Set 9, 2013 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Sono le voci di testimoni quelle che Roberto Catalano, nostro inviato ad Amman, ha raccolto tra i tanti siriani presenti nella capitale giordana per un incontro con Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. Come sono percepiti e vissuti dai cristiani siriani gli avvenimenti tragici che stanno dilaniando il Paese, ha senso parlare di dialogo fra le religioni in questo contesto? «In Siria il dialogo c’è sempre stato, a livello ufficiale, promosso dal muftì, da altre personalità musulmane e dalle Chiese, che sono sempre state rispettate nel loro lavoro. In questo senso nulla è cambiato. La Siria in questi tre anni ha pagato però anche il prezzo dell’integralismo che si è manifestato con l’uccisione di esponenti dell’Islam sunnita moderato. Si tratta di persone di grande valore, come il chekr El Boudi, presidente del Consiglio internazionale dei professori di legge islamica. Amiche quarantenni mi hanno raccontato che fin dalla loro infanzia ascoltavano molto volentieri le sue prediche del venerdì, perché intrise di sentimenti e idee di amore, compassione, rispetto reciproco. Tutto questo è durato fino al momento della sua barbara uccisione avvenuta a Damasco alcuni mesi fa». E i cristiani? «A livello di popolo, con l’inizio delle violenze, è cominciata a serpeggiare tra i cristiani la paura, frutto, da una parte, di quella che potremmo chiamare la “memoria storica” di questa componente religiosa del Paese (per esempio la guerra libanese). Dall’altra, non dobbiamo dimenticare l’ingresso nelle varie città siriane di gruppi armati terroristici dichiaratamente ostili ai cristiani, che possono essere uccisi solo perché portano questo nome. Non che prima tutto fosse roseo, ma certo è che, seppur le leve del potere erano in mano ai musulmani (alaouti o sunniti), i cristiani erano rispettati e potevano accedere anche a posti di qualche responsabilità nell’amministrazione pubblica e nel mondo accademico. In ogni caso, sebbene quello che avviene in Siria non sia un attacco diretto ai cristiani, di fatto li pone di fronte al dramma dell’emigrazione, come unica via per sfuggire alle violenze e per assicurare un futuro ai propri figli. Il dialogo interreligioso non è solo questione siriana».
Come si vive la quotidianità sotto attentati e bombe? «Ad Aleppo i prezzi sono aumentati ancora. Nella parte sotto il controllo dell’esercito siriano il pane è introvabile perché le strade di accesso ai silos di farina sono sotto controllo dei ribelli. La strada che collega Aleppo-Homs-Damasco è pericolosissima. Soprattutto nel primo tratto si rischia realmente la vita. Ma viaggiare in tutto il Paese, a parte sulla costa, è diventato un terno al lotto. Percorsi che prima richiedevano tre ore ora ne necessitano anche 36. Dieci giorni fa terroristi di Jabat el Nouszra sono scesi dal Krak des Chevaliers verso la zona cristiana di Wadi Nazara, hanno eliminato i soldati in due posti di blocco, sono entrati nel primo villaggio cristiano dove si svolgeva una festa e hanno falciato i passanti, soprattutto giovani, che si trovavano nella strada principale. I morti sono stati almeno 18. Poi si sono ritirati. Questo ha gettato nel terrore le famiglie, molte delle quali già sfollate da altri posti della Siria». Esiste a qualche livello la speranza di una soluzione pacifica o politica al conflitto? «Non mi sembra che in queste settimane ci siano stati segnali positivi. Al contrario i combattimenti si sono intensificati in varie parti del Paese e, di conseguenza, la paura dei civili è cresciuta. L’impressione che ho avuto a Damasco la settimana scorsa è di sentire riecheggiare le parole di Isaia (53:7 ): “Era come agnello condotto al macello”. Mai come in quel momento ho capito la realtà dell’Agnello innocente che non può far nulla di fronte alla morte incombente e ingiusta. È questa la realtà della gente soprattutto dopo la minaccia dell’attacco da parte degli Usa: sgomento e desolazione. Ci si guardava negli occhi increduli come a dire: “Attaccheranno davvero?”. I mortai e i razzi dalla periferia sulla città erano molto più numerosi e l’attacco dell’esercito altrettanto pesante». Fonte: Città Nuova online (altro…)
Set 4, 2013 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo
«Due parole s’impongono in queste ore estremamente drammatiche e pericolose: impegno totale nel rispondere a papa Francesco con la preghiera e il digiuno e gratitudine per aver dato voce ai cuori di milioni di uomini di tutte le fedi e di popoli di tutte le latitudini».
