Dic 11, 2015 | Chiesa, Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
In questo 2015, in concomitanza col Sinodo sulla famiglia non poteva mancare qualcosa di inedito organizzato dalle famiglie dei Focolari, che in Core del Sud sono molto attive. In questo tempo di crisi dei rapporti familiari, al Chong Hasang Education Center di Seoul, e contemporaneamente a Pohang, il week-end 2-4 ottobre è stato dedicato ad una ‘Scuola di perdono per coppie’ per 120 coppie. Le quali, alla fine, erano tutte concordi sulla necessità di un dialogo vero fra i coniugi. “Invece di lasciare sepolte meschinità e ferite – diceva una coppia – è necessario affrontare con coraggio la situazione, parlarne, chiedere e ricevere perdono”. Un dialogo che qui hanno sperimentato e che ora ritengono essenziale per rinverdire il rapporto e potersi comunicare cose che normalmente non si riescono a dire.
Anche le persone impegnate in parrocchia – 119, venute da tutte le diocesi della Corea del Sud – hanno avuto il loro momento di crescita. Accompagnate da 18 sacerdoti e 5 religiose, il 26 ottobre hanno riflettuto su ‘Parrocchia, casa di amicizia, scuola di comunione’. Una giornata vissuta all’insegna della spiritualità dell’unità per dare un contributo alla qualità del servizio alla parrocchia svolto nella piena comunione dei laici fra loro e con i sacerdoti, al di là delle differenze di ruolo, età, punti di vista. Le testimonianze confermavano che incomprensioni e conflitti possono essere superati dalla carità reciproca, e per ritrovare, nella riconciliazione, l’unità. A beneficio dell’intera comunità parrocchiale.
“Un giorno al caffè per il Nepal”. Obiettivo: raccogliere fondi per Ramjung dove, nell’aprile scorso c’è stato un terribile terremoto. Era questo l’invito dei Giovani per un mondo unito per sabato 5 settembre in un bar di Seoul. Momento culmine il video-collegamento con altre tre città dell’Asia: Katmandu, Mumbai e New Delhi. Ed è stato proprio dell’India il racconto di come sono riusciti a mandare aiuti in Nepal: lavorando part-time, organizzando cene, concerti. Una di loro, Natasha, nonostante fosse senza lavoro, ha donato 5.000 rupie, sperimentando il centuplo del vangelo: appena tre giorni dopo è stata assunta da una ditta. È ormai una tradizione. In una sala da pranzo riservata ai deputati del parlamento coreano, per chi lo desidera, i Focolari tengono mensilmente il Forum Sociale per l’unità, giunto, il 17 settembre scorso, alla sua 32^ edizione. In esso è stato presentato “Rainbow Dream Project”, un programma educativo–creativo per le scuole che, partendo da una visione integrale della persona (il colore bianco, la luce) intercetta sette principali aspetti educativi (corrispondenti ai 7 colori dell’iride). A ciascun colore è abbinato un comportamento che a sua volta abbraccia molteplici dimensioni, mantenendo uno sguardo sia unitario che variegato a seconda delle situazioni in cui l’alunno si trova a vivere. Il progetto prevede anche la lettura comunitaria, all’inizio di ogni mese, di un brano evangelico e la condivisione a turno, via radio, delle esperienze suscitate da tale brano. Dal 2009 tale progetto è in atto alla Maegoe High School di Chungbuk da quando cioè qualcuno aveva suggerito a don Matteo Park, preoccupato per il nuovo incarico di preside, di introdurre nei programmi della scuola la spiritualità