Mag 9, 2015 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
«In queste ore in cui siamo letteralmente bombardati da violenza, guerre, in mezzo a tanta indifferenza, noi vogliamo testimoniare con forza che c’è un altro mondo, perché c’è!’». Questo l’esordio dal palco dell’Auditorium di Loppiano, dove Nino, Nahomi, Luigi ed Anna hanno condotto con calore e profondità due ore di dialogo con i 1.400 giovani arrivati. La 42° edizione del Meeting dei giovani italiani dei Focolari, si è svolta – come ogni anno – il 1° maggio nella cittadella di Loppiano (Firenze) e ha scelto per titolo: “OUTSIDE, Look, Choose, Be” (Uscire, guardarsi attorno, scegliere, essere). Molte sono state le proposte dei Giovani per un Mondo Unito a sostegno di una cultura della fraternità, come metodo per uscire dall’inerzia personale e sociale ed impegnarsi a cambiare il mondo. Con la Expo dei “Frammenti di Fraternità”, hanno messo in mostra la solidarietà e la partecipazione sociale attraverso una rete di organizzazioni gestite dai giovani. «Mi chiamo Kareem, sono palestinese. Ho 23 anni e mi sono laureato in amministrazione. Dopo la caduta del governo di Arafat sono cominciate le difficoltà per noi cristiani nella striscia di Gaza. Allora eravamo circa 2000 su 1 milione e mezzo di abitanti. Poi siamo molto diminuiti. Sono state anche bombardate due chiese».
È una delle forti testimonianze del 1° maggio. ««La guerra è cominciata nel 2008 –continua Kareem – Un giorno è caduta una bomba molto vicina a me, tanto che per l’esplosione sono stato scaraventato a terra. Tanta distruzione, persone morte! Prima ho provato ad andare da mio padre all’ufficio delle Nazioni Unite, perché mi sembrava il posto più sicuro, ma non è stato possibile. Soltanto dopo 4 ore ho raggiunto casa mia, dovendo passare anche sopra i corpi dei morti. Mia mamma piangeva perché non aveva mie notizie. Abbiamo vissuto 28 giorni in questa costante tensione. Poi, siamo riusciti a lasciare la Striscia di Gaza per andare in Giordania. Con le persone del Focolare, sperimentando una vita fraterna, pian piano ho superato il forte trauma e a credere che con l’amore possiamo costruire un mondo di pace. Da 7 mesi mi trovo a Loppiano. Vivere con giovani di diverse culture e religioni è un’esperienza nuova per me, perché a Gaza non avevamo contatti esterni. Cercando di aprirmi, di accettare gli altri, adesso mi sento a casa, ho trovato quel tesoro che cercavo». «Dopo il terremoto di Haiti del 2010 che ha causato la morte di oltre 220 mila persone, migliaia di haitiani sono emigrati in Brasile». Joao di Florianópolis, a sud del Brasile, apre uno spaccato su una realtà sociale: «Tanti di loro sono laureati, ma non parlando bene il portoghese, trovano lavoro solo come muratori e spesso vengono pagati poco e trattati con disprezzo. Ci siamo domandati cosa potevamo fare. Per avere un primo contatto abbiamo raccolto vestiario e generi alimentari. Non sapevamo come muoverci: loro parlavano francese e dialetto “Kriolo”, e noi non conoscevamo la loro cultura. Ma il desiderio di mettere in pratica quel passaggio del Vangelo “ero straniero e mi hai accolto” ha superato ogni ostacolo. Pian piano ci siamo conosciuti e abbiamo capito quali erano le loro principali difficoltà. La prima era la lingua. Abbiamo iniziato delle lezioni di portoghese, con slide, video e musica. Poi li abbiamo aiutati nelle pratiche per la richiesta di documenti e per l’iscrizione ai corsi tecnici gratuiti del governo, in modo che siano in grado di ottenere un lavoro, una vita migliore. Abbiamo organizzato serate culturali, con piatti, balli e canti tipici della loro terra, siamo andati in spiaggia, e giocato partite di calcio insieme… Vogliamo ora costituire una associazione per sfruttare tutte le possibilità che offrono le istituzioni per favorire il loro inserimento sociale ed culturale. Non è tutto risolto e abbiamo ancora tanto da lavorare, ma ci sembra che un seme di fraternità è stato piantato».
