7 Giu 2016 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Ho conosciuto Bella, una donna ebrea, in un centro dei Focolari a Gerusalemme. Le ho raccontato la storia di mio marito torturato in un carcere israeliano. Lei mi ascoltava anche se notavo un certo conflitto interiore. Era davanti a un bivio. Essere israeliana e per questo rigettare tutto quello che le raccontavo, o provare compassione per la mia vicenda. In un primo momento lei non era riuscita ad accettarmi e se n’è andata dalla stanza dove ci eravamo incontrate. L’ho seguita e le ho detto che mi dispiaceva di averla urtata. Bella mi ha spiegato che non era colpa mia, ma del sistema. Allora le ho chiesto di tornare indietro (si commuove ndr). Così è nata la nostra amicizia. Un muro separa la mia città, Betlemme, dalla sua, Gerusalemme. Ma tra noi due non ci sono più muri. Prego affinché molti ebrei d’Israele possano guardare alla nostra amicizia. Bella vive lo spirito dei Focolari nel senso che siamo tutti figli di Dio ed è solo l’amore e la compassione che ci porta a vivere insieme. Noi uomini abbiamo costruito il muro attorno a Betlemme, non si può costruire da solo. Dio ci ha dato la libertà di costruirlo o di abbatterlo. Anche dentro di noi». Risponde così Vera Baboun, prima donna e prima cristiana cattolica a diventare sindaco di Betlemme, alla domanda se sia possibile istaurare una vera amicizia tra palestinesi e israeliani. L’occasione per incontrarla è data dalla consegna del 7° “Premio Chiara Lubich, Manfredonia città per la fratellanza universale” nel marzo 2016.

Attribuito a Vera Baboun il “premio Chiara Lubich, Manfredonia città per la fratellanza universale”.
Betlemme è una Città della Cisgiordania, del Governatorato di Betlemme dell’Autorità nazionale palestinese. 40 mila abitanti, di cui il 28% cristiani, il 72% musulmani. È la città dove è nato Gesù, a circa 10 km a sud di Gerusalemme. La chiesa della Natività a Betlemme è una delle più antiche del mondo. Tuttavia «il muro condiziona anche la nostra fede, perché sin da bambini eravamo abituati a visitare i luoghi originari di Gesù. C’è una intera generazione di giovani palestinesi cristiani che non ha mai pregato nel Santo sepolcro di Gerusalemme», dichiara ancora Vera Baboun. «Siamo la capitale della natività, celebriamo e mandiamo al mondo un messaggio di pace, mentre a Betlemme manca proprio la pace. Dopo il 40% di cancellazioni di quest’anno, abbiamo deciso con il consiglio comunale, di abbassare le tasse dell’80% sulle licenze e sulle proprietà per chi vive e lavora nell’area turistica. Lo abbiamo fatto per sostenerli anche se ciò significa un impoverimento di risorse per il comune. Ma a noi chi ci sostiene? Chi sostiene la nostra doppia identità? Quella cristiana universale e quella palestinese». Ma chi glielo fa fare? «Solo l’amore di Dio. Lo avverto in maniera molto forte. Non mi importa nulla del potere, della fama; per me fare il lavoro di sindaco è un peso che mi costa non poco. Dopo la morte di mio marito e dopo aver lavorato tutta la vita nell’educazione, ho deciso di prendere il posto di mio marito perché si era impegnato politicamente per la liberazione della Palestina». Lei ha spesso dichiarato: «Potrà mai il mondo vivere in pace finché la città della pace sarà murata?»… «Finché sarà murata la città di Betlemme, ci sarà un muro attorno alla pace. Siamo sotto assedio. E per il mondo è meglio lavorare per liberare la pace, non solo per Betlemme, ma per liberarci dal senso del male, dall’uso della religione come maschera per coprire malvagità e guerra». Intervista a cura di Aurelio Molé per Città Nuova (cfr. Città Nuova n. 5 – maggio 2016) (altro…)
2 Giu 2016 | Centro internazionale, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un dialogo tra appartenenti a due gruppi etnici in permanente conflitto: ne è artifice Johnson Duba, che vive a Marsabit, nel nord del Kenya. Johnson ha cercato di convincere gli anziani del villaggio a dialogare per riportare la pace nella comunità. I giovani, invece, li unisce attraverso lo sport. Un torneo di calcio senza vincitori per rinforzare la coabitazione pacifica. È uno dei frutti di riconciliazione maturati dal carisma dell’unità, che anche Johnson vive da anni nel suo villaggio. È stato presentato insieme ad altre esperienze lo scorso 27 maggio ai delegati di diverse Chiese dell’Africa dell’Est e dell’Europa riuniti per la conferenza regionale dell’International Ecumenical Movement – Kenya (IEM-K). Tra i guest-speaker il dr. Samuel Kobia, già Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ed ex presidente di IEM-K, e Maria Voce, presidente dei Focolari, in visita in Kenya dal 14 maggio al 1° giugno.
