Set 26, 2018 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
L’evento ha visto la partecipazione di vari onorevoli della Repubblica italiana e del Parlamento europeo, ambasciatori e diplomatici, docenti e intellettuali, ma soprattutto tante persone che hanno conosciuto Giordani, sia dal vivo che attraverso i suoi scritti. Promosso dal Movimento dei Focolari con il centro Chiara Lubich, il centro Igino Giordani e il movimento politico per l’unità, da anni ormai facoltà universitarie dei cinque continenti, molte associazioni ed enti locali sostengono e condividono il progetto culturale, sociale e politico di cui l’incontro tra la Lubich e Giordani di 70 anni fa costituisce una tappa fondamentale. Per questo motivo possiamo dire che l’incontro che si è tenuto a Roma è espressione di una lunga collaborazione e sinergia di tanti soggetti. In apertura del convegno il moderatore, Donato Falmi, corresponsabile del Movimento dei Focolari di Roma, ha letto il messaggio di saluto da parte della Presidenza della Repubblica Italiana alla Presidente dei Focolari, Maria Voce: “…nell’esprimere l’apprezzamento per questa iniziativa, volta a tenere vivo l’esempio di uomini e donne che si sono adoperati per promuovere i valori universali della pace, della fratellanza e della solidarietà, il presidente Mattarella invia a Lei e a tutto il movimento dei Focolari i più cordiali saluti e auguri”. Il Movimento politico dell’unità è una rete di politici e istituzioni di tutto l’arco parlamentare, pertanto è stato chiesto a un senatore e a un deputato – l’uno della maggioranza e l’altro dell’opposizione – di fare un breve saluto iniziale. “Ho avuto la fortuna di conoscere Igino Giordani perché fin da giovane – afferma Steni Di Piazza, senatore di Palermo – ho conosciuto i giovani dei Focolari, i Gen, e con loro partecipavamo ai congressi di formazione. E così nel luglio del 1979 conobbi Igino Giordani; lui mi disse che quando conobbe Chiara avvertì una cosa nuova. Dopo tanti anni capì che con quella sua frase Giordani si riferiva alla politica nella collaborazione fraterna e nella dignità di tutti i componenti. Ed è forse dopo quel colloquio con Igino che è iniziata a crescere in me la vocazione della politica”. “Questo è un bel momento di confronto per ricordare e per provare a rimettere al centro quei valori che segnarono quel 18 settembre di 70 anni fa – ribadisce Stefano Fassina, deputato di Roma – Io faccio politica a tempo pieno da 7 anni, ebbene il titolo di questo convegno mi fa pensare che la vocazione, se è maturata, viene da una fase di riflessione. La politica come vocazione, dovrebbe essere sentita e vissuta da ogni cittadino, perché il cittadino è chiamato a farsi carico del bene pubblico”.
