Feb 13, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Mia sorella Maria Assunta, per una leucemia fulminante, non c’era più. Un senso d’impotenza mi investì. Che senso ha la vita – mi chiedevo – se la morte porta via con sé sogni, desideri, conquiste…? Tutto perse senso. Non volevo più vivere. Mi tornarono in mente gli ultimi istanti di vita di Maria Assunta. Le forze l’avevano abbandonata. Anche alzare le palpebre degli occhi era una fatica immane che poteva costarle la vita. Tuttavia, mentre la riportavano a casa, uscendo dall’ambulanza in barella, alle voci dei parenti e degli amici venuti a darle l’ultimo saluto, ebbe un sussulto. Vidi un cambiamento improvviso sul suo volto. Non solo aprì gli occhi ma alzò la testa e sorrise ad ognuno. E non smise di sorridere fin quando non salutò tutti. Solo quando sentì chiudersi le porte di casa alle sue spalle, lasciò cadere la testa sul cuscino e… subito entrò in coma.
Perché l’aveva fatto? Mentre riflettevo su quest’assurdità, mi sembrò di capirne il perché. Quell’amore che la spingeva a preoccuparsi di tutti meno che di lei, le aveva permesso, in un certo senso, di vincere la morte e i suoi occhi ne erano la testimonianza più palese: non traspariva la paura di morire ma una serenità che sembrava volesse consolare le persone vicine, quasi a dire: “State tranquilli perché io sono felice”. Come un lampo un pensiero attraversò la mia mente: “Antò quello morto sei tu, Assunta è viva!”. Allora mi dissi: “Basta perder tempo! L’unica direzione che la mia vita può prendere è l’amore”. Iniziai nelle piccole cose, ad amare le persone che mi erano accanto, con molta semplicità. Ma con il tempo questa fiammella si andava spegnendo, perché amare sempre, era molto impegnativo e non sempre c’era risposta al mio modo di fare, anzi, a volte, incontravo la derisione. In quel periodo ebbi occasione di ascoltare una videoregistrazione in cui Chiara Lubich parla del dolore di Gesù in croce, quando grida “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Mi sono sentito come liberato. Chiara in pochi minuti aveva sciolto ogni nodo. Nonostante non sapesse nulla di me, era lì a spiegarmi la vita. Mi ha fatto capire che nessun dolore doveva essere disprezzato ma bensì amato, perché contenuto nel dolore di Gesù. La parola “assurdo” poteva descrivere perfettamente il mio stato d’animo alla morte di mia sorella. È assurdo morire a 20 anni! Ma, quando ho accettato quell’assurdo, ho ritrovato il senso della mia esistenza e ho capito, come ha fatto mia sorella, che si può vincere la morte. Antonio (Teramo) (altro…)
Feb 6, 2012 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
È successo domenica 5 febbraio, all’Angelus. Il Papa dedica la sua riflessione prima della preghiera mariana al Vangelo della Domenica: è la pagina in cui Gesù guarisce i malati. “Persino di fronte alla morte – commenta il Papa – la fede può rendere possibile ciò che umanamente è impossibile. Ma fede in che cosa? Nell’amore di Dio. Ecco la vera risposta, che sconfigge radicalmente il male”. “Come Gesù ha affrontato il maligno con la forza dell’amore che gli veniva dal Padre, così anche noi possiamo affrontare e vincere la prova della malattia tenendo il nostro cuore immerso nell’amore di Dio”. È a questo punto che il papa ricorda l’esempio di Chiara Luce Badano, la giovanissima di Sassello appartenente al Movimento dei focolari che la Chiesa ha proclamato beata il 25 settembre 2010. Il Papa nomina Chiara Luce tra quelle “persone che hanno sopportato sofferenze terribili perché Dio dava loro una serenità profonda”. Il Papa ha nel cuore la beata Chiara Badano “stroncata nel fiore della giovinezza – ha detto all’Angelus – da un male senza scampo: quanti andavano a farle visita, ricevevano da lei luce e fiducia! Tuttavia, nella malattia, abbiamo tutti bisogno di calore umano: per confortare una persona malata, più che le parole, conta la vicinanza serena e sincera”.
