Gesù, rivolgendosi alla folla che lo seguiva, annunciava la novità dello stile di vita di quelli che vogliono essere suoi discepoli, uno stile “controcorrente” rispetto alla mentalità più diffusa . Al suo tempo, come anche oggi, era facile fare discorsi moralistici e poi non vivere coerentemente, ma piuttosto cercare per sé posti di prestigio nel contesto sociale, modi per emergere e servirsi degli altri per ottenere vantaggi personali. Ai suoi Gesù chiede di avere tutt’altra logica nelle relazioni con gli altri, quella che Egli stesso ha vissuto: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo”. In un incontro con persone desiderose di scoprire come vivere il vangelo, Chiara Lubich ha così condiviso la sua esperienza spirituale: “Si deve sempre puntare lo sguardo nell’unico Padre di tanti figli. Poi guardare tutte le creature come figlie di un unico Padre … Gesù, modello nostro, ci ha insegnato due sole cose, che sono una: ad essere figli di un solo Padre e ad essere fratelli gli uni degli altri …. Dio dunque ci chiamava alla fratellanza universale” . Ecco la novità: amare tutti come ha fatto Gesù, perché tutti sono – come me, come te, come ogni persona sulla terra – figli di Dio, amati e attesi da sempre da Lui. Si scopre così che il fratello da amare concretamente, anche con i muscoli, è ognuna di quelle persone che incontriamo quotidianamente. E’ il papà, la suocera, il figlio piccolo e quello ribelle; il carcerato, il mendicante e il disabile; il capo ufficio e la signora delle pulizie; il compagno di partito e chi ha idee politiche diverse dalle nostre; chi è della nostra fede e cultura come pure lo straniero. L’atteggiamento tipicamente cristiano per amare il fratello è servirlo: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo”. Ancora Chiara: “Aspirare costantemente al primato evangelico col mettersi, il più possibile, al servizio del prossimo[…] E quale è il modo migliore per servire? Farsi uno con ogni persona che incontriamo, sentendo in noi i suoi sentimenti: risolverli come cosa nostra, fatta nostra dall’amore […] Cioè non vivere più ripiegati su noi stessi, cercar di portare i suoi pesi, di condividere le sue gioie”. Ogni nostra capacità e qualità positiva, tutto quello per cui possiamo sentirci “grandi” è una imperdibile opportunità di servizio: l’esperienza sul lavoro, la sensibilità artistica, la cultura, ma anche la capacità di sorridere e di far sorridere; il tempo da offrire per ascoltare chi è nel dubbio o nel dolore; le energie della giovinezza, ma anche la forza della preghiera, quando quella fisica viene a mancare. “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo”. E questo amore evangelico, disinteressato, prima o poi accende nel cuore del fratello lo stesso desiderio di condivisione, rinnovando i rapporti in famiglia, in parrocchia, nei luoghi di lavoro o di svago e mettendo le basi per una nuova società. Hermez, adolescente del Medio Oriente, racconta: “Era domenica, e appena sveglio ho chiesto a Gesù di illuminarmi nell’amare durante tutto il giorno. Mi sono accorto che i miei genitori erano andati a Messa e mi è venuta l’idea di pulire e sistemare la casa. Ho cercato di curare ogni particolare, perfino i fiori sul tavolo! Poi ho preparato la colazione, sistemando ogni cosa. Al rientro, i miei genitori erano sorpresi e felicissimi di quanto avevano trovato. Quella domenica abbiamo fatto colazione nella gioia come mai era successo, dialogando su tante cose, e ho potuto condividere con loro le molte esperienze vissute durante tutta la settimana. Quel piccolo atto di amore aveva dato il “la” ad una bellissima giornata!” Letizia Magri
Condividere i beni
Condividere i beni
0 commenti