Chiesa e per il Papa. Ma è soprattutto una storia che toglie ogni ragion d’essere alle ricorrenti accuse di “collaborazionismo” papale e di antisemitismo cattolico. Perché indipendentemente dai deprecabili pregiudizi di alcuni nuclei di cristiani, rimane il fatto che l’antisemitismo era stato già da tempo condannato dal Vaticano. Ormai è chiaro che quello di Papa Pacelli non fu un silenzio ma un parlare intelligente e strategico, come dimostra il radiomessaggio natalizio del 1942 che fece andare Hitler su tutte le furie. Le prove sono negli Archivi vaticani, dove è presente ad esempio la dichiarazione di condanna dell’antisemitismo del 1928 dell’ex Sant’Uffizio, molto netta e molto chiara. Un documento che viene assolutamente dimenticato come se la condanna dell’antisemitismo fosse solo quella del Vaticano II. E’ questo il tessuto su cui si dipana la trama dei “Giusti”, resa ancora più preziosa per il fatto di provenire da un celebrato e autorevole studioso ebreo, la cui opera è pubblicata in Italia da una casa editrice cattolica: ma la storia che si legge in questo volume di Martin Gilbert meritava di essere conosciuta anche per un altro motivo: perché essa non è solo la storia di quei “Giusti” proclamati tali davanti al mondo, ma è anche la storia di quei tanti “Giusti impliciti”, che non poterono essere onorati perché se n’era persa la memoria storica. Recuperare questa memoria è stato il compito dell’Autore, che è riuscito brillantemente nel suo intento, offrendoci un patrimonio di conoscenze da trasmettere soprattutto alle giovani generazioni: affinché esse imparino a non dimenticare la Shoah e il valore della memoria del bene che ad essa ci lega. Desidero citare qui i giusti di un paese molto martoriato per contrastanti ragioni, e cioè della Polonia. Secondo lo storico polacco Jan Zaryn, membro dell’Istituto della Memoria Nazionale, nelle varie forme dell’aiuto agli ebrei erano coinvolti circa un milione di polacchi. Un milione di polacchi che in ogni momento rischiavano la morte immediata per mano degli occupanti tedeschi (tale rischio si estendeva spesso su tutta la famiglia della persona che offriva aiuto). Spesso ci si scorda che la Polonia era l’unico paese dove vigeva la pena di morte per l’aiuto agli ebrei. Un attivista ebreo Adolf Barman ricordò questo importantissimo fatto nel corso della conferenza riguardante l’aiuto degli ebrei durante la Guerra mondiale, che si è svolta a Gerusalemme nel 1974 (vedi Rescue Attempts during the Holocaust, Yad Vashem, Jerusalem 1977, p.453). perciò furono migliaia i polacchi morti per aiutare i loro connazionali ebrei. Alcuni di loro hanno ricevuto la medaglia dei “Giusti tra le nazioni del Mondo”, altri sono visti come esempi di virtù cristiane, soprattutto della carità. In agosto del 2003 nella diocesi di Przemsyl è cominciato il processo diocesano di un’intera famiglia: Giuseppe Ulma, sua moglie Vittoria, sei figli ed un altro figlio non nato (Vittoria era negli ultimi mesi di gravidanza) trucidati il 24 marzo 1944 per mano dei gendarmi tedeschi nel villaggio Markowa, per aver nascosto a casa loro otto ebrei. Termino citando il discorso fatto da Benedetto XVI, in occasione degli auguri natalizi alla Curia Romana, durante il quale ha sintetizzato le emozioni provate nel corso dei suoi viaggi apostolici, fra cui quello in Polonia: “Nei miei spostamenti in Polonia – ha detto – non poteva mancare la vista ad Auschwitz-Birkenau nel luogo della barbarie più crudele – del tentativo di cancellare il popolo di Israele, di vanificare così anche l’elezione da parte di Dio, di bandire Dio stesso dalla storia. Fu per me motivo di grande conforto veder comparire nel cielo in quel momento l’arcobaleno, mentre io, davanti all’orrore di quel luogo, nell’atteggiamento di Giobbe gridavo verso Dio, scosso dallo spavento della sua apparente assenza e, al contempo, sorretto dalla certezza che Egli anche nel suo silenzio non cessa di essere e di rimanere con noi. L’arcobaleno era come una risposta: Sì, Io ci sono, e le parole della promessa, dell’Alleanza, che ho pronunciato dopo il diluvio, sono valide anche oggi (cfr Gn 9,12-17)”». Cardinale Tarcisio Bertone, 24 gennaio 2007 (altro…)
Gen 23, 2007 | Focolari nel Mondo