Non è la prima volta che Benedetto XVI si affida all’esempio di Chiara Luce per proporre alle comunità cristiane un esempio di fiducia nell’amore di Dio. Lo aveva fatto a Palermo dove aveva chiesto ai giovani di conoscerla meglio: “una vita breve” , aveva detto, durante la quale ha saputo dare “un messaggio stupendo”. “19 anni pieni di vita e di fede. Due, gli ultimi, anche di dolore, vissuti nella fede e nella gioia che nasceva dal suo cuore pieno di Dio”. È con questa luce nel cuore che Benedetto XVI ha ricordato all’Angelus del 5 febbraio la Giornata Mondiale del Malato che la Chiesa celebrerà sabato prossimo 11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes.
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Feb 1, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Mi chiamo F., e vengo da Jos, in Nigeria. Nella nostra città, dal 2001 fino ad oggi, è in corso una crisi politica, etnica e religiosa. Sono state perse migliaia di vite, moltissime proprietà, e oggi c’è una profonda divisione tra cristiani e musulmani, al punto da vederci come nemici e guardarci con grande sospetto.
Viviamo costantemente nella paura, senza conoscere quale sarà la nostra sorte il momento successivo. Un mio collega è stato coinvolto in un incidente e ci è stato chiesto di andarlo a trovare. Essendo lui musulmano, nessuno si è offerto di andare, proprio perché siamo a Jos, e i cristiani non vanno nelle zone musulmane, così come i musulmani non visitano i cristiani. Mi sono offerta volontaria per andare da lui, sebbene all’inizio fossi un po’ riluttante, ma una voce dentro di me continuava a dirmi di andare. Sono riuscita – con un po’ di insistenza – anche a convincere un’amica a venire con me. Siamo arrivate a casa del mio collega con tanta paura. Entrando, siamo state, invece, ricevute calorosamente da lui e dalla sua famiglia. Erano veramente contenti di vederci!
Qualche tempo dopo, stavo tornando a casa dal lavoro, di sera tardi, con questa stessa amica, quando improvvisamente la sua macchina è andata in panne poco distante da una postazione musulmana. Entrambe eravamo senza credito sul cellulare per chiedere aiuto. Da qualche parte, lì nel buio, c’erano alcuni gangster che sbrigavano i loro affari. La nostra preghiera in quel momento è stata: “Signore, mandaci un aiuto il prima possibile!”. Eravamo così spaventate che non sapevamo se fosse meglio rimanere in macchina, o saltare fuori e fermare la prima macchina che passava.
Ad un certo punto notiamo qualcuno venire verso di noi, e cominciamo a rabbrividire. Ho detto la mia ultima preghiera, perché ho sentito che era arrivata la fine. Quando erano proprio a pochi metri di distanza, improvvisamente una macchina ha parcheggiato di fronte a noi, e chi ho visto? Il collega che avevamo visitato pochi giorni prima… Il capo dei gangster gli ha chiesto se eravamo dei loro: “musulmani”, per sapere se poteva lasciarci andare, e lui ha risposto affermativamente. Ecco come ci siamo salvate… Lui stesso poi, ha messo la macchina in un posto sicuro e ci ha accompagnato a casa. Inoltre il giorno successivo, dopo averla aggiustata, l’ha riportata alla mia amica». (altro…)
Gen 30, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Vuoi sapere cosa fa la differenza nella vita? Fondarla sulla Parola vissuta. Questa potrebbe essere la sintesi di un appuntamento nazionale che ha visto convergere 700 giovani, tanti giovanissimi, da ogni angolo del Portogallo al Centro Comunitario Sra Da Boa Nova, un auditorium di recente costruzione situato a Estoril, pochi chilometri fuori Lisbona.
