Mag 26, 2016 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia» è il tema della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù. “Leggete le Beatitudini, vi farà bene”, aveva detto papa Francesco ai giovani radunati a Rio de Janeiro nel 2013, ed è proprio sul percorso delle beatitudini che i partecipanti alla GMG si stanno preparando all’appuntamento, incastonato nel Giubileo della Misericordia, in una terra che – per via di Suor Faustina e di Giovanni Paolo II – al culto della Divina Misericordia è molto legata. Tra gli eventi principali la Messa di Apertura (26.07), la Cerimonia d’Accoglienza col primo incontro con il Santo Padre (28.07), la Via Crucis con la Croce delle GMG (29.07), per poi arrivare al cuore della GMG: la Veglia con il Santo Padre (30.07) e la Messa Finale (31.07). Ma ad arricchire il programma ci sono anche le catechesi in diverse lingue, e il Festival della Gioventù, in cui per quattro serate la dimensione spirituale si coniuga con quella artistico-culturale. Anche i giovani del Movimento dei Focolari stanno dando il loro contributo nella preparazione della GMG, e in particolare con un evento inserito nella cornice del Festival che si svolgerà il 27 luglio 2016 a Cracovia, al Club Sportivo Plaszowianka ul. Stroza-Rybna 19 (Fermata del tram 50, 20, 11). La serata, racconta Magda, una delle giovani organizzatrici, sarà composta di due parti: «La prima dalle ore 16, comincia con l’integrazione, che ci aiuterà a conoscerci a vicenda nella diversità delle culture, con danze e giochi di tutto il mondo. Dalle ore 20 una veglia ci porterà ad un approfondimento del tema delle opere di misericordia attraverso esperienze, canzoni, coreografie e testi di Chiara Lubich. Tutto finirà con l’adorazione di Gesù Eucarestia». «Durante la veglia ci accompagnerà la band internazionale Gen Rosso. Il nostro desiderio – spiega – è che sia un momento di unione profonda con Dio e con il prossimo. Vogliamo che con questo programma si crei uno spazio di incontro, superando tutte le differenze che potrebbero esserci». I giovani dei Focolari saranno presenti con uno stand anche nel Centro vocazionale (tutta la settimana allo Stadio “Cracovia”), un luogo in cui conoscere le varie iniziative del panorama ecclesiale e porsi la domanda su «ciò che Dio si aspetta da ciascuno di noi», spiegano gli organizzatori della GMG. «La GMG 2016 si sta avvicinando a grandi passi!», scrive Magda, «e anche noi ci siamo trovati dal 30 aprile al 3 maggio scorsi a Cracovia, per elaborare il programma della serata al Festival della Gioventù. Durante questo incontro abbiamo chiesto l’aiuto dello Spirito Santo, perché sia Lui a guidarci. Attendiamo con gioia la prossima puntata alla Mariapoli Fiore (la cittadella dei Focolari polacca) l’11 e il 12 giugno, in occasione del ventesimo della nostra cittadella. Vi chiediamo di sostenerci con la preghiera!». E rivolge un invito ai coetanei: «Se pensate di venire a Cracovia per la GMG e volete dare un vostro contributo, è ben accetto! Aspettiamo le vostre proposte all’indirizzo: krakow2016@focolare.org. Lasciamoci cadere nella rete di Misericordia!». Per chi desidera poi approfondire l’esperienza della GMG alla luce della spiritualità dei Focolari, si continua con una “Scuola post GMG” in Slovacchia (Jasná – Demänovská Dolina) con 550 giovani provenienti da varie parti del mondo, tra loro anche un gruppo di 50 ortodossi. Maria Chiara De Lorenzo Il #minutogmg della settimana!! https://www.facebook.com/giornatamondialedellagioventu/videos/10154345237132094/
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Mar 11, 2016 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Se dalla capitale dell’Argentina s’imbocca l’autostrada verso il sud, dopo mezz’ora di viaggio si arriva a Plátanos, barrio di periferia con circa 20.000 abitanti. Gente lavoratrice che ha costruito le proprie abitazioni con tanto sforzo e pochi soldi. La parrocchia, intitolata a Santa Elisabetta dell’Ungheria, è molto attiva. Quasi 30 anni fa don Francesco Ballarini, italiano, ha portato lì lo spirito dei Focolari. Oggi sono i laici che continuano a vivere questo spirito di unità insieme ad altre parrocchie della Diocesi. «All’inizio di quest’anno – raccontano – abbiamo organizzato una festa per i bambini della borgata più periferica di Plátanos, i cui abitanti non frequentano molto la parrocchia. Ciascuno era invitato a mettere in comune i propri talenti: chi insegnava a impastare il pane, chi a dipingere, un laboratorio di ceramica, un papà catechista mago, alcune signore del quartiere per preparare il mate (la tipica infusione che si beve nel Cono Sud)». In quest’occasione conoscono una quindicenne al termine di una gravidanza. «Aveva bisogno di tutto. È iniziata una gara di solidarietà per riuscire a soddisfare le necessità sue e del bambino, che è nato dopo pochi giorni. Arrivando a casa sua siamo rimasti impressionati dalla precarietà dell’ambiente: piccolo, senza pavimento, senza finestre, con la porta rotta, dove abitavano oltre lei ed il neonato, 6 fratellini e i genitori. Informata la comunità di questa situazione, sono cominciati ad arrivare tanti aiuti. Siamo già quasi pronti per collocare finestre, porta, una stufa e altre persone hanno offerto la mano d’opera. Alcune signore sono andate ad insegnare a M. come accudire il meglio possibile il bambino. M., che abbiamo conosciuto triste e irascibile, ha cominciato a sorridere. È la carità vissuta insieme che fa questi piccoli miracoli». «Un’altra iniziativa che stiamo portando avanti insieme – proseguono – è il progetto Sachetera: si tratta di fabbricare dei sacchi a pelo con dei sacchetti del latte, per i senza tetto. Come parrocchia vogliamo continuare a sostenere questo progetto e, anche se potremmo lavorare ognuno a casa, preferiamo lavorare insieme: ragazzi, giovani e adulti. In una giornata di forte pioggia, dubitavamo di riuscire a riunirci, ma il pensiero dei nostri senza tetto ci ha spinti a lavorare ancora più sodo».
«Ci siamo poi incontrati a Bernal (altro barrio) con persone di altre parrocchie e con i giovani dei Focolari che portano avanti progetti di aiuto ai bisognosi. Per noi è importante condividere le nostre esperienze con altre parrocchie, anche per non chiuderci solo nella “nostra” periferia e, invece, imparare dagli altri». Quando a settembre si è incendiata – distruggendo tutto – la casa di una famiglia di un quartiere vicino, «ci siamo messi in moto per aiutare, portando il necessario dalle nostre case. Con la comunione dei beni comunitaria abbiamo contribuito alla costruzione delle pareti. Così, con molto entusiasmo, hanno potuto ricostruire la loro casetta. Solo più tardi abbiamo saputo che la famiglia appartiene alla chiesa pentecostale, e lui ne è Pastore. Ci siamo commossi perché l’Amore non ha guardato, ancora una volta, nè alla confessione religiosa, nè alle altre differenze». Nei giorni successivi il Pastore, muratore di professione, si è offerto di intonacare la parete della chiesa destinata alla costruzione di un altare per l’immagine della Vergine di Luján. «Vi ringrazio per l’amore che che avete dato senza chiedere niente – ha detto il Pastore alla comunità cattolica riunita per la messa domenicale alla quale hanno voluto partecipare – mi avete aiutato a vincere i pregiudizi che molti di noi (pentecostali) abbiamo verso i cattolici; anche voi siete miei fratelli». (altro…)
Feb 17, 2016 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Spiritualità
Accompagnare gli adolescenti nel loro progetto di vita, la figura dell’educatore, educazione al difficile, una comunità che educa: sono tra i temi affrontati da 400 formatori, non per mestiere ma per vocazione, che accompagnano bambini e ragazzi nell’ambito del Movimento dei Focolari, ad ogni latitudine. Vinca e Make vengono da Melbourne. «Sono originaria di Futuna: un passo più in là e cadi fuori dal mondo! – scherza Make – . Quando sono andata a trovare la piccola comunità nell’isola di Kiribati, i bambini erano dapprima incuriositi dalla presenza di una “straniera”, poi sorpresi dal fatto che giocassi con loro. Ho corso per due ore, anche se non ho più l’età per farlo, e anche se non avevamo nessuna lingua in comune, tra di noi si era creato un rapporto speciale».
Ma qual è il modello educativo di riferimento? Si tratta della persona-relazione, capace di amare e di essere riamata, modello che affonda le sue radici nel pensiero di Chiara Lubich. Il suo riflesso in campo educativo è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori nell’ambito pedagogico e dal lavoro della Scuola Abbà e dell’Istituto Universitario Sophia, che per l’occasione ha inviato alcuni dei suoi docenti a svolgere interventi, forum e workshop. Davvero ampia la scelta, e per tutte le fasce di età: percorsi di educazione alla mondialità, tipologia dell’animatore e dinamiche di gruppo, gestione dei conflitti, ricerca su fede e ragione, fino a temi più specifici, come stili di vita e impatto ambientale, gender, dipendenze, mass media. Non sono mancate attività pratiche, da emozioni e danza, a teatro, marionette, palloncini, arte e manualità, video-making, uso della fotografia e dell’immagine.