Oltre la semplice tolleranza – Vivo a Londra e faccio parte di un’unità gen (generazione nuova). L’unità gen è per noi una palestra di… unità! Ci esercitiamo a viverla innanzitutto tra noi, in piccoli gruppi. Siamo ragazze appartenenti alla Chiesa cattolica, alla Chiesa ortodossa e io, che appartengo alla Chiesa d’Inghilterra. La nostra esperienza insieme è quella di costruire un rapporto che vada oltre la semplice tolleranza, che si basi sull’amore reciproco. Ciò richiede l’allenamento ad andare sempre verso l’altra con cuore aperto, per conoscere la cultura e la Chiesa dell’altra ed amarla come la propria. Ed è dalla forza dell’unità che attingiamo quell’amore che suscita semi di fraternità, lì dove viviamo. Aprire gli occhi – Quando Chiara Lubich è stata a Londra due anni fa, ha lanciato un progetto chiamato “Bridging London”. E’ fantastico, perché i londinesi per lungo tempo sono andati fieri di essere multi-religiosi e multi-culturali, ma Chiara ci ha detto che questo non era abbastanza: c’è bisogno del dialogo fra fedi e culture, c’è bisogno dell’amore. Questo mi ha veramente aperto gli occhi. Oltre la separazione – La maggior parte delle mie esperienze è sul posto di lavoro: un Museo di Londra. Lì regna una grande differenza nella composizione dello staff. Molti dei curatori, scienziati, e personale della Mostra sono europei bianchi. Molti dello staff delle pulizie vengono dall’Asia o dall’Europa dell’Est, e africani o afro-americani, per la maggior parte hanno contratti a breve termine. La separazione è evidente e spaventosa. Nello sforzo di ‘gettare ponti a Londra’ ho fatto la scelta di cercare di conoscere e amare il personale attorno a me, in modo particolare chi è di un’altra etnia. Dallo staff della sicurezza… – Il posto più semplice da cui iniziare è stato l’entrata del Museo, dove lo staff della sicurezza ha il compito di controllare le borse. Cerco di sorridere e di aprire la mia borsa velocemente. Un giorno una delle guardie mi ha detto: “E’ la gente come te che rende il nostro lavoro più leggero!”. Ero sorpresa che una cosa piccola come un sorriso avesse fatto una tale differenza. Da allora in poi ci fermiamo a parlare ogni volta che entro. … a tutta Londra – Con gli altri gen siamo impegnati nell’operazione “Bridging London” in molti modi. A volte organizziamo dei “Caffè Internazionali” che riuniscono giovani di diverse fedi e culture. Per esempio, recentemente abbiamo organizzato una grande serata latino-americana con 200 giovani. Prima di cominciare, ci siamo trovati fra noi per pregare insieme, anglicani e cattolici, ed assicurarci la presenza di Gesù tra noi, come da lui promesso quando “due o tre sono riuniti nel suo nome”. E’ stata una serata molto speciale, con un’atmosfera bellissima, molto diversa da quella che respiri nei club e pub al centro di Londra, e molte persone ci hanno chiesto della nostra vita e del nostro impegno per il mondo unito. (A. G. – Londra) (altro…)
Gen 22, 2007 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
Il dono dell’armonia del canto e della musica può concorrere, nella celebrazione della fede e oltre, a unire i cuori, a intonare la fraternità. Da questo desiderio, in un’epoca travagliata da tensioni di ogni tipo, nasce la composizione della “Messa della concordia”, una raccolta di 12 brani, per un’opera che dichiara già dal titolo il suo obiettivo. Un anno di lavoro svolto con la collaborazione del teologo e compositore Pierangelo Sequeri, che, oltre alla consulenza musicale, teologica e liturgica, ha scritto i testi di 3 brani; il CD è uscito in concomitanza con la ricorrenza del 40° del Gen Verde – nato la vigilia di Natale del 1966 – ed è pubblicato da Città Nuova Editrice. I brani sono interpretati dalle voci di Gen Verde e Gen Rosso; quest’ultimo, per il 40° festeggiato nello stesso anno, aveva pubblicato il cd “Zenit”, 10 brani scelti fra le canzoni più importanti, riarrangiate, e un pezzo inedito. Dal 20 gennaio il Gen Verde è ripartito in tournée con “La coperta del mondo”: Piemonte e Liguria le prossime tappe, per proseguire in Portogallo e Spagna; il Gen Rosso, invece, riprende fiato dopo i 31 spettacoli realizzati nel 2006 in Brasile, dove ha incontrato circa 110.000 persone. (altro…)
Gen 11, 2007 | Cultura
VENERDÌ 16 FEBBRAIO
I sessione – “Medicina Dialogo Comunione”: le radici, gli sviluppi, gli obiettivi
– La “persona” in relazione: quale modello di riferimento? – Comunicazione e relazionalità in medicina: lo stato dell’arte
II sessione – LA RELAZIONE MEDICO-PAZIENTE
– Nella formulazione della diagnosi – Nella definizione del programma terapeutico – Come contributo alla qualità di vita del paziente – Nella prospettiva del medico: Curare chi cura – Spazio per la discussione
