Nov 26, 2018 | Focolari nel Mondo
L’ondata di violenze nel Sud Ovest del Camerun non accenna a fermarsi e i focolarini hanno dovuto lasciare la cittadella, pur restando in Camerun. “Per quanto tempo riusciremo a resistere? Come si evolverà la situazione? Potremo continuare a vivere a Fontem? Abbiamo continuato a perseverare anche nelle condizioni più avverse”. Con queste parole i focolarini della cittadella in Camerun hanno voluto condividere il 16 novembre scorso la difficile decisione di non rientrare per ora alla cittadella – pur rimanendo nel Paese – poiché mancano “le condizioni di base per poter continuare a viverci”. “Molte cose sono successe – continuano nel comunicato – ed in particolare alcuni gravi incidenti ci hanno fatto riflettere sulle decisioni da prendere. (…) È con il cuore pesante che abbiamo deciso di non rientrare a Fontem per il momento, in modo da riprendere le forze e cercare di capire cosa Dio vuole”. L’ondata di violenza che sta attraversando il Sud Ovest del Camerun dove si trova Fontem, purtroppo non accenna a cessare. Negli scorsi mesi anche i vescovi camerunensi hanno più volte fatto sentire la loro voce, alzando “un grido di angoscia” per l’aggravarsi delle condizioni di sicurezza nelle regioni anglofone, chiedendo una mediazione politica per evitare “inutili guerre civili”. La cittadella dei Focolari si trova infatti in una zona di acceso scontro armato ed ha dovuto chiudere da tempo il Complesso scolastico ma continua a far funzionare la sua struttura ospedaliera e ad offrire assistenza a chi ne ha bisogno. (altro…)
Nov 11, 2018 | Focolari nel Mondo
L’11 novembre ricorre il centenario della fine della Prima guerra mondiale, cui seguì la Conferenza di pace di Parigi (18 gennaio 1919 – 21 gennaio 1920). Ma per altri cinque anni almeno in tutta l’Europa continuarono rivoluzioni e violenze di ogni tipo. Dalla Finlandia all’Anatolia, dal Caucaso all’Irlanda, dalla Germania alla Grecia. “Le guerre sono sempre tragiche”, ha affermato il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, lo scorso 4 novembre. E facendo proprie le parole dello scrittore Claudio Magris, «“Ogni paese pensava di dare una piccola bella lezione al nemico più vicino, ricavandone vantaggi territoriali o d’altro genere. Nessuno riusciva ad immaginare che la guerra potesse essere così tremenda, e avere una tale durata”. In questo nostro presente ancora una volta solcato da venti di guerra, la ricorrenza del centenario sia di monito a perseverare nel processo di integrazione e unificazione europea, uniche garanzie di una pace duratura». (altro…)
Nov 10, 2018 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«La fratellanza universale è stata anche il programma di persone non ispirate da motivi religiosi. Il progetto stesso della Rivoluzione francese aveva per motto: “Libertà, uguaglianza, fraternità”. Ma, se poi numerosi Paesi, nel costruire regimi democratici, sono riusciti a realizzare, almeno in parte, la libertà e l’uguaglianza, non è stato certo così per la fraternità, più annunciata che vissuta. Chi invece ha proclamato la fraternità universale, e ci ha dato il modo di realizzarla, è stato Gesù. Egli, rivelandoci la paternità di Dio, ha abbattuto le mura che separano gli “uguali” dai “diversi”, gli amici dai nemici, e ha sciolto ciascun uomo dalle mille forme di subordinazione e di schiavitù, da ogni rapporto ingiusto, compiendo, in tal modo, un’autentica rivoluzione, esistenziale, culturale e politica. […] Lo strumento che Gesù ci ha offerto per realizzare questa fraternità universale è l’amore: un amore grande, un amore nuovo, diverso da quello che abitualmente conosciamo. Egli infatti – Gesù – ha trapiantato in terra il modo di amare del Cielo. Questo amore esige che si ami tutti, non solo quindi i parenti e gli amici; domanda che si ami il simpatico e l’antipatico, il compaesano e lo straniero, l’europeo e l’immigrato, quello della propria Chiesa e quello di un’altra, della propria religione e di una diversa. Domanda oggi ai Paesi dell’Europa occidentale di amare quelli dell’Europa centrale e orientale – e viceversa –, e a tutti di aprirsi a quelli degli altri continenti secondo la visione dei fondatori dell’Europa unita. Quest’amore chiede che si ami anche il nemico e che lo si perdoni qualora ci avesse fatto del male. Dopo le guerre che hanno insanguinato il nostro continente, tanti europei sono stati modelli di amore al nemico e di riconciliazione. […]
