Ott 20, 2023 | Chiara Lubich
Vivere esperienze di fraternità, generare rapporti di unità, creare legami di reciprocità sono tra gli obiettivi delle relazioni che quotidianamente intrecciamo. Ma dove nasce quella scintilla di luce che ci spinge ad osare e ad andare incontro all’altro? Chiara Lubich suggerisce una risposta raccontando un episodio della sua vita.
E adesso passiamo al secondo aspetto: l’irradiazione. L’argomento è vastissimo. Ci limitiamo a cogliere qua e là negli scritti dei primi anni alcune indicazioni. Ma, già leggendo qualche pagina riguardante questo aspetto, si capisce che “La prima scintilla ispiratrice è l’amore”. Sì, è stato l’amore, una scintilla accesa, che ha diffuso luce attorno ed è esplosa in incendio nel mondo. L’amore irradia, l’amore stesso dà testimonianza. Anche quando la parola entra in azione. Essa ha da essere sorretta dalla testimonianza, dall’amore: aver amato prima, e corredata dall’esperienza: raccontare le esperienze. Così è stato dei primi cristiani, così è ora. C’è un episodio che è rimasto impresso nel fondo del mio cuore. Mi sembra bellissimo a me, questo. Esso è il segreto della nostra irradiazione, il punto da cui occorre partire. “(…) andavo per le strade di Einsiedeln, e vedevo passare tante persone di vari Ordini religiosi – perché è un ambiente di santuario, bellissimo. […] (Fra gli altri) mi facevano impressione, ma un’impressione particolare le piccole sorelle di Foucauld. Passavano in bicicletta, avevano una faccetta vivissima con quei fazzoletti da lavandaie; un viso vivo ricordava alla mia anima quella frase che riguardava il fondatore Foucauld, il quale – così si disse – ha gridato il Vangelo con tutta la sua vita. Infatti quelle suore sembrava dicessero: ‘Beati i poveri di spirito, beati quelli che piangono…’. Non erano le beatitudini che il mondo vorrebbe, erano lo scandalo del Vangelo. Mi è venuto dentro, allora, un grande desiderio di dare anch’io, anche esternamente, la mia testimonianza. (Ma) (…) non mi veniva la risposta. A un dato momento mi incontro con una mia compagna – era la Natalia – e le dico: ‘Sai, ho visto come quelle suore fanno apostolato su di me e non tanto a parole, ma con la loro divisa…, e desideravo che anche noi lo potessimo fare; ma da che cosa possono conoscere Dio da noi? Ah! – faccio io – da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri’.” L’amore reciproco era, dunque, la nostra divisa.
Chiara Lubich
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Ott 18, 2023 | Chiesa, Ecologia
Otto anni dopo l’Enciclica “Laudato Si”, il pontefice rivolge, con l’Esortazione Apostolica “Laudate Deum“, un appello a tutti gli uomini di buona volontà perché si reagisca in modo adeguato alla crisi climatica.
Ancora troppo poco è cambiato nei fatti. Il mondo «si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura» [2]. È della settimana scorsa la notizia dell’osservatorio climatico dell’Unione Europea (Copernicus) secondo cui “settembre è stato il mese più caldo di sempre” (dal 1850 in poi). L’aumento della temperatura è certo uno dei sintomi più vistosi del cambiamento climatico in atto. A luglio scorso la più autorevole rivista mondiale del settore “Nature” ha dimostrato che le ondate di calore dell’estate 2022 hanno causato quasi 63mila morti in Europa. Certo non dobbiamo cadere in considerazioni catastrofistiche perché i margini di cambiamento di rotta sono ancora possibili, ma bisogna rifiutare categoricamente ogni negazionismo, irrazionale e non scientifico. Dopo aver risposto con piglio deciso a tutte le più comuni obiezioni contro la crisi climatica in atto, il pontefice sottolinea “Mi sento costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni denigratorie e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica” [14]. Prende le distanze dall’incolpare i poveri. “Come possiamo dimenticare che l’Africa, dove vive più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una piccola frazione delle emissioni accumulate nel corso della