III sessione – LA COMUNICAZIONE DELLA DIAGNOSI
– Tavola rotonda interdisciplinare: il punto di vista dell’internista, del neurologo, dello psichiatra, del pediatra, del palliativista, del ginecologo, del medico universitario – Spazio per la discussione
IV sessione – L’INTER-RELAZIONE TRA OPERATORI IN MEDICINA: PRESUPPOSTI, METODI, EFFETTI
Presentazione di alcuni modelli applicativi: – Il lavoro d’équipe in un dipartimento di terapia intensiva – L’inter-relazionalità nel distretto sanitario – Risultati di una collaborazione in campo epidemiologico in Algeria – Multiprofessionalità e qualità dell’assistenza in ospedale – Inter-relazione in oncologia – Interdisciplinarietà in geriatria: un’ipotesi formativa
SABATO 17 FEBBRAIO
V sessione – LA PROFESSIONALITÀ IN MEDICINA
– Le componenti della professionalità nella società che cambia – Interpretando la professionalità – Tavola rotonda Intervengono: un docente universitario, uno studente, un medico di famiglia, un anestesista, un infermiere, un medico riabilitatore, un ricercatore – Spazio per la discussione
VI sessione – DALLA INTER-RELAZIONALITÀ ALLA RECIPROCITÀ
Progetti internazionali: realizzazioni, risultati preliminari, nuove prospettive: – Collaborazione multicentrica: risultati del gruppo europeo “IOTA” (International Ovarian Tumor Analysis) – Un nuovo modello culturale nel trattamento dell’ HIV/AIDS. Un progetto in Africa nell’ambito dell’UNAIDS – “Bukas Palad”: medicina di comunità alla periferia di Manila – Management del cancro della cervice: sviluppo di un modello di partnership secondo l’approccio etnografico tra Paesi a diverso standard assistenziale Conclusioni (altro…)
Gen 11, 2007 | Cultura
L’universo della medicina oggi richiede inter-relazioni sempre più intense: sofferenza, malattia e morte pongono sfide che mettono in discussione il significato stesso della vita ed esigono risposte non facilmente acquisibili; l’iperspecializzazione medica esige confronto e collaborazione interdisciplinare; lo sviluppo informatico consente condivisione e diffusione del sapere specifico. Sempre più cruciale è saper esercitare l’arte del ‘relazionarsi’. Queste le tematiche al centro del Congresso internazionale che prevede la partecipazione di 600 medici e operatori sanitari dei Paesi europei, e di rappresentanti degli altri continenti. L’evento, in programma a Roma, presso il Policlinico Gemelli, il 16 e 17 febbraio prossimi, si svolgerà in collegamento satellitare con oltre 20 capitali del mondo. Titolo: Comunicazione e relazionalità in medicina: nuove prospettive per l’agire medico. L’obiettivo: individuare strategie ed elaborare linee culturali che promuovano una formazione alla relazionalità nella prospettiva della fraternità. Al Congresso verranno presentati i risultati di progetti internazionali condotti in diversi ambiti della medicina: epidemiologia e prevenzione, trattamento Hiv/Aids, patologia oncologica. L’evento è organizzato dall’associazione MDC – Medicina Dialogo Comunione – nata con lo scopo di contribuire all’elaborazione di un’antropologia medica ispirata ai principi contenuti nella spiritualità dell’unità. Il Congresso si svolgerà in collaborazione con il dipartimento di Scienze Gerontologiche, Geriatrie e Fisiatriche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Per informazioni: Segreteria scientifica Associazione “Medicina – Dialogo – Comunione” (M.D.C.) Via di Frascati, 306 – 00040 Rocca di Papa (Roma) e-mail: mdc@flars.net (altro…)
Gen 9, 2007 | Nuove Generazioni
«Di fronte alla grande crisi argentina del dicembre 2001, come tanti giovani anch’io mi sono sentita derubata del futuro», racconta G. D. L., di Buenos Aires, una dei 395 studenti che si sono iscritti ai corsi di formazione politica del Mov. politico per l’unità che, nei mesi successivi, hanno preso avvio nel suo Paese. Mentre in quelle circostanze tanti suoi amici chiudevano con la politica, G. ha avvertito che, aderendo a questo progetto, si apriva per lei una soluzione diversa. Come sono organizzate le ‘scuole’? Si tratta di un percorso di due anni di studio, in cui si approfondisce il sistema politico, culturale ed economico del proprio Paese, in una prospettiva ampia che guarda all’intera famiglia umana come comunità politica fondamentale. Ciò dà significato anche all’esercizio della cittadinanza nel territorio locale, con le sue regole.
