Ago 16, 2014 | Cultura, Sociale
Abrigada (Portogallo): sono in 30, da Kenya , Angola, Congo, Portogallo, Spagna, Italia. Cary, angolana, studia diritto a Lisbona. È stata lei, l’ultima mattina, ad avviare una serie di impressioni e proposte: “Vorrei chiedere ad ognuno di voi di “non scendere”. Se avremo questa mente sana, onesta, piena di amore verso chi ha bisogno, allora porteremo avanti questo nostro sogno”. Federico, italiano, ha ben sintetizzato cosa è emerso dai lavori: “Dopo questa Summer school è chiaro che non si può fare diritto senza farlo comparato; per affrontare i temi dell’ambiente occorre un approccio globale e multidisciplinare”. I 4 giorni di lavori, dal 26 al 29 Luglio, hanno ruotato attorno allo studio della tutela giuridica dell’ambiente naturale, in vario modo minacciato nelle diverse parti del mondo. Lo studio, fatto insieme con docenti di discipline giuridiche e ambientali, ha fatto venire alla luce e ha fatto sentire in ognuno, in maniera vitale, la comunione con l’ambiente che ci circonda, sì da suscitare in tutti il bisogno di custodirlo. Questa consapevolezza ha accomunato tutti i partecipanti alla scuola, al di là delle differenti origini e provenienze, nel bisogno di difendere l’integrità della natura ed insieme ha affratellato tutti i partecipanti, sì da far pensare che perseguire tutti insieme la protezione dell’ambiente in tutto il mondo è una via concreta, sicura ed efficace per realizzare la pace e la fratellanza.
Marc’Angela del Congo sente che deve impegnarsi in prima persona: “Non posso più tirarmi indietro. Ho pensato di coinvolgere un gruppo di giovani nel mio Paese, che già si impegnano in una ONG, per poter insieme lavorare a salvare l’ambiente. Qui ho capito che gli errori che stiamo compiendo nel mio Paese, in Italia sono stati fatti tanti anni fa, e ora vedo le conseguenze. Dobbiamo imparare e impegnarci, anche a costo personale”. “Quello che rende indimenticabili questi momenti è la relazione: dobbiamo imparare a trasferire questo modus vivendi nella vita di tutti i giorni. Non è il mio primo incontro di questo genere, ma ogni volta quello che mi colpisce è l’amore universale che qui si vive”, dice Michela, dall’Italia. “Tornando, voglio impegnarmi per cambiare le cose attorno a me. Sono solo una goccia nell’oceano, ma credo che con questa goccia possa fare la differenza”, spiega invece dal Kenia Eva Maria.
“Torno con grandi propositi: partecipare attivamente, vivere per gli altri. Vengo volentieri qui perché alla fine di questi incontri non sono più napoletana, italiana, ma cittadina del mondo. Qui con voi vivo la fraternità” (Maria) Il prossimo appuntamento è per il Congresso internazionale (Castel Gandolfo 13-15 novembre 2015), ma – concludono i giovani “vogliamo arrivarci da protagonisti, preparandolo insieme”. (altro…)
Ago 8, 2014 | Chiesa
200 giovani, 6 nazionalità diverse, in una cittadina del sud Italia, Benevento. Credono che un mondo nuovo sia ancora possibile, nonostante i conflitti in corso e la sfiducia verso un futuro migliore. Ci provano, partendo dalle piccole realtà, anche nelle parrocchie e nelle diocesi di tutto il mondo. Come? “Impegnati nell’amore”. È questo, infatti, il motto della settimana iniziata il 4 Agosto scorso. Giorni di comunione, frutto di una maturazione ideativa e realizzativa di 3 anni. Il programma è stato costruito con una convinzione: la fede ed il bene comune devono essere intessuti prima da rapporti veri, da esperienze di vita concreta e dal contatto con l’altro.
Nel Centro Mariapoli “La Pace”, a Benevento, si vuole sperimentare una palestra di vita concreta e pratica senza trascurare il contatto con figure ispiratrici, e testimoni della spiritualità del Movimento dei Focolari: durante la mattinata sono infatti fondamentali i momenti di riflessione e introspezione accompagnati dalle parole di Chiara Lubich, lettere di Chiara Luce Badano e testimonianze della giovane Maria Orsola Bussone (per la quale è in corso il processo di beatificazione).
