Movimento dei Focolari

Encontro para religiosos e consagrados na Mariápolis Ginetta

O encontro começa com a celebração da missa no dia 9/01 às 18h30 e termina no dia 14/01 com o almoço. Serão dias de aprofundamento sobre um dos pontos da espiritualidade da Unidade do Movimento dos Focolares, Jesus Abandonado, que será também o tema de aprofundamento durante todo o ano para todos os participantes do Movimento. As inscrições podem ser feitas pelo site www.cmginetta.com.br. Os participantes devem levar roupa de cama. Convide religiosos, religiosas e amigos de vida consagrada que conheça.

Iraq, prove di rinascita

Iraq, prove di rinascita

20161013-01Instabilità politica, precarietà economica, corruzione, estremismo religioso, riduzione dell’offerta educativa. Sono solo alcune delle cause che spingono la popolazione irachena ad una migrazione senza precedenti. Oggi rimanere in Iraq è una scelta davvero difficile. Specie se sei cristiano. Eppure l’Iraq dispone di notevoli risorse naturali e il suo popolo è ricco di umanità e di grande capacità di inclusione. Basti pensare alla pluralità delle culture, di lingue, religioni, alle varie etnie che per secoli hanno saputo convivere in pace. Habitat del patrimonio cristiano fin dalle sue origini, da duemila anni l’Iraq è stata la casa naturale di comunità cristiane molto vive. Con l’imperversare delle guerre sono però diventate, oggi, oggetto di discriminazione e persecuzioni. L’evento più atroce è stato due anni fa, quando estremisti ISIS hanno preso Mossul e tutta la pianura attorno: in poche ore migliaia di cristiani hanno dovuto abbandonare le loro case e, con i soli vestiti addosso, fra mille disagi e pericoli, sono dovuti sfollare e poi emigrare verso la Giordania o il Libano dove hanno trovato asilo in improvvisati campi profughi. Secondo alcune statistiche i cristiani in Iraq erano un milione e mezzo (2003), oggi non raggiungono i 300.000. Anche la comunità dei Focolari ha subito gli effetti devastanti di questa barbarie. Ma sia quelli che hanno lasciato il Paese, sia chi è rimasto – concentrati nelle città di Erbil, Baghdad e Bassura, e a Dohuk – cercano di trasmettere pace ovunque, costruendo ponti di solidarietà. Tuttavia, mentre ai convegni estivi di più giorni tipici dei Focolari, le Mariapoli, in passato c’erano oltre 400 persone, a quello tenutosi dal 9 all’11 settembre di quest’anno erano appena in 40. Ma il calo numerico non ha influenzato il profilo qualitativo, decisamente cresciuto in intensità e profondità, anche perché il tema centrale metteva l’accento sui rapporti interpersonali da vivere all’insegna della misericordia. Ospiti di un convento a Sulaymaniya, vicino al confine con l’Iran, i partecipanti hanno vissuto tre giorni di vere e proprie esercitazioni nell’amore reciproco. Racconta Rula, focolarina giordana del focolare di Erbil: «Abbiamo pregato, giocato, passeggiato in un’atmosfera di famiglia, sperimentando la vera comunione. Nel momento dedicato alla famiglia è scattata una tale condivisione che ha permesso di parlare del rapporto di coppia, della sfida dell’immigrazione, della conciliazione lavoro-famiglia, dell’educazione dei figli… Mentre i giovani, attraverso coreografie, hanno mostrato come diventare ponti l’uno verso l’altro». La Mariapoli ha avuto anche la presenza del vescovo di Baghdad mons. Salomone, che ha infiammato tutti con le sue parole: «Gesù ci chiede di essere lievito per questo mondo. Sono contento che abbiate scelto questa città per incontrarvi perché, anche se siete pochi, sicuramente lascerete qui la tipica impronta di chi è seriamente impegnato a vivere il Vangelo». Il focolare cerca di sostenere quanti sono rimasti, come anche chi si decide per la partenza, proprio perché sa che non è facile, specie per i giovani, vivere senza poter progettare il proprio futuro. «Vediamo che nonostante siano all’estero continua Rula –  vogliono ancora rimanere in contatto. Un giovane, da un campo rifugiati ci ha scritto che la spiritualità dell’unità è l’unica luce che lo sostiene e che il cercare di amare gli altri dà un senso alla snervante attesa che sta vivendo». Fra le tante esperienze condivise in Mariapoli, emblematica quella di un chirurgo di un ospedale pubblico. Poiché i medici non ricevono regolarmente gli stipendi, essi cercavano di programmare gli interventi nel pomeriggio, quando cioè sono a pagamento. Ma lui ha deciso di aiutare il maggior numero di persone possibile e fissa tutti i suoi appuntamenti al mattino. All’inizio i colleghi lo criticavano, ma poi piano piano hanno deciso anche loro di fare come lui. (altro…)