Attualmente le “comunità di formazione” sono presenti, oltre che in Argentina e in Italia (dove operano già da alcuni anni), anche in Uruguay e Paraguay; sono in fase di avvio in Brasile. Cardine della proposta formativa è il patrimonio culturale del MppU, che si ispira alla spiritualità e all’esperienza di Chiara Lubich, offerto ai giovani con l’elaborazione di strumenti conoscitivi adeguati ad approfondire la storia, i sistemi culturali e gli ordinamenti dei propri Paesi, ed agire di conseguenza, nel rispetto della diversità e della pari dignità di persone e popoli. Il progetto si presta a forme di partecipazione e “sostegno a distanza”, attraverso contributi una tantum oppure finalizzati a coprire i costi delle attività formative, optando tra le diverse sedi in Argentina (18 sedi), Uruguay (2), Paraguay (1), Brasile (13). Per saperne di più: Movimento Politico per l’Unità Via Frascati, 306 00040 Rocca di Papa (Roma) IT tel. +39-06-945407210 fax +39-06-9412080 email: mppu@focolare.org Sito web: www.mppu.org (altro…)
Gen 4, 2007 | Chiara Lubich
Chiara Lubich stessa ha annunciato con una lettera ai membri del Movimento il suo “ritorno a casa”.
Era stata ricoverata nel reparto di terapia intensiva il 2 novembre scorso per una insufficienza respiratoria causata da un episodio infettivo polmonare. Il prof. Salvatore Valente, ordinario di pneumologia, che ha seguito Chiara Lubich nel reparto dove è stata trasferita a fine novembre, nel dimetterla, ha dichiarato: “Si è ottenuta una risoluzione completa della polmonite. La situazione respiratoria è più che soddisfacente. Si registra una normalizzazione di tutti i parametri clinici”.
Viva è la gratitudine di Chiara e di tutto il Movimento per le cure prestate con il massimo impegno, professionalità e grande umanità da parte di tutti i medici, i fisioterapisti, gli infermieri e gli altri operatori sanitari che hanno permesso un recupero sorprendente.
Nella lettera inviata al Movimento, Chiara ha ringraziato anche per le preghiere. In questi due mesi, infatti, incessanti sono state le espressioni di solidarietà e le preghiere per il suo ristabilimento.
Mons. Stanislao Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, ha voluto farle di persona gli auguri di Natale. L’ha ringraziata soprattutto per i frutti del suo impegno per la comunione tra i movimenti ecclesiali e nuove comunità, dopo il grande incontro dei Movimenti con Giovanni Paolo II, alla vigilia di Pentecoste ’98. Diceva di aver costatato – nelle varie parti del mondo in cui si è recato, e recentemente in Brasile – il reciproco apprezzamento e sostegno fra Movimenti.
Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, prof. Andrea Riccardi, le aveva fatto visita di ritorno da Istanbul, appena terminato il viaggio del Papa in Turchia. Alcuni giorni fa, Chiara Lubich ha ricevuto Walter Veltroni, sindaco di Roma, di cui è cittadina onoraria.
