13 Nov 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Donna del carisma o donna dell’azione. Eppure dovrebbe esserci posto anche per la donna del pensiero, mentre non viene avvertito come essenziale il suo contributo al magistero. Poche donne sono coinvolte nella pastorale familiare, poche hanno cattedre di teologia e rarissima è la loro presenza nella formazione dei sacerdoti. «La fotografia della situazione attuale è abbastanza esatta. La donna è poco considerata nel suo contributo di pensiero, anche perché ha avuto scarse possibilità di svilupparlo. Solo di recente è stata ammessa nei collegi pontifici, dove si studia la teologia. Certo, è vero che ci sono state donne sapienti e donne che hanno dato un contributo di pensiero, ma qualche volta più per ispirazione diretta dello Spirito Santo – come le grandi donne che sono state fatte dottori della Chiesa –, che non per aver sviluppato il loro pensiero attraverso lo studio e il confronto con altri pensatori. La donna ha dovuto sempre ricoprire altri ruoli nella Chiesa e nell’umanità». Sul tema della donna, Francesco ha offerto solo degli accenni. Lui si affida più che a momenti speculativi alla fecondità degli incontri. Come valuteresti una sua iniziativa che desse vita a un comitato permanente, un F8, formato da donne con grandi responsabilità nella Chiesa? «Reputo che ci sia ancora da aspettare per vedere un corpus solo femminile a disposizione del magistero della Chiesa. Preferisco comunque che la donna stia insieme con gli uomini, non staccata a manifestare la propria differenza. Serve perciò entrare negli organismi di consultazione, di pensiero o di decisione, che piano piano si stanno sviluppando nella Chiesa e far ascoltare la sua voce femminile. Non penso perciò a un F8 ma a un 8 di qualche tipo dove siano rappresentati uomini e donne, perché ognuno ha la sua peculiarità, ed è quella peculiarità che serve alla Chiesa. Un organismo del genere mi entusiasmerebbe». Come vedresti il conclave con la presenza di superiori e superiore generali di ordini religiosi e di presidenti di aggregazioni ecclesiali internazionali? Sarebbe un riconoscimento per la donna? «Vorrei distinguere il conclave come assise in cui si prepara l’elezione del papa e il conclave come momento di votazione per l’elezione del papa. Mi sembrerebbe particolarmente utile se nella prima fase ci fosse la presenza anche di persone che svolgono un ruolo nella Chiesa e possono apportare il contributo della loro esperienza, sicuramente diverso ma non meno importante di quello dei cardinali. «Da quello che riferisce papa Bergoglio, le riunioni precedenti l’elezione si sono rivelate determinanti per le sue attuali prese di posizione e per il suo modo di condurre la Chiesa verso determinati traguardi. Allora, se quelle analisi fossero maturate in un contesto ecclesiale più vasto di quello limitato ai soli cardinali, sono sicura che sarebbero stati offerti all’attuale papa contributi più preziosi. Poi, che queste persone siano ammesse a votare per l’elezione del papa, è al momento secondario. Vedremo gli sviluppi, la storia della Chiesa è guidata dallo Spirito Santo». Domani squilla il tuo cellulare. È papa Francesco che ti invita a raggiungerlo per un dialogo su donna e Chiesa. A quali argomenti porresti la priorità nell’incontro con lui? «Proprio a lui che ci ha parlato della sua nonna e di sua mamma, chiederei se questa esperienza con le donne della sua famiglia non lo aiuti a ispirare anche un’apertura alle donne nel magistero della Chiesa. Insomma, mi piacerebbe se si rifacesse a quegli esempi domestici per mettere in luce che le donne possono avere un’influenza pure maggiore di quella di un direttore spirituale o di un professore. Inoltre, nel suo lungo servizio pastorale in Argentina avrà pure conosciuto tante donne, anche responsabili di ordini religiosi. Il suo tratto, infatti, il suo modo di relazionarsi e di comportarsi mi fanno ritenere che abbia avuto contatti profondi e autentici con le donne. Si affidi a quelli oggi per tirare fuori il meglio dalle donne nella Chiesa». Leggi l’intervista integrale Intervista a Maria Voce pubblicata su Città Nuova n.21/2013 (altro…)
10 Nov 2013 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Mi accingo a scrivere questa biografia in punta di piedi, e non senza un certo timore” così inizia la prefazione Matilde Cocchiaro, autrice della biografia di Natalia Dallapiccola la prima a seguire Chiara Lubich. Nella storia dei Focolari, Natalia ha avuto un ruolo particolare, tanto da far dire a Chiara che, se non avesse trovato una persona come lei, già preparata da Dio, forse non avrebbe potuto mai dare inizio a una vita, così rivoluzionaria, basata sul Vangelo.Per il suo amore instancabile verso tutti, vissuto sempre con la radicalità degli inizi, Chiara l’aveva soprannominata “Anzolon” che, in dialetto trentino, significa “grande angelo”. Determinante il suo ruolo nella diffusione dell’ideale dell’unità nei Paesi del Blocco Comunista, l’allora Oltrecortina e nel campo del “Dialogo Interreligioso” per