Ecco uno squarcio del Meeting 2015, ricco di testimonianze e di tante proposte concrete per rispondere alle urgenti necessità di molti. Intanto, una rete di giovani, di associazioni, di organizzazioni, è già attiva da anni in Italia e opera a vari livelli del tessuto sociale, verso quelle che papa Francesco chiama le periferie esistenziali: “Vogliamo portare alla luce questo sottobosco di solidarietà che c’è e sta costruendo un presente e un futuro di pace, ma che non si conosce abbastanza” – spiegano ancora i giovani dei Focolari. (altro…)
Ago 30, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Arrivare in Terra Santa a fine luglio, con notizie drammatiche sui telegiornali, è stata, come qualcuno l’ha definita, “un’autentica pazzia”. Questo del ‘focolare temporaneo’, cioè un Focolare di un mese nella Palestina, era un progetto partito in primavera, quando sembrava tutto calmo. Poi, poche settimane prima della partenza, la situazione è precipitata: “Che fare?”, ci siamo chiesti e subito la risposta:“È questo il momento più opportuno per andare e testimoniare che l’amore è più forte della paura”. Sicuramente la presenza dei Focolari presenti nel territorio, da decenni ormai, era ed è la nostra sicurezza. Perciò, il 30 luglio ci siamo insediati a Betlemme, in un piccolo appartamento. Risvegliarsi nella città dove è nato Gesù, è stata un’impressione forte. “È un sogno?”, ci siamo domandati. Abbiamo presto iniziato con le visite alle famiglie, sacerdoti, giovani: tutti sorpresi e felici di vedere che due focolarini dall’Italia erano davvero arrivati ed uno da Gerusalemme si era unito a loro. Ci sono stati anche alcuni appuntamenti forti, come la Mariapoli a Nazareth, che ha avuto un bel numero di partecipanti (nonostante la situazione), con una lettera e delle foto arrivate dai nostri residenti a Gaza che non potevano essere fisicamente presenti. Poi l’8 agosto, nel pieno dei combattimenti, un incontro interreligioso a Gerusalemme, con arabi cristiani ed amici ebrei e musulmani insieme: lo scopo era pregare e chiedere la pace. Un’ora di ‘luce intensa’ nella notte della guerra, con momenti intensi ed emotivi. Un rabbino ha sorpreso tutti con una commovente preghiera per i bambini di Gaza. In tutto circa 80 partecipanti. Un piccolo miracolo, data la situazione.
Ci sentiamo profondamente cambiati per tre aspetti: il dolore, l’amore e la preghiera. Il primo è il dolore per le storie che i nostri ci raccontano: le aspirazioni ad uno Stato, quelle di una pace vera e duratura; dall’acqua, alla libertà di movimento, ad un futuro migliore per i propri figli e, soprattutto, l’aspirazione a vivere in armonia ed in pace con tutti i vicini. Il secondo elemento è l’amore: quanto amore abbiamo ricevuto in queste tre settimane! Molto più di quanto abbiamo dato. E il terzo, la preghiera: momenti lunghi, a volte anche giorni interi passati in silenzio a pregare per tutti: per chi muore e per chi spara; e preghiera affinché arrivi perdono reciproco in questa terra imbevuta di sangue. La caratteristica di tutta l’esperienza è stata vivere in mezzo alla gente, mescolati tra tutti. Non un comodo appartamento nella grande città: abbiamo imparato a razionare l’acqua che scarseggia, per esempio. Questa è praticamente la vita dei palestinesi. Volevamo e stiamo provando cosa significhi passare i check-point; cosa significhi sorridere e salutare ad un soldato con un mitra in spalla; oppure essere gentile con una nonna che, sotto il sole, cerca di vendere piantine di menta. In tutto questo abbiamo sperimentato la presenza di Dio. E Dio, in Terra Santa, lo senti camminare fianco a fianco a te ancora una volta, per queste strade. Un’esperienza vissuta insieme a quelli che sono qui per contribuire a realizzare il sogno di Gesù: ‘che tutti siano una cosa sola’ (Gv 17,21). Quella preghiera per cui Chiara Lubich ha dato la sua vita. Un giorno arriverà il mondo unito anche in Terra Santa: sarà il mondo del perdono reciproco, la vera acqua che disseterà questa sete di pace. E quel giorno, noi tutti insieme, dobbiamo essere qui per continuare ad amare». Luigi Butori (Italia) (altro…)
Ago 7, 2014 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Coreografie di hip hop, jazz, danza contemporanea e danza aerea su tessuto: è lo spettacolo del 14 luglio dal titolo “Gli occhi di chi ci crede”. Duecento gli spettatori, in un posto davvero speciale: Betlemme. È stata la realizzazione di un sogno: portare il messaggio di pace del “progetto Armonia” in Palestina, una terra dove sembra impossibile anche solo stare insieme e conoscersi. In marzo la Custodia di Terra Santa, nella persona di Padre Ibrahim Faltas OFM, aveva invitato l’associazione DanceLab Armonia a tenere proprio lì il Campus 2014. Quindi, ospiti presso la Fondazione Giovanni Paolo II di Betlemme ed in collaborazione con l’Associazione “Children without borders” [Bambini senza confini], ballerini e insegnanti, dal 1 al 16 luglio, hanno vissuto un Campus di danza e arti figurative con bambini e ragazzi palestinesi. Un evento con il sapore della straordinarietà e di grande intensità emotiva, che si vorrebbe diventasse annuale. La sindaco di Betlemme, Vera Baboun, soddisfatta dell’iniziativa, ha ringraziato P. Ibrahim Faltas e la direttrice di Dance Lab Armonia Antonella Lombardo per «questa grande idea che dà speranza e felicità ai bambini in questi giorni difficili di guerra».