«Il Movimento dei Focolari è per sua natura ecumenico», ha affermato Kobia, sottolineando i suoi buoni rapporti con Chiara Lubich, che ha conosciuto di persona, e con la famiglia del Focolare. Nel suo intervento ha incoraggiato, inoltre, a perdonare sempre, per non lasciarsi imprigionare dal passato, e non trasmettere il conflitto alle nuove generazioni. Ha poi esortato il Movimento Ecumenico a sostenere i progetti di pace, dialogo e riconciliazione portati avanti dai rispettivi governi. Anche nel cuore di Chiara Lubich ardeva un desiderio: «rispondere al bisogno più urgente e drammatico dell’umanità, il bisogno di pace», ricorda Maria Voce nelle prime battute del suo discorso. E così, continua, «ci siamo trovati a costruire luoghi ed occasioni di incontro all’interno delle Chiese a cui apparteniamo, perché ci sia sempre di più “comunione”. Abbiamo poi fatto un’esperienza di popolo unito tra i cristiani di diverse denominazioni nella condivisione dei doni specifici di ciascuna Chiesa, nella speranza, un giorno, di arrivare anche ad una unità dottrinale». I
l dialogo, dunque, come via privilegiata da percorrere. È l’esperienza del Movimento dei Focolari in questi 73 anni: «Un dialogo della vita, che non mette in opposizione gli uomini, ma fa incontrare persone anche di confessioni o di fedi diverse e le rende capaci di aprirsi reciprocamente, di trovare punti in comune e di viverli insieme». Ricordando che l’unità (il « che tutti siano uno » di Gesù) è l’orizzonte e lo scopo specifico dei Focolari, Maria Voce ha confermato come il dialogo sia uno stile di vita, una nuova cultura, che il Movimento desidera offrire alle donne e agli uomini di oggi. «Lo Spirito Santo, vincolo d’amore, farà accrescere nel popolo cristiano la consapevolezza di vivere un momento prezioso e indispensabile – conclude Maria Voce –: un passaggio dal buio verso la luce della risurrezione, verso una pienezza più grande, in cui la diversità significa arricchimento ed è capace di generare comunione: dove le ferite degli uni saranno le ferite degli altri; dove insieme, con umiltà e distacco, si cercherà di andare alla sostanza e alle origini dell’unica fede in Gesù, nell’ascolto della Sua Parola».
Willy Niyonsaba
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30 Mag 2016 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Nunzio in Kenya dal gennaio 2013, mons. Balvo è anche il primo nunzio apostolico nominato per il Sud Sudan, stato indipendente solo dal 2011, provato da guerra, povertà e migrazioni. Lo scorso 20 maggio Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente del Movimento dei Focolari, lo hanno incontrato alla sede della Nunziatura a Nairobi, nel corso della loro visita in Kenya (14 maggio-1° giugno). Un incontro cordiale, con un’immediata atmosfera di famiglia, che fa da sfondo allo scambio di una varietà di notizie, ma anche alla condivisione di preoccupazioni e speranze sulle sfide della regione, soprattutto nella zona del Sud Sudan. Tra gli argomenti trattati, la sua conoscenza con Chiara Lubich, che risale al suo viaggio in Medio Oriente nel 1999 quando mons. Balvo prestava servizio in Giordania; la scuola di inculturazione alla Mariapoli Piero, in corso in quei giorni; l’avventura di aver dato il suo benvenuto al Papa in Kenya, e poi la sua visita nella Repubblica Centrafricana, dove “cristiani e non cristiani”, ha detto, “sono rimasti impressionati perché il Papa non è corso via dalle loro difficoltà, e, a dispetto delle sfide per la sicurezza, ha trascorso una notte in questo Paese”. E ancora, l’aggiornamento su alcune notizie riguardanti i Focolari, come la recente visita a sorpresa di papa Francesco alla Mariapoli di Roma. “Papa Francesco è il Papa delle sorprese”, ha commentato mons. Balvo. Ma il focus si sposta presto sul dramma del Sud Sudan. Parlando della crisi di questa regione il Nunzio ha sottolineato le tante sfide: povertà e analfabetismo, tra le altre, peggiorate dalla mancanza di pace. Nel 2007, il Movimento dei Focolari attraverso l’AMU, aveva dato il via ad un progetto nel deserto intorno a Khartum per la costruzione di una scuola destinata proprio ai figli degli sfollati provenienti dal Sud Sudan, che abitavano in un campo nella parrocchia di Omdurman. Il progetto, durato alcuni anni, era inserito in un’azione della diocesi chiamata “Salvare il salvabile”; la scuola è stata costruita, ma in seguito molte delle famiglie sono rientrate in Sud Sudan, prima che diventasse uno stato autonomo.
