Movimento dei Focolari
L’ONG New Humanity presenta le proposte del GenFest al Forum Globale dell’UNAOC

L’ONG New Humanity presenta le proposte del GenFest al Forum Globale dell’UNAOC

In un mondo segnato da guerre, crisi e polarizzazione, il dialogo e la cooperazione rimangono le uniche vie per la pace. Con questa convinzione, l’ONG New Humanity ha aderito al Forum Globale dell’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite (UNAOC) che ha convocato il suo Gruppo di Amici a Cascais, in Portogallo, dal 25 al 27 novembre. Con il tema “Uniti nella pace: ripristinare la fiducia, rimodellare il futuro – Riflettere su due decenni di dialogo per l’umanità”, l’evento ha riunito diverse parti interessate, tra cui leader religiosi, accademici, giovani, media e rappresentanti della società civile. Tra i partecipanti di alto profilo c’erano António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, Marcelo Rebelo de Sousa, Presidente del Portogallo, il Re Felipe di Spagna, diversi ministri degli Esteri in carica e precedenti primi ministri dei paesi europei.

L’ONG New Humanity del Movimento dei Focolari e membro del Consiglio Consultivo Multireligioso dell’UNAOC ha sottolineato l’impegno dell’organizzazione per promuovere una società giusta e unita, dove le fedi sono spazi di incontro e collaborazione. Radicata in decenni di iniziative popolari, New Humanity collega l’azione locale con la diplomazia internazionale per affrontare le sfide globali e promuovere la pace. Questa partecipazione ha sottolineato l’importanza degli sforzi multilaterali per ripristinare la fiducia e rimodellare un futuro di armonia e collaborazione tra le istituzioni internazionali, le organizzazioni religiose e il settore privato.

Durante il Global Forum, Ana Clara Giovani e André Correia, rappresentanti dei giovani del Movimento dei Focolari, insieme a Maddalena Maltese, principale rappresentante dell’ONG New Humanity a New York, hanno presentato il documento “Insieme per prendersi cura – Per la nostra famiglia umana e la nostra casa comune”. Questo documento rappresenta un impegno da parte dei Giovani per un Mondo Unito (Y4UW) nei confronti del Patto per il Futuro, approvato dalle Nazioni Unite lo scorso settembre.

Al Genfest 2024, un raduno di 4.000 giovani provenienti da tutto il mondo tenutosi in Brasile, sono stati lanciati otto hub di innovazione per promuovere l’unità della famiglia umana e prendersi cura della nostra casa comune. Le otto Comunità Mondo Unito hanno consolidato e sviluppato proposte e progetti ispirati alla spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari, in linea con i principi della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani e del Patto per il Futuro dell’ONU. Queste iniziative si concentrano su aree quali lo sviluppo sostenibile, l’azione per il clima, la promozione della pace e dei diritti umani, il dialogo interculturale, la coesione sociale e l’empowerment dei giovani.

Questi progetti e proposte costituiscono il nucleo del documento presentato a Cascais. Si apre con una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, riconoscendo i suoi instancabili sforzi per sostenere la pace e lo sviluppo sostenibile. Tra le proposte chiave vi sono l’istituzione di un Forum giovanile di alto livello per integrare le prospettive dei giovani nel processo decisionale globale e i preparativi per l’80° anniversario delle Nazioni Unite e la COP 30, che mostrano soluzioni guidate dai giovani per la sostenibilità urbana e la salute climatica.

Presentato a Miguel Ángel Moratinos, Alto Rappresentante dell’UNAOC, e a Felipe Paullier, Alto Rappresentante per gli Affari della Gioventù, il documento ha ricevuto una risposta entusiasta. Entrambi i leader hanno riconosciuto i contributi di lunga data di New Humanity e hanno espresso interesse ad analizzare ulteriormente le proposte. Questo impegno ha sottolineato il ruolo centrale dei giovani nella definizione delle politiche per un futuro giusto e sostenibile, rafforzando il legame tra le azioni di base e la diplomazia internazionale.

Per ampliare la portata e l’efficacia di questo lavoro, gli Ambasciatori del Mondo Unito, una rete giovanile, svolgeranno un ruolo fondamentale nel collegare le iniziative popolari alle istituzioni internazionali come le Nazioni Unite, assicurando che le azioni locali abbiano risonanza a livello globale.

