Gen 27, 2016 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Negros Oriental State University is located in Dumaguete City, in the central part of the Philippines. It would be just like any other university in town if not for the Youth for a United World who are enrolled among its students. With the desire to share with their fellow students the precious pearl that they had found, they came up with the idea of registering the Y4UW (Youth for a United World) officially in the university as a bona fide association whose membership is open to all students. It is now constituted with a core group of about 10 officers and a membership of about 25 students. The officers receive a monthly formation from the local leaders of the Youth for a United World and the New Humanities. They hold a monthly General Assembly at which all the members meet to listen to the “Word of Life”, share their experiences and discuss other business. When they launched the #OpenYourBorders initiative, 250 students together with the President and the Vice President of the University got to know more about Y4UW. Last November 29 to December 3, the Negros Oriental State University celebrated its Foundation Day. The Y4UW association came up with the idea of putting up a booth which they called “The Room”. This was inspired by real-life escape games which are a type of physical adventure games in which players are locked in a room with other participants and they have to use the elements of the room to solve a series of puzzles, find clues, and escape the room within a set time limit. It was a great success. A good number of young people flocked into “The Room” to play the game. It was a good opportunity to meet many young people for the first time and to explain to them the life and the ideal of the Youth for a United World. The gen and the other members of the association wrote: “We were happy to hear common praises like ‘Wow, what a clever idea!’ or ‘I want to be a part of this group!’ Hearing things like that just made all the struggles and challenges worthwhile. We hope to do it again in the very near future.”
Gen 23, 2016 | Chiara Lubich, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Questa casa costruita sulla roccia ci ricorderà con il suo nome (Parola di Vita) la casa sulla roccia di cui parla Gesù. Vengono venti e bufere, ma non crolla”, disse Chiara Lubich il 24 maggio 1986 inaugurando il Centro Mariapoli della sua città natale. 23 gennaio 2016: giorno di festa al Centro, oggi a lei intitolato, per ricordare trent’anni di storia, testimonianza, dialogo e comunione, alla luce del carisma dell’unità. L’evento si apre con il messaggio di Maria Voce ed un video che ripercorre questi 30 anni di storia. Seguono alcune testimonianze della presenza locale del Movimento in campo civile ed ecclesiale ed i saluti dell’arcivescovo di Trento mons. Luigi Bressan, del sindaco Alessandro Andreatta e di altre autorità. Dopo trent’anni, il Centro di Cadine ha tenuto fede alla propria vocazione: quella di essere un luogo di incontro e di formazione per quanti desiderano impegnarsi a irradiare la vita del Vangelo e a riportare con l’amore reciproco la presenza di Dio nel mondo. Un po’ di storia. Negli anni ‘70 il Movimento dei Focolari, diffuso nella regione, avverte la necessità di un centro di formazione. Dopo varie infruttuose ricerche, ci si concentra su Trento. Fatta partecipe di questo pensiero, Chiara risponde: “L’ho sempre pensato lì: è una città scelta da Dio”. Pochi mesi dopo in tutto il Movimento si vive la Parola di Vita: “Vendete ciò che avete, datelo in elemosina”. Il desiderio di mettere in pratica questa Parola del Vangelo spinge Nostra Fadanelli, aderente del Movimento, a donare 9 ettari di bosco proprio per la costruzione del Centro Mariapoli. Si affida il progetto a Carlo Fumagalli, focolarino architetto, che, con la consapevolezza di edificare un Centro nella città dove il Movimento è nato, ripercorre i passi della sua storia a Trento e nella valle di Primiero, riproducendo alcuni particolari nell’architettura della costruzione. Il progetto viene presentato all’allora arcivescovo di Trento, mons. Gottardi, il quale dice: “Questo deve essere un ‘monumentum’ a Chiara Lubich, logicamente quando lei sarà in Paradiso. E sarà il miglior monumento se, a riguardo della storia di Trento, sarà… una Mariapoli con sapore anche ecumenico”, riallacciandosi al mandato ecumenico alla città di Trento espresso da papa Paolo VI nel 1964. E conclude: “Voi avete questa missione!”. Da quel momento si mette in moto la generosità di ciascuno nel Movimento, ognuno con le sue possibilità e con l’inventiva di chi costruisce la “propria” casa. Ad ottobre 1980, mentre sono in corso le pratiche, arriva la notizia che a Roma si sta cercando una casa per il Centro Mariapoli internazionale. Tutti d’accordo si decide di donare tutto quanto raccolto fino a quel momento: una somma importante che lascia stupita Chiara stessa. Sembra una pazzia, ma al momento dei permessi per iniziare la costruzione arriva una nuova consistente somma, più di tre volte quella data, che fa sperimentare le promesse del Vangelo: “Date e vi sarà dato”. Nel 1982 si inizia così la costruzione della parte giorno: l’ingresso, le sale riunioni, la cucina e la sala da pranzo. Tanti vogliono collaborare, dando tempo e forze, e nell’ultimo anno di cantiere circa 800 persone si alternano contribuendo per tutti i lavori artigianali, di finitura e di manodopera. Memorabile il lavoro di pavimentazione a porfido della strada e del piazzale, ultimato la notte prima dell’inaugurazione. Il 24 maggio 1986, alla presenza di circa 2.000 persone, tra cui i rappresentanti delle più importanti chiese presenti in Europa, Chiara stessa inaugura il Centro Mariapoli, sottolineandone la vocazione formativa ed ecumenica, e intitolandolo “Parola di Vita”.
