Set 2, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«Domenica 12 agosto si è concluso il primo Genfest a Cuba: un sogno custodito nei nostri cuori, affidato a Dio e che Lui ha fatto realtà!», scrivono i giovani per un mondo unito cubani. L’Avana è stata inondata da giovani da tutta l’Isola arrivati per il Genfest, un evento con “tanti primati”. Infatti – scrivono – finora «mai a Cuba eravamo riusciti a realizzare una manifestazione di questa dimensione, ottenendo i necessari permessi dall’Ufficio del Partito per i rapporti con gli organismi religiosi, con il quale c’è stata un’ottima collaborazione. È stato realizzato con l’aiuto di artisti e professionisti che con passione, dedizione e senza risparmiarsi davanti alle enormi difficoltà hanno dato armonia e bellezza al contenuto proposto dai giovani, dopo mesi di consultazione». L’evento di apertura si è svolto nel centro storico della città, dove Papa Francesco nel settembre 2015 aveva invitato i giovani cubani a portare avanti “l’amicizia sociale” con tutti e fra tutti, “per costruire la Cuba che sognate”. Sabato 11 agosto i partecipanti hanno approfondito il tema “Beyond all borders” (Al di là di ogni frontiera) attraverso 9 workshops, su economia sociale ed Economia di Comunione, sull’ecumenismo, i rapporti interpersonali, sulle abilità necessarie per costruire la pace, il postmodernismo, ecc.
«Nel pomeriggio, in un famoso cinema della città, con circa 600 partecipanti, si è testimoniato con l’arte e con testimonianze di vita che vale la pena vivere per un mondo più unito. Un momento profondo: l’interpretazione di una attrice della figura di Chiara Lubich e del suo pensiero sul dolore che genera la vita, segreto per andare “al di là di ogni frontiera”. “L’esperienza più bella della mia vita – ha scritto una giovane – in cui l’unità e l’amore sono l’essenza di una forma di vita che costruisce un mondo più unito. Siete riusciti a svegliare la mia fede e la speranza”. Per noi che abbiamo lavorato alla sua realizzazione per quasi un anno – dice uno degli organizzatori – è stato un lungo cammino con non poche difficoltà, viste le condizioni del Paese. Non è mancato, però, l’aiuto della “Provvidenza” che è arrivata al momento giusto per darci coraggio e risorse: dalla Corea del Sud, dalla Colombia, Bulgaria, Italia, Messico, Porto Rico, Canadá, Filippine… ». «Ci siamo buttati a fare cose che non avevamo mai fatto prima: cantare, ballare, presentare dal palco, raccontare le nostre testimonianze superando la timidezza e il rispetto umano. Abbiamo imparato ad ascoltarci di più, a non imporre le nostre opinioni, ma a far nascere le idee insieme. In concreto, abbiamo imparato a volerci bene».
«Il Genfest è stata una esplosione di amore e unità che ha rivoluzionato la nostra città», dicono. E uno dei partecipanti: “Stiamo facendo storia, non quella che rimane sui libri, ma nell’anima di tutti noi che pensiamo, lavoriamo e partecipiamo del Genfest. Rimarrà nella memoria di quell’Habana Vieja, oggi rinata grazie ai giovani per un mondo unito”. «È stata molto bella e fruttuosa – scrivono – la collaborazione di altri Movimenti, della Pastorale Giovanile, del Consiglio delle Chiese di Cuba. E concludono: «Il Genfest a Cuba ha fatto onore al suo obiettivo, “andare al di là di ogni frontiera”, superando le grandi difficoltà durante la preparazione e per la dimensione raggiunta. Una dimostrazione che per Dio niente è impossibile. Stiamo portando una rivoluzione d’amore in tutto il mondo, e tante persone che non conoscevano il nostro sogno ne sono stati testimoni. Ringraziamo tutti quelli che hanno creduto in questa pazzia e che ci hanno accompagnati con sostegno e risorse in questa avventura: che gioia profonda sapere che siamo parte di una famiglia così grande!» (altro…)
Lug 5, 2018 | Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Luigino Bruni presenta en esta ocasión un libro que analiza y advierte sobre uno de los peligros que enfrenta toda organización motivada por ideales: la de transformar, justamente, estos ideales que dieron vida a la comunidad, en ideología. El concepto de autosubversión se refiere a “la virtud de poner en discusión las propias certezas, de no buscar en las cosas que nos suceden los elementos que confirman nuestras ideas, sino las que las refutan o desafían”. Este libro se ofrece como una “breve guía, parcial e imperfecta” para aprender “cómo florecer como adultos cuando, siendo jóvenes, se creyó en un ideal grande y se partió a su conquista”. Luigino Bruni (Ascoli Piceno, 1966) es profesor ordinario de Economía Política en la LUMSA (Libera Universita Maria Santissima Assunta) de Roma y docente de Economía y Ética en la Universidad Sophia, de Loppiano. Es coordinador del Proyecto Economía de Comu nión y uno de los promotores de la Economía civil. Es autor de ensayos y obras traducidas a una decena de idiomas. La otra meta de la economía (escrita junto a Alessandra Smerilli) y La economía silenciosa, publicada por Ciudad Nueva, se encuentran entre sus últimas obras. Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires
