Gen 7, 2015 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il Natale in alcune chiese ortodosse è celebrato il 7 gennaio, nove mesi dopo l’Annunciazione. Questa data corrisponde al 25 dicembre, secondo il “Calendario Giuliano”. La festa del Natale è preceduta da un periodo di digiuno di 40 giorni, che ha inizio il 28 novembre. «Per motivi storici – racconta Serghej, focolarino ortodosso di Mosca –, dopo la rivoluzione del 1917 e fino agli anni novanta, in Russia non si festeggiava più il Natale. Al suo posto sono stati introdotti i festeggiamenti di Capodanno, con l’albero e Babbo Natale, Ded Moroz in russo, letteralmente “Nonno Gelo”». «Ho saputo dell’esistenza del Natale come di tutta la “storia della salvezza” – continua Serghej –, quando ho conosciuto il Movimento dei Focolari. Allora non ero ancora battezzato, perciò l’incontro con i Focolari è coinciso, per me, con l’incontro con Dio». Secondo l’usanza, la vigilia di Natale viene chiamata con il nome di “Sočelnik”, a causa del cibo sočivo, che consiste in frutta e grano lesso, l’unico permesso in questa giornata. Il digiuno dura fino a sera, in particolare finché non è intonato l’inno di Natale. Viene acceso un cero, che simboleggia la stella cometa di Betlemme, la cui comparsa pone fine al digiuno. «Nonostante la tradizione, per tante persone in Russia – costata Serghej – il Natale continua a non esistere. Praticamente Gesù è “sloggiato” completamente dalla loro vita. Anche il consumismo, così noto all’Occidente, ha fatto la sua parte, irrompendo con forza appena è crollato il comunismo».
«Per questo ci impegniamo ogni giorno – conclude Serghej –, perché più persone possibili possano scoprire questo Bambino, la cui nascita celebriamo in questi giorni. Che lo possano veder nascere in mezzo a noi per l’amore reciproco (Mt 18,20). Il mio augurio per questo Natale: che noi cristiani siamo capaci di dare Gesù al mondo, attraverso l’amore evangelico e così portarlo fra la gente. Buon Natale! С РОЖДЕСТВОМ!». Un augurio che estendiamo anche ai fratelli e sorelle della Chiesa serba, della Chiesa copta, della Chiesa di Gerusalemme, di Macedonia, Ucraina, Georgia, e di alcune Chiese in Grecia. (altro…)
Mar 5, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«La situazione appare relativamente calma a Kiev, le violenze si sono spostate in Crimea, dove la Russia ha enormi interessi economico-militari… C’è grande incertezza a Kiev e in tutta l’Ucraina. Si avverte l’emozione dirompente di un momento storico per l’Europa, anche se non si sa bene che cosa potrà succedere nei prossimi mesi… La gente fatica a mettere assieme quel che serve per sopravvivere. «…Le fazioni presenti nel Paese non sono così uniformi come si potrebbe pensare – russi, cosacchi, tatari, slavi ucraini, polacchi… -, per giunta divisi in culti molteplici e spesso in conflitto tra loro. Non c’è da stupirsi, allora, delle recenti fiammate nazionaliste e filorusse, che trovano la loro origine in brutali repressioni e in violente rappresaglie che si susseguono ogni dieci-venti anni. «Una notte in piazza Maidan. Nonostante il freddo, le migliaia di giovani rivoluzionari non hanno abbandonato le loro tende. Un mausoleo a cielo aperto, ormai. Arrivo alla piazza che la sera è già scesa. Nelle strade si vive in un’atmosfera surreale di silenzio, quasi assenti le macchine, di poliziotti non c’è nemmeno l’ombra… Ecco i luoghi dove sono stati ammazzati i primi giovani, colpiti dai cecchini appostati sui tetti degli edifici del governo più che dalle forze dell’ordine. Ovunque lumini accesi e fiori deposti… Da qui i giovani hanno, con la loro determinazione, portato alla caduta del presidente. Il Paese è comunque spaccato in due, eppure questa folla – fertilizzata dal sangue dei martiri – non sembra decisa a mollare d’un centimetro. Fa freddo, ci si trattiene attorno ai falò, si bevono bevande calde offerte dai Cavalieri di Malta, dalla Croce Rossa, da volontari d’ogni genere… «Maidan vibra per la Crimea. La calma del centro di Kiev viene scosso dalle notizie inquietanti provenienti dalla Crimea. Le opinioni sono diverse, ma la speranza di una Ucraina libera e indipendente non cessano… Con un appello lanciato attraverso i social network, la popolazione s’è messa a ripulire sia il grande parco dinanzi al Parlamento, sia la stessa piazza Maidan e dintorni. Uomini, donne, anziani e bambini si sono impegnati per cancellare le tracce della lunga battaglia di Kiev. Una giornata trascorsa ad inseguire le notizie provenienti dalla Crimea… Ora la diplomazia è al lavoro: si spera nella mediazione dell’Unione europea e dell’Onu.