Quello di cui parlo è, dunque, un amore che non fa distinzione e prende in considerazione coloro che stanno fisicamente accanto a noi, ma anche quelli di cui parliamo o si parla, coloro ai quali è destinato il lavoro che ci occupa giorno per giorno, coloro di cui veniamo a conoscere qualche notizia sul giornale o alla televisione. Perché così ama Dio Padre, che manda sole e pioggia su tutti i suoi figli: sui buoni, sui cattivi, sui giusti e sugli ingiusti (cf Mt 5,45). […] L’amore portato da Gesù non è poi un amore platonico, sentimentale, a parole, è un amore concreto, esige che si scenda ai fatti, e ciò è possibile se ci facciamo “tutto a tutti”: ammalato con chi è ammalato; gioiosi con chi è nella gioia; preoccupati, privi di sicurezza, affamati, poveri con gli altri. E, sentendo in noi ciò che essi provano, agire di conseguenza. Quante forme di povertà conosce oggi l’Europa! Pensiamo, a mo’ d’esempio, all’emarginazione dei disabili e degli ammalati di Aids, al traffico delle donne costrette a prostituirsi, ai barboni, alle ragazze madri… Pensiamo ancora a chi rincorre i falsi idoli dell’edonismo, del consumismo, della sete di potere e del materialismo. Gesù in ognuno di loro aspetta il nostro amore concreto e fattivo! Egli ritiene fatto a sé qualsiasi cosa si faccia di bene o di male agli altri. Quando ha parlato del giudizio finale ha detto che ripeterà ai buoni e ai cattivi: “L’hai fatto a me; l’hai fatto a me” (cf Mt 25,40). Quando poi questo amore è vissuto da più persone, esso diventa reciproco ed è quello che Gesù sottolinea più di tutto: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 13, 34); è il comandamento che egli dice suo e “nuovo”. A questo amore reciproco non sono chiamati solo i singoli, ma anche i gruppi, i Movimenti, le città, le regioni e gli Stati. I tempi attuali domandano, infatti, ai discepoli di Gesù di acquistare una coscienza “sociale” del cristianesimo. É più che mai urgente e necessario che si ami la patria altrui come la propria: la Polonia come l’Ungheria, il Regno Unito come la Spagna, la Repubblica Ceca come la Slovacchia… L’amore portato da Gesù è indispensabile all’Europa perché essa diventi una famiglia di nazioni: la “casa comune europea”». Chiara Lubich, Stoccarda 8 maggio 2004 (altro…)
Nov 9, 2018 | Focolari nel Mondo
Una indimenticabile notte, quella di 29 anni fa, quando i cittadini di Berlino Est cominciarono a prendere a picconate il muro che li aveva divisi per 28 anni dal lato Ovest della città, dal 13 agosto del 1961. Il muro di Berlino era solo un tratto di una lunga linea di confine che spezzava in due parti l’intera Europa durante la guerra fredda: la zona d’influenza statunitense a ovest, quella sovietica a est. Oggi altri muri sono ancora in piedi, come quello tra Corea del Nord e Corea del Sud, e nuovi ne sono stati costruiti. Sono muri che violano i diritti fondamentali delle persone alla salute, all’istruzione, al lavoro, all’acqua, al cibo. E che a volte separano comunità e famiglie. Come quelli tra Israele e Palestina, tra Egitto ed Israele, tra Usa e Messico, tra India e Bangladesh, tra Marocco, Algeria e Mauritania. Anche in Europa nuovi muri dividono, come quelli tra Ceuta e Melilla, o tra Grecia e Turchia. Un muro d’acqua, infine, è quello del Mediterraneo, che continua ad inghiottire vittime. Il crollo inatteso del muro di Berlino, tuttavia, ha acceso 29 anni fa una speranza ancora attuale: che tutti i muri, grazie all’impegno di tanti uomini e donne di buona volontà, possano un giorno crollare. (altro…)
Set 26, 2018 | Focolari nel Mondo
La Giornata internazionale indetta dall’ONU nel 2013 ricorda la necessità di una eliminazione totale delle armi nucleari, quale obiettivo fondamentale per la pace e la sicurezza. Gli ordigni atomici, infatti, continuano a rappresentare una minaccia inaccettabile per la popolazione mondiale. La data scelta dall’ONU ricorda la notte del 26 settembre 1983, quando il colonnello sovietico Stanislav Petrov decise, correttamente, di ritenere un errore gli allarmi missilistici comparsi sugli schermi e provenienti dagli Stati Uniti, nonostante il parere contrario dei tecnici. Petrov scelse, nell’arco di pochi attimi, di non seguire la procedura che avrebbe portato alla reazione dell’Unione Sovietica con il lancio dei propri bombardieri atomici. L’uomo che ha salvato il mondo da un vero olocausto nucleare è morto nel più totale anonimato, nel 2017, in una cittadina non lontana da Mosca. (altro…)