Movimento dei Focolari
Vangelo vissuto: in famiglia

Vangelo vissuto: in famiglia

1517778_ArticoloRiconciliazione Anni fa mia madre e i suoi fratelli vendettero una proprietà. Uno degli zii, insoddisfatto della parte ricevuta, s’era opposto alla vendita di un rudere rimasto, rompendo ogni rapporto con gli altri. Considerando assurdo questo litigio per quattro pietre, sono andata a trovarlo con la mamma, portando in dono un libro sulla famiglia con delle esperienze positive. Con lo zio litigioso si è trattato soprattutto di ascoltare le sue ragioni, capire i motivi del suo rancore. Solo poco prima di andare via, ho potuto dirgli qualcosa sul valore della pace in famiglia. Con mia sorpresa si è offerto di accompagnarmi in auto al pullman e, nel salutarmi, ha abbracciato anche sua sorella che prima non aveva neanche salutata. M. F. L. – Italia Non sarebbe nata I genitori e le amiche la spingevano ad abortire. Ma lei, ragazza madre, sicura di poter contare su di noi, ha tenuto duro e ha dato alla luce Maria, una bambina bella ma gracile. Per cinque mesi ce l’ha affidata per completare i suoi studi all’estero. A volte ci chiedevamo se avevamo fatto bene: con nessuno dei nostri figli ci siamo dovuti svegliare tante volte di notte, nessuno è stato così ammalato come Maria! Ma poi un pensiero: senza la nostra disponibilità Maria non sarebbe neanche nata e sua madre chissà dove sarebbe finita. Quando è ritornata, i suoi l’hanno accolta. Un anno dopo si è sposata ed ora ha tre figli. F. Z.- Repubblica Ceca Solidarietà Da circa dieci anni sto vivendo con il babbo l’evolversi della sua malattia: al posto del negoziante del corso pronto alla battuta con tutti e del nonno orgoglioso dei suoi nipoti, c’è ora una persona dipendente in tutto dagli altri. Dopo l’iniziale ribellione da parte mia, che vedevo tutto il negativo della situazione, mi sono accorta che questa malattia ha messo in moto tanta solidarietà. Ci sono infatti persone che vengono a far compagnia alla mamma, i parenti si sono fatti più attenti e disponibili… E poi c’è la badante filippina che ha un ottimo rapporto con noi tanto da essere considerata una di famiglia: abbandonata dal marito, venire ad assistere il babbo le ha permesso di mantenere i suoi tre figli. N. B.- Italia Un filo d’oro I nostri figli avevano appena terminato gli studi superiori quando mio marito si è ammalato gravemente, lui che era forte come una roccia. È cominciato il suo calvario di degenze e debilitanti interventi chirurgici. Avendo come nostro unico sostegno Dio, Michele ed io ci siamo preparati al distacco ormai vicino. In un momento di confidenza tra noi, mentre il male lo tormentava, mi incoraggiava: «Se una donna meravigliosa. Sono fortunati i nostri figli ad averti per madre». E restituendomi l’anello nuziale, ha aggiunto: «Ti voglio bene, ti voglio bene per sempre. Ti aiuterò di più quando non apparterrò più alla terra». Quando Michele è morto è come se ci avesse portati con sé; nello stesso tempo lo sentiamo accanto a noi vivo come non mai. Un filo d’oro unisce il cielo la terra. L. S.- Italia (altro…)

Ottobre 2014

“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” Gesù si vede già pane.  E’ dunque quello il motivo ultimo della sua vita qui sulla terra. Essere pane per essere mangiato. Ed essere pane per comunicarci la sua vita, per trasformarci in lui.  Fin qui il significato spirituale di questa parola, con i suoi richiami all’Antico Testamento, è chiaro. Ma il discorso si fa misterioso e ostico quando più avanti  Gesù dice di se stesso: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51b) e “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6,53). E’ l’annuncio dell’Eucaristia che scandalizza e allontana tanti discepoli. Ma è il dono più grande che Gesù vuol fare all’umanità:  la sua presenza nel sacramento dell’Eucaristia, che dà la sazietà dell’anima e del corpo, la pienezza della gioia, per l’intima unione con Gesù. Nutriti di questo pane ogni altra fame non ha più ragione di esistere.  Ogni nostro desiderio di amore e di verità è saziato da chi è lo stesso Amore, la stessa Verità. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” Dunque questo pane nutre di Lui fin da quaggiù, ma ci è dato perché possiamo a nostra volta saziare la fame spirituale e materiale dell’umanità che ci circonda. Il mondo non riceve tanto l’annuncio di Cristo dall’Eucaristia, quanto dalla vita dei cristiani nutriti di essa e della Parola, i quali predicando il Vangelo con la vita e con la voce, rendono presente Cristo in mezzo agli uomini. La vita della comunità cristiana, grazie all’Eucaristia, diventa la vita di Gesù, una vita quindi capace di dare l’amore, la vita di Dio agli altri. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” Con la metafora del pane, Gesù ci insegna anche il modo più vero, più “cristiano” di amare il nostro prossimo. Infatti, che cosa significa amare? Amare significa “farsi uno” con tutti, farsi uno in tutto quello che gli altri desiderano, nelle cose più piccole e insignificanti e in quelle che forse a noi importano poco ma che agli altri interessano. E Gesù ha esemplificato in maniera stupenda questo modo di amare facendosi pane per noi.  Egli si fa pane per entrare in tutti, per farsi mangiabile, per farsi uno con tutti, per servire, per amare tutti. Farsi uno anche noi dunque fino a lasciarsi mangiare. Questo è l’amore, farsi uno in modo che gli altri si sentano nutriti dal nostro amore, confortati, sollevati, compresi.

Chiara Lubich

Pubblicata su Città Nuova 2000/14, p.7.


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