Dopo la morte di Chiara, avvenuta nel 2008, il 24 gennaio 2009, con una cerimonia di grande rilievo ecumenico, alla presenza di Maria Voce, succeduta a Chiara quale Presidente del Movimento dei Focolari, e di molte personalità civili e religiose, il Centro viene intitolato a Chiara Lubich. In questi 30 anni decine di migliaia di persone sono state ospiti del Centro, in gran parte membri del Movimento, ma non solo, dato che esso ha aperto le porte anche ad incontri promossi dalla Diocesi, da Movimenti Cattolici e da altre realtà associative laiche del territorio. Il Centro ospita, in particolare, convegni, scuole di formazione, gruppi vari del Movimento provenienti da tutto il mondo, che vengono per ripercorrere, a Trento e nella Valle di Primiero, l’esperienza dei primi tempi, quando tutto è iniziato. Quella che il Centro testimonia, come agli albori del Movimento, è l’urgenza di tenere viva una “palestra di dialogo” tra i singoli, tra i popoli, tra le chiese e tra le grandi religioni per ridare spazio alla fraternità. (altro…)
Gen 10, 2016 | Chiesa, Focolari nel Mondo
«Incontro in parlatorio una persona, non più giovane, mandata da un amico comune. È stata operata di un tumore che per il momento non dà particolari problemi. Però non è tranquilla, non accetta la malattia, vive un momento di grande incertezza. Vorrebbe farsi aiutare da uno psicologo o da uno psichiatra, ma intanto viene da noi. Certo, dico, l’aiuto medico e farmacologico in certi momenti possono essere utili, ma solo la fede può donarle la pace che cerca, la forza per accettare la malattia, la speranza e la gioia di continuare a vivere fidandosi e affidandosi al Signore Gesù e a Maria, nostra madre. Quando ci salutiamo penso: chissà se la rivedrò ancora? Forse sono stata troppo precipitosa nel proporre un cammino di fede. La porto comunque con me nella preghiera. Dopo alcuni giorni mi telefona: “La settimana prossima parto per Lourdes”. È l’occasione per riaccostarsi ai sacramenti e iniziare un cammino di fede sotto la protezione della Madonna». «Un’altra esperienza, molto forte, la vivo con un ragazzo giovane malato di leucemia. Viene a trovarmi con la ragazza, con cui convive, e chiede preghiere per riuscire ad accettare questa grande prova. Ci sentiamo al telefono e ogni tanto viene in monastero per, come dice lui:, “ricaricarsi e fare buona scorta di serenità e di pace”. Vorrebbe sposarsi, ma il momento è difficile e rimandano. Dopo il trapianto di midollo osseo torna a casa e perfino al lavoro, ma per poco tempo. Nuova ricaduta, ancora chemioterapia … È sempre speranzoso, non si arrende. Mi racconta di persone conosciute in ospedale con la sua stessa malattia che a un certo punto non riescono più a camminare, arrivano in ospedale prima con le stampelle, poi in carrozzella e poi … non si vedono più. Lui sta facendo lo stesso percorso, ma sembra non rendersene conto. Intanto anche il rapporto con la sua ragazza si fa difficile, per cui doppia sofferenza. Faccio il possibile per stargli vicino, lo ascolto, cerco di amarlo “fino in fondo” e prego soprattutto perché lui ritrovi la preghiera e ravvivi la fede. Gli regaliamo una medaglia della Madonna miracolosa appartenuta a Madre Teresa di Calcutta davanti alla quale inizia a pregare con fervore. Trova serenità, pace e la forza di interrompere la convivenza e tornare a casa dai genitori. Si accosta al sacramento delle Riconciliazione, riceve l’Eucaristia ogni settimana e anche l’Unzione degli infermi. Dopo 2 mesi dal ritorno a casa parte per il cielo a 29 anni, ma con Gesù nel cuore». «Molti sono i contatti con persone che vivono difficoltà familiari. Con una giovane sposa e mamma è iniziato da anni un cammino di ascolto e di sostegno orante. Ora la cosa più importante è aiutarla a rafforzare il suo rapporto personale con Gesù perché dia senso a ogni cosa, ogni gesto, anche il più piccolo. L’ideale dell’unità di Chiara Lubich mi aiuta molto in questo, così, con questa giovane donna, facciamo il patto di dire sempre “per te Gesù” prima di ogni azione e di chiedere il suo aiuto in ogni momento della giornata cercando di vivere bene l’attimo presente. Penso alle difficoltà della vita fraterna e che io per prima devo vivere quello che dico a lei. Con questo patto camminiamo insieme e ci sosteniamo a vicenda».