Tornando a quel 18 settembre di 70 anni fa, ci chiediamo cosa potesse essere successo nel parlamentare Giordani. Ce lo spiega lui stesso nello scrivere le sue Memorie, dove dedica uno spazio significativo all’incontro con Chiara: “alle prime parole della signorina avvertì una cosa nuova. C’era un timbro di una convinzione profonda e sicura che nasceva da un sentimento soprannaturale. Perciò di colpo la mia curiosità si svegliò e un fuoco dentro prese a vampare…”. Chiara a quell’incontro porta con sé l’Ideale dell’unità. “A lui racconta semplicemente l’avventura divina iniziata pochi anni prima a Trento, che vede già il sorgere di una nuova comunità cristiana – afferma Maria Voce nel suo intervento -. Fin dagli inizi le prime focolarine e i primi focolarini si nutrono della Luce di questo Ideale. Così Igino Giordani, che Chiara alimenta spiritualmente giorno dopo giorno anche attraverso una fitta corrispondenza”. Giordani era l’uomo di punta all’epoca nel cattolicesimo politico. Faceva vita non solo in Parlamento ma anche in Vaticano. Ma l’incontro con Chiara lo trasformò in profondità. “Scoprì in modo nuovo l’unità, come principio e valore delle relazioni umane, soprattutto quelle politiche – afferma il politologo Alberto Lo Presti -. Comprese cioè che tutte le parziali verità che finora aveva creduto decisive per fare una buona politica, si compivano nell’unità. (…) L’unità è il vessillo della sua vocazione politica”. Rocco Pezzimenti, professore di storia delle dottrine politiche all’università Lumsa di Roma ci ricorda due pubblicazioni di Giordani: la prima, uscita nel 1949 dal titolo Disumanesimo, e la seconda (uscita negli anni 60) dal titolo le due città, entrambe di una profondità rara e anche profetica “Tramite il filosofo Sant’Agostino, il Giordani vuole dare una visione diversa della politica, cioè una politica interiorizzata, meditata. Dice chiaramente che da Agostino ha preso una caratteristica fondamentale: la politica non è un fatto improvvisato. Quello che accade in politica lo maturano prima interiormente, e poi esteriormente”. “In uno dei vari incontri che ho avuto con Chiara Lubich – ribadisce il senatore Edo Patriarca – mi disse che il Movimento dei Focolari e lo scoutismo hanno molti punti in comune. Il fondatore dello scoutismo intuì che c’era una vocazione che veniva declinata su due fronti: il compito di un’esperienza educativa è quella di costruire buoni cittadini e buoni cristiani. E questa fede nell’agire politico me la sono portata dentro in questi miei anni di vita politica”. “Se c’è un tema che oggi dobbiamo provare a riflettere partendo da quell’incontro fra Igino e Chiara – ricorda Marina Sereni ex vice presidente della Camera dei Deputati – è proprio l’unità nella politica di oggi. E la politica è vocazione se al centro c’è il Bene Comune, con dei valori che non sono proprietà di una parte, ma che puntano all’unità”. Le fa eco l’on. Beatrice Lorenzin ex ministro della Salute affermando come “Igino e Chiara siano stati due maestri nella storia della repubblica italiana e che hanno dato vita a qualcosa di straordinario. Essere impegnati oggi in politica non è facile. Abbiamo bisogno di quei punti di riferimento che ci aiutino a fare un’analisi non ipocrita, ma viva”. Spazio infine a quattro testimonianze. “La prima volta che ho sentito parlare di Giordani è stato nell’estate del 1946 – ricorda l’on. Rosa Russo Iervolino – quando i miei genitori erano stati eletti nell’assemblea costituente. Gli interventi in aula di Giordani erano sempre rispettosi nei confronti degli altri ma al contempo duri nel far emergere la verità. Giordani era talmente umile che quasi quasi l’umiltà nascondeva l’intelligenza; ma l’intelligenza era talmente vivace che spuntava fuori da un’altra parte”. A seguire l’intervento di Patience Lobe, prima donna in Camerun ad aver assunto la carica al Ministero di direttore dei lavori pubblici: “ho imparato dalla spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari la coerenza fra la vita e le parole, l’importanza di amare e di servire gli altri. Questa spiritualità ha impregnato tutta la mia vita. Avere come modello