Mag 26, 2006 | Focolari nel Mondo
Lavoro per le Nazioni Unite in un’agenzia che ha il suo quartier generale a Roma e uffici in più di 80 Paesi. Siamo la più grande agenzia di aiuti alimentari al mondo. Operiamo sia verso i Paesi in via di sviluppo che verso quei luoghi dove ci sono o ci sono state calamità di origine naturale o crisi generate dall’uomo, come le guerre. Il luogo dove trascorro la mia giornata lavorativa è un ambiente multietnico, multirazziale, multilingue, multireligioso. Nel mio quotidiano cerco di mantenere un atteggiamento di accoglienza verso gli altri, ricordandomi che per Dio nessuno è straniero, e questo mi fa essere attento ai bisogni di chi magari si trova nel nostro Paese come ospite, o di chi, più in generale, è nel bisogno. All’inizio dell’inverno circolava in posta elettronica una richiesta per una stufa a kerosene per una famiglia non lontana da dove abito io, che aveva delle difficoltà economiche e viveva in una casa piccola e senza riscaldamento. Non rimango indifferente a certi tipi di appelli: ho l’impressione che mi riguardino direttamente, soprattutto quando mi rendo conto che posso davvero fare qualcosa. Leggo quindi l’annuncio e lo memorizzo. La sorpresa arriva il giorno seguente: apro il computer e trovo su una rubrica di annunci di compravendita privati del personale dell’organizzazione dove lavoro, un annuncio nel quale un collega francese metteva in vendita una stufa a kerosene per 130 Euro. Un oggetto abbastanza inusuale da trovare su questa rubrica! Mi sembra una risposta alla richiesta del giorno prima… Penso subito che quell’annuncio messo per tutto il personale (siamo più di mille) sia in realtà diretto a me. Mi viene spontaneo proporre ai colleghi un piccolo contributo, spiegando la finalità… ben presto si sentono coinvolti in questa azione che diventa di tutti. In mezza giornata avevo messo insieme 85 Euro. Siccome Dio non finisce mai di stupirci, il giorno dopo quando chiamo il collega e gli espongo la cosa, mi dice che in questo caso mi avrebbe ceduto la stufa non per 130 ma per soli 50 Euro. Avendo poi in cuore l’attenzione di rendere un pieno servizio a chi era in attesa, quando si tratta di comprare una latta di combustibile, mi viene detto che costa proprio 35 Euro! Un’esperienza differente ma significativa l’ho fatta con K., un collega della Nigeria, di religione musulmana. Arriva da me in ufficio qualche anno fa. Da subito si instaura un buon rapporto tra di noi e nei momenti di pausa non poche volte ci ritroviamo a parlare della nostra esperienza spirituale, con alla base il profondo rispetto della cultura altrui. L’altro si sente “capito e accolto nella sua diversità e libero di esprimere tutta la ricchezza che porta in sé”. Due anni fa K. è stato trasferito in Sudan, Paese al 97% Musulmano, e da lì continua il nostro rapporto via e-mail. Lo scorso anno, alle 6 di mattina del giorno di Pasqua, squilla il telefono: “Hello my dear friend! Happy Easter to you and your family!”. Erano i suoi auguri di Pasqua per me e la mia famiglia. Mutui e reciproci auguri sono stati anche i miei, augurandogli il buon inizio e fine dei suoi Ramadam. Di recente K. è stato trasferito in Uganda. Io puntuale gli scrivo rallegrandomi con lui per questa sua nuova esperienza lavorativa. Il mese scorso ho modo di parlargli per telefono e dopo le varie comunicazioni tecniche di lavoro, concludo chiedengogli come si trovava nel nuovo contesto e se avesse trovato nelle vicinanze una moschea dove pregare. Mi ringrazia per questa mia puntuale attenzione e sente di confidarsi circa il momento che sta vivendo nell’ambientazione in questo nuovo Paese a maggioranza cristiana. A distanza ci lega il comune desiderio di vivere la “regola d’oro” del “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” che ci fa capaci di continuare ad andare incontro all’altro, a qualunque popolo appartenga. (T.T. – Italia) 22-05-2006 (altro…)
Mag 22, 2006 | Chiesa
Questa nuova pubblicazione, che esce in occasione dell’incontro dei movimenti ecclesiali e nuove comunità con Benedetto XVI della Pentecoste 2006, raccoglie due importanti interventi dell’allora card. Joseph Ratzinger:
“I movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica” – al 1° Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e nuove comunità – Città del Vaticano, 27-29 maggio 1998.
