Lug 11, 2013 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Fathi, giovane turco, che vive a Basilea, con voce chiara ha cantato la sura 134 del Corano: “Dio ama coloro, che fanno del bene!” e con ciò ha subito annunciato il cuore del tema proposto per la giornata: l’amore al prossimo. L’Imam Muhammed Tas di Basilea ha raccontato della sua settimana di vacanza sciistica in compagnia del parroco Ruedi Beck ed altre due persone: “Abbiamo cucinato insieme gli uni per gli altri, abbiamo visto dove e quando nell’appartamento andava meglio per ciascuno, per dire le proprie preghiere. Eravamo come una famiglia, dove si impara gli uni dagli altri. Grazie a questi amici ho imparato anche a sciare molto meglio. Già per l’autunno stiamo pianificando un’altra settimana di vacanza, questa volta in Turchia”.

Abdul Jabbar Koubaisy, vicepresidente della lega musulmana in Polonia, apprezza molto questo detto della tradizione musulmana: “Colui che non sa ringraziare le creature, non sa neppure ringraziare il Creatore”. Paul Lemarié del Centro internazionale per il Dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari racconta invece di incontro una “Mariapoli” in Macedonia con 35 cattolici, altrettanti musulmani e una dozzina di ortodossi . Alla fine, un giovane partecipante cristiano cattolico aveva dato questa testimonianza: “Quest’incontro mi ha profondamente cambiato. Fino ad allora contava solo la mia fede e rifiutavo tutti gli altri: atei, musulmani, anche i cristiani ortodossi. Ora ho capito: Dio fa splendere il Suo sole su tutti”.
Il dialogo della giornata del 23 giugno a Baar, si è incentrato proprio sulle esperienze di comunità, già possibili nel rispetto della diversità. Per approfondire il tema scelto, l’Imam Mohammed Tas ha introdotto una videoregistrazione del discorso di Chiara Lubich tenuto al congresso degli amici Musulmani nel2002 a Castelgandolfo (Roma). “L’amore è una realtà importante nella nostra religione” – ha sottolineato Tas – “Se una persona non ama, vuol dire che ha un problema nel suo cuore … Yunus Emre, poeta musulmano del XIII sec. dice: ‘Ti amo per amore del Creatore!’ Con ciò egli ha indicato l’amore più profondo che ci possa essere per gli esseri umani”. E per dirlo con le parole di Chiara Lubich: “Si tratta dell’amore al prossimo, quell’amore che si riscontra nei più vari ambiti religiosi e culturali sotto forma anche di misericordia, di benevolenza, di compassione, di solidarietà. Amore del prossimo che, per noi cristiani, non è semplicemente un sentimento umano, ma, arricchito di una scintilla divina, si chiama carità, agape: amore di origine soprannaturale”.
Nel pomeriggio segue un tempo per la preghiera in due diversi luoghi secondo le religioni e poi ci si incontra in gruppi per uno scambio ricco e profondo sull’arte di amare, il perdono e la Regola d’oro. Imam Mustafa Oeztürk, presidente di un’associazione che raggruppa più moschee in Svizzera, nel suo saluto finale così si è espresso: “Stiamo imparando una nuova grammatica. Quella tradizionale inizia con “io”, poi “tu” ed infine “lui” o “lei”. Ma la grammatica dell’amore al prossimo inizia con il tu ed poi viene l’io. E «Lui» o «Lei» nella loro assenza hanno un diritto che va rispettato: che si dica di loro solo il bene”. Fonte: http://www.fokolar-bewegung.ch (altro…)
Giu 15, 2013 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Un noto rabbino, partecipante all’incontro di dialogo ebreo-cristiano promosso dal Movimento dei Focolari (svoltosi presso il Centro Mariapoli di Castelgandolfo, Roma), ha spiegato che la storia della comprensione tra le due religioni si è sviluppata in tre livelli di azione. Il livello 0, e cioè quello nel quale persone di ambedue le religioni si presentano e si conoscono. Il livello 1 fa un passo in più: c’è rispetto e mutua comprensione. La paura che l “altro” ci interpelli ancora non esiste. Il dialogo del secondo livello, invece, propone che le persone coinvolte siano pronte a che l’altro – ebreo o cristiano – influisca realmente con le proprie convinzioni religiose e lo trasformi positivamente. Non si tratta – ovviamente – di mettere in discussione l’identità religiosa di ciascuno e meno ancora di sincretismo. La proposta consiste nell’utilizzare un linguaggio spirituale in cui tutti, in modi diversi, possano ritrovarsi. Devo dire che frequento da anni eventi interreligiosi ma mai avevo partecipato ad uno simile a questo. Poche volte si vedono insieme 4 rabbini di diverse correnti dell’ebraismo e un folto gruppo di laici esperti delle tematiche tipiche del dialogo (30 persone dell’Argentina, USA, Italia e Uruguay), che lavorano con una metodologia totalmente originale. Di solito ogni partecipante parla della sua religione, commenta i propri testi e fa riferimento ai propri autori. Questa volta i cristiani hanno commentato i testi ebraici e gli ebrei i testi cristiani. Non sono state delle riflessioni prese