dell’unità. Sabato 28 novembre è ripartita l’iniziativa: “Potare carbone” dei Giovani per un mondo unito. Agli anziani che vivono soli e abbandonati vengono consegnati carbone e combustibili per il riscaldamento. Ma è solo una scusa per un intreccio di rapporti. E per sensibilizzare i giovani. “Apri il rubinetto – scrive sorpreso uno di loro – e l’acqua calda esce abbondante; premi un bottone e la caldaia riscalda tutta la casa, stai sdraiato sotto la coperta imbottita a guardare la TV. Questo era un mio ordinario giorno d’inverno. Prima pensavo che fosse del tutto normale essere così… ma ora so che accanto a me c’è chi ha bisogno del mio amore…”. (altro…)
Set 11, 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
«Un dolore che incontriamo, sotto volti diversi, davanti alle nostre case e porte, ogni giorno», scrivono Viktória Bakacsi e László Vizsolyi, responsabili del Movimento dei Focolari in Ungheria, per esprimere quanto vivono in questo periodo. «Abbiamo ascoltato le parole di Papa Francesco, ed ora proveremo a capire come metterle in pratica ancora di più». «Ormai da mesi – scrivono – il flusso di immigrati è continuo, tutti i giorni arrivano in Ungheria circa 2000 persone: famiglie con bambini, stanchissimi, disperati, anche ammalati, senza niente e spesso senza documenti e con la ferma volontà di proseguire verso la Germania o altra destinazione. Nonostante la confusione, tantissime persone si muovono e aiutano: organizzazioni ecclesiali così come associazioni civili». In questa situazione drammatica anche il Movimento dei Focolari in Ungheria si dà da fare: «Abbiamo messo in comune esperienze ed idee anche col Nunzio – continuano Viktória e László – e ci siamo impegnati ad unire le forze e ad agire in modo coordinato per essere più efficaci. Stiamo iniziando a metterci in rete coi Gesuiti che hanno già un programma elaborato, e a gruppi come la Comunità di Sant’Egidio, che ha non solo l’organizzazione e l’esperienza, ma anche esperti giuristi. Il lavoro comune intrapreso mira anche alla formazione delle coscienze all’accoglienza, che abbiamo già cominciato durante il campo estivo con 230 giovani».
Membri dei Focolari attivi in parrocchia sono presenti alla Stazione Keleti. Una di loro scrive: «Sono in mezzo ai profughi quasi da due mesi. Siamo in molti ad aiutarli. Ci sono tanti bambini, persone disperate… Cerco di vedere in ciascuno un volto di Gesù, e questo mi dà forza. Loro sono molto grati per ogni aiuto, i bambini gioiscono per ogni piccolo regalo». E una psicologa: «Cerco di mettere in comunione la mia professione per sostenere i tanti volontari». Un sacerdote focolarino scrive: «Giovedì scorso avevamo un incontro per sacerdoti. Dopo aver letto la Parola di Vita del mese, siamo andati in 6 alla Stazione dai profughi ad aiutarli». Una giovane: «Dopo il campo dei Giovani per un Mondo Unito siamo andati dai profughi per occuparci soprattutto dei bambini. Eravamo una ventina, di cui due vestiti da Gibì e Doppiaw. Attorno a noi si sono aggiunte una 70ina di giovani, bambini e famiglie, afgani e siriani. Abbiamo giocato, disegnato e, via via che l’atmosfera si scioglieva, anche gli altri si sono esibiti in varie danze. Abbiamo comunicato in tutti i modi – non tutti parlano l’inglese – e tanti di loro si dilettavano ad insegnarci qualche parola araba. Abbiamo deciso di andare una volta a settimana».
