12 Set 2018 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Con una lettera indirizzata «alla stimata Presidente Maria Voce», Asabaton Fontem Njifua, la massima autorità tradizionale del luogo dove sorge una cittadella dei Focolari (sud-ovest del Camerun), scrive: «Non ho nulla da dire in particolare – si legge nella missiva inviata il 28 agosto dal Palais d’Azi – se non quello di esprimere la mia più profonda e sincera gratitudine ai membri dell’intero Movimento dei Focolari e soprattutto a coloro che lavorano a Fontem». «Sei ormai al corrente – scrive rivolgendosi a Maria Voce – della crisi sociopolitica che ha colpito il nostro Paese, in particolare le regioni anglofone. Fontem è uno dei villaggi in cui l’impatto della crisi era ed è molto forte». Ricordando l’appellativo attribuito a Chiara Lubich da un suo predecessore, nel 2000, quale “regina inviata da Dio”, il Fon usa parole amare per descrivere la situazione attuale: «Come esseri umani, abbiamo tentato in diversi modi di ripristinare la pace che esisteva una volta e a portare la gente a vivere la vita che Mama Chiara – Mafua Ndem ci ha insegnato, ma la maggior parte, se non tutti i nostri sforzi si sono rivelati inutili. Molti del mio popolo e persino membri del Movimento sono stati vittime della crisi. Mi viene da pensare che proprio le persone che hanno portato a Fontem la vita, la speranza, l’amore, l’unità e la luce di Dio sono sottoposte ora a un trattamento inumano. Il mio cuore piange quando penso che gli sforzi di sviluppo e le infrastrutture portate dal Movimento dei Focolari sono stati distrutti, e non possiamo fare molto per salvarli. Questo e molte altre cose mi spingono a esprimere una sincera gratitudine a tutti i membri del Movimento residenti a Fontem, che hanno resistito alla prova del tempo e sono rimasti fedeli alla causa dell’unità, della pace e dell’amore».
«Nell’attuale crisi – spiega il sovrano – migliaia di persone che sono fuggite dalle loro case hanno trovato rifugio al Centro Mariapoli di Fontem. La mia gratitudine è ancora più grande per il fatto che i focolarini hanno scelto di restare con la mia gente, nonostante il fatto che molti siano scappati dal Paese. Una ricompensa attende ciascuno di loro in Paradiso. In tutto ciò, ho imparato una grande lezione – indicata in maiuscolo dal Fon – quella di VIVERE INSIEME COME UNA FAMIGLIA. Loro sono davvero una famiglia leale. Non ci hanno abbandonato e prego che non ci abbandonino. Il Movimento dei Focolari è come la spina dorsale di Fontem, senza la quale non siamo nulla». Dopo aver chiesto con parole accorate di pregare il Padre per il suo popolo, e perché ritorni la pace nel Camerun, il Fon conclude: «Il nostro più grande desiderio è quello di vivere le parole di Mama Chiara “CHE TUTTI SIANO UNO”. Ricordatevi di noi nella preghiera perché è l’unica cosa di cui abbiamo bisogno ora. L’uomo ha fallito ma Dio non può fallire». A cura di Chiara Favotti Leggi la lettera (in inglese) (altro…)
17 Ago 2018 | Focolari nel Mondo
La celebrazione della Giornata Mondiale Umanitaria, scelta dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2009 nell’anniversario del bombardamento, avvenuto il 19 agosto 2003, della sede delle Nazioni Unite a Baghdad, è un’occasione per ricordare gli operatori umanitari che in tutto il mondo, ogni giorno, con spirito di solidarietà, affrontano avversità e gravi pericoli. L’aiuto umanitario, secondo il diritto internazionale, si basa su una serie di principi, tra cui umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza. Agli operatori è garantito l’accesso nei paesi colpiti da crisi umanitarie, conflitti o disastri climatici, al fine di fornire un’assistenza immediata, che per molti fa la differenza tra vita e morte, e nel tempo un supporto psico-sociale volto a ricostruire le comunità e mantenere una pace durevole e sostenibile nelle aree di conflitto. (altro…)
8 Ago 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Tommaso Carrieri, cofondatore dell’associazione “Non dalla guerra”
«L’esperienza che ha portato alla nascita della nostra associazione, “Non Dalla Guerra”, è iniziata quasi per caso. Eravamo molto giovani, inesperti e impreparati, ma pieni di energia e di desiderio di andare oltre la realtà che ci veniva detto dai media. La nostra attività è principalmente un’educazione alla pace nelle scuole, nei gruppi e per i cittadini. Il nostro intervento consiste nel parlare sulla situazione del Medio Oriente come in Giordania, in Palestina, in Siria e in Iraq… su quelle guerre che non ammazzano solo le persone ma anche i Paesi, la speranza, la libertà e il futuro. Ogni anno coinvolgiamo tanti ragazzi a partecipare nei progetti di volontariato, specialmente in Giordania, grazie alla Caritas, con l’obiettivo di rimanere e stare con le persone, con le famiglie e i ragazzi che scappano dall’incubo della guerra. Siamo arrivati la prima volta in Giordania nel 2014 e da quel momento tutto è cambiato. Attraverso le storie di migliaia di rifugiati dalla Siria e Iraq, che si trovano ancora a vivere in Giordania, siamo venuti a sapere le conseguenze della guerra: devastazione, povertà e perdita di ogni speranza. Abbiamo compreso quanto complessa sia la realtà lì e di quanto sia dura da capirla. Cosa significa la pace? Perché esiste la guerra? Come giovani