dal bagaglio di pensatori o teologi noti nei propri ambiti, ma sono stati piuttosto approfondimenti incentrati nell’impatto che questi documenti hanno prodotto nel lettore: un impatto spirituale, in modo particolare, di profondo contenuto. Si sono visti, sotto una lente diversa da quella abituale, i testi della spiritualità ebraica e i testi che appartengono al patrimonio spirituale lasciato da Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari. Uso una metafora presa dal mondo della cibernetica. È ormai noto che il web 2.0 ci aprirà, a breve, nuove forme di comunicazione attraverso la rete: il “dialogo 2.0” è anche un passo in avanti. Questo implicherà lasciare da parte le sicurezze acquisite finora per integrare gli elementi di sempre in un modo nuovo. Sarà più adatto per l’edificazione di forme più profonde di incontro interreligioso e, in definitiva, per la costruzione di una società più fraterna. L’abbiamo sperimentato durante questi giorni. Da Francisco Canzani Leggi anche: Quando il dialogo è uno stile di vita “Ho appreso da Bergoglio cosa vuol dire il momento della morte” Si fa dialogo interreligioso per “diventare persone migliori” Conoscere è amare. Il dialogo “cuore a cuore” (altro…)
Mag 26, 2013 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo
Il Prof. Mohammad Shomali, molto attivo nel campo del dialogo interreligioso è Decano di Studi Post-Laurea presso la sezione internazionale della Jami’at al-Zahra e Direttore dell’Istituto Internazionale per gli Studi Islamici di Qum, Iran. Grazie a lui sono stati organizzati diversi momenti di dialogo fra musulmani sciiti e monaci benedettini, e fra sciiti e mennoniti. Ha guidato tre delegazioni di studenti iraniani di master e dottorato in visita a Roma per contatti spirituali con il mondo cristiano. Recentemente il Prof. Shomali è stato ancora una volta a Roma con un gruppo di studentesse. Gli abbiamo rivolto alcune domande e ne pubblichiamo due: Lei ha appena guidato una delegazione di donne iraniane in visita a Roma. Quale è stata la sua e la loro esperienza? «Nel mese di maggio 2013, con mia moglie ho accompagnato un gruppo di dieci donne, studentesse di Master o di Dottorato alla Jami’atul Zahra, il più grande seminario teologico per donne in Iran (Qum). Si trattava della mia settima visita in Italia, ma è stata quella con maggior successo (…) perché, nel corso del tempo si costruisce la fiducia reciproca, si stabilisce un rapporto di amicizia e, dunque, si può approfondire il livello del dialogo e dell’amicizia».
Quale è la sua esperienza di dialogo con i Focolari e quali sono le sue caratteristiche? (…) Per noi questo movimento ha rappresentato la porta verso il cristianesimo. Infatti, con gli amici del Focolare ci si sente a proprio agio, grazie al loro senso di impegno verso Dio: un amore profondo verso Dio e verso gli uomini e, allo stesso tempo, un atteggiamento di grande apertura. (…) Si avverte che fanno del loro meglio per farti sentire a tuo agio e, allo stesso tempo, si assicurano che insieme si possa costruire il bene. Sono convinto che il carisma di Chiara Lubich, la sua spiritualità, sia un dono di Dio nel XX secolo e speriamo che possa portare ancora più frutto nel corso del XXI. Personalmente, apprezzo molto l’idea dell’unità nel senso di agire come comunità. Dovremmo pensare insieme, fare programmi comuni, lavorare uniti. Questo è molto simile a quanto, mi pare, sia il punto centrale del messaggio dell’islam, specialmente della scuola di Ahlul Bayt (parte dell’islam sciita) che sottolinea e si concentra molto sull’amore che dovrebbe esistere fra i credenti. Per questo trovo la spiritualità del Focolare molto interessante. Quanto predicano e quanto mostrano nel loro comportamento confermano che possiamo arrivare a grandi risultati se abbiamo un amore vero verso Dio e verso il prossimo». (altro…)
Mag 22, 2013 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Si sono conosciuti svolgendo il servizio di cappellani nel carcere di Viterbo, Padre Vasile Bobita e padre Gianfrancesco Bagnulo, portando conforto l’uno ai detenuti ortodossi, l’altro ai cattolici. Tra loro è scattato nel tempo un rapporto molto fraterno, che ha coinvolto poi i membri delle due comunità di appartenenza e che li ha portati a collaborare nell’organizzare un evento locale del cammino di “Insieme per l’Europa” ( Maggio 2012) di cui il Movimento dei Focolari è tra i promotori. Nasce così nei due cappellani l’idea di visitare insieme la cittadella di testimonianza di Loppiano (Firenze), estendendo l’iniziativa alla comunità rumeno-ortodossa di padre Vasile e a due monaci ortodossi del monastero di San Giovanni Therestis, a Bivongi, in provincia di Reggio Calabria. Il 15 maggio scorso, tra le dolci colline toscane, dopo la presentazione della storia di Chiara Lubich e della cittadella, in questo gruppo variegato si è aperto un vivace dialogo su “evangelizzazione e