i quali ha speso talenti ed energia per 30 anni, fino agli ultimi giorni della sua vita terrena. Nichiko Niwano, presidente del movimento buddista giapponese Rissho Kosei-kai, nella prefazione afferma: “Natalia ha svolto per lunghi anni il compito di “finestra aperta” che ha legato noi con il Movimento dei Focolari… profondendo in esso le sue migliori risorse del cuore e della mente…. Recita un detto antico: “Conosci il passato e scoprirai il nuovo”. Significa: esamina la storia, studia attentamente la tradizione, ed otterrai una nuova saggezza. Pertanto, non desidero altro e mi auguro che questa biografia di Natalia diventi una preziosa guida nel cammino verso il futuro”. Alla sua partenza per il Cielo, il 1° aprile 2008, avvenuta solo 18 giorni dopo quella di Chiara, molti hanno avuto parole di gratitudine e vivo apprezzamento: “Tra me e Natalia – ha detto il Rabbino David Rosen di Gerusalemme – c’era un profondo legame. Custodirò per sempre come un tesoro il suo amabile e nobile spirito”. Dall’India, Shantilal Somaiya, Kala Acharya e Lalita Namjoshi, della Somaiya Bharatya (Indù): “Ricordiamo con grande riverenza la visita che ella fece al nostro istituto ed il suo stile silenzioso, ma così efficace nel portare avanti i nostri incontri di dialogo”. Da Skopje, Azir Semani, a nome degli amici musulmani della Macedonia, si rivolge direttamente a lei: “Grazie per la tua mano sempre protesa! …Noi abbiamo accolto pienamente il tuo invito: ‘Che tutti siano uno’. La voce di Dio per mezzo tuo è stata il richiamo d’amore e di fiducia per il quale noi musulmani siamo onorati di poter camminare insieme, verso il mondo unito. Che sia benedetto il tuo amore!”. Il Cardinale emerito di Praga, mons. Miloslav Vlk, che per tanti anni è stato responsabile dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari, così testimonia: “Posso veramente dire che Natalia è stata madre dell’Ideale dell’unità per le nostre terre. Dalla sua vita, senza tanti discorsi, faceva trasparire la luce del carisma ricevuto da Chiara, che ci trasmetteva in tutta la sua profondità. Nel 1968 Natalia, trovandosi nelle montagne della Tatra, – continua il Cardinale – a circa 6 ore di distanza dalla Cechia, ha organizzato la prima Mariapoli; la veste ufficiale era una vacanza e, per evitare i controlli della polizia, si facevano lunghe camminate, poi ci si fermava e lei ci raccontava … La vita che ci presentava era genuina, vera; ognuno dei presenti restava colpito dalla sua semplicità tutta mariana. Il suo amore conquistava perché era naturale e soprannaturale insieme”.
“Natalia non ha lasciato una sua storia scritta, così com’era sempre protesa ad amare e a donarsi ad ogni prossimo – conclude l’autrice –. Ho cercato quindi di ricostruirla… insostituibile il contributo delle prime e dei primi focolarini che, insieme a lei, hanno vissuto con Chiara Lubich gli albori del Movimento. Ho potuto attingere, anche ad alcuni pensieri spirituali di Natalia, molto preziosi, scritti di suo pugno spesso su foglietti volanti o trasmessi a voce a chi lavorava con lei, raccolti poi dai testimoni oculari e ricostruiti con fedeltà” . (Matilde Cocchiaro, “Natalia: la prima compagna di Chiara Lubich”, Città Nuova Editrice, Roma, 2013. Collana Città Nuova Per). Per informazioni: 06.96522200 (Città Nuova Editrice). Email: info@focolare.org (altro…)
9 Nov 2013 | Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La città di Liverpool, dove si è aperto il primo centro dei Focolari in Gran Bretagna, ha visto riunite, alla Liverpool Hope University, 400 persone di varie Chiese, Confessioni religiose e non, provenienti da Liverpool, Leeds, Newcastle e Galles, di tutte le età, per ricordare i 50 anni di presenza del Movimento nel Paese. Un po’ di storia: Il Canonico Bernard Pawley, di ritorno dal Concilio Vaticano II a cui aveva partecipato come osservatore, suggerì al Decano della Cattedrale anglicana di Liverpool di invitare la fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, a parlare nel Duomo ad un gruppo di sacerdoti anglicani. Lui stesso aveva precedentemente accennato la proposta a Paolo VI, in un’udienza privata, ottenendone l’approvazione. Come ha ricordato ai presenti la reverenda Kirsty Thorpe, Moderatrice della Chiesa Riformata Unita, il contesto ecumenico che accolse Chiara, nel novembre 1965 in una città, nota per le sue differenze settarie, era ben diverso dall’attuale: “È facile per noi, …sottovalutare quanto sia stato radicalmente insolito quell’avvenimento. Che una donna abbia parlato ad un gruppo di uomini era una cosa già piuttosto rara in quei giorni, dovunque. Ma nel 1960 il clero non era abituato a sedersi ad ascoltare una persona laica come relatore principale…”. Quel giorno, 17 novembre, nel suo diario Chiara ha osservato il significato del nome della strada Hope Street, che collega la cattedrale anglicana alla cattedrale cattolica, ed ha espresso una preghiera che le veniva dal cuore: “Che attraverso la fede, le ‘montagne’ di incomprensione tra le chiese possano spostarsi” (Mt 17,20) .

