Mag 16, 2011 | Centro internazionale, Spiritualità
Nel 1977 l’editore Vita e Pensiero pubblicava “Segno di contraddizione”: il volume che raccoglieva gli esercizi spirituali predicati nel 1976 dal cardinal Karol Wojtyla a papa Paolo VI e alla curia romana. L’anno seguente, poco tempo dopo l’elezione di Wojtyla al soglio pontificio, Igino Giordani scrive al nuovo Pontefice: 25 novembre 1978 Padre Santo, sono un focolarino (di 84 anni finiti!). Ho letto il Suo libro: Segno di contraddizione e ne ho goduto per due ragioni: prima, perché l’alto soggetto è trattato con una sapienza e una limpidezza rare; seconda, perché anch’io, più di 40 anni or sono, con notevole presunzione, ho scritto un libro con lo stesso titolo. Mi permetto di inviarle una copia dell’ultima edizione, soltanto come omaggio umilissimo, in segno della gioia che anch’io, come tutti i focolarini e come quasi tutti i viventi, provo per la Sua elezione a Pontefice e per la profondità e spontaneità del suo quotidiano apostolato. Voglia perdonarmi l’ardire e benedirmi. Dev.mo Igino Giordani Immediata la risposta, che giunge al Nostro per conto della Segreteria di Stato: 1 dicembre 1978 Chiarissimo Signore, con gesto di apprezzata cortesia, Ella ha inviato in omaggio a Sua Santità con la stimata lettera del 25 novembre scorso, un esemplare del volume da Lei curato, “Segno di contraddizione”, pubblicato in quinta edizione. Il Santo Padre mi ha incaricato di parteciparLe i propri sentimenti di vivo compiacimento e di cordiale riconoscenza per il delicato atto di ossequio, che Egli ha molto gradito. Il Sommo Pontefice, pertanto, è lieto di contraccambiare tanta venerazione, concedendoLe la desiderata Benedizione Apostolica, in segno di stima per la sua lunga attività svolta a servizio della Santa Chiesa ed in auspicio di sempre abbondanti favori celesti. Mi valgo volentieri della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio della Signoria Vostra Ill.ma Dev.mo +C. Caprio Sost. (altro…)
Mag 10, 2011 | Chiara Lubich, Chiesa, Spiritualità
Il 14 marzo 2009 ricorreva il primo anniversario della morte di Chiara Lubich. Con un live event dal titolo “Con Chiara. Un dialogo che continua” si è ripercorsa la sua vita. Una delle testimonianze più importanti è stata proprio quella di Mons. Dziwisz, colui che ha seguito da vicino, passo passo Giovanni Paolo II. Ordinato sacerdote da Wojtyla nel 1963, è stato al suo fianco per quasi 40 anni come segretario. Oggi è vescovo e cardinale di Cracovia, ruolo che fu già del suo amico Karol.

Intervista con il Cardinale di Cracovia. Video su Vimeo.
Ecco cosa ci ha detto. «Il Santo Padre ha incontrato prima i focolarini qui in Polonia, anche in questa casa; venivano anche in modo clandestino. Il Papa cercava di leggere i segni dei tempi, e ha visto che Chiara aveva la stessa lettura, lettura della Chiesa e anche del mondo. Aveva sempre grande rispetto verso di lei, anche parlando privatamente e io ho visto una grande sintonia, sintonia spirituale e anche impegno ecclesiale. E si è creata una grande unione tra queste due persone. Non ci volevano tante parole, loro si capivano molto bene. Penso che il santo Padre ha trovato in lei e anche nel Movimento dei Focolari la conferma a tutto quello che lui pensava, come lui ha visto la Chiesa; la sua apertura verso il mondo, anche verso le religioni cristiane e non cristiane. Chiara con i suoi più stretti collaboratori veniva dal santo Padre, non solamente ufficialmente anche privatamente, per i cosiddetti pranzi di lavoro. Erano sempre pranzi familiari, non c’era ufficialità nessuna, come in famiglia. Il Papa come sappiamo aveva anche questo spirito artistico, allora penso che lo stesso spirito aveva Chiara. Anche in questo campo erano molto vicini. Il Papa dava grande importanza ai laici perché non tutti capivano l’importanza dei Movimenti nella vita della Chiesa. Anche della donna. Lui parlava del genio della donna. Chiara era questo genio della donna, incredibile che ha potuto fare quello che io penso che lo Spirito Santo ha fatto tramite lei. Chiara non faceva discorsi di filosofia, ma questi discorsi semplici ma pieni di amore, questo attirava la gente. Tanta gente prega tramite il Servo di Dio e ottiene le grazie. Io posso confermare anche io stesso, penso che anche lo stesso capita ai focolarini, che quando hanno qualche problema chiedono o cercano ispirazione a Chiara. Forse anche l’aiuto di lei, anche la protezione forse adesso è più efficace che prima. Questo vedremo in futuro. Io penso che loro due ci guardano, ci seguono, ci aiutano». (altro…)