Una possibilità concreta di “mettere in moto cuore, testa, mani”, sperimentarlo per poi viverlo insieme ai bambini e ai ragazzi. È una delle modalità che sta particolarmente a cuore a papa Francesco, (vedi il recente convegno mondiale sull’Educazione, Roma novembre 2015), e che mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha rivolto come invito a tutti i formatori presenti a Castel Gandolfo dal 5 al 10 febbraio scorsi, presentando la visione di Francesco sull’educazione.
Maestro di rischio, audace esploratore, attento regista, tessitore umile di relazioni: si chiede questo all’educatore oggi, non da solo, ma nella rete della comunità dentro la quale opera. Sperimenta il fallimento, ma non si arrende, per aiutare a sua volta a non arrendersi. Soprattutto cerca di essere una persona autentica, un testimone credibile. Spesso si trova a che fare con bambini nei guai, come recita il titolo di un volume che è stato presentato in questi giorni. Sono i bambini che soffrono per le fragilità della propria famiglia, che subiscono violenza… ma qualcuno ha immesso nelle loro storie germi di speranza. È sempre possibile ricominciare, aiutandoli ad attivare quella che in gergo tecnico si definisce resilienza: tirar fuori le proprie risorse migliori per far fronte a situazioni difficili, adattarsi e superarle.
«C’è necessità di acquisire competenze – spiega Arturo Clariá, psicologo clinico argentino – anche nell’ordine sociologico, psicologico, offrendo strategie per lavorare insieme, essere più responsabili nell’accompagnamento, sempre con uno sguardo puntato in alto, al trascendente. A confronto con educatori di tutto il mondo sono emerse problematiche attuali e comuni alle varie culture, nel mondo globalizzato, fino alla mancanza di autostima, al vuoto esistenziale e alla difficoltà nel costruire il proprio progetto di vita. E alle volte non si sa cosa fare. Come far fronte a questa società liquida? L’educatore, non è quello che detiene il sapere, ma il direttore di un’orchestra nella quale ciascuno può suonare il suo strumento, e lui deve trovare l’armonia di ciascuno». Un’educazione, quindi, che esca dai luoghi chiusi, e si trasferisca sul piano emozionale, sociale, dei valori: «Questo – conclude – è lavorare per costruire una cultura di pace, di fraternità». Maria Chiara De Lorenzo Facebook: In Cammino Educarsi per Educare Foto galleria su Google: https://goo.gl/photos/BjmCh1FPnXaxyBQh8 (altro…)
Feb 8, 2016 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sono stata accusata ingiustamente davanti a tutto il consiglio parrocchiale. La mia risposta: silenzio, lacrime. Dopo 3 giorni una telefonata da quella persona con la voce rotta dalla commozione: “Mi puoi perdonare?”. “Già ti ho perdonato!!! Poi un pensiero: non basta perdonare, posso fare di più. Così la invito a cena e nasce un’amicizia che non si incrinerà più». È il racconto di Berenice, madre di tre figli, da oltre vent’anni catechista e poi ministro della Parola nelle 5 comunità che formano la parrocchia Immaculata Conceção, in uno dei quartieri di periferia della grande San Paolo. Questo è n flash delle molte esperienze che si sono alternate durante le due “Scuole di Comunione” del Movimento Parrocchiale – diramazione del Movimento dei Focolari nella Chiesa locale – svoltesi dal 22 al 24 gennaio nella Mariapoli Ginetta, a Vargem Grande Paulista (SP) e dal 30 al 31 gennaio nella Mariapoli Santa Maria (Igarassu-Recife). Al centro di questi incontri: l’Unità, carisma specifico dei Focolari, con particolare approfondimento della Misericordia in questo Anno Santo. Vi hanno partecipato più di 300 persone, tra giovani e adulti laici, religiosi, seminaristi, diaconi e sacerdoti, di 116 parrocchie, in 27 diocesi, di 16 stati brasiliani. Insieme hanno testimoniato la forza del perdono, della misericordia, dell’amore evangelico che, vissuto con movimenti, associazioni e pastorali, fa della parrocchia “comunità di comunità”.