Il professore Gerard Pillay
Anche oggi, la parola “speranza” (hope) continua a collegare i Focolari a Liverpool. Nel suo discorso durante la celebrazione, il professore Gerard Pillay, Vice-cancelliere della Liverpool Hope University, ha ricordato che l’ultimo dottorato onorario è stato conferito a Chiara due mesi prima della sua morte, nel marzo 2008, dalla sua Università, in Teologia come riconoscimento per il suo lavoro nel campo del dialogo ecumenico, interreligioso e con la cultura contemporanea. Ha affermato, tra l’altro, che il Movimento: “non è una istituzione che lavora per la costruzione di un impero, ma che fa parte della diffusione del bene in tutto il mondo. Chiara Lubich, sin dall’inizio, ha sempre guardato fuori”. Ha ricordato anche le parole del Patriarca ecumenico Bartolomeo: “Ci sono alcune persone la cui vita tocca così universalmente la vita degli altri, che alla loro scomparsa rimangono una ispirazione indelebile di grazia. Una tale vita, una vita degna di essere emulata e che vale la pena ricordare, è quella di Chiara Lubich”. Ha poi tracciato i forti legami tra la Hope University e il carisma dei Focolari individuati nel: “nostro impegno ecumenico… È una caratteristica dell’università per la quale siamo tutti grati … Chiara Lubich ha creduto che il dialogo sia la via privilegiata per promuovere l’unità della Chiesa, tra le religioni e le persone senza riferimento religioso, senza sincretismo. Non vuol dire fare una mescolanza per rendere la cosa appetibile. È un’apertura verso tutte le persone rimanendo fedeli alla propria identità. Questa è la profonda saggezza della sua visione”. (altro…)
7 Nov 2013 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
«Al momento di cominciare il “Festival des jeunes”, nel grande teatro all’aperto di Bobo-Dioulasso, moderno e bello, è mancata l’elettricità… ed eravamo in 420!». È il racconto dell’incerto inizio della gioiosa manifestazione del 19 ottobre scorso, organizzata dai Giovani per un mondo unito del Burkina Faso. Infatti, nella città l’energia elettricità viene distribuita per settori, e proprio a quell’ora corrispondeva il black out nel luogo dove si svolgeva lo spettacolo. “Quando ce ne siamo accorti – raccontano i giovani – siamo andati di corsa alla Società di distribuzione d’energia elettrica nel Paese e per fortuna, quando hanno conosciuto il motivo, è stato subito accettato il cambio di turno, evitando che mancasse l’elettricità per la durata di tutto l’evento”. “È stato molto bello – confida Omar, dei giovani per un mondo unito musulmano – il tempo di preparazione del Festival: quattro mesi di lavoro insieme, superando ogni volta le nostre diversità”. Poi, è arrivato finalmente il giorno della manifestazione. “La sorpresa era già iniziata la mattina alla conferenza stampa – spiega Liberata –: ci siamo trovati con circa 150 persone, tra cui il vicario generale e il vice sindaco di uno dei Cantoni di Bobo-Dioulasso, e la copertura della radio e della televisione”.
“E anche i 420 partecipanti allo spettacolo – continua – sono stati una sorpresa, perché in genere per i concerti, anche importanti, non si arriva quasi mai a quel numero”. Tra i giovani c’erano musulmani, membri della Comunità di Sant’Egidio, cristiani di diverse Chiese e rappresentanti delle religioni tradizionali. Erano anche presenti il vicario episcopale, il vice sindaco, il rappresentante del governatore, il pastore presidente dell’associazione delle Chiese Protestanti e quello delle Chiese delle Assemblee di Dio. “In breve si è creato un bel dialogo tra gli animatori ed il pubblico; un clima di famiglia, anche attraverso le esperienze raccontate dai giovani per un mondo unito”, racconta Richard. E aggiunge: “Abbiamo letto quanto ci aveva scritto Maria Voce nel suo messaggio con l’invito a diffondere intorno a noi la cultura della pace e dell’unità perché l’amore trionfi sull’odio e perché le guerre spariscano. Sono state parole accolte con molta attenzione dai giovani presenti”. Il programma si è snodato fra canzoni, danze e belle coreografie realizzate, oltre che dai giovani per un mondo unito, dal gruppo artistico “Titiama” e dai ragazzi protestanti. Mme Toussy, una cantante famosa in Burkina Faso, ha intonato la canzone “amiamoci”; quindi, un cantante del Togo ha interpretato una sua canzone sulla pace.