storia?” [9]. Bergoglio rivolge a ciascuno di noi una chiamata “ad accompagnare questo percorso di riconciliazione con il mondo che ci ospita e ad impreziosirlo con il proprio contributo” [69]. Purtroppo, alcuni effetti della crisi climatica sono già irreversibili: delle specie hanno “smesso di esserci compagne di viaggio e sono diventate nostre vittime” [15]. Eppure, non possiamo non “riconoscere […] che la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza altre creature” [67]. Tutto ciò non può lasciarci ancora indifferenti. Per consentire il cambiamento bisogna modificare sia il modo in cui “guardiamo” gli altri e la natura, sia il modo in cui esercitiamo il potere per raggiungere uno scopo. Anche i piccoli passi individuali sono importanti: potrebbero non portare a un successo immediato e quantificabile ma possono fungere da battistrada per un cambiamento culturale e “mettere in moto grandi processi di trasformazione che lavorino dal profondo della società” [71]. Il prendersi cura di ogni dimensione del nostro pianeta è una sfida collettiva che richiede una risposta collettiva. In questi anni tanti sono stati gli sforzi globali ma con risultati spesso deludenti: promesse non mantenute ed obiettivi rimandati. Ma “se abbiamo fiducia nella capacità degli esseri umani di trascendere i loro piccoli interessi e pensare in grande[…], non possiamo smettere di sognare che la COP28 porti ad un’accelerazione decisiva della transizione energetica, con impegni effettivi e monitorabili” [54]. Anche noi non possiamo rinunciare a questo “sogno”. È una scommessa: conquistare tutte le persone di buona volontà a lavorare per un mondo in cui valga la pena vivere.
Stefania Papa
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Ott 13, 2023 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
Dopo l’aggressione terroristica subita da Israele, l’orrore per la violenza che si è scatenata, l’ondata di paura che ha sconvolto i due popoli, l’angoscia per gli ostaggi e la sospensione per la sorte della gente di Gaza: notizie dalle comunità dei Focolari in Terra Santa e appello mondiale alla preghiera e al digiuno per la pace, il 17 ottobre prossimo. “Abbiamo lasciato le nostre case e tutti i cristiani si sono rifugiati nelle chiese”. È questo il breve messaggio che abbiamo ricevuto questa mattina da alcuni membri della comunità dei Focolari di Gaza; sono le ultime notizie che abbiamo ricevuto da loro. Secondo padre Gabriel Romanelli, parroco della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia a Gaza, sono 1017 i cristiani che vivono ancora nella striscia e tra loro ci sono diversi aderenti al Movimento dei Focolari con i quali le comunicazioni sono sempre più sporadiche e difficili. E nonostante questo, nei giorni scorsi è circolato un messaggio di una di loro per ringraziare tutti della vicinanza e della preghiera che hanno raggiunto la piccola comunità di Gaza. “Mi avete dato la forza di non arrendermi al male – scrive – di non dubitare della misericordia di Dio e di credere che il bene esiste. In mezzo ad ogni oscurità c’è una luce nascosta. Se non possiamo pregare, pregate voi; noi offriamo e il nostro operare insieme è completo. Vogliamo gridare al mondo che vogliamo la pace, che la violenza genera violenza e che la nostra fiducia in Dio è grande. Ma se Dio ci chiamasse a sé, siate certi che dal Cielo continueremo a pregare con voi e a supplicarlo con maggiore forza di avere compassione del suo popolo e di voi. Pace, sicurezza, unità e fratellanza universale, questo è ciò che desideriamo e questa è la volontà di Dio e anche la nostra”. Margaret Karram: in mezzo all’odio, notizie di fraternità Richiede coraggio dirlo oggi mentre l’orrore e la violenza occupano tutto lo spazio mediatico, ma queste non sono le uniche notizie. Ci sono quelle meno urlate, ma che non possono essere taciute, come la rete mondiale di preghiera che è in atto su ogni punto della terra, indipendentemente dal credo religioso e da ogni appartenenza, insieme ai gesti e alle parole di