Così Maria Voce esprime il sentire del Movimento dei Focolari da Amman, in Giordania, dove sta incontrando le comunità dei Focolari dei Paesi di Medio Oriente e Nord Africa. Un mosaico di Chiese (cattolici, copto-ortodossi, greco-ortodossi e greco-cattolici, maroniti, armeni, caldei, siro-ortodossi e siro-cattolici) ed una nutrita rappresentanza di musulmani provenienti dall’Algeria, Marocco, Turchia e Giordania. Papa Francesco afferma nel suo accorato appello che «non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto» a costruire «la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo: questa è l’unica strada per la pace». Ed è toccante sentire l’eco che arriva da famiglie e giovani della comunità dei Focolari di Aleppo: «Continuiamo nonostante tutto a costruire ponti di amore e unità con gli altri […], seminiamo la speranza nell’umanità sofferente attorno a noi, riempiamo i cuori tristi con la presenza di Dio, facciamo di tutto per portare l’amore agli altri. […] E preghiamo per la pace tanto minacciata nel mondo e nel Medio oriente, soprattutto in Siria, Egitto, Libano ed Iraq e perché trionfi l’amore di Dio nel mondo». Con tutti gli uomini di buona volontà, gli aderenti dei Focolari intensificano il loro personale impegno con il diffondere e moltiplicare “gesti di pace” cominciando dai propri ambienti, come incoraggia a fare papa Francesco. Inoltre si raccolgono in preghiera quotidiana per la pace alle ore 12, di ogni fuso orario, nei 194 Paesi dove il Movimento è radicato. Il motivo viene sintetizzato da Maria Voce: «Per metterci di fronte a Dio e porci al suo servizio, perché possa usarci come strumenti di pace in tutti i nostri Paesi”. I membri dei Focolari parteciperanno alla giornata indetta dal Papa per il prossimo 7 settembre per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero, unendosi alle forme più varie di preghiera, nelle parrocchie, nelle comunità, sulle strade e nelle case, in centinaia di città del mondo. Comunicato Stampa (altro…)
Set 2, 2013 | Centro internazionale, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
1° settembre: accorato “grido” di papa Francesco per la pace in Medio Oriente.
30 e 31 agosto: ad Amman s’incontrano 500 giovani ed adulti, laici e sacerdoti, religiosi e vescovi, che rappresentano il Movimento dei Focolari in questa parte di mondo. Sono arrivati dalla Grecia fino all’Algeria (eccezion fatta per Libia e Tunisia). Presenti anche dal Marocco, dalla Siria, dall’Iraq e da alcuni Paesi del Golfo Persico, dagli Emirati Arabi. Sono momenti tutt’altro che facili in questa terra, e molti hanno fatto l’impossibile per essere presenti alla visita di Maria Voce e Giancarlo Faletti. Dalla Siria è arrivata una lettera accolta da un applauso scrosciante. “Sapete che viviamo un tempo difficile […] in mezzo a questo dolore, continuiamo nonostante tutto a costruire ponti di amore e di unità con gli altri […] seminiamo la speranza nell’umanità sofferente attorno a noi, riempiamo i cuori tristi con la presenza di Dio, facciamo di tutto per portare l’amore agli altri. […] Preghiamo oggi con voi per la Pace tanto minacciata nel mondo e nel Medio oriente, soprattutto in Siria, Egitto, Libano ed Iraq e perché trionfi l’amore di Dio nel mondo”. C’erano cristiani di un mosaico di Chiese (cattolici, copto-ortodossi, greco-ortodossi e greco-cattolici, maroniti, armeni, caldei, siro-ortodossi e siro-cattolici), ed una nutrita rappresentanza di musulmani provenienti dall’Algeria, ma anche da Marocco, Turchia e Giordania. Uno spaccato che fa dire che l’idea dell’unità non è utopia; come ha detto Maria Voce: «Vedendovi, come si fa a dubitare del mondo unito!» Si è respirata per due giorni aria di fratellanza vera. Chiara Lubich era stata in visita ad Amman nel novembre 1999; ma già nel ‘69 aveva affermato che “in tutto il Medio Oriente ci sono i focolai di guerra, per cui la pace è sempre in pericolo: cosa possiamo fare noi che portiamo l’ ideale dell’unità? Dobbiamo fare che questi fratelli si amino, questo corpo deve risanarsi. Qui ci deve essere la salute dell’umanità.”