Numerose sono le attività che danno spazio alla concretezza, in collaborazione con la Caritas locale: portare la colazione ai senzatetto della zona, una fattoria didattica, oltre che gli ordinari compiti di manutenzione e servizio nell’edificio, svolti direttamente dai giovani divisi per piccoli gruppi di lavoro. La formazione della persona è al centro della riflessione di questi giorni: formando chi si vuole impegnare nella chiesa locale, si formano di conseguenza parrocchie più solide, diocesi più unite. Inoltre in questa esperienza, vissuta con partecipanti provenienti anche dall’Argentina, Brasile, Romania, Portogallo, Slovacchia e Slovenia, dà l’opportunità di non sentirsi soli nella lotta per un mondo migliore e per un futuro con più possibilità e speranza.
Lug 18, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Gravidanza e lavoro
Alla notizia che aspettavo un bambino, nonostante le promesse ricevute, l’azienda nella quale lavoravo non è stata più disposta a darmi permessi, indennità, garanzie per il futuro. Al che ho dovuto licenziarmi. A questo punto un amico mi ha offerto un posto nel suo studio professionale. Sarebbe stata un’assunzione fittizia: non avrei potuto lavorare, ma mi sarebbero stati riconosciuti i diritti delle madri lavoratrici. Stavo già preparando i documenti quando la mia coscienza si è ribellata: uscita dalla legalità, stavo organizzando un furto nei confronti dello Stato, mentre io volevo essere una madre onesta per il figlio che attendevo. Ho dunque rifiutato quella proposta, affrontando il parere contrario dei parenti. Anche loro però, giorni dopo, sono rimasti stupiti da come Dio ha risposto con la sua provvidenza: un nuovo corso professionale per mio marito, lettino, carrozzina e vestitini per il bambino, e un nuovo lavoro per me. M. L. – Sicilia L’asse da stiro Da poco tempo mio figlio è andato a vivere da solo. Spesso viene a trovarmi e un giorno, vedendomi stirare, mi fa: «Sai una cosa? Mi manca proprio un asse da stiro». Non sono stata tanto a pensare: gli ho offerto il mio. Lui è andato via contento, ma più felice mi sono sentita per avergli procurato qualcosa che veramente gli serviva. Dopo un paio di giorni una mia amica mi ha chiesto: «Ti servirebbe un asse da stiro? Io ne ho uno in cantina che non uso più». Sono rimasta di stucco: era anche più comodo di quello che avevo donato. R. B. – Svizzera Il compagno di scuola Un giorno, un mio compagno di classe ha cominciato a buttare per aria libri e quaderni, imprecando contro Dio: «Perché non ci sei quando mi servi? Cosa stai a fare lassù?». Non capivo perché facesse così, finché ho saputo che la sua mamma doveva essere operata di cancro. Gli sono stata vicina, condividendo con lui questo grande dolore, e alla fine, insieme, abbiamo chiesto a Gesù che l’intervento andasse bene. Anche le altre compagne hanno pregato. La classe sembrava trasformata: questo episodio ci aveva reso più uniti. L’intervento poi è riuscito e tutti ne abbiamo ringraziato Dio. J.S. – Germania Lavoro di traduzioni
Avevo necessità di soldi ed ero riuscita a trovare un lavoro: fare delle traduzioni. Un giorno una mia amica mi ha confidato che stava passando un momento difficile economicamente. Le ho offerto allora di condividere con me il lavoro che stavo facendo. Lo stesso giorno mi è arrivata l’offerta di un altro lavoro che mi avrebbe fatto guadagnare il doppio di quanto avevo condiviso con la mia amica. E. M. – Azzorre (altro…)
Giu 1, 2014 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Il Signore è grande! Un giorno, mentre sto recandomi al lavoro, incontro sul trenino una signora che conosco di vista perché frequenta la mia stessa chiesa. Ci salutiamo e si avvia un colloquio. Mi fa: «Vedo che lei è sposato. Ha dei figli?». «Rispondo di sì, che sono padre di due bellissime ragazze di cui sono orgoglioso. Quando a mia volta le chiedo dei suoi figli, lei scoppia a piangere davanti a tutti i passeggeri, con grande mio imbarazzo. Le chiedo scusa, al che lei mi racconta la sua situazione: «Ieri, dopo aver esaminato il risultato delle analisi, il mio ginecologo mi ha detto che non potrò diventare mamma. Per me, che sono sposata da nove anni, è un grande dolore». L’ascolto con molta partecipazione, poi