fraternità. Lo ha raccontato ieri Margaret Karram, Presidente dei Focolari al consueto briefing in Sala Stampa Vaticana, a margine del Sinodo della Chiesa Cattolica in corso, a cui sta partecipando come invitata speciale. “Amici ebrei che conosco in Israele – racconta – hanno chiamato me, araba-palestinese, dicendo che sono preoccupati per quanti vivono a Gaza. Per me è una cosa molto bella. Tutti sanno le storie negative tra questi due popoli, ma tanta gente, tante organizzazioni lavorano per costruire ponti e nessuno ne parla. Si parla solo di odio, divisione, terrorismo. Ci si fanno immagini collettive di questi due popoli che non corrispondono alla realtà. Non dobbiamo dimenticare che anche oggi tante persone stanno lavorando per costruire ponti. È un seme gettato, anche in quest’ora così difficile”. Dagli amici ebrei: fare una comunità di preghiera A conferma di questo, da una località del distretto di Tel Aviv, un’amica ebrea ci scrive: “Se siete in contatto con gli amici del Focolare a Gaza, inviate loro il mio amore e la mia vicinanza. Spero siano tutti al sicuro. In questi giorni sono a casa con la mia famiglia, le scuole sono chiuse e stiamo vicino ai rifugi. Le chat sono un continuo di appelli e offerte di aiuto per le famiglie che sono fuggite, per i soldati e le loro famiglie. Arrivano anche richieste di aiuto per i funerali, per onorare i morti come dovrebbero essere onorati. Sembra che tutti i giovani siano stati richiamati a combattere e temiamo per gli amici e i parenti. Temiamo ciò che ci aspetta. Cerco di proteggere i miei figli dalla paura, ma il nostro orrore è insignificante rispetto a quello che è successo ai nostri fratelli e sorelle del Sud. Penso ai miei amici arabi in Israele che corrono nei rifugi come noi. Cerco di pregare alla stessa ora del mio amico musulmano, in modo da essere una comunità di preghiera anche se tante cose ci dividono. Apprezzo il vostro essere con noi, insieme e la vostra preghiera più di quanto possa dire”. Cosa possiamo fare? In conferenza stampa Margaret Karram ha confidato il dolore e l’angoscia che vive per il suo popolo, per ambo le parti: “Mi sono chiesta che cosa ci faccio qui? In questo momento non dovrei fare altro per promuovere la pace? Poi però mi sono detta: anche qui posso unirmi all’invito di papa Francesco e alla preghiera di tutti. Con questi fratelli e sorelle provenienti da ogni parte del mondo, possiamo chiedere a Dio il dono della pace. Credo nella potenza della preghiera”. Ha poi raccontato dell’azione “Basta guerre!!! COSTRUIAMO LA PACE! che i bambini, i ragazzi e i giovani dei Focolari hanno lanciato insieme all’associazione “Living Peace”. Chiamano a raccolta i loro coetanei a pregare per la pace alle ore 12.00, ogni giorno e in ogni fuso orario; poi propongono di riempire la giornata di gesti che costruiscano la pace nel cuore di ciascuno e attorno a loro; invitano a mandare messaggi di sostegno a bambini, ragazzi e giovani in Terra Santa e li incoraggiano a chiedere ai governanti dei loro Paesi di fare di tutto per raggiungere la pace. Anche il Movimento dei Focolari aderisce all’appello del Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa, per una giornata di digiuno e di preghiera per la pace il 17 ottobre prossimo: “Si organizzino momenti di preghiera con adorazione eucaristica e con il rosario alla Vergine Santissima. Probabilmente in molte parti delle nostre diocesi le circostanze non permetteranno la riunione di grandi assemblee. Nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nelle famiglie, sarà comunque possibile organizzarsi per avere semplici e sobri momenti comuni di preghiera».
Stefania Tanesini
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Ott 11, 2023 | Nuove Generazioni, Sociale, Testimonianze di Vita
Il Medio Oriente continua a soffrire a causa di violenze, scontri e attacchi terroristici. Il racconto di Joseph, giovane siriano dei Focolari che insieme ad altri giovani alimentano la speranza di pace in una terra assai martoriata.