dialogo”, sulla spiritualità dell’unità del Movimento, sui rapporti con la Chiesa ortodossa fin dagli anni ’60, sul testamento di Gesù: «Che tutti siano uno» (Gv 17,21). Ciò ha permesso di approfondire la conoscenza reciproca e di condividere speranze, sfide, dolori e gioie cui ha contribuito l’aggiungersi di una focolarina ortodossa rumena che vive nella cittadella.. Breve ma significativo il commento di Padre Vasile: “Ora capisco perché mi sono sentito sempre accolto da padre Gianfrancesco: perché voi vivete la realtà dell’unità”. Tutti insieme hanno infine desiderato di partecipare con tutta la cittadella alla Santa Messa nella chiesa dedicata a Maria Theotokos che, dice padre Gianfrancesco, “ci ha colpito tantissimo perché è il luogo dell’incontro, dei rapporti vissuti nella loro concretezza alla luce del vangelo”. Questa visita riveste di un particolare significato, perché ha coinciso con il 10° anniversario della posa della prima pietra del santuario (2003-2013) quando, alla presenza di Chiara Lubich, di personalità religiose e civili, i rappresentanti del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli hanno donato alcune piccole pietre colorate, provenienti da importanti santuari mariani ortodossi nel mondo, da porre insieme alla prima pietra come segno del cammino di comunione che ci unisce. (altro…)
Mar 9, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Dialogo Interreligioso, Spiritualità
La decisione di papa Ratzinger dello scorso 11 febbraio mi sembra ci abbia offerto un distillato della sua riflessione teologica e spirituale. Anzitutto l’evidenziare il primato di Dio, il senso che la storia è guidata da Lui. E ancora, l’indirizzarci a cogliere i segni dei tempi e a rispondervi con il coraggio di scelte sofferte, ma innovative. Con una chiara nota di speranza per “la certezza che la Chiesa è di Cristo”. Ma a quale Chiesa Benedetto XVI guardava? Per amore di quale Chiesa ha fatto un passo di simile portata? Penso di non sbagliare additando la “Chiesa-comunione”, frutto del Vaticano II ma anche prospettiva, “sempre più espressione dell’essenza della Chiesa”, come ha sottolineato papa Ratzinger anche alla fine del suo pontificato. Un “sempre più”, per dire che ancora non ci siamo appieno. Quale allora la direzione? La Chiesa, si sa, è per il mondo. Per questo, di fronte alle esigenze di riforma ad intra, mi sembra debba privilegiare il guardare fuori di sé, intensificare il dialogo con la società. Tale contatto vitale le permetterebbe di far sentire la sua voce chiara nella fedeltà al Vangelo e nel contempo ascoltare le istanze degli uomini e delle donne di questo tempo. Col risultato di trovare nuove risorse e insospettata vitalità anche al suo interno. Occorrerà insistere certamente sul dialogo ecumenico, sul grande tema dell’unione visibile tra le Chiese, cercando di arrivare a definizioni della fede e della prassi ecclesiale accettabili da tutti i cristiani. Auspicherei poi una Chiesa più sobria, sia in rapporto al possesso di beni che nelle espressioni liturgiche e nelle sue manifestazioni; proporrei una comunicazione più fluida e diretta con la società contemporanea, che consenta alla gente di rapportarsi con essa con più facilità, e un atteggiamento di maggiore accoglienza anche nei confronti di chi la pensa diversamente. Universalità e apertura ai dialoghi saranno perciò due note che dovranno essere raccolte dal nuovo Papa. Affinché possa rispondere a queste enormi sfide, lo immaginiamo uomo di profonda spiritualità, unito a Dio per cogliere dallo Spirito Santo le soluzioni ai problemi, nell’esercizio costante della collegialità, coinvolgendo altresì i laici, uomini e donne, nel pensare e nell’agire della Chiesa. A noi quindi spetta lavorare con nuovo senso di responsabilità. Si tratta di suscitare stimoli creativi su diversi livelli. Penso all’economia, che uscirà dalla crisi solo se si porrà al servizio dell’uomo; alla politica, che deve ritrovare credibilità tornando ad essere “vita comune nella polis”; alla comunicazione, che ha da essere fattore di unità nel corpo sociale; penso anche alla giustizia, nell’apertura verso chi sbaglia, chi patisce le piaghe dello sfruttamento, verso chi ha sofferto per gli errori di altri uomini e altre donne anche di Chiesa. Penso a coloro che si sentono esclusi dalla comunione ecclesiale, come le “nuove unioni”. Anche questo è Chiesa, perché il Cristo che l’ha fondata è morto sulla croce per sanare ogni divisione. Si tratta di far brillare il suo vero volto. Per questo ho invitato quanti aderiscono allo spirito del Movimento in tutto il mondo a un nuovo “patto” che accresca ovunque l’ascolto, la fiducia, l’amore reciproco in questo tempo d’attesa, affinché nell’unità e nella collegialità la Chiesa possa scegliere quel papa di cui anche l’umanità ha bisogno». Fonte: Zenit Altri articoli: Radio Vaticana Comunicati stampa del Servizio Informazione Focolari (altro…)