Le esperienze dei diversi Paesi hanno sottolineato come i passi fatti dai Focolari siano mirati a questa finalità: portare il dialogo come via alla pace. Si è partiti dall’Algeria e Turchia, a raccontare come si è sviluppato il dialogo con i musulmani e quello ecumenico con gli ortodossi. Non è stato un cammino facile: tutt’altro! Chi partecipa a questa esperienza non ha reticenze nell’evidenziarne le criticità, ma anche la decisione di andare avanti. Fino al febbraio del 2012, quando nella sua visita a Tlemcen, Maria Voce ha confermato che in Algeria c’è la presenza di musulmani dei Focolari. Non meno profetiche sono le piccole grandi storie di come il Movimento è iniziato in Turchia, Grecia, Cipro, Libano, Terra Santa, Giordania, Siria, Iraq e Egitto. Si tratta di Paesi, dilaniati in un momento o nell’altro, dalla guerra, dove, nonostante le difficoltà, questo spirito ha trovato le strade per svilupparsi anche con attività di assistenza sociale, oltre che di impegni nel quotidiano per guarire ferite dolorose. E come ha fatto notare Mons. Giorgio Lingua, nunzio per la Giordania e l’Iraq, il dialogo è un rischio, ma costruisce rapporti di fiducia reciproca che si cementano nel tempo. Dal canto suo il Prof. Amer Al Hafi, musulmano, vice-direttore del prestigioso Royal Institute for Inter-faith Study di Amman, ha affermato: “Il dialogo è una grazia di Dio per noi. Attraverso il dialogo, io capisco quanto è grande Dio che ci permette di gustare la diversità”.
L’incontro con Maria Voce e Giancarlo Faletti ha affrontato le problematiche attuali di questa parte di mondo… che toccano tutti da vicino, come difficoltà quotidiane e la morte, per arrivare ai problemi che la guerra crea a famiglie e al loro futuro. Sono emerse anche le barriere esistenti fra i vari Paesi della regione e si è approfondito il rapporto fra musulmani e cristiani ed il ruolo dei musulmani all’interno dei Focolari. Alla conclusione, Maria Voce ha invitato tutti ad un momento di silenzio per chiedere il dono della pace: “mettendoci di fronte a Dio per porci al suo servizio, dicendogli di usarci come strumenti di pace […] in tutti questi Paesi”. Dall’inviato Roberto Catalano Foto: Claude Gamble (altro…)
Ago 17, 2013 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Vogliamo assicurarvi che tutti i membri del Movimento in Egitto stanno bene», così ci scrivono dall’Egitto. «Il 14 agosto – continuano – è stata una giornata molto dolorosa per il Paese e, specialmente, per i cristiani. Come da tempo ci si aspettava, il Governo ha deciso di sgomberare le piazze occupate e purtroppo la reazione è stata sorprendentemente violenta, non solo contro l’esercito ma anche contro i cristiani. In tutto il Paese sono state bruciate le chiese più antiche e significative, i conventi, le scuole tenute da religiosi e religiose. Subito i musulmani moderati si sono schierati contro questi attacchi e molti si sono offerti di proteggere loro stessi le chiese. Ma tanti cristiani, grati, hanno risposto di non mettere in pericolo la loro vita perché i muri si possono ricostruire, passata la violenza, insieme. «La Chiesa Copta sta dando una forte testimonianza: Papa Tawadros ha chiesto ai fedeli di non rispondere in alcun modo agli atti di violenza e ha detto: “Bruceranno le chiese? Pregheremo nelle moschee. Bruceranno le moschee? Pregheremo nelle chiese. Bruceranno entrambe? Pregheremo insieme nelle strade, perché siamo tutti egiziani”. «A. M. di Assiut, una città molto colpita, ha detto: “Le chiese si sono trasformate in incensieri che arrivano fino al Cielo per chiedere a Dio che abbia misericordia del suo popolo e faccia miracoli.” «E’ stato proclamato un mese di stato di emergenza e, in molte città, c’è il coprifuoco dalle ore 19 alle 6 del mattino. Certo è una situazione gravissima e viviamo momenti di sospensione, ma siamo sostenuti dalla fede salda nell’amore di Dio, fede presente non solo in noi ma in tutti gli egiziani cristiani e musulmani. «Sentiamo forte il sostegno con la preghiera di tutto il Movimento nel mondo e, nella festa dell’Assunta, abbiamo affidato a Maria questo popolo che tanto la ama. Radicati nella vita del Vangelo che ci porta ad amare tutti e ad amarci fra di noi nell’attimo presente, offriamo questo grande dolore per rafforzare la speranza in una pace stabile non solo qui ma in tutto il Medio Oriente». (altro…)
