Concluso IV Simposio Ebraico-Cristiano
“…Abbiamo dovuto aspettare che comparissero tre stelle in cielo, il segno che il Sabato era terminato. Soltanto allora siamo potuti partire. L’appuntamento era davanti ad un grande albergo del centro di Buenos Aires dove erano alloggiati alcuni degli amici ebrei venuti dagli Stati Uniti, Europa e Israele. Dopo tre ore di viaggio siamo arrivati alla Mariapoli Lia, in piena notte. “…prima giornata del IV Simposio Ebraico-Cristiano. Una ottantina i partecipanti provenienti da varie parti del mondo. Il clima è molto alto, con ascolto reciproco, rapporti di amicizia. Con tanti ci siamo incontrati nei precedenti simposi, soprattutto in quello di Gerusalemme. Il tema scelto è quello della identità e del dialogo, due realtà che si compenetrano: l’identità è frutto del rapporto. Ci sono interventi molto profondi con lettura dal punto di vista filosofico, antropologico, psicologico, con nomi che ritornano: Martin Buber, Emmanuel Lévinas, Viktor Frankl, Paul Ricoeur…” “…Mi rendo sempre più conto che non si può improvvisare il dialogo interreligioso; occorrono preparazione e finezza d’anima. È partecipare a quell’opera di mediazione operata da Gesù tra Cielo e terra, e tra le divisioni degli esseri umani. Per colmare ogni divario e portare l’unità si è fatto quel “nulla” d’amore che ha consentito il ricongiungimento senza che vi sia più alcun diaframma.” “…Se la notte nella Pampa argentina è silenziosa, con le stelle che brillano mute, il giorno è un canto di mille uccelli. La natura sembra partecipare alla festa che c’è tra noi in questo simposio. Si avverte un crescendo rispetto agli altri tre precedenti: una più profonda conoscenza, più fiducia, un amore più sincero. Sembra un sogno. Oggi, accanto alle abituali conferenze, gli incontri di dialogo per differenti ambiti: il mondo della giustizia, della comunicazione, dell’educazione…” “…L’affermazione forte della propria identità può generare lo scontro. Soltanto il reciproco ‘non essere’ davanti all’altro, come espressione dell’amore, fa ‘essere’ l’altro e fa ritrovare pienamente se stessi nella più profonda identità religiosa: essere amore. Un’altra giornata intensa. Sembra quasi superfluo parlare di dialogo tra di noi, tanto profonda è l’unità raggiunta. Quando i rabbini parlano si sente tutta la sapienza di secoli.” “…Il mio intervento: Il Crocifisso icona dell’amore estremo. L’amore più grande, ha detto Gesù, è quello che arriva a dare la vita per gli amici (Gv 15, 13). Grazie a questo amore estremo ogni persona gli diventa amica. Dà la vita anche per coloro che gli sono nemici. È lo sguardo nuovo richiesto per costruire la fratellanza universale: vedere in tutti dei fratelli e delle sorelle per i quali essere pronto a dare la vita: ogni persona con la quale si entra in contatto un amico, un’amica. Chiara Lubich ha tradotto questo amore estremo di Gesù con un’espressione semplice ed esigente: ‘farsi uno’ con l’altro, ossia capirlo fino in fondo, entrare nel suo mondo, condividere i suoi sentimenti. È la premessa per ogni dialogo. Chiara ha applicato questo suo insegnamento nel campo del dialogo interreligioso, ponendosi in atteggiamento di ascolto dei membri delle differenti religioni, così da comprenderli dal di dentro della loro cultura.” “…Il simposio si è concluso nella sede del Ministero degli Affari Religiosi, a Buenos Aires. Presenti personalità ebraiche e cristiane, civili e religiose. Un momento di alta rappresentatività. Partiamo sentendoci chiamati in prima persona a compiere opera di mediazione tra tendenze, posizioni ed esperienze a volte contrastanti tra di loro. La via – l’abbiamo capito in questi giorni – è quella di essere soltanto una presenza d’amore, senza pretese né giudizi, in servizio, fino a diventare quel ‘nulla d’amore’ che permetterà l’incontro.” Dal diario di viaggio di P. Fabio Ciardi (OMI) (altro…)

che termina domani, riunendo cento esponenti del cristianesimo e dell’ebraismo al centro Mariapoli, sul tema «Amore di Dio, amore del prossimo, nelle tradizioni ebraica e cristiana». Nel suo intervento, ieri mattina, il cardinal Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, ha definito «sorprendenti» gli sviluppi del dialogo ebraico-cristiano. Dopo aver ripercorso i gesti di Giovanni Paolo II, ha ricordato come, subito dopo la sua elezione, Benedetto XVI abbia voluto assicurare la continuità. «Papa Ratzinger – ha detto Kasper – lo conosco da più di 40 anni. Ha scritto molti saggi sul rapporto fra ebraismo e cristianesimo. Ha dato importanti contributi teologici. Questo dialogo gli sta molto a cuore». Per il futuro, Kasper ha indicato tre sfide: «Dobbiamo fare tutto il possibile per conoscerci», approfondire la ricerca teologica reciproca ed anche la «collaborazione». Sul fronte delle povertà, dei valori della vita, della famiglia, per trasmettere il Concilio alle nuove generazioni. Il Convegno era iniziato lunedì con un saluto inviato da Chiara Lubich. La fondatrice del Movimento ha portato la sua esperienza personale. “Vi assicuro – ha detto – che sembra che lo Spirito di Dio aleggi sopra questi incontri, quanto più in questo tra ebrei e cristiani!”. Da parte sua, Zanghì – co-direttore del Centro per il dialogo – ha osservato che il ‘tono’ del simposio è “apertura di ciascuno all’altro in un ascolto che conduce la conoscenza nel grembo dell’amore”. Di quell’amore tra noi in cui “si apre il compimento delle promesse di pace dei profeti”. Da parte ebraica, Ibraham Skorka, rettore del seminario rabbinico latino-americano di Buenos Aires, ha approfondito il “concetto dell’Uomo”, mentre “la presenza e il silenzio di Dio” sono stati al centro della relazione di Jack Bemporad, direttore del Centro per la comprensione interreligiosa a New York, e del biblista Gerard Rossé. Tra i relatori da parte cattolica ci sono tra gli altri i teologi Piero Coda e Jesus Castellano. Il dialogo del Movimento dei Focolari con il mondo ebraico è cominciato diversi decenni fa. Di particolare rilievo l’incontro avvenuto nel 1998 a Buenos Aires, tra Chiara Lubich ed una delle comunità ebraiche più numerose dell’America latina. I partecipanti saranno presenti all’udienza generale in piazza San Pietro. Fabrizio Mastrofini – Avvenire – 25 maggio 2005