una donna, Chiara, mi ha dato forza e coraggio, senza scendere mai a compromessi. Chiara ha aperto la mia anima e intelligenza al Vangelo”. A concludere Luca Basile presidente del consiglio comunale ad Arzano in provincia di Napoli: “grazie ai Focolari ho potuto vivere delle esperienze significative come scambio culturale e come stimolo al mio impegno politico sul territorio. I miei due predecessori si sono dimessi perché il consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazione mafiosa. Potete ben capire quanto sia difficile operare in un territorio del genere ma non si perde la speranza quando si hanno Chiara e Igino come degli esempi da seguire”. Ma è attuabile tutto quello che si è detto oggi in questo convegno, pensando a quello che sta vivendo il nostro Paese (Italia) e l’umanità? La risposta sta nel “farci carico di quello che vive il Paese e l’umanità – risponde Letizia De Torre, coordinatrice internazionale del Movimento politico per l’unità –. Quest’epoca di grande disordine mondiale, che possa fare un salto in avanti proprio verso l’unità, grazie all’Ideale di Chiara. L’augurio è che questo nostro impegno possa offrire possibilità sorprendenti”. Lorenzo Russo Guarda la differita (altro…)
Set 25, 2018 | Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Una giornata nuvolosa e umida. Nel cuore una sensazione di vuoto. Solo il giorno prima avevo festeggiato il mio compleanno formulando un proposito ambizioso: fare in modo che tutto quel nuovo anno brillasse come non mai, mettendo amore in ogni cosa. Sapevo che avrei dovuto ricominciare mille volte, ma volevo dare il massimo. Era un segno di gratitudine a Gesù per il dono della vita. Non un dono isolato, ma un proposito valido per tutto l’anno. Lui stesso mi avrebbe aiutato. Eppure, mentre mi recavo ad un appuntamento, avvertivo che quel cielo nuvoloso era anche dentro me. Avevo consentito, silenziosamente, che si insinuasse nel mio cuore un giudizio verso un fratello, che ancora una volta mi aveva deluso. Poco importava che avessi ragione oppure no. Dentro di me, la carità era venuta meno. Lo avvertivo con dolore, e mi chiedevo come fosse stato possibile arrivare fino a quel punto. Incontro un ragazzo, che incrocio spesso. Sporco, maleodorante, con la solita bottiglia in mano. Era a piedi scalzi e tremava dal freddo. Lui mi guarda, senza dirmi nulla. Lo saluto cordialmente, pensando in questo modo di fare tutto quello che posso, e procedo. In quel momento mi attraversa la mente la Parabola del buon samaritano. “Sono anch’io come uno di quei farisei? O mi lascio sfidare da questo volto di abbandono?”. Mi sfilo il pullover e torno indietro. “Hai freddo?”. “Sì, molto”, mi risponde. “Prova il mio pullover, vediamo se ti va”. Il suo smarrimento è totale, quasi non osa toccarlo, del resto le sue mani avrebbero proprio bisogno di una buona pulita. “Coraggio, provalo”. La misura è perfetta e il suo viso sembra quello di un bambino la notte di Natale. Lo saluto e continuo per la mia strada, certamente ho un po’ di freddo, ma sono felice. Mentre aspetto di incontrare il mio amico con cui avevo appuntamento, una voce sottile parla dentro di me. “Bello quello che hai fatto, ma come la mettiamo con quel giudizio sospeso?”. “Però, Gesù – gli rispondo – forse quella persona non se n’è nemmeno accorta….”. “Ma io sì, ero dentro di lei”. Le argomentazioni e le scuse che mi passano in testa cadono una a una. Tornato a casa decido di chiamarlo. Una conversazione tranquilla, senza alcun rancore da parte sua. L’unità piena è ristabilita, anche se a dire la verità si era rotta solo dentro di me. Una grande, inconfondibile pace mi invade. Due ore dopo suona il campanello. È una mia cara amica che di ritorno dalla sua città mi ha portato un regalo per il mio compleanno: un pullover! Era Gesù, che mi diceva: “Alza la posta in gioco!”. Da “La vida se hace camino”, Urs Kerber, Ciudad Nueva Ed., Buenos Aires 2016, pp 41-42 (altro…)
Set 24, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
https://vimeo.com/290302767 (altro…)