New Humanity continua il suo impegno nel collegare le iniziative di base con le organizzazioni importanti, portando avanti la sua missione di promuovere la fraternità, il dialogo e lo sviluppo sostenibile. I rapporti nati durante il Forum Globale dell’UNAOC saranno fondamentali per rafforzare l’impatto dei nostri progetti e amplificare le voci dei giovani di tutto il mondo.

Ana Clara Giovani e Maddalena Maltese

Per scaricare il documento, in inglese, fare click sull’immagine

7 dicembre: donazione e luce

7 dicembre: donazione e luce

(…) Oggi guardando indietro possiamo capire cosa poteva dirci, diversi decenni fa, quel 7 dicembre ’43, anno della nascita del nostro Movimento; afferma che un carisma dello Spirito Santo, una nuova luce è scesa in quei giorni sulla terra, luce che nella mente di Dio doveva dissetare l’arsura di questo mondo con l’acqua della Sapienza, riscaldarlo con l’amore divino e dar così vita ad un popolo nuovo, nutrito dal Vangelo. Questo anzitutto.

E, poiché Dio è concreto nel suo agire, ecco che ha provveduto subito ad assicurarsi il primo mattone per l’edificio – quest’Opera – che sarebbe stata utile al suo intento. E pensa di chiamare me, una ragazza qualunque; e di qui la mia consacrazione a Lui, il mio “sì” a Dio seguito ben presto da tanti altri “sì” di giovani donne e giovani uomini.

Di luce, dunque, parla quel giorno e di donazioni di creature a Dio quali strumenti nelle sue mani per i suoi fini.

Luce e donazione di sé a Dio, due parole estremamente utili allora, in quel tempo di smarrimento generale, di odio reciproco, di guerra. Tempo di tenebra, dove Dio pareva assente nel mondo col suo amore, con la sua pace, con la sua gioia, con la sua guida, e sembrava nessuno si interessasse di Lui.

E luce e donazione di sé a Dio, due parole che anche oggi il Cielo vuole ripeterci, quando sul nostro pianeta si protraggono tante guerre. (…)

Luce che significa Verbo, Parola, Vangelo, ancora tanto poco conosciuto e soprattutto troppo poco vissuto.

Chiara Lubich
(Conversazioni, Città Nuova, Roma 2019, p. 665)
Foto: © Archivio CSC Audiovisivi

Sempre Avanti!

Sempre Avanti!

La notizia della morte del vescovo Christian Krause mi è giunta proprio mentre stavo iniziando una conferenza zoom con vescovi di varie Chiese amici del Movimento dei Focolari, di cui il vescovo Christian è stato un fedele compagno di viaggio per molti anni. Da tempo sapevamo che le sue condizioni di salute si erano aggravate e pregavamo per lui, per cui è stato spontaneo dire insieme il “Padre nostro”, ringraziando Dio per la sua presenza profetica e incoraggiante in mezzo a noi. Era un uomo dal cuore grande e dagli orizzonti ampi.

Ci sarebbe molto da dire sul vescovo Christian. Mentre scrivo ho davanti a me una fotografia che ritrae il cardinale Vlk di Praga (Repubblica Ceca), il cardinale Kriengsak di Bangkok (Thailandia), il dottor Mor Theophilose Kuriakose della Chiesa siro-ortodossa Malankara (India), me, cattolico, e il vescovo Christian Krause mentre camminiamo verso il centro della città di Lund (Svezia), vestiti con i nostri abiti ecclesiastici, diretti alla cerimonia nella cattedrale che segna l’inizio del 500° anniversario della Riforma protestante. L’incontro ecumenico, ospitato dalla Federazione luterana mondiale (LWF) e con la presenza di Papa Francesco, è stata la prima volta che cattolici e luterani hanno commemorato insieme la Riforma a livello globale.