Dialogo con il card. Joseph Ratzinger – al Seminario su “I movimenti ecclesiali nella sollecitudine pastorale dei Vescovi”, a cui hanno partecipato vescovi dei 5 continenti per iniziativa del Pontificio Consiglio per i Laici, in collaborazione con le Congregazioni per la dottrina della fede e per i Vescovi – giugno 1999. Dall’Introduzione dell’arcivescovo Stanislao Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici: “Eletto Papa, Benedetto XVI non ha cessato di manifestare il proprio affetto e la propria attenzione pastorale nei confronti di queste nuove realtà. Basti qui ricordare, le parole rivolte ai giovani giunti a Colonia nell’agosto 2005 per celebrare la ventesima Giornata mondiale della gioventù: «Formate delle comunità sulla base della fede! Negli ultimi decenni sono nati movimenti e comunità in cui la forza del Vangelo si fa sentire con vivacità». E quelle che – sempre sul tema dei movimenti – ha detto ai vescovi tedeschi: «La Chiesa deve valorizzare queste realtà e al contempo deve guidarle con saggezza pastorale, affinché contribuiscano nel modo migliore, con i loro diversi doni, all’edificazione della comunità», aggiungendo un inciso importante: «Le Chiese locali e i movimenti non sono in contrasto fra loro, ma costituiscono la struttura viva della Chiesa». Proprio da questa profonda sollecitudine pastorale è scaturita l’iniziativa del Santo Padre di convocare a Roma i movimenti ecclesiali e le nuove comunità di tutto il mondo, alla Pentecoste 2006: per dare ancora una volta insieme una testimonianza di unità nella diversità dei loro carismi. A distanza di otto anni dallo storico incontro del 30 maggio 1998 con papa Wojtyla – un evento che per movimenti e comunità ha segnato l’inizio di una nuova tappa verso la “maturità ecclesiale” – l’invito di Benedetto XVI è stato da essi accolto con gioia, entusiasmo e profonda gratitudine. L’incontro di Papa Ratzinger con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità si colloca in perfetta continuità con quello da essi avuto con Giovanni Paolo II”. (altro…)
Mag 22, 2006 | Chiesa
L’incontro con il Papa – Viva attesa per l’incontro dei movimenti ecclesiali e le nuove comunità del mondo con Papa Benedetto XVI in Piazza San Pietro, alla vigilia di Pentecoste del 2006. Fa seguito all’indimenticabile esperienza del maggio 1998, quando centinaia di migliaia di aderenti a queste nuove realtà ecclesiali si sono incontrati per la prima volta con Papa Giovanni Paolo II. Il magistero di Benedetto XVI si sviluppa così in continuità con quello del suo predecessore. Sin dagli inizi della grande fioritura di movimenti e comunità legata all’avvenimento conciliare, l’allora cardinale Joseph Ratzinger riconobbe l’azione dello Spirito, che, attraverso queste nuove forme di aggregazione laicale, ha permesso a tanti fedeli di rivivere la gioia della giovinezza della Chiesa. Un Congresso mondiale – Questo evento sarà preceduto, come già avvenne nel ’98, da un Congresso Mondiale dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità, promosso dal Pontificio Consiglio per i laici, con lo stesso titolo dell’incontro con il Papa: “La bellezza di essere cristiani e la gioia di comunicarlo”. Si svolgerà a Rocca di Papa (Roma) dal 31 maggio al 2 giugno. Riunirà oltre 300 invitati. Veglie di preghiera – Si svolgeranno il 2 giugno in preparazione all’incontro con Papa Benedetto XVI. L’iniziativa ha la finalità di rendere in qualche modo “visibile” la bellezza della fede. Permetterà ai diversi carismi di esprimere la propria originalità in spirito di comunione fraterna. Le veglie saranno aperte non solo agli aderenti ai movimenti e alle comunità che le hanno organizzate, ma anche a tutti i fedeli della città e ai pellegrini che vogliano partecipare. Fra queste, anche quella del Movimento dei Focolari, che si terrà nella Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Maria, ai Parioli, alle ore 20.30. Un cammino di comunione – Gli anni trascorsi da quella Vigilia di Pentecoste ’98 sono stati caratterizzati da un significativo incremento di relazioni in spirito di comunione, portando a una più approfondita conoscenza reciproca e a una maggiore consapevolezza del