«Ci siamo accorti della difficoltà nel comunicare e la mancanza di informazione. Una focolarina in collaborazione coi volontari di soccorso dell’Ordine di Malta si è impegnata a trovare persone che conoscano l’arabo per preparare dei cartelli esplicativi e per fare da interpreti. Anche a Szeged continuiamo ad aiutare i profughi che arrivano continuamente. Oltre le raccolte ormai regolari, hanno portato casse extra di frutta per i profughi. Una di noi che fa la poliziotta, tutti i giorni dopo il lavoro si reca nel campo ad aiutare donne e bambini». «Siamo consapevoli – concludono – che tutto quello che possiamo fare è solo una goccia nell’oceano … ma non vogliamo che manchi». (altro…)
Ago 18, 2015 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Scrutando la composizione della sala del centro Chiara Lubich, a Trento, quest’anno, potremmo stupirci di una certa sua bizzarra eterogeneità: 250 giovani dai 16 ai 30 anni provenienti da più di 20 nazioni, 70 tra sacerdoti e seminaristi e una ventina di adulti che si impegnano a vivere la spiritualità dei Focolari a livello parrocchiale o diocesano. Quale idea c’è dietro quest’incontro previsto dal 2 al 7 agosto a Trento? Cosa lega così tante realtà culturali differenti? Una prima risposta la troviamo nel titolo dell’incontro: “Anche adesso come ieri”. Ed una seconda nella stessa città di Trento. Questi giovani, adulti e sacerdoti si riuniscono per riflettere sul primo nucleo generativo del proprio carisma spirituale e per ripercorrere (anche fisicamente) il cammino che dal 1943 ha ispirato ed informato il Movimento dei Focolari. «Abbiamo iniziato l’incontro in un clima esplosivo di gioia – raccontano Ludovico e Eleonora –. Il programma vuole essere un immersione nella vita dei primi tempi, con la radicalità del vivere la Parola».
Il programma si è alternato tra argomenti tematici e gite sui posti dove i Focolari hanno percorso i primi passi: Piazza Cappuccini, Fiera di Primiero, Tonadico, Goccia d’Oro … «Durante la Messa nella Chiesa dei Cappuccini – scrive Zbyszek – ci siamo dichiarati pronti, con la grazia di Cristo, a dare la vita l’uno per l’altro, a cominciare dalle piccole cose nel quotidiano. In quel luogo dove Dio ha sigillato il patto d’unità tra Chiara e Foco (Igino Giordani), anche noi abbiamo voluto rinnovare quell’amore reciproco, che “Anche adesso come ieri” vogliamo vivere». C’è stata, poi, l’opportunità di arricchirsi attraverso l’intervento di esperti della comunicazione, del dialogo interreligioso, anche di cooperazione e sviluppo dell’AMU (Azione Mondo Unito). Con il loro contributo abbiamo riflettuto sulla comunicazione e le sfide della nostra società multietnica e multi-religiosa. Molto spazio è stato inoltre dedicato all’approfondimento del tema dell’immigrazione e dell’accoglienza attraverso la preziosa collaborazione offerta dal “Progetto Cinformi”, che ha presentato il modello di accoglienza proposto ed applicato dalla città di Trento, mettendosi anche a disposizione con laboratori attivi realizzati tramite due visite ai campi d’accoglienza. Momenti indimenticabili di incontro con un centinaio di rifugiati che sono in attesa di un futuro.