Molti i frutti della Parola di Dio vissuta: in quartieri di periferia dove i laici si assumono l’onere dei locali per accogliere il numero crescente di fedeli e i ragazzi si impegnano nelle varie attività pastorali; nelle carceri o in opere sociali parrocchiali dove si scopre la priorità dell’ascolto e dell’attenzione alla persona sull’organizzazione e gli aiuti materiali. O ancora dove nasce l’iniziativa di dar vita a piccoli incontri nelle case, portando la Parola di vita in famiglie, molte volte lontane dalla Chiesa, come nel caso di Maria Hélia di una comunità di Marechal Deodoro. Bernadete abita a João Pessoa; è catechista nella parrocchia del Bambino Gesù e membro dell’equipe arcidiocesana di catechesi. Cerca di comunicare ciò che vive, con una grande apertura al dialogo, cominciando dalla sua famiglia, con parenti evangelici e pentecostali. Il giorno di Natale è riuscita a coinvolgere tutti – compreso suo marito che non frequenta la Chiesa – in una rappresentazione della nascita di Gesù. “Si è creato un clima di dialogo, di unità tra tutti. Abbiamo vissuto un vero Natale!”. Nella comunione conclusiva, l’impegno assunto dai presenti esprimeva il desiderio di diventare costruttori di unità all’interno delle comunità, costruendo ovunque rapporti dove, per l’amore reciproco, viva il Risorto che attrae e trasforma, irradiando pace e gioia. L’obiettivo: puntare a realizzare “il sogno di Gesù” che ha chiesto al Padre ‘che tutti siano uno’ con l’anima aperta a tutti. (altro…)
Gen 8, 2016 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Sfiniti, ma ancora tenacemente aggrappati alla speranza, la stessa che li aveva sorretti dall’inizio del loro lungo e faticoso viaggio, cinquanta giovani africani sono arrivati nella nostra città. Dopo giorni di traversata in mare, hanno trovato non tanto una luce, ma un tricolore, la nostra bandiera. Erano partiti dalla Libia fuggiti, chi dai conflitti religiosi tra cristiani e musulmani fondamentalisti, chi dalla miseria di territori troppo sfruttati. Ammassati sulle spiagge, picchiati, derubati, costretti, infine, a prendere la via del mare, su barconi affollati, a pelo d’acqua, verso chissà dove. Molti non ce l’avevano fatta. Chi non aveva perso la vita, ancora nutriva una speranza. Dopo una tappa a Lampedusa, isola dal cuore generoso, ma divenuta in breve troppo piccola per ospitare un esodo di massa, erano stati smistati in diversi comuni italiani. Tra questi, il nostro, Pomigliano d’Arco, nella provincia di Napoli. Il più anziano di loro ha 36 anni, il più giovane 18. «Noi, giovani della parrocchia di San Felice in Pincis, insieme ai nostri sacerdoti, siamo corsi a far loro visita. Non ci conoscevano, eppure ci hanno accolto cedendoci il posto e ascoltando le nostre parole. Non avevamo nulla da offrire, se non il nostro amore: quell’incontro ci ha cambiato la vita. La parrocchia, il quartiere li hanno adottati. Ci siamo messi all’opera, siamo molti volontari di diverse comunità parrocchiali, ma tanti altri si prodigano come possono. La prima cosa da fare era una raccolta di indumenti. I ragazzi erano arrivati scalzi e solo con i vestiti che indossavano. In breve abbiamo avviato corsi di italiano, organizzato scambi culturali aperti alla cittadinanza, non dimenticandoci della loro formazione spirituale. «Ci ha colpito il fatto che quelli tra loro che erano cattolici, avevano con sé una Bibbia: derubati di tutto, avevano salvato ciò che avevano di più caro. Sentivamo di avere tanto da imparare da loro: quando tutto manca, non deve mai mancare la fede in Dio. La celebrazione domenicale, trasformata in una messa trilingue – oltre all’italiano anche in inglese e francese –, si conclude con danze e battiti di mani, al ritmo dei bonghi. Vedendoli danzare e cantare, non solo percepiamo la loro gioia, ma la viviamo insieme, quasi un’immagine di resurrezione. I musulmani hanno ricevuto la visita dell’Imam. I ragazzi dell’Azione cattolica hanno organizzato una veglia di preghiera: bianchi e neri, cattolici e musulmani, già un segno tangibile di pace tra i popoli e le religioni! «L’albergo che ospita i ragazzi africani risuona di voci, canzoni e saluti. Ogni volta ci ringraziano e ci benedicono, “God bless you”, dicono frequentemente. Un giornalista del luogo ha osservato: “Chiunque segue la loro vicenda ne resta inevitabilmente travolto. La correttezza, i valori, la socievolezza, le drammatiche storie personali, abbattono di colpo anche i più solidi steccati di pregiudizio e trasformano la ‘sterile’ solidarietà per i bisognosi, in aiuto fraterno e vicinanza amorevole”. Parole che ci fanno vedere la forza contagiosa dell’Amore». (Ilaria e Salvatore, Movimento Parrocchiale, Pomigliano d’Arco, Italia) Da “Una buona notizia, gente che crede gente che muove”, Chiara Favotti (ed.) – Città Nuova Ed., Roma. (altro…)