30 Gen 2021 | Focolari nel Mondo
La storia di Irena, medico in Lituania aderente al Movimento dei Focolari, nell’est europeo, contagiata dal virus del Covid 19. La fatica della malattia e la forza nell’amore di Dio attraverso la preghiera
“Sono inondata di messaggi e preghiere, non so nemmeno come i miei amici, i conoscenti, i colleghi lo vengano a sapere. Pregano anche amici che non sapevo nemmeno che sapessero pregare. Non immaginavo che così tante persone potessero unirsi in preghiera per la mia salute”. Irena è un medico ospedaliero aderente al Movimento dei Focolari e vive in Lituania, in est Europa. In questi mesi in cui anche il suo Paese è colpito dalla pandemia da Covid–19, insieme al lavoro divenuto estenuante, è stata contagia dal virus e ha sperimentato la fatica della malattia. Ma la sua forza – racconta – è stata la fiducia nell’amore di Dio. La scoperta, poi, di essere unita a tanti nella preghiera ha ripagato i suoi sforzi e dato energia al suo percorso di guarigione. La sua esperienza, infatti, è stata particolarmente dura. Dapprima il lavoro in reparto è proseguito con i ritmi abituali, ma presto il contagio si è diffuso fra i colleghi e Irena si è trovata a lavorare da sola. “Dovevo trovare posti per il personale da mandare in isolamento – spiega – sistemare i pazienti che dovevano essere dimessi perché non c’era nessuno a curarli; contattare i parenti perché potessero prendersi cura di loro. Non c’erano mascherine per i malati e distribuivo le mie. Una volta, con una collega rimasta dopo l’orario di lavoro esaminammo 37 pazienti. Solo la notte era calma, e potevo pregare”. Dopo giornate vissute in ospedale senza riposo, Irena può tornare a casa. Con la consapevolezza però di aver contratto la malattia. Ma un sollievo giunge per lei dal sentire la vicinanza spirituale di Chiara Lubich (fondatrice dei Focolari): “Sulla mensola accanto al mio letto c’era la foto di Chiara sorridente, la vedevo come per la prima volta. Mi sorrideva e io le sorridevo, diventava tutto più facile”. Pian piano i sintomi della malattia si fanno pesanti, ma Irena non si abbandona al dolore. “Persi i recettori del gusto e mi resi conto che anche il senso del gusto è un dono di Dio. Offrivo la mia sofferenza per i miei colleghi e per il mio Paese. Le notti erano molto difficili, ma con me c’era Chiara sorridente”. Quando la malattia si fa più aggressiva il ricovero in ospedale è inevitabile, ma porta nuove prove. “Non avevo più la forza di parlare, fui sottoposta ad un trattamento sperimentale. La responsabile si prendeva cura di me, ma le infermiere dimenticavano di portarmi le medicine e non chiedevano se avevo la forza di prendere il cibo dal carrello. Ma io potevo offrire anche queste difficoltà”. Anche qui l’aiuto arriva da chi le è vicino: “Nella mia stanza c’era una signora con una malattia oncologica, mi portava da mangiare, da bere. Diventammo amiche e quando mi sentivo meglio pregavamo insieme”. Sentirsi unita nella preghiera con i tanti che pregavano per lei ha permesso ad Irena di sentirsi amata, da Dio e dai fratelli. Sono grata a Dio per l’indescrivibile esperienza d’amore che ho vissuto durante la malattia – conclude – perché l’ho sempre sentito vicino e per l’esperienza bellissima della comunione di preghiera, che ha una potenza gigantesca e Dio mi ha permesso di sperimentarlo dal vivo. Mi sento rinata”.