“Possibile che non si possa immaginare una Ucraina che non sia né russa né americana, ma solamente sé stessa?”, mi dice una delle dottoresse che da una settimana si sta prodigando per curare feriti e malati di piazza Maidan, nell’ospedale da campo improvvisato nell’Hotel Ucraina. «Certo è che la situazione è grave, e si ha la coscienza, forse ancor più di ieri, che in questa piazza-simbolo si sta giocando in qualche modo il futuro dell’Europa… Ma la gente di Maidan resta nel cuore, coi suoi lumini e i suoi fiori. La gente normale, quella che oggi, a centinaia di migliaia, ha voluto vedere i luoghi del martirio di un centinaio dei suoi figli. È per questa gente che l’Europa deve intervenire. Con la diplomazia. Le armi hanno fatto il loro tempo nella soluzione dei conflitti». di Michele Zanzucchi Fonte: Città Nuova online Leggi anche: Diario da Kiev Una notte in piazza Maidan Maidan vibra per la Crimea (altro…)
Gen 7, 2014 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sono nato a Mosca in una famiglia appartenente alla chiesa russa ortodossa. Quando avevo tre anni, nel 1989, la mia famiglia ha conosciuto i focolarini che erano appena arrivati a Mosca. Mia madre e mia nonna sono rimaste colpite da queste persone autentiche e piene di novità della vita cristiana. La mamma si è consigliata con il parroco perché desiderava continuare l’amicizia con i focolarini e questi, informandosi su questa comunità non ortodossa, ha dato comunque la sua benedizione. Oggi, che la comunità dei Focolari a Mosca è cresciuta, la maggior parte dei suoi membri appartiene alla chiesa ortodossa. In questi venticinque anni la mia famiglia è rimasta in contatto con la comunità dei Focolari, facendone parte nello spirito di profonda unità, ma anche di libertà e rispetto reciproco.