Il giorno prima erano arrivati anche dalle lontane Isole Azzorre e da Madeira. Quelli che scendono dai pullman provenienti dal nord del Paese tradiscono una faccia assonnata, visto il viaggio di 4-5 ore e quindi la levataccia fatta per non mancare all’appuntamento, ma quando alle 11 si aprono le porte dell’auditorium esplode la vivacità tipica di questa terra: la sala è subito compatta, attenta, partecipe. Tutti sono “sincronizzati”, come dice la canzone d’apertura.
Chi li ha invitati e preparato il programma, denso di contributi di ogni genere, con canti, coreografie, testimonianze, riflessioni, ha lavorato per mesi e in un periodo che qui in Portogallo rappresenta il clou della vita universitaria, con esami a raffica. Anche per questo una sala con 700 giovani ha dello straordinario. Tanti dei presenti nei prossimi giorni affronteranno un esame e qualcuno l’ha rinviato, pur di esserci.
Sul palco, oltre al complesso, li accoglie una scritta di cinque lettere su grandi pannelli: ID GEN. Nell’epoca degli sms e di twitter, bastano poche lettere per capirsi; le 5 citate dicono tutto un programma, e non solo quello della giornata: identità gen, ovvero la vita, gli ideali, le azioni dei gen, i giovani del Movimento dei focolari che animano la giornata. Joao, Adrian, Tiago, Rita, Violeta, Antonio, Ana, Ricardo, Joana, Ines e Nuno raccontano il gusto di vivere il Vangelo nelle diverse situazioni della loro esistenza. C’è chi è riuscito ad andare oltre le ingiustizie all’università, chi ha provato a non lasciarsi travolgere dalla competizione nel mondo del lavoro, chi ha capito che il cambiamento dei rapporti comincia da qualche rinuncia alle proprie comodità. Effetti dell’amore dagli innumerevoli risvolti.
Violeta racconta come ha vissuto un periodo di studi a Barcellona, dove ha condiviso l’esperienza con altre 18 ragazze di diverse nazionalità. Una di queste viene dall’Egitto ed è musulmana. Non sempre le sue abitudini vengono capite dagli altri, ma per Violeta amare vuol dire non solo rispettare tali usanze. “Questo era il minimo che potevo fare. Mi sono ricordata di quel passaggio del Vangelo che dice di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi”, e così non lascia da sola la sua amica in alcune situazioni in cui tutti gli altri lo fanno. Gesti che non rimangono isolati, ma che coinvolgono pian piano uno, due, tre e più colleghi. Un mondo più unito e fraterno passa anche da qui. Quello di cui si parla è un amore per il quale ci si sporca le mani. È successo nel vero senso della parola a Tiago che, invitato da un sacerdote, fa un periodo di volontariato a favore di persone che vivono per strada. Difficile all’inizio stringere le loro mani maleodoranti, lavare le posate che usavano, pulire i bagni del centro dove un po’ alla volta cominciavano a lavarsi. Anche in quest’occasione è il Vangelo che viene in soccorso. “In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. E non solo migliora decisamente la situazione di queste persone che ritrovano la loro dignità, ma anche Tiago alla fine dei cinque mesi trascorsi con loro può affermare: “Potevo guardarli come ‘professori’ che mi hanno insegnato ad amare, ad allargare il cuore”.
Amare, anche quando il dolore bussa forte, come racconta Ana Filipa nell’esperienza con due fratelli affetti da distrofia muscolare. Un’esperienza condivisa con gli altri gen della città fino alla morte di uno dei due, conferma Ricardo che testimonia quanto siano vere le parole con le quali Chiara Lubich, in una risposta data nel 2000 spiega che “il più grande dolore, se abbracciato, lascia nel cuore l’amore”. E allora, anche quella che viene chiamata “generazione senza futuro”, perché si imbatte nella precarietà della vita di oggi, scopre che in quest’amore più grande c’è una via d’uscita, che quella di un mondo più unito è una meta forse lontana per tanti, ma anche alla portata di chi ama. Chiedere a Joana che sin da piccola voleva cambiare il mondo e lo fa adesso vivendo all’evangelica il suo lavoro nel Parlamento del Paese.