Claudia Di Lorenzi
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16 Set 2018 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Il viaggio apostolico in Lituania, Lettonia ed Estonia sarà, dal 22 al 25 settembre, la prossima tappa internazionale di Papa Francesco, in occasione del centenario della prima dichiarazione di indipendenza dei tre Paesi Baltici dalla Russia. Tra gli eventi più significativi, la preghiera al Museo dell’Occupazione e dei Diritti di Libertà, conosciuto come il Museo delle Vittime del Genocidio, a Vilnius (Lituania), l’incontro ecumenico a Riga (Lettonia) e la visita agli assistiti dalle Opere di Carità di Tallin (Estonia). Particolarmente simbolica la tappa al Museo del Genocidio, così chiamato perché utilizzato dall’organo di polizia segreta dell’Unione Sovietica dal 1944 fino al 1991, quando la Lituania riconquistò l’indipendenza. Oltre a ospitare i funzionari del Comitato per la Sicurezza di Stato, l’edificio fungeva da luogo per gli interrogatori e da prigione per gli oppositori politici del regime comunista. Ma la storia di orrore di questo palazzo parte ancora prima, nel 1941, quando i nazisti invasero la Lituania e l’edificio fu adibito a quartier generale della Gestapo. In tre anni, tra il 1941 e il 1944, solo a Vilnius furono uccise circa 100 mila persone, un terzo degli abitanti della città, perlopiù ebrei. Proprio per ricordare questi orrori dell’occupazione, il Governo ha voluto convertire il palazzo in un luogo della memoria. Nelle diverse tappe del suo viaggio, il Papa renderà omaggio alla storia dolorosa di un popolo che, nonostante le persecuzioni, è rimasto profondamente ancorato alle proprie radici cristiane. (altro…)
15 Feb 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Durante una delle nostre lunghe sere invernali, dopo un’abbondante nevicata, il cortile della scuola è completamente coperto dalla neve. Mi rendo conto che il giorno successivo non potranno entrare gli insegnanti con le loro macchine, né i funzionari che riforniscono la mensa. Telefono a varie ditte e anche a privati, ma tutti mi rispondono che verranno a spalare la neve solo dopo qualche giorno e per una somma considerevole. Dopo un ultimo tentativo, accetto l’offerta di un vicino che mette a disposizione il suo camion con rimorchio. Iniziando il lavoro, però, ci accorgiamo che sul bordo del rimorchio si accumula tanta neve che bisogna spalare a mano. A quell’ora di sera, nella scuola non c’è più nessuno per aiutarci, è rimasta solo un’anziana custode che mi fa presente che, dietro l’edificio scolastico, è radunato a fumare un gruppo di giovani considerati gli scavezzacolli della scuola, più volte segnalati a causa del numero delle assenze, furti e colluttazioni, e a rischio di espulsione. Ma quando le chiedo di andare ad invitarli ad aiutarci, lei, spaventata, si rifiuta: teme che quei delinquenti possano farle del male. Allora mi decido: vado personalmente, pur non aspettandomi il loro aiuto, ed essendo pronto io a spalare la neve dal rimorchio. I ragazzi dapprima sono confusi vedendomi, ma mi salutano cordialmente. Dico loro che sono l’unica speranza perché la scuola che, anche loro tanto amano, possa funzionare normalmente. Non pronunciando neanche mezza parola spalano la neve lavorando un’ora intera! Quando li ringrazio dell’aiuto rispondono che non sono, poi, così cattivi come alcuni insegnanti pensano… È stata un’ulteriore riprova che in ciascuno c’è un positivo da cogliere e che aspetta solo di trovare l’occasione giusta per manifestarsi. È iniziato un rapporto più fiducioso ed aperto». È il racconto di Paulius Martinaitis, volontario dei Focolari della Lituania; il modo con cui affronta la sua attività professionale di direttore di una scuola superiore di Vilnius. «Infatti ho capito – conclude Paulius – che offrire ai giovani uno spazio di fiducia permette loro di uscire dalla gabbia di comportamenti trasgressivi in cui a volte si rinchiudono e dalle etichette che noi stessi diamo loro». (altro…)
6 Gen 2013 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Ciao, sono Jolanta, una gen ortodossa della Lituania. Partecipo al Movimento dei Focolari da poco tempo, ma ho sempre creduto in Dio e fin da piccola ho sempre vissuto con la comunità della mia Chiesa. Tutto ciò almeno fino al periodo “tempestoso” della mia adolescenza, quando, anche per il fatto che non c’erano altri giovani nel gruppo, mi sono scoraggiata, ho smesso di essere attiva, allontanandomi. In Lituania la maggioranza della popolazione è cattolica, mentre io sono ortodossa e russa. Un amico, sapendo che volevo donarmi agli altri per Dio, mi invitò a conoscere dei “suoi amici cattolici che mi sarebbero dovuti piacere”. Con loro mi sono immediatamente sentita in famiglia e questa sensazione è cresciuta quando ho partecipato alla Mariapoli, un convegno di più giorni con persone di varie età, dove ho trovato un’atmosfera speciale di unità e amore reciproco. Comunicando questa mia gioia qualcuno mi ha detto: “Questa realtà dovresti viverla anche nella tua chiesa”. Ho sorriso, però mi sembrava impossibile. Con altre ragazze che condividono la spiritualità dell’unità, le gen, abbiamo organizzato il “Caffè dei giovani”, un luogo dove si organizzano serate a tema, progetti e attività di svago alternative, dove si promuovono l’occupazione, la creatività e la socialità dei giovani. In una di queste serate abbiamo invitato i giovani della Comunità Ortodossa e così ho ricominciato a riprendere il rapporto con loro e tutto è andato così bene che un loro gruppo ha partecipato anche a Run4Unity. Dopo tutto questo ho ricevuto una lettera dal responsabile della Comunità Ortodossa che mi invitava a partecipare alle loro attività e a condividere con loro l’esperienza fatta con i giovani del Movimento dei Focolari, perché questo tipo di esperienza gli mancava. Questa lettera mi ha davvero commossa, e subito ho aderito.