Ago 7, 2013 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
“Fin dal momento in cui abbiamo cominciato a organizzare questo viaggio eravamo coscienti che sarebbe stato qualcosa di forte. Eppure non ci aspettavamo l’accoglienza che la gente ( e i ragazzi in particolare) ci ha offerto. Arriviamo dopo un viaggio durato più di 12 ore. La campana della scuola suona per noi. Un grande cartello dice: “Grazie per essere venuti, grazie perché siete qui, vi vogliamo bene: BENVENUTI”. Appena il nostro pulmino si è fermato, hanno cominciato a salutare e subito ci hanno aiutato a scaricare i nostri bagagli. Subito dopo abbiamo improvvisato giochi con i bambini e cantato canzoni con loro”.
Così registrano nel loro diario di viaggio i 19 Ragazzi per l’unità, accompagnati da 4 adulti, che durante il mese di luglio (approfittando delle vacanze invernali dell’emisfero sud), sono partiti da Buenos Aires per condividere alcuni giorni con i ragazzi della “Escuela km. 25”, nella provincia di Santiago dell’Estero, una delle tante “frontiere esistenziali” di cui parla Papa Francesco. È a mille chilometri da Buenos Aires, nel mezzo della selva, la scuola con due aule, una cucina, tre bagni ed un cortile con il pozzo, il quale fornisce l’acqua alle 22 famiglie della comunità che vivono in casette di fango, con il pavimento in terra battuta. 35 bambini, fino ai 13 anni, la frequentano. L’unico maestro arriva ogni lunedì e riparte ogni venerdì. Gli uomini vanno a lavorare nei campi e restano fuori casa anche per tre mesi. Ci sono voluti 4 mesi per preparare il viaggio, con l’aiuto degli adulti e dei giovani del Movimento dei Focolari, preparando insieme una serata per raccogliere fondi. C’era da affrontare il costo del viaggio, della permanenza, e tutti i problemi logistici. Abbiamo portato con noi del materiale scolastico, medicine, scarpe, e tutto quello che potevamo infilare nelle nostre borse. “Uno degli obiettivi che ci siamo proposti, è non solo portare i giochi e le attività che abbiamo preparato per i bambini, ma andare con l’atteggiamento d’imparare e ricevere anche noi qualcosa da loro: come vivono, il loro mondo, i loro valori, quello che fanno… Ed è stato davvero uno scambio molto arricchente”.
Abbiamo visitato le loro case, condividendo con loro la merenda. “Ci davamo appuntamento per le 10:30 ed alle 9:30 erano già tutti lì ad aspettarci”. Un giorno il maestro ha raccontato ai ragazzi che per venire a giocare con noi, i bambini indossavano i migliori vestiti che avevano. “Magari era l’unico paio di scarpe che avevano, e per andare a scuola andavano scalzi. Ma l’incontro con noi lo vedevano come una festa e perciò volevano vestirsi alla meglio”.
Prima di ripartire, abbiamo lasciato tutti i nostri soldi per la scuola e perché i bambini possano realizzare il sogno di andare insieme fino alla città più vicina a prendere un gelato! Al ritorno nella grande città, ci siamo resi conto della straordinaria esperienza vissuta: “Ho potuto capire che per essere solidali, per servire, non importa nulla, né il luogo dove vivi , né alcuna altra cosa, perché tutti siamo uguali”. È stato aperto un nuovo cammino di amicizia e non vogliamo mancare all’appuntamento che hanno lasciato scritto nel messaggio di saluto: “Arrivederci all’anno prossimo”. (altro…)