La foto mi ricorda la simpatia con cui il vescovo Christian chiamava i vescovi di varie Chiese amici dei Focolari, “vescovi colorati”. Era appassionato dell’esperienza della varietà e della diversità nell’unità, ispirata da un carisma e da una spiritualità dell’unità e sostenuta dal Movimento dei Focolari, un movimento che ha più volte messo in rilievo per il suo aspetto prevalentemente laico. I nostri paramenti colorati erano un segno esteriore che indicava la ricchezza più profonda dello scambio di doni che abbiamo sperimentato nel dialogo della vita che i vescovi di varie Chiese hanno intrapreso dal 1982 e che il vescovo Klaus Hemmerle e Chiara Lubich, con l’incoraggiamento di Papa Giovanni Paolo II, hanno avviato.

Sebbene conoscesse i Focolari fin dagli anni ’80 grazie ai contatti con il vescovo Klaus Hemmerle, l’incontro con Chiara Lubich del 31 ottobre 1999 è stato per lui un momento speciale. Un incontro avvenuto nel contesto di quello che senza dubbio è stato un momento fondamentale della sua vita: la firma, a nome della LWF, della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione con la Chiesa cattolica romana, il 31 ottobre 1999 ad Augusta, in Germania. Nel corso degli anni il vescovo Krause ci ha spesso raccontato di quell’evento, indicandone l’importanza come documento firmato prima di entrare nel XXI secolo. Ma gli piaceva anche ricordare che proprio in quell’occasione, nel pomeriggio, un gruppo di fondatori e responsabili di Movimenti e comunità, evangelici e cattolici, si riunì nella cittadella focolarina di Ottmaring e lanciò il progetto “Insieme per l’Europa”. L’incontro con Chiara Lubich, quel giorno, gli aprì un varco in un’esperienza ecumenica che egli comprese, forse più di molti di noi, per le sue possibilità e implicazioni profetiche.

Quando sono diventato vescovo nel 2013, sono entrato molto più in contatto con il vescovo Christian nell’ambito dei vescovi di varie Chiese amici del Movimento dei Focolari. Dopo Lund ci incontravamo mensilmente in diversi in tele-conferenza online. L’incontro con Christian ha sempre aperto gli orizzonti, perché gli piaceva vedere le cose nel quadro generale. Il suo senso dell’umorismo si manifestava nello scintillio dei suoi occhi e nel suo sorriso gentile.

Il vescovo Christian Krause era appassionato della Chiesa, dell’unità della Chiesa e della necessità di fare passi avanti. Per lui, la vita non è fatta per stare fermi. E se vogliamo migliorare il futuro, dobbiamo essere pronti a sconvolgere il presente!  Nel caso dei vescovi amici dei Focolari, il vescovo Christian ci ha esortato ad allargare il cerchio e ad impegnarci per promuovere circoli di dialogo vivo tra i vescovi di varie Chiese del Sud del mondo. È stato così contento che nel settembre 2021, in pieno Covid, siamo riusciti a organizzare un incontro on-line per 180 vescovi di 70 Chiese di tutto il mondo. È stato un meraviglioso incontro di tre giorni.

Recentemente sono andato a trovare il vescovo Christian nella casa di cura in cui si era trasferito nelle ultime settimane di vita. La nostra è stata una conversazione che ricorderò a lungo. Mi ha parlato della sua gratitudine per l’incontro con il carisma dei Focolari, del sostegno e dell’amicizia che ha sperimentato. Cresciuto nella tradizione del “risveglio” (pietistica), l’incontro con il Movimento era in linea con la sua personale convinzione del bisogno di pietà, di spiritualità.

Non ha nascosto il dolore per il fatto che a volte sembra che il mondo abbia perso la dinamica visionaria della speranza degli anni ’60, quando la missione mondiale e gli orizzonti della pace sembravano avere successo. Doloroso anche per lui il fatto che non fosse ancora possibile ricevere la comunione nella Chiesa cattolica.

Mi ha raccontato, però, di un avvenimento negli anni ‘90 quando Chiara Lubich non stava bene. Mentre era ad un raduno il card. Miloslav Vlk lo invitò a venire con lui e a fare una breve telefonata a Chiara. Sarebbe stata solo una breve telefonata. Così, per non farla lunga, il vescovo Christian chiese semplicemente a Chiara: “Hai una parola per noi?”. Chiara non esitò a rispondere: “Sempre avanti!”. Christian ne è rimasto molto colpito.