“In una regione così ricca di risorse, sarà difficile poterle sviluppare fin quando non si arriverà a una pace stabile”, ha affermato mons. Balvo. “È veramente difficile promuovere la società, con generazioni di persone che hanno conosciuto solo la violenza”. Da lì è spaziato sulla storia di questo Paese, nel quale viaggia spesso, a dimostrazione di quanto gli stia a cuore la sorte del popolo sud sudanese. Il Sud si è separato dal Nord il 9 luglio 2011, in seguito al referendum del gennaio dello stesso anno, vinto con larga maggioranza dei sì dei sud sudanesi. Il referendum era uno dei punti chiave dell’accordo di pace che nel 2005 pose formalmente fine ai 21 anni di guerra civile tra il governo di Khartoum e il gruppo che lottava per l’indipendenza del Sudan del Sud. La separazione del Sud rimane carica di tensioni e punti critici. Tra questi la linea di demarcazione al confine nord-sud, lo status della regione di Abyei, ricca di petrolio e contesa da entrambi i Paesi, e tensioni continue sull’esportazione del petrolio. All’interno del Sud Sudan poi, gruppi armati minacciano la pace, e scontri etnici per questioni di terra, acqua, bestiame, sono all’ordine del giorno. Nel Dicembre 2013 è scoppiato un conflitto tra le forze governative e le forze leali all’ex vicepresidente Riek Machar. Nel gennaio 2014 si è firmato il primo cessate il fuoco e il 26 aprile 2016 Riek Machar è ritornato nella capitale e ha giurato come vicepresidente. Maria Voce ha espresso la sua grande speranza che questo passo riporti il Sud Sudan sul sentiero dell’unità e della prosperità. (altro…)
27 Mag 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Durante la Scuola per l’Inculturazione sono emerse alcune preoccupazioni per quegli aspetti della modernità che possono mettere in ombra i valori fondamentali delle culture africane. Eppure lo sviluppo non si può fermare. Quale, secondo lei, la via per salvare i valori contenuti nelle tradizioni? «Penso, effettivamente, che lo sviluppo non possa essere impedito. Anche la cultura della tradizione nelle culture africane è sempre in evoluzione. La modernità, però, fa penetrare nelle tradizioni africane il materialismo, l’individualismo, il primato del denaro ed il capitalismo. Non dico che i soldi siano un male, ma l’utilizzo sbagliato ci fa dimenticare la nostra umanità, ciò che in Africa chiamiamo “ubuntu”. Ma la modernità contiene anche degli aspetti positivi: come la democrazia, i diritti dell’uomo, il pluralismo che ci fa accogliere l’altro, le differenze. In alcuni paesi africani ci si ammazza perché manca il pluralismo; esiste un “io collettivo” che è molto pericoloso. In questo senso l’individualismo – un valore dell’Occidente – non sembra del tutto negativo, perché se voglio scappare dall’“io collettivo”, ci vuole una buona dose di individualismo. Insomma, penso che ci voglia un equilibrio tra individualismo e pluralismo. È importante prenderne coscienza e rifletterci, anche se non è sufficiente. Penso che dobbiamo illuminare la cultura africana contaminata dai valori negativi della modernità. Credo che a questo punto deve intervenire il cristianesimo, che fa vedere l’altro come la mia strada verso la santificazione. Il Vangelo ci invita a mettere i soldi in secondo piano. Gesù mette al primo posto l’uomo, il prossimo. Per me questo è importante, mi sembra la via per salvare i valori universali contenuti nelle tradizioni». Quale impressione si porta via di questi giorni? Quali sfide da affrontare nella vita quotidiana dei popoli africani? «Attraverso una semplice situazione che mi è capitata, ho sentito che in questi giorni potevo rinascere, come Nicodemo. È stato il mio inizio della Scuola per l’Inculturazione. La seconda impressione forte è stata vedere le persone che sono qui. Scoprire che l’Africa è plurale, che c’è “la pluralità delle Afriche”. Avevo voglia di conoscere ciascuno, di capire come vive; parlare con un camerunese, che è molto diverso da un burundese, un ruandese o un etiope. Qui ho sperimentato la pluralità dell’Africa. Ma, come africani, ci incontriamo in certi valori comuni: la solidarietà, la famiglia e le relazioni familiari, la comunione, la centralità dell’educazione dei nostri figli; questo è importante per noi africani, anche se siamo molto