Nei Campus Internazionali di alta formazione nella Danza (l’associazione DanceLab Armonia ne conta 5 all’attivo) vengono coinvolti ragazzi di diversi Paesi, e si scopre insieme come l’arte aiuti ad infrangere le barriere di cultura e religione: i ragazzi sudano e lavorano insieme ritrovando gli stessi sogni e gli stessi bisogni e creando così un clima di vera fraternità. Quest’anno il cuore del progetto è stato il 5° Campus d’arte che ha visto impegnati cinquanta bambini e ragazzi palestinesi dai 5 ai 16 anni, musulmani e cristiani che, attraverso lo studio della danza e della pittura, hanno vissuto momenti di pace e di armonia. Al termine dello spettacolo, tanti i genitori che sono venuti
a ringraziare: «Un momento di spettacolo, grande ed emozionante che sicuramente resterà impresso nel cuore dei nostri bambini – afferma un papà – ma vi ringrazio soprattutto per ogni giorno in cui avete dato loro felicità vera. Tornavano a casa soddisfatti di aver sperimentato qualcosa di grande e di bello. Avete portato una ventata di novità in questa terra. Avete dato l’opportunità ai nostri figli di aprire le loro menti ed avere nuovi orizzonti». «Nonostante la guerra i palestinesi hanno dimostrato di essere liberi nella loro forza di volontà e nel loro lavoro» dichiara Antonella Lombardo al rientro dalla Terra Santa. Per il Campus è giunto anche l’incoraggiamento di Papa Francesco che, con una lettera, ha inviato la sua benedizione «quale pegno di pace e prosperità» spronando a «perseverare perché si realizzi il vero bene delle persone». (altro…)
Lug 31, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Gerusalemme, 30 luglio 2014 – «La situazione a Gaza si sta deteriorando drammaticamente. Dopo la distruzione totale della centrale elettrica, che funzionava già solo parzialmente, la gente non ha più elettricità. Ieri G., una donna cristiana, ci ha detto che anche l’acqua comincia a scarseggiare. Due ore fa ci ha chiamato dicendo che nel giro di breve non ci sarebbe stata più linea telefonica e voleva assicurarci che sono ancora tutti vivi. Da lei si sono rifugiate tre famiglie che hanno le case distrutte o in pericolo. Hanno detto che l’amore tra loro li unisce fortemente e desiderano restare insieme, anche nel caso dovessero morire. La casa di H., già gravemente danneggiata una settimana fa, stanotte è stata fatta saltare del tutto da quattro missili. Ringraziano Dio di essere riusciti a salvare la vita perché si trovavano ancora per le scale quando è arrivato il primo missile. Nell’ultima telefonata ci hanno chiesto: “Pregate per noi, non poco ma tanto!”