Ho cominciato a partecipare agli incontri dei giovani e mi è stato chiesto di dare una mano al campeggio estivo dei bambini. Per poter accettare ho smesso di cercare lavoro, anzi ho dovuto persino rifiutare diverse offerte che mi sono arrivate. Sono partita con alcuni timori, perché non avevo esperienza di organizzazione, ma mi era chiaro l’obiettivo: costruire ponti di unità. Adesso posso solo ringraziare Dio perché con gli altri organizzatori alla fine eravamo proprio una famiglia. In questo momento ho addirittura tre “famiglie”: la mia naturale, la mia Chiesa e il Movimento dei Focolari. Sono figlia unica e mi sono sentita sempre un po’ sola, mentre ora ho tantissimi veri fratelli e sorelle. Dopo il campeggio sono entrata ancora di più nella vita della Comunità Ortodossa, ora partecipo a tante attività, che io stessa aiuto a organizzare. Vi rivelo un segreto: abbiamo in programma di organizzare una festa di Natale, che dovrebbe tenersi a metà gennaio (perché noi ortodossi festeggiamo il Natale il 7 gennaio). Questa sarà una bella opportunità per i giovani ortodossi e per quelli del Movimento dei Focolari per unire le forze e realizzare una bella festa insieme. Aver conosciuto questa spiritualità mi ha ridato la fiducia nella Volontà di Dio e quando hai questa fiducia, i miracoli avvengono davvero ogni giorno. Chiara Lubich diceva: “La vita è fatta di attimi presenti, e solo questi hanno valore per chi vuole realizzare qualcosa”». (altro…)
25 Mag 2012 | Centro internazionale, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Abbiamo sperimentato che la nostra diversità non è un motivo di divisione, ma rappresenta una molteplicità di doni e una risorsa”. È uno stralcio del Manifesto che è stato letto allo Square Meeting Center di Bruxelles, a conclusione della giornata di Insieme per l’Europa 2012. Più di mille persone riunite a Bruxelles da ogni parte d’Europa e altre decine di migliaia collegate via satellite in 22 Paesi, hanno rivolto un messaggio di speranza, unità e pace all’Europa. “Insieme per l’Europa” ha una caratteristica inedita che la rende originale da tutte le altre manifestazioni europee: è la realizzazione – in contemporanea all’incontro di Bruxelles – di una capillare rete di eventi promossi in altre 144 città di tutta l’Europa. Piccole e grandi manifestazioni realizzate in punti di alto profilo simbolico per i singoli Paesi e città. Hanno avviato percorsi di collaborazione tra movimenti e comunità ecclesiali. Rapporti che aprono oggi spiragli di speranza per future iniziative da promuovere insieme per il bene comune delle comunità locali. Da Breslavia, Polonia, a Belfast, Irlanda. Da Oslo, Norvegia, a Malta. Molteplici sono state le iniziative che hanno coinvolto persone di tutte le età, condizioni e convinzioni.
Ad Augsburg, in Germania, il programma è iniziato con un flashmob nella piazza centrale della città: si sono lanciati in aria sette palloni giganti ognuno contraddistinto da uno dei sette “Si” che hanno caratterizzato fino ad oggi l’impegno dei movimenti e delle comunità per la famiglia, la vita, la pace ed un’economia più equa. A Breslavia, in Polonia, l’iniziativa ha voluto mettere in rilievo il delicato processo di incontro e di riconciliazione tra i popoli della Polonia e della Germania (ferito durante la seconda guerra mondiale) con una manifestazione dal titolo “I cristiani della Germania e Polonia insieme per l’Europa”. Ad Ischia, in Italia, una catena umana “ha abbracciato” il perimetro dell’isola come simbolo insieme di difesa dell’ambiente e di accoglienza. Ancora in Italia, a Firenze, è la Sala dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, ad ospitare il collegamento in diretta con lo Square Meeting Center di Bruxelles. E se, per una parte dei Movimenti e Comunità cristiane il percorso di fraternità di “Insieme per l’Europa” ha un’esperienza di anni, per altri l’edizione del 2012 è stata l’occasione di provare dal vivo il significato di conoscersi meglio e di lavorare insieme. Così si esprime una coppia di Laudau, in Germania: “Bruxelles 2012 è stata la scusa per conoscerci meglio, interessarci di Movimenti dei quali prima non conoscevamo nemmeno il nome. Si sente grande entusiasmo e voglia di concentrare le nostre forze per rinforzare l’anima cristiana dell’Europa cominciando dalla nostra città”.
Sono queste storie di collaborazione e di fraternità che danno oggi la possibilità di credere che è possibile dare all’Europa quella speranza di cui Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, parlava nel suo intervento a Bruxelles: “La più grande miseria europea è la mancanza di speranza”. Per questo “si deve generare un clima di simpatia e di solidarietà, un senso del destino comune deve risorgere, reti sociali debbono rinascere”. “Insieme per l’Europa – ha sottolineato Maria Voce nel suo discorso – è un’impresa affascinante: abbiamo la possibilità, anche attraverso la manifestazione di oggi, di testimoniare alle donne ed agli uomini del nostro tempo che abitare la terra in uno spirito di comunione apre un futuro di fraternità e di pace ai singoli, ai popoli, al nostro continente e all’umanità intera”.
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