Lo “spirito di Primiero” e la pace tra i popoli

Lo “spirito di Primiero” e la pace tra i popoli

Fiera_di_PrimieroAnno 1959. A Fiera di Primiero si svolgeva, nel paesino trentino, l’ultima delle prime Mariapoli, etimologicamente “città di Maria”, uno degli appuntamenti tipici del Movimento dei Focolari nei quali, per alcuni giorni, adulti, giovani e bambini, persone delle più varie provenienze, si ritrovano con lo scopo di vivere un’esperienza di fraternità, alla luce dei valori universali del Vangelo. Oggi questi incontri si svolgono ogni anno in numerosi Paesi del mondo proponendo, in contesti diversissimi, la “regola d’oro” che invita a fare agli altri quello che si vorrebbe fosse fatto a sé. Il 22 agosto di quell’anno, nel pieno della “guerra fredda” che contrapponeva il blocco occidentale a quello sovietico, i partecipanti della Mariapoli, provenienti da ben 27 nazioni, decisero di consacrare a Maria sé stessi ed i propri popoli d’appartenenza. La formula di consacrazione fu letta in ben nove lingue presenti e quel “popolo” comprese che la vita di unità, scoperta e sperimentata in Primiero era destinata a diffondersi in tutto il mondo. Oggi, in tempo di “scontro di inciviltà”, i rapporti fra gli stati sembrano al massimo disordine ed è perciò evidente l’importanza dei propositi di quell’evento del ’59,tanto che il nuovo riunito Comune di Primiero ha ospitato, il 27 e 28 agosto, il convegno “I Popoli nella Famiglia umana”, che ha avuto come relatori il giurista Gianni Caso, presidente onorario di Corte di Cassazione, e Vincenzo Bonomo, direttore del corso di laurea in Giurisprudenza presso la Pontificia Università Lateranense. In questo tempo non si parla di popoli, ma semmai di stati. I popoli sono aggregazioni naturali con diritto all’autodeterminazione; gli stati arrivano perfino a negare l’esistenza di popoli indigeni, che pure esistono, per non doverne eventualmente riconoscere il diritto all’autodeterminazione. Si preferisce parlare di “società civile” che ha, al massimo, un’opinione: i popoli non hanno un’opinione, hanno un diritto ad autodeterminarsi e possono, spesso vorrebbero, rivendicarlo. «La pace dei popoli è l’ordine voluto da Dio», affermava Chiara Lubich ed affidava a Maria i popoli, non gli stati. Li affidava alla difesa di Maria perché i popoli hanno diritto alla difesa. «Oggi non c’è più guerra fredda – afferma Bonomo – ma c’è una pace fredda che è forse peggio perché è una pace, o presunzione di pace, non basata su valori condivisi». Cosa rimane oggi di quel “patto” del ’59? L’enunciazione di quei principi è oggi quanto mai attuale per orientarsi nel difficile panorama geopolitico. Secondo i relatori rimane il metodo di lettura dei fatti; rimane l’importante strumento della visione di un mondo unito che non abolisce le differenze ma le esalta. Oggi c’è voglia di riscoprire i valori profetici sanciti in quel lontano ’59 e le persone presenti all’incontro hanno mostrato passione e convinzione. Uno dei politici locali, sindaco degli ex comuni confluiti nell’unificato comune di Primiero, ha affermato che la Mariapoli di Primiero non deve essere per la valle un richiamo turistico ma deve finalmente, con i suoi valori” cambiare la nostra vita”. C’è voglia di far crescere il patrimonio di valori lasciato da Chiara Lubich e fare del Primiero un laboratorio di fraternità tra popoli. Un percorso che si è rivelato anche nella recente non facile unificazione dei quattro comuni, (Fiera di Primiero, Siror, Tonadico e Transacqua), quattro piccoli “popoli” che, per il bene comune, hanno scelto la comunione. Coloro che hanno vissuto quell’esperienza di oltre 50 anni addietro parlano di «semi piantati che bisogna continuare ad annaffiare». Nella discussione si pone un collegamento ideale tra lo “Spirito di Assisi”, nei rapporti tra le religioni e lo “Spirito di Primiero” nei rapporti tra i popoli. La domenica mattina del 28 agosto 2016, nella gremita Pieve di Fiera, si è ripetuto l’atto di consacrazione con la “formula” recitata nel 1959 in quella stessa chiesa. Un segno di festa per una nuova profonda, responsabile idea di pace. di Roberto Di Pietro Fonte: Città Nuova (altro…)