ci siamo domandati: cosa possiamo fare? Tentando di rispondere a questa domanda abbiamo capito sempre più, e abbiamo compreso che il cambiamento e la pace devono partire da noi, tramite un viaggio lento, interminabile e faticoso verso la coerenza tra chi sei e cosa fai, una grossa sfida. Essere giovani non ci ha impedito di portare avanti i nostri ideali, anzi. Certamente facciamo ancora tanti sbagli, ma questo fa parte del “gioco”. Sentiamo che abbiamo una responsabilità e questa responsabilità per noi ha un volto, una storia e il nome di tutte quelle persone che abbiamo incontrato. Wael Suleiman, il direttore della Caritas in Giordania, una volta ha detto: “la Pace non è una campagna , è vita”, e allora cosa posso fare? Far parte di Non dalla Guerra? Impegnarmi nella mia città, si certamente. La cosa più importante da fare, però, è rispondere con la vita. La mia vita è una risposta a ciò che vivo! Da questa esperienza abbiamo capito che i giovani possono fare tutto quello che vogliono e se è vero, dobbiamo unirci, non per essere uguali, ma uniti, per non ripetere gli errori e i conflitti che stiamo sperimentando ora. Vogliamo puntare al cambiamento e lo possiamo fare insieme». (altro…)
6 Ago 2018 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
73 anni fa, l’orrore di Hiroshima, il 6 agosto 1945, e di Nagasaki, tre giorni dopo, si presentò sotto forma di un immenso bagliore, come di un sole accecante, che portò alla morte immediata centinaia di migliaia di persone, quasi tutti civili, e moltissime altre negli anni successivi, per le conseguenze delle radiazioni. Da quelle due esplosioni non solo il Giappone, ma l’intera umanità rimasero devastati, consegnando al mondo la consapevolezza che nulla sarebbe stato più come prima. “Mai più” è non solo un imperativo morale, ma anche una necessità assoluta, se vogliamo che il pianeta abbia un futuro di pace e si realizzi un mondo in cui il sole sia solo simbolo di vita. (altro…)
25 Lug 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
«Mio Dio, ricordo quei momenti, quando ero più giovane, in cui ti scrivevo delle lettere. Erano lettere piene di domande, per le quali volevo risposte immediate. Avevo 12 anni quando ho iniziato a vedere il mondo in un modo diverso. Ero nata in una bella famiglia, come quelle che si vedono nei film. Avevo una mamma premurosa che si svegliava presto per preparare la colazione, un papà amorevole e due adorabili sorelline più giovani, sempre felici delle piccole gioie della vita. Ma proprio come nei film, un giorno tutto questo è crollato. Appena sveglia, vidi che mia madre non c’era. Ricordo chiaramente, la domenica era il giorno del pancake, mio padre avrebbe preparato i pancake e mia mamma avrebbe cucinato uova e pancetta. Ma quel giorno vidi che mio padre beveva il caffè, da solo. Nessun pancake. Niente uova e pancetta. E mamma non c’era. Papà mi spiegò che lei ci aveva lasciato. Le mie sorelle avevano 8 e 6 anni. Me le sono abbracciate, promettendo al cielo che avrei fatto del mio meglio per prendermi cura di loro. In città, eravamo sulla bocca di tutti. I genitori, gli insegnanti, i bambini, tutti spettegolavano di noi. In tanti momenti avrei voluto solo andare al contrattacco, per proteggere le mie sorelle, o semplicemente piangere e lamentarmi con te. “Perché? Perché è capitato proprio a noi? Sono troppo giovane per affrontare tutto questo. Dio, dove sei?” Mio padre, la persona migliore del mondo, non se lo meritava. Ci trasferimmo dai nonni. Un giorno, mentre ero a scuola, in procinto di mangiare con i compagni, le mie sorelle si precipitarono da me per dirmi che la mamma era lì. Impossibile, pensai. La vidi venire verso di noi. Aveva una borsa piena di regali per me e le mie sorelle. Non sapevo cosa provare. La ignorai. “Perché ora? Perché sei tornata? Dopo aver lasciato la tua famiglia? Pensi di poter tornare indietro così? E che ti perdoniamo e accogliamo a braccia aperte? Pensando che i regali possano sostituire tutti i momenti in cui non c’eri? No”. Così ti chiesi, o Dio, di mandarmi i tuoi angeli come messaggeri. Non so come e quando, ma sentivo nel mio cuore che mi stavi ascoltando. Ricordo di aver scritto anche a Maria. Le dissi che avevo bisogno di una madre. E tu mi hai risposto davvero. Avvenne quel giorno, quando parlai con la nonna. Lei mi aiutò a capire che dovevo andare oltre il dolore che la mamma ci aveva causato. C’era Gesù dentro di lei. E nonostante tutte le cose brutte che possiamo fare nella vita, il Suo amore per noi non cambierà mai. Anche se cadiamo e facciamo degli errori, Lui ci amerà sempre, immensamente. Non è stato facile, ho dovuto liberare il mio cuore, e lasciarla entrare, poco a poco. Abbiamo iniziato a ricostruire un rapporto, e ora mia madre è di nuovo parte della mia vita. L’amore che ho per la mia famiglia è così grande che ci sarà sempre spazio per gli errori e l’accettazione. Posso non avere una famiglia come quella dei film, ma ho una storia che è reale, ed è migliore grazie a te, mio Dio, che l’hai guidata. E l’hai scritta. La vita non si ferma qui, ho ancora molte battaglie da superare, ci sono ancora tante sfide, ma una cosa è certa, ho fiducia nei tuoi piani per me. Potrei non capire subito, ma ho questa fede nel mio cuore: ci sarai sempre per me, non importa come». (altro…)