Dic 26, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Nella mia famiglia il Natale non ha alcun significato religioso, anche se la sera del 24 dicembre è tradizione cenare tutti insieme. Ma quest’anno per me tutto è cambiato: ho festeggiato il mio primo vero Natale! “Giselle, ti faccio conoscere delle ragazze che abitano a Santiago e vivono il Vangelo”, mi aveva detto una mia amica qualche mese fa. Attraverso di loro, le gen della mia città, ho conosciuto Gesù e questo incontro ha cambiato la mia vita. Ho perfino ricevuto in regalo un presepe che, per la prima volta, è entrato a casa mia. Sapevo che non avrei potuto festeggiare il Natale come avrei desiderato, perché i miei familiari continuano a pensarla come prima. Ma, quest’anno, volevo fare qualcosa di diverso. Ho trascorso la vigilia del Natale in preparativi per la cena, come ogni anno, ma a differenza delle altre volte dopo la cena sarei andata alla messa, insieme ai miei amici. Nonostante i preparativi per cenare insieme, per diverse ragioni nessuno è venuto. All’inizio ci sono rimasta tanto male e addirittura ho pensato che lo facessero apposta, per prendermi in giro. Ma poi mi è venuto un pensiero: quello che è importante per me, non deve esserlo necessariamente anche per gli altri; anzi, era chiaro che non lo era! Prima della cena, ho recitato in silenzio una preghiera di ringraziamento. Era la mia prima cena di Natale. Poi sono andata a messa. Quanto mi sarebbe piaciuto condividere con i miei familiari la gioia della nascita di Gesù! Forse, ho pensato, non sono ancora pronti, e forse non lo saranno mai. Ma da parte mia volevo fare di tutto perché anche a loro arrivasse il regalo che ha cambiato la mia vita: conoscere Gesù. È ciò che più desidero per coloro che amo. Una volta a casa, mentre tutti erano già andati a dormire, ho incartato dei piccoli regali, giusto dei pensierini, per fare una sorpresa ai miei. Li ho messi sotto l’albero con un biglietto che diceva: «Buon Natale! Segui la freccia e cerca il tuo regalo». Alle 5 e mezza del mattino, mio padre si è alzato per primo e subito ha notato il biglietto. Quindi ha svegliato mia madre. Verso le 9 hanno svegliato anche me e mio fratello, che è molto forte, mi ha portata in braccio fino al soggiorno. Non riuscivano più ad attendere dalla gioia di potermi fare una sorpresa: anche loro avevano preparato un pacchettino per me! Mi sono molto commossa. È stato bellissimo vedere ciò che l’Amore fa, anche in chi non sa come chiamarlo. Per la mia famiglia il Natale non ha ancora alcun significato, eppure hanno sentito tutto l’amore che ho lasciato per loro sotto l’albero. E non c’è chi possa resistere all’Amore». (altro…)
Dic 12, 2017 | Cultura
Brendan Leahy y Judith Povilus (comp.) María es la mujer más mencionada en el Evangelio. Más que cualquier otra mujer en la historia ha sido fuente de inspiración, luz y consuelo para muchas personas. Innumerables las personas que han llevado su nombre a lo largo de los siglos. Y ¿quién podría contar las plegarias a ella dirigidas? Su presencia y su intervención en momentos críticos de la historia marcó el camino de variados países. Basta pensar en lo que la Virgen de Guadalupe, la Morenita, aparecida en 1531 a Juan Diego, significó, y significa hasta hoy, para los mexicanos y para toda América Latina. La fascinación de María inspiró, desde los primeros siglos cristianos, poesías y cantos, entre los cuales el antiguo himno oriental “Akatisthos”. Y no podemos olvidar de qué manera la figura de María incidió en la cultura en el segundo milenio. Basta pensar en la alabanza que le dirige San Bernardo en el último canto del Paraíso de Dante: «Virgen Madre, hija de tu hijo», o en el bellísimo comentario al Magnificat que hace Martín Lutero. Pensemos también en los innumerables frescos, pinturas, retablos, estatuas, que se encuentran en las iglesias y galerías de arte de todo el mundo, por no hablar de los sublimes íconos marianos de la tradición ortodoxa. A pesar del secularismo que caracteriza a nuestra época respecto de las anteriores, María sigue siendo aún hoy un punto de referencia. Aquí presentamos la experiencia de una mujer de nuestro tiempo, que no se preocupaba por presentar una reflexión actualizada de la figura de María, pero sin embargo la hizo redescubrir y volver a comprender en clave innovadora y actual a través de su experiencia espiritual que ha arrastrado a miles de hombres y mujeres, y no sólo católicos sino también personas de distintas Iglesias y de diferentes religiones. Como pincel en las manos del pintor, en la humildad de reconocerse como “nada”, Chiara Lubich, con toda su creatividad, fue elegida por Dios para dar vida a un Movimiento que, en el momento de su aprobación oficial por parte de la Iglesia Católica, recibiría el nombre de “Obra de María”. El resultado: una experiencia profética que nos hace descubrir en una luz nueva la actualidad de María. Editorial Ciudad Nueva Argentina / Editorial Ciudad Nueva España