diversi. Per me, la sfida per sconfiggere le guerre interne, passa dall’incarnare nel quotidiano, nella vita socio politica, le parole del Vangelo. È la sfida che parte da questi giorni: tornati a casa, come ci comporteremo verso quelli che sono diversi da noi? Come ci comporteremo verso i nostri nemici? Verso le persone che non sono del mio partito politico, che non mi apprezzano? Sarò capace di amarli? Sarò questa “luce bianca” del Vangelo, nelle realtà sociali, politiche, nelle incomprensioni tra i vari gruppi della stessa nazione? Questo impegno mi porto via: la sfida di questo tempo per sconfiggere i grandi problemi dell’Africa». A cura di Irena Sargankova (altro…)
26 Mag 2016 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia» è il tema della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù. “Leggete le Beatitudini, vi farà bene”, aveva detto papa Francesco ai giovani radunati a Rio de Janeiro nel 2013, ed è proprio sul percorso delle beatitudini che i partecipanti alla GMG si stanno preparando all’appuntamento, incastonato nel Giubileo della Misericordia, in una terra che – per via di Suor Faustina e di Giovanni Paolo II – al culto della Divina Misericordia è molto legata. Tra gli eventi principali la Messa di Apertura (26.07), la Cerimonia d’Accoglienza col primo incontro con il Santo Padre (28.07), la Via Crucis con la Croce delle GMG (29.07), per poi arrivare al cuore della GMG: la Veglia con il Santo Padre (30.07) e la Messa Finale (31.07). Ma ad arricchire il programma ci sono anche le catechesi in diverse lingue, e il Festival della Gioventù, in cui per quattro serate la dimensione spirituale si coniuga con quella artistico-culturale. Anche i giovani del Movimento dei Focolari stanno dando il loro contributo nella preparazione della GMG, e in particolare con un evento inserito nella cornice del Festival che si svolgerà il 27 luglio 2016 a Cracovia, al Club Sportivo Plaszowianka ul. Stroza-Rybna 19 (Fermata del tram 50, 20, 11). La serata, racconta Magda, una delle giovani organizzatrici, sarà composta di due parti: «La prima dalle ore 16, comincia con l’integrazione, che ci aiuterà a conoscerci a vicenda nella diversità delle culture, con danze e giochi di tutto il mondo. Dalle ore 20 una veglia ci porterà ad un approfondimento del tema delle opere di misericordia attraverso esperienze, canzoni, coreografie e testi di Chiara Lubich. Tutto finirà con l’adorazione di Gesù Eucarestia». «Durante la veglia ci accompagnerà la band internazionale Gen Rosso. Il nostro desiderio – spiega – è che sia un momento di unione profonda con Dio e con il prossimo. Vogliamo che con questo programma si crei uno spazio di incontro, superando tutte le differenze che potrebbero esserci». I giovani dei Focolari saranno presenti con uno stand anche nel Centro vocazionale (tutta la settimana allo Stadio “Cracovia”), un luogo in cui conoscere le varie iniziative del panorama ecclesiale e porsi la domanda su «ciò che Dio si aspetta da ciascuno di noi», spiegano gli organizzatori della GMG. «La GMG 2016 si sta avvicinando a grandi passi!», scrive Magda, «e anche noi ci siamo trovati dal 30 aprile al 3 maggio scorsi a Cracovia, per elaborare il programma della serata al Festival della Gioventù. Durante questo incontro abbiamo chiesto l’aiuto dello Spirito Santo, perché sia Lui a guidarci. Attendiamo con gioia la prossima puntata alla Mariapoli Fiore (la cittadella dei Focolari polacca) l’11 e il 12 giugno, in occasione del ventesimo della nostra cittadella. Vi chiediamo di sostenerci con la preghiera!». E rivolge un invito ai coetanei: «Se pensate di venire a Cracovia per la GMG e volete dare un vostro contributo, è ben accetto! Aspettiamo le vostre proposte all’indirizzo: krakow2016@focolare.org. Lasciamoci cadere nella rete di Misericordia!». Per chi desidera poi approfondire l’esperienza della GMG alla luce della spiritualità dei Focolari, si continua con una “Scuola post GMG” in Slovacchia (Jasná – Demänovská Dolina) con 550 giovani provenienti da varie parti del mondo, tra loro anche un gruppo di 50 ortodossi. Maria Chiara De Lorenzo Il #minutogmg della settimana!! https://www.facebook.com/giornatamondialedellagioventu/videos/10154345237132094/
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