ruolo che queste diverse realtà della Chiesa hanno nell’opera della nuova evangelizzazione. La preparazione di Pentecoste 2006 – Dalla convocazione del Papa, ha avuto inizio una intensa collaborazione tra Responsabili di circa 100 movimenti e comunità e il Pontificio Consiglio per i Laici per la realizzazione di questo importante evento ecclesiale. Già annunciati grandi pellegrinaggi – con decine di migliaia di partecipanti provenienti dall’Italia e dall’estero – delle Comunità Neocatecumenali, di Comunione e Liberazione, del Movimento dei Focolari, delle varie realtà del Rinnovamento Carismatico Cattolico. Hanno prontamente aderito, e saranno anche presenti con i rispettivi pellegrinaggi, anche Regnum Christi, i Cursillos de Cristiandad, la Comunità di Sant’Egidio, il Movimento di Schönstatt, il Movimento di Vita Cristiana, la Comunità de l’Emmanuel, la Comunità Papa Giovanni XXIII, il SERMIG, l’Arche, Fede e Luce, la Comunità Missionaria di Villaregia, le Comunità Laiche Marianiste, l’Équipes Notre Dame, il FASTA, il movimento Vivere In, l’Opera di Nazareth, i Talleres de Oración y Vida, la Comunità ADSIS e molti altri ancora. (altro…)
Mag 22, 2006 | Chiesa
Venerdì 2 giugno 2006 – ore 20.30 presso la basilica del S. Cuore Immacolato di Maria ai Parioli via del S. Cuore di Maria, 5 (Piazza Euclide) – Roma
La veglia inizia con una processione di 7 giovani dei vari continenti, nei loro costumi, che portano all’altare 7 lampade, simbolo dei sette doni dello Spirito Santo. Seguono:
Un momento di testimonianza
Da Pentecoste 1998 a Pentecoste 2006
Lo Spirito Santo e i Carismi nella Chiesa
La proposta del Movimento dei Focolari
Testimonianze di una famiglia e di giovani
Un momento di preghiera
Celebrazione della Parola
Riflessioni di S.E. Mons. Enzo Dieci, Vescovo ausiliare della diocesi di Roma
Esposizione e Benedizione Eucaristica
Adorazione, Invocazioni, Benedizione Come arrivare: Metro Linea A – fermata Flaminio, all’uscita prendere la Linea Viterbo (Sacrofano), scendere alla prima fermata (a 100 mt. Piazza Euclide); da TERMINI: Bus linea 910, scendere a Piazza Euclide
Mag 21, 2006 | Chiesa
“Papa Benedetto XVI segue da molti anni, con passione di teologo e di pastore, il fenomeno dei movimenti e delle nuove comunità cresciuti nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. I suoi primissimi contatti con queste realtà ecclesiali risalgono alla metà degli anni Sessanta, quando era ancora professore a Tübingen. Poi, con il passare del tempo, questi rapporti si sono intensificati e approfonditi, tramutandosi in una vera amicizia. «Per me personalmente fu un evento meraviglioso la prima volta che venni più strettamente a contatto – agli inizi degli anni Settanta – con movimenti quali il Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione, il Movimento dei Focolari, – così ricordava l’allora cardinale Ratzinger – sperimentando lo slancio e l’entusiasmo con cui essi vivevano la fede e dalla gioia di questa fede si sentivano necessitati a partecipare ad altri ciò che avevano ricevuto in dono». Erano gli anni del post-Concilio, anni difficili per la Chiesa, ma quelle nuove realtà si rivelano subito agli occhi del teologo e del pastore come un dono provvidenziale: «Ecco, all’improvviso – egli scriveva –, qualcosa che nessuno aveva progettato. Ecco che lo Spirito Santo, per così dire, aveva chiesto di nuovo la parola. E in giovani uomini e in giovani donne risbocciava la fede, senza “se” né “ma”, senza sotterfugi né scappatoie, vissuta nella sua integralità come dono, come un regalo prezioso che fa vivere». Un altro testo, di carattere totalmente diverso dal primo, al quale è però sicuramente complementare, riporta il dialogo del cardinale Ratzinger con un folto gruppo di vescovi giunti da tutti i continenti per partecipare al Seminario di studio sul tema: “Movimenti ecclesiali e nuove comunità nella sollecitudine pastorale dei vescovi”, promosso a Roma nel mese di giugno 1999 dal Pontificio Consiglio per i Laici, in collaborazione con la Congregazione per i Vescovi e la Congregazione per la Dottrina della Fede. Fra tanti pensieri, tutti stimolanti, una formulazione tocca specialmente ed è l’idea dei