Commovente il discorso di un signore musulmano, figlio di un Iman ex presidente delle comunità musulmane del Burkina, il quale ha incoraggiato i presenti a non mollare davanti alle difficoltà che possono sorgere nei rapporti fra cristiani e musulmani. Ed ha concluso dicendo che “il Movimento dei Focolari è una corrente d’amore senza proselitismo, ma che desidera creare un mondo di fraternità”. “Mi trovo davanti a qualcosa che supera il mio pensiero: non immaginavo che sarebbe stato così bello, altrimenti avrei invitato tutti i giovani della mia Chiesa”, ha detto uno dei Pastori presenti. Infatti, i partecipanti sono partiti tutti nella gioia, desiderosi di portare avanti l’ideale della fraternità che conduce alla pace e all’unità. “Lavorando insieme ci siamo accorti che questa fraternità è troppo bella per restare solo fra noi”, ha commentato un giovane della Comunità di Sant’Egidio. La televisione nazionale ha diffuso più volte parte dell’evento, durante il telegiornale; la radio ha continuato per due giorni di seguito a trasmettere brani del concerto. “Ora – spiegano con entusiasmo i giovani per un mondo unito –, vogliamo impegnarci a continuare la collaborazione e il dialogo fra di noi, in questo clima di apertura reciproca. E per la prossima edizione vogliamo riempire lo stadio”. (altro…)
6 Nov 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
“Lo spettacolo è comunicativo, diretto, pieno di gioia, energia, si vedono delle persone felici e che hanno un vero rapporto di amore reciproco tra loro”. “Una performance fresca, spontanea, con notevole qualità di voci e di strumenti. C’è un ritmo e una dinamica che fa tenere il fiato sospeso”. “Lo spettacolo mi ha trasformato senza neanche rendermene conto. Sono arrivato alla fine diverso”. Sono alcune impressioni degli spettatori lasciate a caldo al termine del concerto “di collaudo” dell’ultima nata tra le attività del complesso musicale Gen Verde. START NOW – questo il suo nome – ha spiccato il volo l’11 ottobre scorso, quando, alla presenza di 300 delegati dei Focolari di tutto il mondo, nel “Teatro Stabile del Gen Verde” nella cittadella di Loppiano, la band è salita sul palco insieme a 67 giovani, anche loro provenienti da varie nazioni. Durante la preparazione del concerto con 3 giorni di workshop di canto, danza, teatro e musica, i partecipanti al progetto sono stati incoraggiati a sviluppare i propri talenti ed a scoprirne di nuovi. In un processo creativo in cui il rispetto e la trasparenza sono la norma, le artiste del Gen Verde ed i partecipanti ai workshop hanno lavorato fianco a fianco come componenti di una stessa squadra, concludendo il programma con il concerto caratterizzato da pop-up performance. “Gli obiettivi educativi del progetto – spiegano le artiste del gruppo – sono la promozione delle arti come catalizzatrici dell’educazione alla pace, la valorizzazione delle diversità culturali, del dialogo interculturale, dei diritti e della dignità della persona, di relazioni interpersonali che incentivino lo sviluppo umano”. Il raggiungimento di tali obiettivi si realizza attraverso dei workshop artistici multidisciplinari, appunto. “È questa una metodologia pedagogica basata su un approccio esperienziale in cui i partecipanti ai workshop condividono una crescita di gruppo lavorando non solo come allievi, ma anche come co-protagonisti sul palco accanto noi”, affermano le artiste. Prima credevo che servisse essere egocentrici per recitare – commenta uno dei giovani coinvolti –. Ora ho capito che stare sul palco non è pensare a me, ma all’altro”. “Mentre eravamo sul palco – aggiunge una ragazza – sentivo che non c’era differenza tra noi ed il Gen Verde”. L’iniziativa vuole offrire la possibilità di scoprire l’arte come linguaggio universale, che trascende ogni tipo di barriera, condividendo competenze che possono essere applicate nella vita di tutti i giorni, oltre che nel campo artistico. START NOW è pensato per scuole, università, convegni e gruppi di giovani, capace di adattarsi a seconda dei target di età e di esperienza artistica dei partecipanti. (altro…)