L’incubo delle stragi di massa torna a far paura. Il Medio Oriente è ancora sconvolto da guerre, attacchi terroristici, violenze di ogni genere che causano solo morti. In Siria, il 6 ottobre scorso droni carichi di esplosivo sono caduti su un’accademia militare di Homs durante una cerimonia di festa. Il bilancio è di un centinaio di morti di cui una trentina sono donne e bambini. Il giorno dopo c’è stato un altro attacco simile durante le celebrazioni funebri, per fortuna neutralizzato in tempo. Non è mancata la risposta siriana con una pioggia di bombe in località Idlib in un’area fuori controllo del governo. Un’escalation di violenza a cui l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria, Geir O. Pedersen risponde reclamando subito il cessate il fuoco, protezione per i civili e l’avvio di negoziati per la pace. In questo scenario di guerra, mentre le violenze continuano ad intensificarsi e sembra non ci sia speranza per un futuro di pace, alcuni giovani siriani appartenenti al Movimento dei Focolari si sono incontrati per il loro raduno annuale.
Joseph Moawwad, 24 anni ha partecipato al congresso e ci ha scritto per condividere la sua esperienza personale. “Vivevo un periodo assai difficile ultimamente, un senso di tiepidezza, senza entusiasmo; anche per questo congresso, forse per le forti tensioni che vivo e che vivono i giovani siriani. Le conseguenze della guerra perdurano tuttora, già da 13 anni, e come ultimo, l’attacco di qualche giorno fa a Homs. L’abbiamo saputo proprio all’inizio del congresso. Nonostante ciò, la grande sorpresa è stata quella di incontrare 90 giovani dei Focolari venuti da tutte le regioni siriane. Ho sentito come una tempesta che ha tolto le ceneri che coprivano la brace dal mio cuore, e così è ripartito il “fuoco” in me. Esperienze di comunione, di condivisione, di fraternità tra noi e quella tensione a vivere l’amore reciproco per poter avere la presenza di Gesù tra noi (cfr. “Dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”, Mt 18,15-20) ha cancellato tutto quello che provavo prima e ha fatto sì che, quella fiammella che sentivo riaccesa in me, diventasse più potente. A fine giornata, durante la preghiera comunitaria, ho avvertito di prendere una decisione: custodire quella “fiamma” che avevo sentito ri-accendersi per lungo tempo, farla crescere, donarla alle persone più deboli, scoraggiate. Ho scoperto che l’unità con gli altri giovani dei Focolari, l’amore reciproco che ci lega sono la soluzione a tutto questo odio e al male che viviamo. E poi la presenza di Gesù in noi e tra noi: è lui che ci dà forza e ci darà la speranza per un futuro migliore”.
Lorenzo Russo
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Ott 8, 2023 | Centro internazionale
La dichiarazione della Presidente del Movimento dei Focolari in seguito allo scoppio delle gravi violenze in Terra Santa del 7 ottobre 2023: “Giustizia, il dialogo e la riconciliazione, strumenti indispensabili per costruire la pace”.
Non ci sono parole per esprimere l’infinito dolore che ho in cuore per le popolazioni di Israele e Palestina; per i morti, le persone ferite, quelle tenute in ostaggio, i dispersi e le loro famiglie che l’ultimo, gravissimo scoppio di violenza ha provocato nella mia terra. E’ con profonda fede che, insieme a tutto il Movimento dei Focolari, mi unisco all’appello di Papa Francesco, a quello del Patriarcato Latino di Gerusalemme, alle parole di pace di responsabili delle diverse Chiese Cristiane e dei leaders delle Religioni – in particolare della regione israelo-palestinese – nel chiedere che si fermino le armi e si comprenda che, come ha detto Papa Francesco all’Angelus di oggi, “il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma ogni guerra è una sconfitta”. Nella preghiera al Dio della Pace e della Giustizia sono unita anche a quanti in tutto il mondo offrono preghiere, sofferenze e azioni, perché la pace vinca sull’odio e il terrore. Il mio grazie particolare va a quanti mi hanno scritto da luoghi di conflitto, come l’Ucraina, esprimendo offerta e vicinanza pur nella tragica situazione in cui vivono da oltre un anno. Impegniamoci a costruire un mondo fraterno e a fare tutto quanto ci è possibile affinché questi popoli e quanti sono nelle stesse condizioni di instabilità e violenza, ritrovino la strada del rispetto dei diritti umani; dove la giustizia, il dialogo e la riconciliazione sono gli strumenti indispensabili per costruire la pace. Roma, 8 ottobre 2023
Margaret Karram Presidente del Movimento dei Focolari
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