movimenti come “luogo” che aiuta i cristiani a “sentirsi a casa” nella Chiesa: «I movimenti, mi sembra, hanno questa specificità di aiutare a riconoscere in una grande Chiesa, che potrebbe apparire soltanto come una grande organizzazione internazionale, la casa dove si trova l’atmosfera propria della famiglia di Dio e nello stesso tempo si rimane nella grande famiglia universale dei santi di tutti i tempi». Oggi più che mai, rileggendo questo dialogo, desta impressione la serietà con cui il cardinale Ratzinger prende ogni domanda, l’ampiezza e la consistenza delle sue risposte che vanno sempre fino in fondo, non tralasciando alcuna dimensione dei quesiti posti. E desta impressione la saggezza pastorale con cui tratta questioni complesse e nodali, oltre che la carica di speranza che irradia dalla sue parole. Eletto Papa, Benedetto XVI non ha cessato di manifestare il proprio affetto e la propria attenzione pastorale nei confronti di queste nuove realtà. Basti qui ricordare, le parole rivolte ai giovani giunti a Colonia nell’agosto 2005 per celebrare la ventesima Giornata mondiale della gioventù: «Formate delle comunità sulla base della fede! Negli ultimi decenni sono nati movimenti e comunità in cui la forza del Vangelo si fa sentire con vivacità». E quelle che – sempre sul tema dei movimenti – ha detto ai vescovi tedeschi: «La Chiesa deve valorizzare queste realtà e al contempo deve guidarle con saggezza pastorale, affinché contribuiscano nel modo migliore, con i loro diversi doni, all’edificazione della comunità», aggiungendo un inciso importante: «Le Chiese locali e i movimenti non sono in contrasto fra loro, ma costituiscono la struttura viva della Chiesa». Proprio da questa profonda sollecitudine pastorale è scaturita l’iniziativa del Santo Padre di convocare a Roma, nella vigilia di Pentecoste di quest’anno, i movimenti ecclesiali e le nuove comunità di tutto il mondo, per dare ancora una volta insieme una testimonianza di unità nella diversità dei loro carismi. A distanza di otto anni dallo storico incontro del 30 maggio 1998 con papa Wojtyla – un evento che per movimenti e comunità ha segnato l’inizio di una nuova tappa verso la “maturità ecclesiale” – l’invito di Benedetto XVI è stato da essi accolto con gioia, entusiasmo e profonda gratitudine. L’incontro di Papa Ratzinger con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità si colloca in perfetta continuità con quello da essi avuto con Giovanni Paolo II”. L’introduzione si può leggere integralmente su www.laici.org (altro…)
Mag 18, 2006 | Chiara Lubich, Spiritualità
T’ho trovato in tanti luoghi, Signore! T’ho sentito palpitare nel silenzio altissimo d’una chiesetta alpina, nella penombra di un tabernacolo di una cattedrale vuota, nel respiro unanime di una folla che ti ama e riempie le arcate della tua chiesa di canti e di amore. T’ho trovato nella gioia. Ti ho parlato al di là del firmamento stellato, mentre a sera, nel silenzio, tornavo dal lavoro a casa. Ti cerco e spesso ti trovo. Ma dove sempre ti trovo è nel dolore. Un dolore, un qualsiasi dolore, è come il suono della campanella che chiama la sposa di Dio alla preghiera. Quando l’ombra della croce appare, l’anima si raccoglie nel tabernacolo del suo intimo e scordando il tintinnio della campana ti «vede» e ti parla. Sei Tu che mi vieni a visitare. Sono io che ti rispondo: «Eccomi Signore, Te voglio, Te ho voluto». E in quest’incontro l’anima mia non sente il suo dolore, ma è come inebriata dal tuo amore: soffusa di Te, impregnata di Te: io in Te, Tu in me, affinché siamo uno. E poi riapro gli occhi alla vita, alla vita meno vera, divinamente agguerrita, per condurre la tua battaglia. (da Meditazioni, Città Nuova editrice, Roma 2000) (altro…)
Mag 12, 2006 | Non categorizzato
“Per il suo impegno a favore del dialogo tra i popoli, le culture e le religioni e per la diffusione dello spirito di solidarietà e fratellanza tra gli uomini”, Chiara Lubich, sabato 13 maggio, è stata insignita della cittadinanza onoraria di La Spezia, con una cerimonia svolta nella cornice del Teatro Civico, gremito da circa 1000 spezzini e persone giunte da altri centri della Liguria e dalle regioni limitrofe.