L’anno di svolta nella mia vita è stato il 2000, quando avevo 13 anni. Allora c’è stato un incontro con Chiara Lubich in Polonia dove sono andato assieme ad un gruppo della Russia. È proprio in quei giorni che ho sentito una particolare unione con Dio, una grande maturazione della mia fede. Sono diventato fortemente cosciente dell’esistenza di Dio e della sua presenza costante e reale nella mia vita. Dopo qualche mese sono andato in Giappone con un piccolo gruppo dei ragazzi della Russia per partecipare in un incontro-conferenza internazionale dei ragazzi dei Focolari, assieme ai ragazzi buddisti giapponesi. Era la prima volta che incontravo i ragazzi che a quella giovane età cercavano di vivere seriamente il Vangelo, con lo spirito di unità e di condivisione. È nato in me un grande desiderio di continuare a vivere così anche con i miei coetanei a Mosca. Dopo questi due eventi in Polonia e in Giappone ho cominciato a sperimentare un profondo desiderio di crescere nel rapporto personale con Dio, avevo sete di Dio. Ho iniziato a frequentare la chiesa anche da solo, senza i miei genitori. Il parroco, che mi ha visto crescere, ha notato questo mio cambiamento e mi ha proposto di fare il chierichetto. Così per otto anni ho fatto questa bellissima esperienza di vicinanza al’altare e al sacerdote stesso. Come frutto di questa vita, da un lato nella chiesa ortodossa, dall’altro nella comunità dei Focolari, ho capito che non potevo fare a meno di seguire Dio che mi chiamava a lasciare tutto. Dopo aver lasciatola Russia nel 2010 per entrare in focolare, ho avuto la possibilità vivere in un modo nuovo la partecipazione alla celebrazione liturgica: ho cominciato a cantare nel coro. Era stato un desiderio un po’ dimenticato che avevo da bambino, che adesso vivo come un dono di Dio. Ora abito in focolare con altri focolarini che sono cattolici. Fra di noi cerchiamo di vivere l’amore scambievole nel quotidiano, che ci porta spesso a sperimentare la presenza spirituale di Gesù fra noi». (altro…)
Ago 18, 2013 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Come in una rete colorata, tante città sono state idealmente unite dalle molte “mariapoli” tenutesi nei punti più diversi del pianeta. I noti appuntamenti annuali dei Focolari, si sono svolti dalla Sicilia alla Bolivia, dalla Macedonia agli Stati Uniti. Ogni mariapoli ha avuto caratteristiche e temi diversi, ma tutte con lo stesso spirito, basato sulla fraternità universale e la costruzione di una società migliore e più giusta. Alcuni flash: in Russia, a Celiabinsk, dietro gli Urali, la mariapoli è stata una grande famiglia, con la presenza di alcune persone diversamente abili, che si sono sentite “uguali” e hanno dato il loro contributo al programma in modo molto vivo. Dall’altro lato dell’oceano, a Chicago (USA), i nostri amici musulmani, nonostante fosse Ramadan, hanno viaggiato senza acqua e cibo per non rinunciare alla giornata dedicata al dialogo interreligioso dove, tra l’altro, si sono donate esperienze sull’amore al prossimo raccontate da alcune famiglie, tra cui una coppia musulmana e una in cui il marito è ebreo e la moglie cattolica. L’internazionalità e l’interconfessionalità sono state evidenti anche in Macedonia, dove il tema scelto per l’approfondimento “L’altro da me, un altro me“ ha subito alimentato la comunione fra tutti, tra giovani e adulti, tra musulmani, ortodossi e cattolici, tra macedoni e albanesi e anche con quanti arrivavano dal Kosovo. La splendida cornice naturale, le passeggiate e i giochi sportivi sono stati l’occasione per aprirsi ed entrare nelle diverse storie di vita.
Il motto che potrebbe sintetizzare la mariapoli della Lituania è stato invece: “Essere ponti”. Un primo ponte è stato costruito con la Siria, invitando tutti a pregare il time out per la pace ogni giorno, e a raccogliere fondi per quella popolazione in guerra; quasi 450 euro, (cifra pari alla quota di 11 partecipanti alla Mariapoli). Ma tanti nuovi ponti sono stati costruiti anche tra persone di diverse lingue e culture: erano presenti estoni, lettoni e lituani. Le barriere della lingua sono state superate usando il russo, che gli adulti hanno ancora in comune, mentre i giovani usano tra di loro l’inglese. Anche dall’altra parte del globo, in Indonesia, la barriera linguistica non ha frenato l’unità: indonesiano, cinese e inglese: sono state queste le lingue utilizzate dai 125 partecipanti alla Mariapoli di Yogyakarta. Un po’ in tutto il mondo si è, dunque, vissuta un’esperienza straordinaria, la stessa che si ripete quando alla base dei rapporti vi è l’amore evangelico. Infatti, in Argentina il motto della mariapoli è stato “Un’esperienza di società rinnovata”, a sottolineare che è possibile trasformare la società se si inizia da noi stessi, da quello che ci circonda, essendo fedeli nelle piccole cose. Dai bambini agli anziani, tutti hanno sperimentato le varie sfaccettature dell’amore: tangibile, gioioso, vero, concreto. (altro…)