Mag 5, 2011 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

(da sinistra) Anna Fratta e Barbara Schejbal con Giovanni Paolo II
«Ricordo il primo incontro, negli anni settanta, con l’allora cardinale Wojtyla, quando andammo a presentarci. Il Movimento dei focolari in Polonia era agli inizi. Mi colpì la sua umanità, la capacità di ascolto, il rispetto verso ognuno, che ti metteva subito a tuo agio. Ci ascoltò con grande interesse, raccolto in un silenzio profondo. Si intuiva che era colpito dalla grandezza del carisma alla base del Movimento. Ci incoraggiò ad andare avanti: “La grazia per portare avanti il Movimento l’avete voi, il carisma è stato trasmesso a voi, non vi metto accanto un sacerdote. Noi potremmo rovinare tutto. Fate, vivete e poi mi riferite…”. Per capire il significato di queste parole che esprimevano la sua fiducia nel carisma di Chiara Lubich, bisogna pensare che in Polonia, allora, era tutto guidato dalla Chiesa istituzionale: a capo di ogni gruppo c’era sempre un sacerdote. E questa fiducia non è mai venuta a mancare. Ci ha seguito sempre con stima, rispetto e amore. Ho ancora vivo l’ultimo incontro con lui, nel settembre del 1978, poco prima che fosse eletto Papa. Venne da noi la sera tardi. Avevamo un incontro con alcune famiglie, in un convento di suore. Erano i tempi del regime comunista e il Movimento doveva muoversi con prudenza nella “clandestinità”. Il Cardinale era visibilmente stanco, ma voleva essere tra noi. Fu colpito dall’atmosfera, dalle esperienze che alcune coppie gli raccontarono, tanto che, ad un certo punto, disse, tra l’altro: “Voi avete messo al centro l’uomo con la sua dignità. Il vostro carisma affonda le sue radici nel Vangelo. Qui si sente che lo Spirito Santo è in atto…”.
Quando era ancora a Cracovia, Karol Wojtyla conosceva Chiara Lubich solo attraverso i suoi scritti. Subito dopo la sua elezione volle incontrarla. In quei giorni mi trovavo in Italia e ricevo una telefonata: era il segretario del Papa, Stanislao Dziwisz, che io conoscevo molto bene. Mi dice che il S. Padre ci invita alla sua messa, Chiara e me, il giorno seguente alle ore 7. Partimmo quella mattina prestissimo, Chiara, Eli Folonari e io, emozionate, si capisce. Quando arrivammo c’erano ancora tutte le impalcature per il Conclave, e dovemmo fare un lungo giro per arrivare all’appartamento del Papa. Ho ancora nell’animo quella Messa, nella piccola cappella privata del Papa. C’era un raccoglimento, un’atmosfera particolare, una presenza di Dio. C’eravamo noi tre, il Papa con don Stanislao e due o tre suore polacche.
Dopo la Messa, il S. Padre salutò Chiara. Ricordo ancora con quanto rispetto, con quanta stima e amore si rivolse verso di lei. Le chiese di fargli avere una “mappa” in cui fossero segnati i posti dove eravamo. “Così, – disse – so dove appoggiarmi!” Fu l’inizio di un’amicizia, di un’unità sempre più forte tra due persone chiamate da Dio a fare opere grandi, due persone a cui Dio dette due doni per la Chiesa e per l’umanità tutta».
di Anna Fratta
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Mag 4, 2011 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Alla vigilia della Pentecoste del 1998 Giovanni Paolo II chiamò a raccolta in Piazza San Pietro i movimenti, i gruppi e le nuove associazioni ecclesiali. Tra gli altri era presente anche il Movimento dei Focolari rappresentato dalla fondatrice, Chiara Lubich. In quell’occasione Papa Wojtyla riconobbe pubblicamente il ruolo di queste realtà nella Chiesa, come mai era stato fatto prima. E in quell’occasione Chiara si impegnò di fronte a lui per la crescita del rapporto di comunione tra i movimenti stessi.