la invito a non rassegnarsi ma a continuare ad aver fede in Dio. Anch’io mi unirò alla sua preghiera. Tre settimane dopo, rivedo la stessa signora all’uscita dalla messa: raggiante, mi stava aspettando per comunicarmi una bella notizia: «Sono in gravidanza da tre settimane. Il Signore è grande!». Dopo nove mesi nasce Emanuele, un bambino bellissimo. W.U. – Roma Lavoro di traduzioni Avevo necessità di soldi ed ero riuscita a trovare un lavoro: fare delle traduzioni. Un giorno una mia amica mi ha confidato che stava passando un momento difficile economicamente. Le ho offerto allora di condividere con me il lavoro che stavo facendo. Lo stesso giorno mi è arrivata l’offerta di un altro lavoro che mi avrebbe fatto guadagnare il doppio di quanto avevo condiviso con la mia amica. E. M. – Azzorre Il compagno di scuola Un giorno, un mio compagno di classe ha cominciato a buttare per aria libri e quaderni, imprecando contro Dio: «Perché non ci sei quando mi servi? Cosa stai a fare lassù?». Non capivo perché facesse così, finché ho saputo che la sua mamma doveva essere operata di cancro. Gli sono stata vicina, condividendo con lui questo grande dolore, e alla fine, insieme, abbiamo chiesto a Gesù che l’intervento andasse bene. Anche le altre compagne hanno pregato. La classe sembrava trasformata: questo episodio ci aveva reso più uniti. L’intervento poi è riuscito e tutti abbiamo ringraziato Dio. J.S. – Germania (altro…)
Mag 14, 2014 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Nella cittadella Arco Iris, in apertura della Settimana Mondo Unito, i ragazzi e le ragazze, provenienti da tutto il Portogallo, sono stati accolti dalla banda del paese e da una ventina di gruppi che hanno animato il pomeriggio con svariate attività: dallo judo, alla musica – con tanto di canzoni composte appositamente per l’occasione -, alla danza, senza tralasciare una nota di internazionalità con i suonatori di gamelao – tipico strumento indonesiano – e 90 ballerini da Capo Verde. Oltre ai media – hanno dato copertura all’evento due canali televisivi, radio e giornali – sono state coinvolte le autorità civili. Erano presenti il presidente e il vicepresidente della regione, il sindaco della città, mentre numerosi sacerdoti hanno accompagnato i giovani delle loro parrocchie. Tra questi il responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Lisbona.
Non sono stati però solo i Focolari a dare il loro contributo: oltre 20 tra gruppi e associazioni hanno messo il loro tassello all’Expo della fraternità: una piccola mostra «dal vivo» dell’ United World Project in cui i partecipanti erano chiamati a condividere le loro esperienze sul tema. Un parlamentare, un musicista, un attore, uno scienziato e un sindaco hanno messo a disposizione le proprie competenze. Cinque i capitoli del programma della giornata attraverso i quali, tra testimonianze, musica e coreografie, è stato esplorato il tema della fraternità: «Cos’è?», «Perché?», «Come?», «Sempre?» e «In rete», presentando come questa nuova cultura si estenda a tutti i settori, dall’arte all’economia. Particolarmente significativa è stata infatti l’intervista all’economista Luigino Bruni. I workshop che sono seguiti hanno invitato i giovani ad impegnarsi in maniera più attiva nella società per costruire un mondo solidale, come testimoniano le impressioni lasciate da alcuni di loro: «Cambiare il mondo dipende da noi: è la certezza più forte che mi porto via. Grazie che ci avete dato la vostra esperienza, perché se abbiamo la chiave per affrontare le difficoltà allora è davvero possibile il Mondo Unito». «Questo incontro è stata la mia prima esperienza con i Giovani per un Mondo Unito. Sono affascinata da questo spirito di condivisione, di aiuto reciproco, di amore vero che ho avuto la possibilità di conoscere e di vivere. Mi porto via una vita nuova!». «In un tempo segnato dall’individualismo e dal disinteresse, è bello vedere che ci sono tante persone che lottano per un mondo migliore e non si fermano anche davanti alle avversità. Oggi ho capito che la fraternità è davvero alla portata di ciascuno, si attua nel quotidiano. Dipende anche da me “prendere il mondo” e cercare di cambiarlo».
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