Alcuni di loro sono venuti a trovarci alla scuola. Rita confida: «Mi ha molto colpito Lamin, un giovane musulmano del Ghana che ha scritto una poesia alla sua mamma e ce l’ha voluta leggere a tutti. Una poesia piena di nostalgia ma anche di speranza. Gli occhi di queste persone dicono tutto, non si possono dimenticare». A conclusione due mete, una a breve e altra a lungo termine: appuntamento alla Giornata mondiale della gioventù (GMG) che il prossimo anno si farà a Cracovia (Polonia); e l’unità del mondo come obiettivo – secondo la preghiera di Gesù “Che tutti siano Uno” –, per il quale siamo convinti che vale la pena spendere la vita. «Partiamo con l’impegno di essere “Parola viva” – scrivono Danilo e Emanuele – e di portare questa “acqua pura di sorgente” nei nostri paesi e nella quotidianità delle nostre periferie, donandoci ad ogni prossimo che ci passerà accanto». (altro…)
Giu 25, 2015 | Chiesa, Ecumenismo, Spiritualità
«Il vescovo mi aveva incaricato di lavorare nella consulta per l’ecumenismo e il dialogo. Quando, 15 anni fa, un mio amico sacerdote della vicina diocesi di Fano mi aveva proposto di stendere un progetto interdiocesano per promuovere i Gemellaggi ecumenici tra parrocchie europee, gli ho detto di no». Comincia con un tentennamento il racconto di don Giorgio Paolini, che si risolve presto ricordando l’invito di Chiara Lubich a Londra nel 1996 a vivere un “ecumenismo del popolo”, un “ecumenismo della vita” (video). «Ho ripreso così i contatti con l’amico di Fano e con lui ed altri amici sacerdoti ci siamo lanciati nell’esperienza dei gemellaggi ecumenici». La prima parrocchia con cui prendono contatto è quella ortodossa di Padre Nicu in Romania. «Il rapporto di fraternità tra noi ha generato una collaborazione educativa tra i giovani del Movimento Diocesano delle Marche ed i suoi giovani, che si è allargato a cerchi concentrici: la condivisione della Parola di Vita e della spiritualità dell’unità tra giovani cattolici ed ortodossi, attraverso rapporti assidui. I due momenti forti ogni anno sono il campo di Natale in Romania e quello estivo in Italia. Poi l’esperienza annuale del Meeting Ecumenico giovanile di Loreto, nata dall’amicizia con il responsabile del Centro Giovanni Paolo II di Montorso (Loreto), che ci ha proposto di fare un campo ecumenico con tutti i giovani contattati attraverso i gemellaggi ecumenici e non, per scambiarsi le ricchezze delle reciproche chiese di provenienza. Quest’anno dal 29 luglio al 4 agosto avrà luogo la settima edizione che prevede la partecipazione di oltre 200 giovani ortodossi e greco cattolici dalla Romania, luterani dalla Danimarca e Svezia, anglicani dall’Inghilterra e cattolici dall’Italia».
Infine, la promozione della “cultura del dialogo” nel mondo giovanile. A gennaio di quest’anno, durante la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, ad esempio, la parrocchia di Borgo Santa Maria ha ospitato una ventina di ragazzi rumeni di una parrocchia con cui è in atto il gemellaggio. Loro, insieme con i giovani italiani del Meeting Ecumenico, si sono poi incontrati con gli studenti di 4 licei della provincia di Pesaro e Urbino. Continua il racconto Barbara, che porta la voce di una famiglia della parrocchia. «In un mondo oppresso dalle guerre, dalle divisioni e dal terrorismo, questi ragazzi hanno voluto proporci e donarci un messaggio di speranza e di gioia e sicuramente una nuova cultura: quella della relazione e dell’incontro che fa comprendere che nella diversità dell’altro si può scoprire quella ricchezza che unisce e che non divide. Gli studenti dopo aver visto un filmato, aver ascoltato le testimonianze dei giovani del Meeting Ecumenico, si sono poi divisi in piccoli gruppi per approfondire la conoscenza dei coetanei rumeni e porre loro delle domande. Nonostante la difficoltà della lingua i ragazzi si siano prodigati per riuscire a comunicare nel miglior modo possibile. Noi che, come famiglia abbiamo partecipato a questi momenti da esterni e da spettatori, ci sentiamo di ringraziare tutti coloro che hanno creduto, credono e crederanno in questo progetto, penso ai parroci e ai Presidi dei licei, ma soprattutto a Dio che nel suo immenso amore ci ha fatto incontrare giovani decisi e motivati a cambiare le cose. Noi siamo con loro e crediamo che essi potranno, coinvolgendo sempre più giovani, creare un mondo migliore dove poter vivere in pace e armonia». https://vimeo.com/28988462 (altro…)
Giu 15, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Nel 2011, tre giovani di una parrocchia in provincia di Córdoba (Argentina) sono stati invitati ad un meeting alla “Mariapoli Lia”, cittadella dei Focolari, a 250 km da Buenos Aires. Parteciparvi è stato per tutti e tre un’esperienza forte, un’immersione nel Vangelo vissuto insieme, una spinta a donarsi concretamente agli altri. «Quell’incontro ci ha cambiato – racconta Susana –, ci siamo ritrovati più entusiasti, più accoglienti, più fiduciosi in Dio che abbiamo riscoperto Amore. È stata un’occasione per crescere come persone ma anche come gruppo». Tant’è vero che oggi sono una quindicina di ragazzi che, insieme, portano avanti iniziative davvero interessanti. Come la “Fiera del vestiario”, un’idea tanto utile per il loro territorio nel quale ci sono diverse famiglie che vivono sotto la soglia della povertà .