Dic 11, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Domenica 29 novembre, gli autori di Campus Italia hanno dedicato uno dei tre servizi della seconda puntata del loro magazine… proprio a Sophia! Il filmato di 8 minuti circa, girato nel corso di due giornate di vita universitaria, sottolinea in particolare il profilo interculturale e interdisciplinare della proposta accademica dello IUS.
Il 29 novembre scorso la puntata è stata trasmessa dal canale televisivo di
Rai Italia in alcune aree geografiche dove sono presenti comunità particolarmente numerose di origine italiana: New York e Toronto nel Nord America, Sydney e Perth in Australia, Pechino in Cina, Johannesburg in Sud Africa.Campus Italia presenta Sophia – Istituto Universitario Sophia | Chiara Lubich | University Institute// // //
La trasmissione è disponbile online alla pagina del sito di Campus Italia (il servizio su Sophia comincia intorno al minuto 10′). Un grazie speciale ai due studenti, Elena e Paolo, che hanno accettato la proposta di introdurre a Sophia, attraverso qualche brano della loro esperienza, quanti vedranno la puntata. Il servizio, per il momento, è tra i “più visti” della pagina! Fonte:
www.iu-sophia.org
Dic 9, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo
Oggi a “Hope Park”, a Liverpool, al posto delle alte mura che storicamente separavano i due college della Hope University, sorge il “New gate”, un portale architettonico che collega le due strutture universitarie, l’una cattolica e l’altra anglicana che danno vita alla prima e unica università ecumenica d’Europa. L’opera, inaugurata il 28 settembre scorso, è stata realizzata a Loppiano, presso gli studi del Centro Ave Arte dove lavorano sette artiste che puntano ad esprimere nelle loro opere gli ideali di unità e fratellanza che hanno ispirato Chiara Lubich. Il sodalizio con lo studio d’arte è nato in occasione di una visita del prof. Pillay, Vice-Cancelliere e Rettore, presso il Centro internazionale di Loppiano, per una conferenza tenuta all’Istituto Universitario Sophia. Nel corso dell’inaugurazione il Vice-Cancelliere ha spiegato che il portale s’ispira nella struttura e nei tratti pittorici alla tradizione dei popoli australi, e precisamente i Maori presso i quali un “Waharoa”, un cancello aperto diventa simbolo del villaggio e segno di accoglienza nella comunità di ospiti e visitatori. “Allo stesso modo – ha continuato il professore – questo nuovo portale segna l’ingresso per studenti e docenti nella ‘community life’ della Hope University, finalizzata – secondo gli orientamenti formativi del card. John Henry Newman – ad una formazione culturale e umana globale, capace cioè ‘di cogliere il valore della propria disciplina entro il contesto di tutte le altre”. La dott.ssa Nunzia Bertali del Consolato italiano, inaugurando ufficialmente il ‘New Gate’ con il taglio del nastro, ha espresso gioia e soddisfazione per il contributo artistico offerto ad un’istituzione prestigiosa come la Hope University: “Non posso che essere orgogliosa di questo legame tra l’Inghilterra e l’Italia, una fantastica idea e una grande opportunità per collegare i due paesi”. Guarda il Video Il “New Gate”: ispirazione e forma a servizio dell’unità. Erika Ivacson, scultrice del Centro Ave Arte, spiega così il significato del portale bianco: “Vuol essere un arco, un ponte che nasce dall’incontro tra due elementi simili ma distinti. Nel linguaggio scultoreo le due forme distinte hanno raggiunto una armonia e un’unitarietà pur nella diversità. Attraversando il “New Gate” chiunque dovrebbe trovarsi coinvolto in un’esperienza totalizzante che rimanda a qualcosa di più grande e indica un’appartenenza, un’identità. I testi biblici inseriti all’interno della scultura ne confermano il messaggio. E, come è scritto nella targa apposta accanto alla scultura: ‘L’atto stesso di attraversare ogni giorno questa porta, diventa una affermazione vivente della fondazione ecumenica dell’università'”.