Sono nata a Vallo o in Romania?

Claudio, Antoanetta, Marinella, Giorgio

Vallo dal Passo Croce
Claudio, Antoanetta, Marinella, Giorgio
Vallo dal Passo Croce
“Abbiamo sperimentato che la nostra diversità non è un motivo di divisione, ma rappresenta una molteplicità di doni e una risorsa”. È uno stralcio del Manifesto che è stato letto allo Square Meeting Center di Bruxelles, a conclusione della giornata di Insieme per l’Europa 2012. Più di mille persone riunite a Bruxelles da ogni parte d’Europa e altre decine di migliaia collegate via satellite in 22 Paesi, hanno rivolto un messaggio di speranza, unità e pace all’Europa. “Insieme per l’Europa” ha una caratteristica inedita che la rende originale da tutte le altre manifestazioni europee: è la realizzazione – in contemporanea all’incontro di Bruxelles – di una capillare rete di eventi promossi in altre 144 città di tutta l’Europa. Piccole e grandi manifestazioni realizzate in punti di alto profilo simbolico per i singoli Paesi e città. Hanno avviato percorsi di collaborazione tra movimenti e comunità ecclesiali. Rapporti che aprono oggi spiragli di speranza per future iniziative da promuovere insieme per il bene comune delle comunità locali. Da Breslavia, Polonia, a Belfast, Irlanda. Da Oslo, Norvegia, a Malta. Molteplici sono state le iniziative che hanno coinvolto persone di tutte le età, condizioni e convinzioni.
Ad Augsburg, in Germania, il programma è iniziato con un flashmob nella piazza centrale della città: si sono lanciati in aria sette palloni giganti ognuno contraddistinto da uno dei sette “Si” che hanno caratterizzato fino ad oggi l’impegno dei movimenti e delle comunità per la famiglia, la vita, la pace ed un’economia più equa. A Breslavia, in Polonia, l’iniziativa ha voluto mettere in rilievo il delicato processo di incontro e di riconciliazione tra i popoli della Polonia e della Germania (ferito durante la seconda guerra mondiale) con una manifestazione dal titolo “I cristiani della Germania e Polonia insieme per l’Europa”. Ad Ischia, in Italia, una catena umana “ha abbracciato” il perimetro dell’isola come simbolo insieme di difesa dell’ambiente e di accoglienza. Ancora in Italia, a Firenze, è la Sala dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, ad ospitare il collegamento in diretta con lo Square Meeting Center di Bruxelles. E se, per una parte dei Movimenti e Comunità cristiane il percorso di fraternità di “Insieme per l’Europa” ha un’esperienza di anni, per altri l’edizione del 2012 è stata l’occasione di provare dal vivo il significato di conoscersi meglio e di lavorare insieme. Così si esprime una coppia di Laudau, in Germania: “Bruxelles 2012 è stata la scusa per conoscerci meglio, interessarci di Movimenti dei quali prima non conoscevamo nemmeno il nome. Si sente grande entusiasmo e voglia di concentrare le nostre forze per rinforzare l’anima cristiana dell’Europa cominciando dalla nostra città”.
Sono queste storie di collaborazione e di fraternità che danno oggi la possibilità di credere che è possibile dare all’Europa quella speranza di cui Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, parlava nel suo intervento a Bruxelles: “La più grande miseria europea è la mancanza di speranza”. Per questo “si deve generare un clima di simpatia e di solidarietà, un senso del destino comune deve risorgere, reti sociali debbono rinascere”. “Insieme per l’Europa – ha sottolineato Maria Voce nel suo discorso – è un’impresa affascinante: abbiamo la possibilità, anche attraverso la manifestazione di oggi, di testimoniare alle donne ed agli uomini del nostro tempo che abitare la terra in uno spirito di comunione apre un futuro di fraternità e di pace ai singoli, ai popoli, al nostro continente e all’umanità intera”.
Flickr photostream: www.flickr.com/photos/together-for-europe/
Diario di Viaggio – Prima tappa
«Riprendiamo l’aereo. Tre ore di volo, 2500 kilometri, e arriviamo a Recife. Nei pressi di questa grande città del Nord Est del Brasile si trova la cittadella Santa Maria del Movimento dei Focolari, seconda tappa della nostra avventura. E’ lì che i due gruppi, quello di San Paolo e quello di Recife, si riuniscono per gli ultimi giorni del progetto e per un bilancio del lavoro fatto. Alle spalle, per ciascuno, 15 giorni intensi di lavoro sociale, in un grande clima di fraternità, immersi in una cultura sconosciuta, in progetti diversi, condividendo ogni giorno la stessa meravigliosa esperienza con tante persone del posto. Marta, italiana, alla fine dell’esperienza conclude: “In questi giorni ho imparato che dobbiamo essere semplici, non persone costruite. Da noi ci sono tanti immigrati… Le persone qui, nella loro semplicità, ti danno tanto. Ora vedo con altri occhi gli immigrati nel mio paese”. Micheal, dalla Germania, ha lavorato per ridipingere una casa. Suo collega di lavoro, un ragazzo che “all’inizio non voleva aiutarmi. Ma gli ho fatto un sorriso e gli ho messo la paletta in mano. Ha cambiato atteggiamento e mi ha aiutato. Anche se da solo avrei fatto il lavoro tre volte più veloce, aver lavorato con lui mi ha reso molto più felice”. E sono fioriti nuovi propositi e decisioni, come quella di Emanuel, paraguaiano: “Qui ho capito come voglio vivere, cosa voglio fare della mia vita. Nel mio paese ci sono anche tanti poveri, ma qui mi sono svegliato!” o di Lara, di nazionalità argentina: “Ho capito che la lingua del cuore non è quella della ragione. E una lingua diversa che ti porta a superare i limiti linguistici e le barriere sociali, e ti mette in gioco l’anima. Questa avventura di essere di paesi diversi, con una cultura diversa, e riuscire comunque a costruire rapporti veri, mi ha fatto credere che il mondo unito è possibile, anche nel quotidiano. Partecipare a questo progetto mi ha aperto la testa ed il cuore. Mi ha permesso di scoprire una società che soffre, che ha tanti bisogni ma anche molto da dare. Torno con tanta voglia che nella mia città possa sorgere un progetto simile”.