“Sempre avanti” è stato lo stimolo che il vescovo Christian ci ha sempre portato. Parlandomi della sua preparazione alla morte, ha manifestato la sua forte fede con la quale sapeva guardare al futuro anche alla morte con speranza. Ha condiviso con me la preghiera presa da una nota poesia di Dietrich Bonhoeffer che lo ispirava in quel ultimo periodo: “Riparati meravigliosamente dalle forze della bontà, guardiamo con fiducia a ciò che può venire; Dio è con noi la sera e il mattino, e di sicuro in ogni nuovo giorno”.

Bishop Brendan Leahy
Vescovo di Limerick (Irlanda)

Foto: © Caris Mendez – CSC audiovisivi e Vatican Media – Incontro Vescovi di varie Chiese (Settembre 2021)

«Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37).

«Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37).

Siamo al racconto dell’Annunciazione. L’angelo Gabriele si reca da Maria di Nazaret per farle conoscere i piani di Dio su di lei: concepirà e darà alla luce un figlio, Gesù, che «sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo»[1]. L’episodio si colloca in continuità con altri eventi dell’Antico Testamento che hanno portato, in donne sterili o molto anziane, a nascite prodigiose i cui figli avrebbero dovuto svolgere un compito importante nella storia della salvezza. Qui, Maria, pur volendo aderire in piena libertà alla missione di diventare la madre del Messia, si domanda come potrà succedere, essendo lei una vergine. Gabriele le garantisce che non sarà opera di uomo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra»[2]. E aggiunge: «Nulla è impossibile a Dio»[3].

Questa rassicurazione, che sta a significare che nessuna dichiarazione o promessa di Dio rimarrà inadempiuta – perché non c’è niente di impossibile per lui – può anche essere formulata in questo modo: nulla è impossibile con Dio. Infatti, la sfumatura del testo greco “con, o vicino, o insieme a Dio”, mette in luce la sua vicinanza all’uomo. È all’essere umano o agli esseri umani che, quando sono insieme a Dio e liberamente aderiscono a lui, nulla è impossibile. 

«Nulla è impossibile a Dio».

Come mettere in pratica questa parola di vita? Innanzitutto, credendo con grande confidenza che Dio può agire anche dentro e al di là dei nostri limiti e debolezze, come pure nelle condizioni più oscure della vita. 

È stata l’esperienza di Dietrich Bonhoeffer che durante la prigionia che lo condurrà al supplizio, scriveva: «Dobbiamo immergerci sempre di nuovo nel vivere, parlare, agire, soffrire e morire di Gesù per riconoscere ciò che Dio promette e adempie. È certo […] che per noi non esiste più niente di impossibile, perché nulla di impossibile esiste per Dio; […] è certo che noi non dobbiamo pretendere nulla e che tuttavia possiamo chiedere ogni cosa; è certo che nella sofferenza è nascosta la nostra gioia e nella morte la nostra vita… A tutto questo Dio ha detto “sì” ed “amen” in Cristo. Questo “sì” e questo “amen” sono il solido terreno sul quale noi stiamo»[4].

«Nulla è impossibile a Dio».

Nel cercare di superare l’apparente “impossibile” delle nostre insufficienze, per raggiungere il “possibile” di una vita coerente, un ruolo determinante lo svolge la dimensione comunitaria che si sviluppa là dove i discepoli, vivendo tra loro il comandamento nuovo di Gesù, si lasciano abitare, singolarmente ed insieme, dalla potenza del Cristo risorto. Scriveva Chiara Lubich nel 1948 ad un gruppo di giovani religiosi: «E avanti! Non con la nostra forza, meschina e debole, ma con l’onnipotenza dell’unità. Ho costatato, toccato con mano che Dio fra noi compie l’impossibile: il miracolo! Se noi resteremo fedeli alla nostra consegna […] il mondo vedrà l’unità e con essa la pienezza del Regno di Dio»[5]

Anni fa, quando ero in Africa, spesso incontravo dei giovani che volevano vivere da cristiani e che mi raccontavano delle molte difficoltà con le quali si scontravano quotidianamente nel loro ambiente, per rimanere fedeli agli impegni della fede e agli insegnamenti del vangelo. Ne parlavamo per ore e, alla fine, arrivavamo sempre alla stessa conclusione: «Da soli è impossibile ma, insieme, ce la possiamo fare». Lo garantisce anche Gesù stesso quando promette: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (nel mio amore), lì sono io in mezzo a loro»[6]. E con lui tutto è possibile.