“La fraternità nell’orizzonte della città” è stata la proposta di Chiara Lubich, rappresentata da Maria Rita Cerimele, corresponsabile del Movimento di Piemonte e Liguria. Un tema richiesto soprattutto dai vari politici che in questi mesi di preparazione hanno desiderato approfondire sempre più il pensiero di Chiara e il Movimento politico per l’unità da lei fondato. La città, rappresentata nelle sue massime istituzioni sembrava vibrare unanime alla proposta di far divenire prassi quotidiana ad ogni livello la fraternità, percorso del resto già condiviso da molti, come sta a testimoniare la recente assegnazione alla città da parte del Presidente Ciampi, della medaglia al valore civile per il sostegno e l’aiuto concreto alla comunità ebraica in fuga dai lager nazisti. Gli interventi delle autorità, il presidente del Consiglio Comunale, Franco Bravo, il sindaco, Giorgio Pagano, il Presidente della Provincia, Ricciardi, l’assessore regionale, Merlo, insieme al vescovo della città, S. E. Mons. Bassano Staffieri, avevano delineato i diversi tratti della personalità e dell’opera di Chiara. Dalla Galleria, i giovani e giovanissimi, entusiasmati dalla proiezione di un appuntamento mondiale dei giovani con Chiara, hanno seguito con grande attenzione i passaggi della sua vita raccontati da Ulrike Buechl, del Movimento dei Focolari, e la scoperta, fatta da Chiara e dalle sue prime compagne, alla loro stessa età, di Dio come Amore, pur nell’odio e distruzione della guerra.
La giornata di festa per La Spezia si è conclusa in serata con uno spettacolo, offerto da artisti spezzini. Da segnalare la presenza di due detenuti che, a nome dei compagni, hanno voluto esprimere la loro gratitudine a Chiara con una canzone, presentata da loro stessi: “…quando ci hanno fatto conoscere questa coraggiosa signora, non ci siamo sentiti più soli nella nostra condizione, sentiamo che lei ci capisce, che è dalla parte dei deboli e dei diversi come noi”. (altro…)
Mag 1, 2006 | Spiritualità
Carissimi tutti che oggi siete a Loppiano, vi mando un saluto di cuore per questo 1 Maggio 2006, festa dei giovani e nuova tappa del nostro cammino verso un mondo unito! E’ attuale ed esigente il programma che vi siete proposti, quasi una sfida: “Una città non basta”. Mi avete chiesto una parola. Carissimi giovani, voi sapete che, quando avevo la vostra età, ho avuto da Dio il dono di dargli la mia vita per far crescere sulla terra un popolo nuovo, nato dal Vangelo. E abbiamo iniziato da Trento, la nostra città. E voi, oggi? Se volete trasformare una città, cominciate a unirvi con chi ha il vostro stesso ideale. Mettete Dio prima di ogni altra cosa. Promettetevi amore reciproco fino ad essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro e custodite questo Patto costi quello che costi: Lui presente in mezzo a voi vi suggerirà i passi da muovere, vi sosterrà nelle inevitabili difficoltà. Quindi, prendete le misure della città. Insieme cercate i più poveri, gli abbandonati, gli orfani, i carcerati, quelli che sono messi ai margini, e date, date sempre: una parola, un sorriso, il vostro tempo, i vostri beni… Il vostro dare attirerà il centuplo promesso da Gesù. Non lasciate nessuno solo. Condividete ogni cosa con i vostri amici: momenti di gioia e di vittoria, di dolore e di fallimento, perché la luce non si spenga. Pregate e perdonate, perché se andare controcorrente costa, lì è la radice profonda della riuscita. Ma “una città non basta”: Sì, con Dio, una città è troppo poco. Egli è colui che ha fatto le stelle, che guida i destini dei secoli e con Lui si può mirare più lontano, alla patria di tutti, al mondo. Ogni nostro respiro sia per questo, per questo ogni nostro gesto, per questo il riposo e il cammino. Alla fine della vita facciamo in modo di non doverci pentire di aver amato troppo poco. Coraggio! Sapete quanta fiducia ho in voi! Il mondo è nelle vostre mani e sarà così come voi oggi lo costruite. Chiara (altro…)
Mag 1, 2006 | Nuove Generazioni
Il grande meeting dei giovani di Loppiano quest’anno guarda alla città come luogo di fraternità, per costruirla e sperimentarla al di là di ogni divisione. Anche l’appuntamento alla cittadella Arco Iris in Portogallo punta alla costruzione di un mondo unito, in questo tempo caratterizzato da paura dell’altro e da conflitti. Loppiano (Italia) – La città come luogo e laboratorio di fraternità a 360°. È questo il focus del 1° maggio 2006 a Loppiano, annuale appuntamento per migliaia di giovani italiani ed europei, giunto ormai alla sua 36esima edizione.