Per qualcuno è stata l’occasione di una vacanza alternativa: “Potevo scegliere di riposarmi con gli amici o venire qui. Senza dubbio ho scelto bene!”, afferma Adriano, di Porto Alegre, e quindi cittadino del Paese ospitante. Un’altra connazionale, Sulamita, racconta: “Quando sono arrivata nella favela era come se avessi trovato il mio posto: un posto dove potevo amare tutti i giorni. Ma in realtà siamo stati amati da loro con grande sincerità. Tornando a casa voglio trasmettere quanto ho vissuto perché tutta questa forza che ho ricevuto non muoia”. Viaggio all’insegna della reciprocità, con un “Grazie”, dei bambini della scuola Santa Maria, di Recife: “È stata una settimana molto speciale per noi”. E c’è anche qualcuno che non vuol far più ritorno in patria, come Pakot: “Avevo tanti problemi prima di arrivare qui: a casa, con gli studi…All’Isola S. Teresinha ho scoperto che i miei problemi erano troppo piccoli se confrontati a quello che stavano vivendo quei bambini…e mi sono sentito impotente. Durante le due settimane che sono stato nell`Isola ho ricevuto tanti abbracci, sguardi e adesso mi sento più forte. Se fosse possibile vorrei cambiare la data del mio ritorno in Romania…”. Il progetto GLOCALCITY è realizzato con il sostegno del programma “Gioventù in azione” della Commissione europea Leggi anche:
Giovani con “Glocalcity” in Brasile Al via un progetto intercontinentale con cinquanta giovani provenienti da dieci paesi (altro…)
«Quest’Europa non immaginava di doversi confrontare molto velocemente con il terrorismo, con la crescita del divario tra il nord e il sud del mondo, con un confronto tra le culture e tra le religioni, con una mobilitazione di popoli così grande; non si immaginava che lo sviluppo scientifico e tecnico avrebbe creato delle domande etiche così forti, che toccano la stessa visione dell’uomo. Diventa urgentissimo in un’Europa che, anche incoscientemente, cerca una luce, testimoniare che esiste questa luce». Così, mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE) – promotore dell’iniziativa, insieme alla Conferenza delle Chiese cristiane (Kek) – presenta gli obiettivi della III Assemblea ecumenica d’Europa, in corso nella storica città rumena di Sibiu, dal 5 al 9 settembre 2007. Il titolo dell’Assemblea – «La luce di Cristo illumina tutti. Speranza per il rinnovamento e l’unità dell’Europa» Il luogo – Sibiu, punto di arrivo di un itinerario che tutte le Chiese e le comunità cristiane d’Europa hanno condiviso quale percorso al cuore dell’ecumenismo, la ricerca di Cristo, riscoperto a partire dalle diverse tradizioni. Prima tappa della preparazione: Roma, centro del cattolicesimo; seconda: Chiese locali; terza: Wittenberg – la città simbolo della Riforma luterana -, e ora Sibiu, a maggioranza ortodossa.
I partecipanti – 2100 delegati cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti; vescovi e laici, rappresentanti di diocesi, movimenti e comunità. Presenti tra gli altri: il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, il card. Walter Kasper, il Metropolita Kyrill del Patriarcato di Mosca, il vescovo luterano Huber, ma anche personalità politiche come il Presidente della Commissione Europea, Barroso e il Presidente rumeno Basescu. In programma – Apertura martedì 4 settembre alle 19, nella piazza principale della città, Piata Mare: musiche e canti della cultura rumena, benvenuto degli organizzatori e delle autorità civili della città. 5 settembre: in mattinata assemblea plenaria su temi tratti dalla Charta Oecumenica: unità-spiritualità-testimonianza; 6 settembre: Europa-religioni-migrazioni; 7 settembre: Creazione-pace-giustizia. Nel pomeriggio di ogni giorno: gruppi di lavoro. L’Assemblea si chiuderà con la pubblicazione di un documento finale. Il 7 settembre la serata artistico-culturale “Sulle vie della luce”, un programma di musica ed esperienze, di fede e di vita, animata dal Movimento dei Focolari, con esperienze di Comunione e Liberazione, Cammino Neo-catecumenale, Comunità di Sant’Egidio. L’appuntamento è alle ore 20,30 nella Piata Mare. Non è un caso che questo evento si svolga in un Paese dell’Est – Mons. Aldo Giordano: “L’unificazione europea avverrà soltanto quando riusciremo a mettere insieme queste due culture dell’Est e dell’Ovest. Questo è un lavoro in cantiere e crediamo che Sibiu possa dare questo grande contributo. D’altra parte, è una questione ecumenica: le Chiese dell’Occidente hanno una chance, qui, di confrontarsi con la grande tradizione orientale. E siccome abbiamo vissuto separati da un muro, adesso abbiamo l’occasione invece di conoscerci più profondamente e di imparare soprattutto a dare una testimonianza comune del Vangelo”. (L’intervista a Mons. Aldo Giordano è stata realizzata dalla Radio Vaticana)