Un ringraziamento particolare, oltre al prof. Valente, va al Reparto di Rianimazione diretto dal Prof. Massimo Antonelli, al Dipartimento di Scienze Gerontologiche, Geriatriche e Fisiatriche diretto dal Prof. Roberto Bernabei, al Reparto di Osservazione Breve, diretto dal Prof. Nicolò Gentiloni, al Reparto di Medicina Riabilitativa coordinato dalla Prof.ssa Diana Barbara Piazzini. Si coglie anche l’occasione per ringraziare il Direttore Sanitario, nella persona del Prof. Cesare Catananti, che ha messo a disposizione con la massima tempestività ed efficienza i diversi servizi e strutture del Policlinico.
Gen 3, 2007 | Sociale
Il Sudan non è solo Darfur. Attorno alla capitale Khartoum, sfollati che giungono a più riprese dal Sud, a causa della lunghissima guerra civile, vivono in bidonville, con l’inevitabile seguito di povertà e di fame. Qui non esistono infrastrutture: né acqua, né ospedali, né scuole, né elettricità e i bisogni, in campo alimentare, sanitario, educativo sono immensi. La Chiesa è loro vicina, ma è necessario il sostegno di tutti perché possa proseguire nelle sue attività. Per questo il Movimento ha accolto la proposta di sostenere il progetto “Salvare il salvabile”, di cui hanno scritto i responsabili locali dei Focolari. «Nel maggio 2006, durante un viaggio in Sudan abbiamo costatato di persona la situazione molto difficile in cui vive gran parte della popolazione. Siamo stati toccati dall’amore e dalla testimonianza eroica di persone che si impegnano con perseveranza al servizio della popolazione più bisognosa. Tante le persone incontrate nelle bidonville, dove si vive in modo precario in capanne di paglia o di terra. Ci hanno colpito la dignità profonda, l’accoglienza ricevuta, la vitalità e la loro fede. C’è stato chi, alla domanda “Come stai?”, con un grande sorriso ha risposto: “Benissimo, non siamo mai soli: Dio è con noi…”. I momenti più belli sono stati nel partecipare alle loro Messe con le danze e gli splendidi canti al ritmo dei tamburi».
Col progetto “Salvare il salvabile”, finora sono state realizzate scuole, aule – alcune sono solo tettoie – per i circa 52.000 bambini che abitano le baraccopoli. Il progetto mira ad assicurare la scolarità fino alle superiori ed un pasto al giorno agli studenti, sottonutriti. Una buona istruzione per questi giovani, educati con valori e testimonianze positive, consente una vita dignitosa ed evita loro di cadere nella spirale della violenza. Come contribuire – E’ necessario provvedere alla costruzione di aule dove mancano; alla riparazione dei servizi igienici; alla sostituzione di infrastrutture che stanno crollando; acquisto di materiale didattico; stipendi per 950 insegnanti; formazione del personale docente. Del progetto è direttamente responsabile la Diocesi di Karthoum, a cui andranno i fondi raccolti anche attraverso l’Azione Mondo Unito (AMU). (Confronta Amu Notizie n. 4/2006 .pdf) Per informazioni: amu@azionemondounito.org www.azionemondounito.org (altro…)
Dic 31, 2006 | Parola di Vita
Umlazi: uno dei tanti sobborghi delle grandi città del Sud Africa sorti negli anni '50 per la popolazione di colore. Vi abitano circa 750.000 persone. Penuria di scuole, di ospedali, di alloggi dignitosi. Neppure un campo per giocare a calcio. La disoccupazione supera il 40%. La povertà genera violenze, abusi e diffusissimo il contagio dell'AIDS. Tanti si sentono isolati, hanno paura di parlare delle loro sofferenze, dei loro mille problemi.
Cosa fare? si sono chiesti i responsabili delle varie comunità cristiane di Umlazi. Occorre “rompere il silenzio”, si sono detti, e aprire un dialogo con ciascuno fatto di ascolto e di comunione di vita, per portare insieme le difficoltà. Hanno iniziato con i giovani, intavolando con loro un dialogo costruttivo e costruendo rapporti sempre più profondi.
Forti di questa esperienza i cristiani di Umlazi hanno proposto, per la “Settimana di preghiera per l'unità” dei cristiani, che si attua in questo mese in molte parti del mondo, il brano del Vangelo di Marco da cui è tratta la Parola di vita. Sia la ricerca dell'unità tra i cristiani che la risposta cristiana alla sofferenza umana sono entrambe intenzioni presenti nella “Settimana” – secondo il commento della Guida alla “Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani” 2007. Mentre Gesù è in viaggio, gli viene condotto un sordomuto e Lui lo guarisce pronunciando la parola “Effatà”, ossia “Apriti”. La gente, al vedere ciò, esprime meraviglia e gioia ed esclama:
«Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!»