Audio È stato veramente il protettore dei movimenti, perché ha riconosciuto in essi il soffio dello Spirito Santo per la Chiesa. Però proprio in quell’occasione ha anche chiesto ai movimenti di uscire da una specie d’infanzia e di produrre frutti maturi di comunione e di impegno. Papa Wojtyla ha seguito da vicino il Movimento dei Focolari lungo tutto il suo Pontificato… Possiamo dire veramente che abbiamo sentito molto spesso il suo amore di predilezione: nei suoi sguardi, nei suoi saluti, ma anche in tanti gesti concreti. E’ stato lui – per esempio – che ha voluto mettere a disposizione del Movimento l’ex Sala delle Udienze di Castel Gandolfo, che è diventato il nostro Centro Mariapoli dove si susseguono incontri tutto l’anno; e poi come non ricordare la visita fatta al Centro del Movimento dei Focolari: in quell’occasione è stato bellissimo come lui ha ricordato proprio il radicalismo dell’amore, che indicava come una caratteristica del Movimento dei Focolari. Giovanni Paolo II aveva anche un’intesa personale molto profonda con Chiara Lubich: su che cosa si fondava questa sintonia spirituale? Io credo che ci fosse, intanto, proprio questa spiritualità di comunione che lui sentiva presente per un carisma in Chiara, vissuta da tutto il Movimento e che lui agognava per tutta la Chiesa. Poi credo anche l’apertura che trovava in Chiara e nel Movimento verso tutti gli uomini, senza differenza di classi sociali, di religioni, di nazionalità e che corrispondeva al suo sguardo sull’uomo, a questa sua fede nel valore dell’uomo al di là di qualsiasi cosa.
Maria Voce, dal suo punto di vista personale, chi è stato Giovanni Paolo II e che cosa in particolare – pensa – che voglia ricordare oggi alla Chiesa e a tutta l’umanità? E’ stato un grande, in tutti i sensi e sotto tutti gli aspetti. Quello che mi sembra molto importante è stato questo riconoscere in qualunque uomo il Figlio di Dio e, quindi, questa altissima dignità che lui riconosceva negli uomini a tutte le latitudini e che lo portava a privilegiare i rapporti con chiunque e che ha dato anche un grandissimo impulso a tutti i dialoghi nella Chiesa: io ero ad Istanbul quando è venuto nel ’79 in visita al Patriarca Demetrio e ricordo la sua gioia nell’incontrare questo Patriarca ecumenico. Penso inoltre che la sua figura possa dare alla Chiesa e al mondo questa speranza e questa fiducia nell’azione dello Spirito Santo, che nei momenti più bui torna sempre a riprendere in mano le sorti della Chiesa. Questo lui lo ha detto e testimoniato soprattutto con la sua apertura nei confronti dei giovani che sono accorsi sempre numerosissimi ai suoi inviti, perché sentivano in lui la Chiesa-giovane. Quindi addita anche all’umanità, la Chiesa come una Chiesa giovane, bella, capace di dare le sue risposte alle esigenze dell’uomo di oggi. Dal Radio Giornale di Radio Vaticana del 30 aprile 2011 Papa Wojtyla: le testimonianze di Kiko Argüello, Marco Impagliazzo, Maria Voce e Andrea Olivero (altro…)
Apr 29, 2011 | Cultura

Papa Wojtyla aveva sorpreso tutti, il 13 maggio 2000, quando elevò agli onori degli altari Giacinta e Francesco Marta, i fratellini che assieme alla cugina Lucia, erano stati testimoni delle apparizioni di Fatima. I primi bambini non-martiri ad essere stati beatificati.
In quell’occasione il papa ringraziò la beata Giacinta «per i sacrifici e le preghiere recitate per il Santo Padre, che aveva visto soffrire tanto», con un chiaro riferimento alle rivelazioni che avevano preannunciato il ferimento del pontefice avvenuto il 13 maggio 1981.
Karol Wojtyla li amava ed ha sempre avuto una predilezione per loro, i più piccoli. E in vista della sua prossima beatificazione, Città nuova pubblica un libro rivolto al pubblico dei più piccol,
Un amico in Paradiso. La vita di Giovanni Paolo II raccontata ai bambini. I disegni sono di Gerardo Carnimeo e il testo di Matthias Bolkart, Christiane Heinsdorff e Laura Putzu che da anni si occupano dei gen 4, i bambini dai 4 ai 9 anni del Movimento dei focolari.
Abbiamo raggiunto al telefono le due autrici.
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