In parrocchia arrivavano molti indumenti usati che rimanevano fermi perché non c’era nessuno che li facesse arrivare a chi ne ha bisogno. Allora ci hanno pensato i ragazzi: lavorando sodo, in alcuni sabati hanno sistemato la location che è stata ricavata da una cantina; l’hanno pulita e profumata, pensando a chi sarebbe poi venuto a scegliere i vestiti; hanno esposto la merce, tutta messa a nuovo e stirata, e ne è risultata la “Fiera del vestiario”. All’inizio pensavano di non chiedere nessun corrispettivo per quei vestiti, ma poi – pensando alla dignità degli “acquirenti” – hanno fissato dei prezzi accessibili a tutti, senza evidenziare chi dà e chi riceve, ma che sia solo l’amore a circolare. «Un giorno – racconta uno dei ragazzi – è venuta una mamma di 8 figli. Vedendo quei prezzi convenienti ha scelto tantissimi capi e, al momento di pagare, con le lacrime agli occhi ha confidato che era la prima volta che poteva comperare qualcosa ai suoi figli. Un’altra volta è venuta una signora che sembrava molto interessata: girava, guardava gli indumenti senza però prendere nulla. Alla fine si è fermata a lungo a parlare con noi ragazzi. Abbiamo poi saputo che è tornata anche altre volte perché, ha confidato lei stessa, sapeva che qui avrebbe sempre trovato qualcuno ad ascoltarla». Uscendo dal suo turno alla Fiera, una delle ragazze si è accorta di un uomo che piangeva sulla scalinata della chiesa. Convinta che Gesù ama nascondersi dietro ad ogni uomo, specie nei poveri, le affiora un pensiero: «E se fosse Gesù, lo lascerei lì a piangere?». Decide di avvicinarsi e l’uomo, sconsolato, le racconta che da giorni vive sulla strada, non ha da mangiare e soffre di seri problemi di salute. La ragazza torna in Fiera a chiamare gli altri del turno successivo per cercare un luogo dove farlo stare e del cibo. In seguito trovano per lui anche un lavoro.
In tanti paesi dell’America Latina il 15° compleanno di una ragazza è una data importante. Una giovane del gruppo a breve avrebbe avuto tale ricorrenza, ma la sua famiglia non aveva mezzi per festeggiarla invitando parenti e amici. Saputolo, hanno voluto pensarci i ragazzi del gruppo. Per prima cosa si sono dedicati alla decorazione del salone ascoltando i desideri della mamma della ragazza. Poi, si sono organizzati per servire a tavola. Ma anche loro avrebbero voluto partecipare alla festa e al ballo con i vestiti eleganti. Come fare? In uniforme da camerieri, tutti schierati in fila, hanno accolto alla porta gli invitati, hanno poi servito a tavola e, al momento del ballo, sono corsi a cambiarsi, sorprendendo tutti, in primo luogo la festeggiata. A festa finita, hanno ripreso gli abiti da lavoro per riassettare tutto lasciando l’ambiente pulito e in ordine. Quando si dice amore … (altro…)