La presidente dei Focolari, Maria Voce, non ha voluto mancare all’appuntamento e ha registrato un messaggio video per i giovani presenti. “Oggi avete sentito parlare di un sogno, un grande sogno – ha detto la presidente –: il mondo unito. E vi è stato presentato un cammino per realizzarlo, uno stile di vita, basato su una rivoluzione, sulla rivoluzione dell’amore evangelico. […]. Si sarà fatto chiaro in voi qual è il cammino da percorrere, un cammino da prendere con coraggio, senza esitazione”. Se “il sogno è grande”, il cammino non è facile né privo di ostacoli, ma è comunque “entusiasmante”, assicura Maria Voce e “garantisce una felicità che nessun’altra esperienza umana, per quanto bella, per quanto ricca, per quanto grande possa essere, può eguagliare”. È comunque una rivoluzione, questa, che ha “garanzia di successo, perché non si fonda su di noi, si fonda sulla Parola di Dio”. È questo che fa la differenza nella vita di un gen, di un giovane. E non solo! Chiude la giornata una telefonata tra i giovani e Maria Voce collegata durante il programma via internet. La presidente dà a tutti i presenti un appuntamento: il Genfest a Budapest dal 30 agosto al 2 settembre prossimo.
di Aurora Nicosia, inviata
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Gen 24, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Dare un po’ del proprio tempo alle persone che non hanno l’opportunità di vivere il Natale in una famiglia, con una buona cena, i doni e il clima di festa. E’ nata con questo desiderio, ormai da qualche anno, l’iniziativa “Natale per la gente della strada”, che si è svolta durante le feste natalizie, in una delle piazze più famose ma anche la più transitata da vagabondi e poveri di Santiago del Cile, piazza “Yungay”.
L’evento è stato lanciato dai gen di Santiago ed ha visto la partecipazione di oltre 100 persone. Tanti hanno collaborato in diversi modi: adulti, giovani, bambini. Tutti protagonisti della festa,fin dalla sua preparazione, e il giorno di Natale la gioia che si respirava in piazza era “il frutto di questa generosità”. “E’ stata una bella opportunità per andare all’incontro dell’altro”, racconta Karina. “I nostri invitati erano persone ubriache, senza lavoro, senza famiglia, abbandonati, che cercano di sopravvivere giorno per giorno, che dormono nelle banchine di questa piazza. Un’esperienza che ci aiuta a distruggere le barriere del pregiudizio, del timore nell’andare all’incontro del ‘diverso’… a capire che l’altro è un dono per me, a provare la gioia di dare.” Tanti gli squarci dolorosi di vita raccolti nel corso della serata: madri in attesa del sesto figlio, giovani coppie con bambini di pochi mesi, solitudini.
Racconta Roberta: “Un signore stava osservando sul marciapiede… lo invitiamo ad avvicinarsi e sedersi con gli altri ad un tavolo. Non vuole, anche se dice di avere fame… Intanto ci racconta la sua storia. Gli offriamo una “empanada” che riceve con piacere, ma subito aggiunge “Io non mangio se anche voi non mangiate!!” Dopo pochi minuti siamo tutti con una “empanada” in mano e gli diciamo: “Adesso andiamo a sederci!!”. “Solo se venite anche voi!”, ci dice. Tutti insieme, con lui dietro a noi per essere sicuro che non lo lasciamo solo, andiamo. E’ felice!! Per noi è una lezione, capiamo quanto sia importante non solo dar da mangiare, ma far sentire l’altro uguale a sé.”