In programma – Momento centrale del programma sarà il messaggio di Chiara Lubich dal titolo “Una città non basta”. Numerosi i testimoni dalle zone calde del pianeta o teatro delle cosiddette “guerre dimenticate”: giovani provenienti da Colombia, Iraq, Burundi, Bielorussia e Corea, chiamati a raccontare le loro storie e a portare testimonianze di pace, solidarietà e ricomposizione sociale. Uno spazio speciale sarà dedicato all’Economia di Comunione ed in particolare al dialogo con imprenditori italiani che trasferiranno parte delle loro attività presso il nuovo Polo imprenditoriale, che verrà inaugurato nell’ottobre prossimo e raccoglierà una trentina di aziende aderenti al progetto. Il meeting “raddoppia” – Quest’anno il meeting di Loppiano si articolerà in 2 giornate. Già dalle 15.00 del 30 aprile saranno attivi 7 workshop d’approfondimento: dall’economia di comunione al dialogo interreligioso e culturale, all’ecologia, allo sport, alla musica, all’architettura, alla comunicazione: sono queste le “aree d’interesse” proposte alla riflessione ma anche all’azione dei giovani che interverranno. Con la presenza di esperti, spazi di dialogo e contributi video. Arco Iris (Portogallo): ‘Link para a unidade’ è il titolo scelto dai giovani portoghesi. E’ il link che può costruire una comunicazione nuova attraverso le nuove tecnologie, che i giovani per un mondo unito del Portogallo propongono ai loro coetanei dell’intera penisola iberica. Una comunicazione improntata al dialogo per costruire un mondo di pace. E’ prevista la partecipazione di circa 1500 giovani, numero in costante aumento rispetto alla prima edizione del 2002. info: www.focolares.org.pt La cittadella di Loppiano – È la prima delle 33 cittadelle dei Focolari che sorgono nei 5 continenti. Situata sui colli toscani nei pressi di Firenze, nel comune di Incisa in Val d’Arno, con scuole, aziende, centri artistici, conta oggi circa 900 abitanti di 70 nazioni. Sono studenti e docenti, professionisti, artigiani, agricoltori, artisti, famiglie, religiosi e sacerdoti. Presenti anche cristiani di diverse chiese e seguaci di altre religioni. Per la sua caratteristica di internazionalità è un luogo privilegiato per il dialogo fra popoli e culture. La cittadella Arco-Iris – Situata ad Abrigada, a 45 km da Lisbona, è nata nel 1997. La sua costruzione si sta realizzando, progressivamente, grazie al contributo generoso di molti. Fin dall’inizio ha potuto contare sull’appoggio e l’incentivo da parte delle autorità civili e religiose, essendo stata considerata dalla “Câmara Municipal” di Alenquer, un progetto di “interesse pubblico”. Oltre ad essere uno spazio privilegiato per il dialogo con persone di altre convinzioni e culture, è anche un punto di incontro per i giovani. Comune è l’impegno a mettere in pratica l’unica legge della cittadella, l’amore evangelico per mostrare che una convivenza pacifica e fraterna tra persone delle più diverse età e condizioni sociali è possibile. info: www.focolares.org.pt (altro…)
Apr 30, 2006 | Parola di Vita
Che cuore largo il cuore di Dio. Le divisioni tra popoli e nazioni, tra lingue ed etnie per lui non esistono. Per lui siamo tutti figli suoi, d’uguale dignità. Gli stessi primi cristiani di Gerusalemme stentavano a comprendere questa mentalità aperta e universale. Provenendo tutti da un medesimo popolo, cosciente d’essere il popolo eletto, avevano difficoltà ad entrare in un rapporto di autentica fratellanza con membri di altri popoli. Ed erano rimasti scandalizzati quando avevano saputo che Pietro, a Cesarea marittima, era entrato nella casa di Cornelio, un ufficiale romano, uno straniero. Nessuna comunanza con gli stranieri! Ma per Dio nessuno è straniero. Lui “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” . Dio ama tutti, senza distinzione. È quello che Pietro aveva affermato davanti al soldato romano, superando lui stesso i pregiudizi che lo tenevano discosto da persone d’altri popoli:
“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga”
Se Dio agisce così, anche noi, figli suoi, dovremmo agire come lui e spalancare il cuore, rompere tutti gli argini, liberarci da ogni schiavitù. Sì, perché siamo spesso schiavi delle divisioni fra poveri e ricchi, fra generazioni, fra bianchi e neri, fra culture e nazionalità. Quanti preconcetti nei confronti degli immigrati, degli stranieri. Quanti luoghi comuni su chi è diverso da noi. Da qui le insicurezze, la paura di perdere la propria identità, le intolleranze… Possono esserci barriere ancora più sottili, che passano tra la nostra famiglia e le famiglie vicine, fra persone del nostro gruppo religioso e quelle d’altro orientamento, tra quartieri di una medesima città, tra partiti, tra club sportivi… Ed ecco diffidenze, rancori sordi e profondi, inimicizie incancrenite… Con un Dio che non fa distinzione di persone come non mettersi in cuore la fratellanza universale? Figli dello stesso Padre possiamo scoprirci fratelli e sorelle di ogni uomo e donna che avviciniamo.
“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga”
Se dunque siamo tutti fratelli e sorelle, dobbiamo amare tutti, cominciando da chi ci è accanto, senza fermarsi. Il nostro non sarà allora un amore platonico, astratto, ma concreto, fatto di servizio. Un amore capace di andare incontro all’altro. Di avviare un dialogo, di immedesimarsi nelle sue situazioni di disagio, di assumerne i pesi, le preoccupazioni. Al punto che l’altro si senta capito e accolto nella sua diversità e libero di esprimere tutta la ricchezza che porta in sé. Un amore che sostiene rapporti vivi e attivi fra le persone delle più varie convinzioni, basati sulla “regola d’oro” – “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” – presente in tutti i libri sacri e iscritta nelle coscienze. Un amore che muove i cuori fino alla comunione dei beni, che ama la patria altrui come la propria, che costruisce strutture nuove, nella speranza che è possibile far retrocedere guerre, terrorismi, lotte, fame, e i mille mali del mondo.
“Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga”
L’hanno sperimentato insieme una delle mie prime compagne di Roma, Fiore e una giovane del Guatemala, Moira, indigena cattolica, discendente dei maya Kacjchichel, prima di 11 fratelli. Gli indigeni sono molti discriminati e questo crea un forte complesso di inferiorità nei confronti dei meticci e soprattutto dei bianchi. Ecco ciò che Moira racconta del suo incontro con Fiore, che “non aveva preferenze”, parlava al cuore della gente, facendo cadere ogni barriera: “Non dimenticherò mai l’accoglienza festosa di Fiore. Il suo amore verso di me era un riflesso dell’amore di Dio. La mia cultura indigena e l’educazione familiare mi avevano abituata ad atteggiamenti piuttosto chiusi e duri, tanto da allontanare chi stava accanto a me. Fiore mi è stata maestra, guida, modello… e mi ha aiutato a uscire da me stessa per andare con fiducia verso gli altri. Mi ha anche proposto di riprendere gli studi e mi ha sostenuta e incoraggiata, quando, per le difficoltà di cultura e di metodo, ero tentata di lasciare tutto. Ho potuto conseguire il diploma di segretaria d’azienda. Soprattutto mi ha trasmesso la consapevolezza della mia dignità umana. Mi ha fatto superare quel senso di inferiorità che, da indigena, mi portavo dentro come un marchio. Fin da ragazzina sognavo di fare una battaglia per riscattare la mia gente, ma da Fiore ho capito che dovevo cominciare da me stessa. Essere io “nuova” se volevo che nascesse un ‘popolo nuovo’.” Amando l’Ideale, con un Dio che non fa preferenze di persone, si possono avere – come Moira – sogni nuovi: “Con il mio sì a Dio avrei potuto aprire un varco per portare l’Ideale a tutta la mia gente e posso dire di vederlo già in parte realizzato nella mia famiglia”.
Chiara Lubich
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