L’appartamento di N. è stato bombardato 5 giorni fa. Vivono sulle scale, che credono il posto più protetto. Vorrebbero aggiustare il generatore per avere almeno qualche ora di elettricità, ma non ci riescono. Nadia ha detto che le sembra di vivere in un terremoto continuo e ne soffre tanto. Però, nel momento in cui ci siamo sentiti per telefono, era tanto grata perché dalle 15:00 avevano dichiarato 4 ore di cessate il fuoco. A Gaza ci sono una 50ina di persone che vivono la spiritualità dell’unità. Tutti contano anche sulle preghiere della famiglia dei Focolari nel mondo. Intanto, a Gerusalemme siamo andati a visitare una quindicina di feriti di Gaza trasferiti in un ospedale della città. Così abbiamo potuto conoscere una bambina di 4 anni che ha perso tutta la famiglia, Yazan di 5 anni, Abdul Karim 13 anni, Musleh 20 anni: uno ha perso un rene, ad un’altro è stata amputata una gamba ed un braccio… Ci veniva da inginocchiarci davanti ad ognuno e chiedere perdono. Continuiamo a pregare perché si sciolgano odio, sfiducia, paura e ritorni la Pace». Corres Kwak e Claudio Maina – Movimento dei Focolari in Terra Santa (altro…)
Lug 25, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Tra la gente di Gaza prevale lo sconforto. Unico aiuto sono le parole del Papa e il sostegno delle tante preghiere nel mondo, come racconta una giovane donna del Movimento dei Focolari che vive nella Striscia e che per ragioni di sicurezza mantiene l’anonimato: «R. – Non esiste tregua al conflitto, vediamo solo morte, distruzione e rifugiati per le strade. È una cosa che non si può concepire, non si può credere. Vicino a noi c’è una scuola del servizio Onu per i Rifugiati, ci sono una settantina di persone che vivono in 50 metri quadrati, rifugiati sotto gli alberi. Come si fa a trovare pace in questa situazione? D. – Come è cambiata la vostra vita da quando è iniziato il conflitto? R. – Sinceramente, siamo un popolo già morto. Prima e dopo questa guerra nulla è cambiato. Siamo senza elettricità, senz’acqua, senza lavoro. I giovani stanno morendo psicologicamente: parli con loro e sembra di parlare con una persona di 70 anni senza aspettative nella vita e speranze. L’unica ambizione è avere almeno l’elettricità per due ore durante il giorno e trovare un po’ di carburante D. – Sia Hamas che le autorità di Israele finora hanno detto che non ci si può fermare, bisogna finire quanto iniziato. Lo pensa anche lei? R. – Noi non abbiamo nessuna aspettativa. Tutto quello che abbiamo è la preghiera. Rivolgerci a Dio e affidarci a Lui, perché non c’è nessun governo che ci possa aiutare né arabo né straniero, neanche l’Onu può fare niente. D. – E come può cambiare questa situazione? R. – Se le cose dovessero cambiare sarebbe solo perché chi ha responsabilità e potere si ferma al cospetto di Dio. Solo Dio può fare la differenza, può cambiare i cuori pieni di odio, può cambiare questa realtà di morte e sofferenza D. – Vi giunge notizia delle preghiere e degli appelli del Papa per voi? Servono a sostenervi? R. – Abbiamo ricevuto tutti i messaggi e gli appelli del Papa. Sappiamo che lui ci è vicino e chiede a Dio la nostra protezione con l’intercessione di Maria. E poi tutte le comunità cristiane intorno a noi ci chiamano ogni giorno per non farci sentire soli e ci sostengono con la preghiera. Tutto questo ci aiuta. D. – Lei appartiene al Movimento dei Focolari e quindi alla spiritualità dell’unità che si costruisce con l’amore scambievole, come dice il Vangelo. Come fa a metterla in pratica ora ? R. – Cerco ogni giorno al mattino e alla sera di tenere i contatti con famigliari e amici, sapere come stanno. Molti non hanno più una casa perché distrutta dalle bombe e noi stiamo accogliendo due famiglie rifugiate. Proprio ieri, parlando con loro dicevo: non pensate alla casa, alle cose materiali, l’importante è che siamo vivi e che stiamo insieme. L’importante è che ci siamo l’uno per l’altro. Poi, ogni giorno rendo lode a Dio per la grazia di un nuovo giorno di vita. Questo è già tanto: ancora esistiamo e ancora possiamo darci da fare. D. – Se potesse lanciare un appello cosa direbbe? R. – Vorrei rivolgermi a tutto il mondo, a nome del mio popolo, affinché torni a Dio, e si ricordi che a Gaza cristiani e musulmani siamo una sola famiglia, un unico popolo e un’unica vita, e stiamo subendo tutti la stessa sofferenza. Grazie». Fonte: Radio vaticana online
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