A cura di Augusto Parody Reyes e del team della Parola di vita


Foto: ©Sammmie – Pixabay

[1]Lc 1, 32.  
[2] Ibid, 35.
[3] Ibid, 37.
[4] D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 1988, p. 474. Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) è stato un teologo e pastore luterano tedesco, protagonista della resistenza al Nazismo.  
[5] C. Lubich, Lettere dei primi tempi. Città Nuova, Roma 2010, p. 164.
[6] Cf. Mt 18, 20.

Oltre ai nostri limiti

Oltre ai nostri limiti

Quando la vita ci presenta scelte impegnative e impreviste, che forse ci possono fare paura, emergono con chiarezza i nostri valori, il desiderio di viverli con coerenza.

Non è sempre facile. La risposta, in una situazione che richiede una decisione libera e personale, può apparire una scommessa difficile da realizzare, quasi un salto nel buio, e abbiamo bisogno della forza di andare oltre ai nostri limiti.

Ma dove possiamo trovare questa forza? Per qualcuno è la fede in una dimensione soprannaturale e in un Dio personale che ci ama e ci accompagna. Per tutti può esserlo la vicinanza di amici, di “compagni di viaggio” che ci sostengono con vicinanza e fiducia.  Fanno emergere da noi il meglio e ci aiutano a superare l’apparente “impossibile” delle nostre insufficienze per raggiungere il “possibile” di una vita coerente.

È la conseguenza della dimensione comunitaria dei rapporti basati sulla reciprocità. Come disse Chiara Lubich nel 1948, con il linguaggio tipico dell’epoca:  «E avanti! Non con la nostra forza, meschina e debole, ma con l’onnipotenza dell’unità. Se noi resteremo fedeli alla nostra consegna […] il mondo vedrà l’unità»[1].

Andare oltre ai nostri limiti ci apre a nuove opportunità ed esperienze che altrimenti potrebbero sembrare fuori dal nostro raggio d’azione, permettendoci di credere e testimoniare che ogni speranza è possibile.

Ma è possibile credere “che tutto è possibile” di fronte all’assurdo del Male? Questa è la grande domanda dell’umanità di oggi e di sempre. Una domanda senza risposta che accomuna tutti, credenti, non credenti, in un cammino di ricerca che si può percorrere solo insieme. Perché se il “Male” resta un mistero, altrettanto potente è la forza del “Bene”. Non c’è una risposta, ma una prospettiva di significato.

 Lo ha ricordato in una recente intervista Edith Bruck, a 13 anni deportata a Auschwitz e ancora oggi, novantenne, autentica testimone di pace. Quando la guerra finì, lei e sua sorella si trovarono di fronte a un drammatico dilemma. “Cinque fascisti ungheresi che avevano sostenuto i nazisti ci hanno pregato di aiutarli a tornare a casa clandestinamente, e noi li abbiamo aiutati lungo la strada. Abbiamo condiviso con loro pane e cioccolato. È stato uno dei momenti più intensi che abbia mai vissuto spiritualmente. Stavo trattando come un amico qualcuno che avrebbe potuto uccidere mio padre”. La decisione non fu facile e lei discusse molto con sua sorella, ma lo fecero perché pensavano che forse, in questo modo, queste persone non avrebbero mai più maltrattato un ebreo[2].

L’IDEA DEL MESE è attualmente prodotta dal “Centro del Dialogo con persone di convinzioni non religiose” del Movimento dei Focolari. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2014 in Uruguay per condividere con gli amici non credenti i valori della Parola di Vita, cioè la frase della Scrittura che i membri del Movimento si impegnano a mettere in atto nella vita quotidiana. Attualmente L’IDEA DEL MESE viene tradotta in 12 lingue e distribuita in più di 25 paesi, con adattamenti del testo alle diverse sensibilità culturali. dialogue4unity.focolare.org


Foto: ©Pixabay

[1] Chiara Lubich “Lettere dei primi tempi”. Città Nuova Roma 2010 p. 16
[2] Marisol Rojas Cadena SER- articolo su E. Bruck 26/01/2024