Mar 22, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
“Il più bello, il più commovente concerto che ho visto”. “La vostra musica fa bene all’anima”. “Non posso più essere indifferente al mondo che mi circonda: devo fare qualcosa”. Con questi e altri accenti, gli spettatori hanno espresso la loro approvazione a “On the other side” (dall’altra parte), l’ultimo concerto della band internazionale Gen Verde, presentato a Hong Kong, Macao e in 4 città di Taiwan (Haulien, Taipei, Kaoshiung e Taichung).
Gen Verde, una band tutta al femminile composta da una ventina di elementi provenienti da 14 Paesi di 4 continenti. Donne che ricoprono tutti i ruoli: autrici, cantanti, musiciste, ballerine, addette alle luci, al mixer audio-video, al management, ecc. Donne che, in teatri e stadi gremiti e carichi di partecipazione, offrono un repertorio intrecciato di storie personali, appelli, evocazioni, col quale dare voce al loro ideale di unità, presentato come elemento base per far camminare l’umanità verso la fraternità universale. Al ritmo di un’avvolgente pop music dai toni più vari, si susseguono i brani, completati da coreografie che ne rafforzano il significato; mentre sullo schermo si accendono le parole-chiave, assemblate da grafica e immagini di grande impatto artistico.
S
arà perché alcuni brani sono stati presentati nelle lingue locali rendendone diretto il messaggio. Sarà ancora perché nei giorni precedenti il concerto, in tre di queste città, con l’appoggio della locale comunità del Focolare hanno coinvolto studenti delle scuole superiori e università nel progetto “Start Now” e col linguaggio universale della musica hanno portato i giovani ad un dialogo oltre le diversità per costruire “insieme” lo spettacolo. Sta di fatto che ad ogni esibizione, la partecipazione e l’entusiasmo sono stati molto vitali. Nel senso che i partecipanti hanno voluto impegnarsi con le artiste nel messaggio da esse lanciato.
I giovani asiatici hanno dimostrato una grande sensibilità nell’accogliere il messaggio del Gen Verde. Anche a questa latitudine si è confermata, l’attesa delle nuove generazioni di voler condividere ciò che vivono, uscendo dagli stereotipi nella ricerca di legami improntati alla fiducia e all’altruismo. “Tanti di loro – racconta un’artista del gruppo – ci confidavano la fatica di vivere in una società competitiva nella quale si è sempre sotto pressione. Nello stesso tempo dimostravano una spiccata sensibilità ai temi dell’ambiente, della pace, della fraternità universale, del dialogo con tutti”. “Ci avete dato coraggio, energia, entusiasmo, speranza”, ha lasciato scritto al Gen Verde uno di questi giovani. E una ragazza: “Dappertutto ci spingono ad essere i primi della classe; da voi abbiamo imparato che dobbiamo seguire la nostra coscienza ed essere veri”. E un imprenditore: “Guardando i giovani questa sera dico: con giovani così Hong Kong è salva!”. Dopo le sanguinose sommosse che pochi giorni prima avevano traumatizzato la città, il concerto aveva riacceso in lui la speranza.
Vivere per un mondo più unito là dove siamo. È questo il messaggio che resta in fondo al cuore di chi si imbatte col Gen Verde, di qualsiasi cultura e credo esso sia. Perché in ciascuno di essi rimane la convinzione che insieme c’è davvero la forza per fare del mondo un posto migliore. Foto galleria Hong Kong Foto galleria Taipei (altro…)
Nov 3, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Sinfonia Via della Seta”, “Terra Promessa”, “Fratello Sole, Sorella Luna”, “Matteo Ricci”… sono alcune delle originali sculture presentate alla Mostra di Macao (26 settembre-9 novembre). Sono frutto delle esperienze personali di Lau Kwok-Hung, in arte Hung. Nato nel 1953 a Hong Kong, l’artista risiede dal 2000 nel centro internazionale di Loppiano, dove lavora nel suo Atelier traendo ispirazione dalla spiritualità dell’unità. Invece del tradizionale scalpello, Hung usa una fiamma ossiacetilenica a 3000 C°. Goccia a goccia: è così che Hung realizza le sue sculture, che sembrano simulare pennellate calligrafiche cinesi, ma uno sguardo più attento rivela un intreccio di tondini di ferro che formano figure umane in movimento.
Ciascuna delle opere esposte a Macao è insita la qualità “andante”che dà il titolo alla mostra. Un termine che ci tuffa nel panorama musicale, con metrica e ritmo, ma anche indica un movimento di uscita, alla scoperta dell’altro. Incontriamo Hung al suo rientro dall’Asia. Come è nata questa straordinaria esperienza della prima personale in Cina? «Nel mese di febbraio di quest’anno, trovandomi a Macao, sono stato invitato alla Sede del Governo da Madam Florinda Chan (Secretária para a Administração e Justiça), per incontrarmi con diversi responsabili dell’Instituto para os Assuntos Cívicos e Municipais. Al termine della mia presentazione sul mio “iter” artistico, i responsabili erano unanimi nel decidere di realizzare, entro l’anno, una mostra delle mie sculture. Hanno proposto come luogo dell’esposizione il prestigioso Casas-Museu da Taipa. Inoltre, hanno deciso di provvedere al viaggio, alla la pubblicazione di un catalogo trilingue (cinese, portoghese, inglese), all’allestimento della mostra e alle spedizioni via aerea delle mie sculture». È la tua prima personale in Cina? «In passato ho fatto delle mostre collettive, ma questa è la mia prima mostra personale in Asia. Dietro le quinte, tanti hanno collaborato per il buon esito del progetto. Voglio ricordare in particolare Nico Casella, il quale ha guidato il percorso burocratico per ottenere tutti i documenti necessari e si è prodigato per assicurare il buon esito delle spedizioni; e Julián Andrés Grajales, mio stretto collaboratore all’Atelier; ma dovrei nominarne tanti… Il Vernissage, il 25 settembre, ha segnato l’apertura dell’evento che sarebbe durato un mese e mezzo. Per l’occasione, Madam Florinda Chan mi ha invitato a condurre un tour guidato, presentando brevemente le mie sculture agli ospiti».
Quanto tempo sei rimasto a Macao? «10 giorni, durante i quali ho potuto incontrare tante persone e dialogare con loro, sia nelle conferenze che nelle visite da me guidate. Particolarmente interattivo è stato l’incontro con 700 studenti del Colégio Mateus Ricci, che manifestavano genuine espressioni di stupore e di gratitudine; ma, anche s’interessavano sulla tecnica, sulle ispirazioni, sullo stile». Ci sono state sorprese? «Sì! Una delle tante è stata che la Direzione del Colégio Mateus Ricci, per anticipare le celebrazioni nel 2015 del 60° anniversario dell’Istituto, ha deciso di acquistare una mia opera: il tondo dedicato proprio a Matteo Ricci, uomo di dialogo». Cosa ti rimane di questa esperienza asiatica? «Ho una grande gratitudine in cuore per i rapporti costruiti con tanti… l’unità è stata protagonista». (altro…)