I miracoli di Gesù sono l'espressione del suo amore per quanti incontra sul proprio cammino. Sono anche “segni” del mondo nuovo che egli è venuto ad instaurare. La guarigione del sordomuto è il segno che Gesù è venuto a donarci una capacità nuova di intendere e di parlare.
“Effatà” è stata la parola pronunciata anche su di noi, al momento del nostro battesimo.
“Effatà”: e Lui ci apre all'ascolto della Parola di Dio, perché la lasciamo penetrare in noi.
“Effatà” è il suo invito ad aprirci all'ascolto di tutti quelli nei quali si è identificato: ogni persona, soprattutto i piccoli, i poveri, i bisognosi, e ad instaurare con tutti un dialogo d'amore che arriva a condividere la propria esperienza evangelica.
Riconoscenti a Gesù per quanto continua ad operare in noi, proclamiamo, come la folla a suo tempo:
«Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!»
Come vivere questa Parola di vita?
Infrangendo la nostra “sordità” e facendo tacere i rumori che, dentro e attorno a noi, ci impediscono di ascoltare la voce di Dio, della nostra coscienza, dei nostri fratelli e sorelle.
Da tante parti ci giunge, spesso tacita, una richiesta di aiuto: un bambino che domanda attenzione, una coppia di sposi in difficoltà, un ammalato, un anziano, un carcerato che hanno bisogno di assistenza. Ci giunge il grido di cittadini che invocano una città più vivibile, di lavoratori che domandano maggiore giustizia, di popoli interi a cui è negata l'esistenza… Distratti da mille interessi e attrattive, spesso l'orecchio del nostro cuore non è attento a quanti ci sono attorno. Oppure, ripiegati sui nostri bisogni, ci può capitare di far finta di non sentire.
La Parola di vita ci domanda di “ascoltare” per portare insieme agli altri le preoccupazioni e le difficoltà, così come di condividere le gioie e le attese, in una ritrovata solidarietà. Ci invita a non essere “muti”, ma a trovare il coraggio di parlare: per partecipare le esperienze e le convinzioni più profonde; per intervenire a difendere chi non ha voce; per fare opera di riconciliazione; per proporre idee, soluzioni, strategie nuove…
E quando l'impressione di non essere all'altezza delle situazioni ci farà sentire impari, ci sosterrà una certezza: Gesù, che ci ha aperto orecchi e bocca:
«Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!»
E' l'esperienza di Lucy Shara, del Sud Africa, che, trasferitasi con la famiglia a Durban, si era trovata ad affrontare la vita di una grande città e con essa ad incominciare un nuovo lavoro, di responsabilità. Erano gli anni dell'appartheid ed era inusuale che una donna africana rivestisse posti di dirigenza.
Un giorno si rende conto che tra gli operai si sta diffondendo una forma asmatica acuta, causata dalle cattive condizioni di vita sul lavoro. Molti di essi improvvisamente sparivano oppure si assentavano dal lavoro per lunghi mesi. Ne parla con il vicedirettore proponendo una soluzione: installare un efficiente macchinario per la depurazione dell'ambiente. E' una forte spesa e l'azienda rifiuta.
Lucy, che da tempo cerca di vivere la Parola di vita, trova in essa la sua forza e la sua luce. Avverte dentro di sé come un fuoco che le infonde coraggio, che la mantiene calma in tutte le trattative e la pone in sincero ascolto delle opinioni espresse dalla direzione. “Ad un certo punto – racconta – mi sono fiorite sulla bocca le parole giuste per difendere coloro che erano senza voce. Sono riuscita a far capire come il rilevante costo iniziale si sarebbe ammortizzato per le migliorate condizioni di salute degli operai, non più costretti ad assentarsi per malattia”.
Le sue sono parole convincenti. Il depuratore viene installato, l'asma scende dal 12% al 2% e di pari passo cala l'assenteismo. La direzione la ringrazia, le dà perfino un extra bonus nello stipendio. Tra gli operai si diffonde la gioia e nella fabbrica si respira una nuova “atmosfera”, in tutti i sensi!
Chiara Lubich
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