Mag 25, 2012 | Centro internazionale, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Abbiamo sperimentato che la nostra diversità non è un motivo di divisione, ma rappresenta una molteplicità di doni e una risorsa”. È uno stralcio del Manifesto che è stato letto allo Square Meeting Center di Bruxelles, a conclusione della giornata di Insieme per l’Europa 2012. Più di mille persone riunite a Bruxelles da ogni parte d’Europa e altre decine di migliaia collegate via satellite in 22 Paesi, hanno rivolto un messaggio di speranza, unità e pace all’Europa. “Insieme per l’Europa” ha una caratteristica inedita che la rende originale da tutte le altre manifestazioni europee: è la realizzazione – in contemporanea all’incontro di Bruxelles – di una capillare rete di eventi promossi in altre 144 città di tutta l’Europa. Piccole e grandi manifestazioni realizzate in punti di alto profilo simbolico per i singoli Paesi e città. Hanno avviato percorsi di collaborazione tra movimenti e comunità ecclesiali. Rapporti che aprono oggi spiragli di speranza per future iniziative da promuovere insieme per il bene comune delle comunità locali. Da Breslavia, Polonia, a Belfast, Irlanda. Da Oslo, Norvegia, a Malta. Molteplici sono state le iniziative che hanno coinvolto persone di tutte le età, condizioni e convinzioni.
Ad Augsburg, in Germania, il programma è iniziato con un flashmob nella piazza centrale della città: si sono lanciati in aria sette palloni giganti ognuno contraddistinto da uno dei sette “Si” che hanno caratterizzato fino ad oggi l’impegno dei movimenti e delle comunità per la famiglia, la vita, la pace ed un’economia più equa. A Breslavia, in Polonia, l’iniziativa ha voluto mettere in rilievo il delicato processo di incontro e di riconciliazione tra i popoli della Polonia e della Germania (ferito durante la seconda guerra mondiale) con una manifestazione dal titolo “I cristiani della Germania e Polonia insieme per l’Europa”. Ad Ischia, in Italia, una catena umana “ha abbracciato” il perimetro dell’isola come simbolo insieme di difesa dell’ambiente e di accoglienza. Ancora in Italia, a Firenze, è la Sala dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, ad ospitare il collegamento in diretta con lo Square Meeting Center di Bruxelles. E se, per una parte dei Movimenti e Comunità cristiane il percorso di fraternità di “Insieme per l’Europa” ha un’esperienza di anni, per altri l’edizione del 2012 è stata l’occasione di provare dal vivo il significato di conoscersi meglio e di lavorare insieme. Così si esprime una coppia di Laudau, in Germania: “Bruxelles 2012 è stata la scusa per conoscerci meglio, interessarci di Movimenti dei quali prima non conoscevamo nemmeno il nome. Si sente grande entusiasmo e voglia di concentrare le nostre forze per rinforzare l’anima cristiana dell’Europa cominciando dalla nostra città”.
Sono queste storie di collaborazione e di fraternità che danno oggi la possibilità di credere che è possibile dare all’Europa quella speranza di cui Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, parlava nel suo intervento a Bruxelles: “La più grande miseria europea è la mancanza di speranza”. Per questo “si deve generare un clima di simpatia e di solidarietà, un senso del destino comune deve risorgere, reti sociali debbono rinascere”. “Insieme per l’Europa – ha sottolineato Maria Voce nel suo discorso – è un’impresa affascinante: abbiamo la possibilità, anche attraverso la manifestazione di oggi, di testimoniare alle donne ed agli uomini del nostro tempo che abitare la terra in uno spirito di comunione apre un futuro di fraternità e di pace ai singoli, ai popoli, al nostro continente e all’umanità intera”.
Flickr photostream: www.flickr.com/photos/together-for-europe/
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