Dic 12, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Emergenze continue, ma anche solidarietà e desiderio di ripartire. In Venezuela, un difficile quadro socio politico, l’inflazione alle stelle, l’aumento persistente del numero di persone in stato di povertà estrema, la mancanza per molti del necessario, gli scontri violenti. A Cuba e Portorico, dopo il passaggio dell’uragano, una difficile ricostruzione, l’esodo di migliaia di persone, la mancanza di elettricità, acqua potabile e comunicazione. Eppure, anche in mezzo a difficoltà estreme, la vitalità del popolo caraibico e la volontà di ricominciare non mancano. María Augusta e José Juan, della comunità dei Focolari della zona dei Caraibi, riferiscono: «La situazione generale in Venezuela è molto dolorosa, per la mancanza di cibo, medicine, per l’impotenza e la precarietà sempre più grandi e, in più, anche per il continuo esodo di persone che lasciano il Paese. L’elenco di nostri amici che sono già partiti, e di altri che si stanno accingendo a farlo, è lungo. Nonostante questo dobbiamo “rimanere ai piedi della croce”, in mezzo a tanto dolore, ma con la speranza nella resurrezione. Resurrezione che già vediamo nelle persone, nella loro profondità e nella solidarietà evangelica che le anima». Ofelia, a nome della comunità venezuelana, racconta: «Non è facile trovare soluzione ai problemi che stiamo vivendo, come la carenza di cibo, vestiti e medicinali. Ma abbiamo vive nel cuore le parole di Gesù “Date e vi sarà dato”, che possiamo vivere giorno dopo giorno. Se qualcuno non ha niente da mangiare, condividiamo il pacchetto di riso o le medicine e tutto ciò che ci arriva in mille modi. E tra coloro che ne hanno più bisogno circola tutto, senza distinzione. Ognuno pensa e tiene presenti gli altri, la vita circola e la comunità cresce. In mezzo alla violenza e alla precarietà di ogni giorno, la presenza di Gesù tra noi è come una fiamma che attrae e dà speranza».
Sulla situazione della comunità presente a Cuba, sono sempre María Augusta e José Juan a dare notizie: «Lo scorso fine settimana, a Santiago, si è tenuta una Mariapoli con circa 200 persone, un segno della vita che sorge sempre nuova in mezzo alle difficoltà che tutti devono affrontare». E sulle comunità di Porto Rico: «Come sapete bene, vivono dei mesi veramente tragici per i devastanti effetti dell’uragano che ha distrutto l’isola. Da lì riceviamo continue e commoventi testimonianze d’amore evangelico e di solidarietà tra tutti». Eccone alcune: «56 giorni senza luce e acqua per soli 30 minuti al giorno. Non è facile lavorare in ufficio col grande caldo, ma si può! La torcia illumina un po’, le bottiglie d’acqua si possono esporre presto al sole e a mezzogiorno hai già un po’ di acqua tiepida per lavarti. Per il forte caldo… un ventaglio o dello spray con acqua e alcool rinfresca per un pò…». «Alcuni giovani del Movimento e della parrocchia Inmaculado Corazón de María del paese di Patillas, insieme agli studenti del Colegio San Ignacio, hanno distribuito razioni di alimenti alle comunità bisognose. Complessivamente 237 sacchi di viveri». «La mia esperienza a Palma Sola è stata molto forte a causa della distruzione e della mancanza di tutto. Mettermi a servizio, insieme alla mia famiglia, è stata la cosa più bella che ho fatto nella vita». «Abbiamo sempre qualcosa da dare, valutando bene ciò che ci occorre e offrendo con gioia il resto a chi ne ha bisogno». «Siamo andati alla comunità di Recio del ‘barrio’ Guardarraya di Patillas. Era difficile arrivare per via delle strade distrutte dell’uragano. Cominciando dalla periferia dove la devastazione era totale, aggiungendo povertà a quella che già c’era, abbiamo trovato anziani con i volti stanchi e scoraggiati, persone con problemi di asma, ulcere nelle gambe, diabete (e il problema di come conservare l’insulina in assenza di energia elettrica), pressione alta. Un bambino aveva una allergia sulla pelle… Si è cercato di riutilizzare l’antico acquedotto comunitario per supplire alla mancanza d’acqua». «A Gurabo c’è stata la possibilità di conoscerci meglio con i nostri vicini, mentre li aiutavamo nelle loro necessità». «Andare avanti e rimetterci in piedi non dipende solo dal Governo, né dai militari, né da aiuti esterni. Dipende anche da noi, da me, da te. Insieme ce la faremo!». (altro…)