Set 20, 2018 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Una lettera nascosta La moglie di un mio amico, Sandra, era caduta in uno stato di prostrazione tale che non voleva più parlare con nessuno. Tutta la famiglia ne risentiva. Non sapevo come aiutarla. Una mattina chiesi a Dio di indicarmi una possibilità per fare qualcosa. Il pomeriggio ricevetti in regalo un elegante piatto di ceramica con dei cioccolatini, ben confezionato. Pensando che potesse essere un regalo gradito a Sandra, glielo mandai. Dopo poco Sandra mi chiamò, ridendo: “Mi mandi regali riciclati: in mezzo al regalo ho trovato una lettera indirizzata a te”. Cominciai a ridere anch’io e la telefonata divenne lunga, a cuore aperto. Sandra mi confidò le sue paure e io la incoraggiai a condividerle con la sua famiglia. Qualche giorno dopo il mio amico mi disse che Sandra aveva iniziato una dialogo nuovo con la madre e le sorelle, e qualcosa si era sciolto in lei. T. M. – Slovacchia Pentole di qualità Ero venuta a conoscenza di una giovane coppia di sposi, appena trasferitisi in Canada. Non avevano mezzi e cercavano un lavoro. Un giorno mi sono chiesta cosa potessi donare loro, che fosse utile. Aprendo l’armadio della cucina ho visto la mia pentola preferita, che cuoce molto bene perché di qualità. Ho avvertito l’invito di Gesù a distaccarmene e, dopo averla lucidata, ho invitato quella coppia a cena e gliel’ho regalata. Erano entrambi molto felici. Giorni dopo è venuto mio padre a trovarmi: nel bagagliaio della sua macchina c’era un regalo per me. Lui non sapeva cosa fosse, perché era un dono da parte di mia sorella. Aprendolo, ho visto che era un set di tre pentole della migliore qualità, e la più grande aveva la stessa misura di quella che avevo regalato. C. K. – Australia Speranza Ero una donna di strada. I momenti più difficili da sopportare erano i giorni di festa: lì sentivo più forte una solitudine che nessuno poteva riempire. Un giorno, mentre mi affrettavo verso la fermata dell’autobus, dal finestrino di un’auto un giovane mi chiese se avessi bisogno di un passaggio. Mi rassicurò, dicendomi che non si era fermato per un altro motivo. Quel gesto mi sconvolse e accettai. In macchina gli chiesi perché lo avesse fatto e come risposta mi regalò un libriccino, il Vangelo. A casa, provai l’impulso a leggerlo e andando avanti nella lettura sentii nascere dentro di me una nuova speranza. In seguito ho chiesto a un prete di potergli parlare. Così è iniziata la mia risalita. N. N. – Italia Affitto Non avendo di che pagare l’affitto mensile, io e mio marito ci siamo messi a pregare con fede. La sera stessa si è presentato il proprietario per riscuotere i soldi. Era giovedì. Alla mia richiesta di tornare sabato (non so perché ero sicura che avremmo pagato quel giorno) lui ha acconsentito. Abbiamo pregato ancora, insieme ai nostri sei figli. Venerdì mattina è venuto a farci visita un conoscente, nostro connazionale. Nel congedarsi, mi ha consegnato una busta. Conteneva 4 mila scellini. Eravamo strabiliati e felici: oltre a pagare l’affitto potevamo anche comprare da mangiare. F. P. – Kenya (altro…)
Set 19, 2018 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Ghana, Togo e Benin sono affacciati in verticale sul Golfo di Guinea, paralleli tra loro. Celebri per la varietà e ricchezza del loro paesaggio, questi tre Paesi dell’Africa occidentale conservano antiche tradizioni culturali e tracce di storia, ad esempio negli edifici di epoca coloniale, in Ghana, testimonianza della tratta degli schiavi, o negli insediamenti in argilla e nei Bazar del Togo, o infine nei palazzi reali di Abomey, oggi museo di storia, in Benin. Alla Mariapoli organizzata nel Benin per questo grande territorio «le persone del Benin e Togo sono arrivate in maggioranza vestite con lo stesso tessuto, come si usa qui nelle feste, ma questa volta tutte in bianco» scrivono Bernadette, Mariluz e Flora.
Ospite benvenuto l’Arcivescovo di Cotonou, mons. Roger Houngbédji, la prima volta ad un incontro dei Focolari. 120 i partecipanti, tra cui numerosi adolescenti e bambini, tutti impegnati in laboratori su tematiche inerenti la pratica dell’ideale dell’unità nella vita quotidiana, come stimolo per migliorare la propria vita e incidere nel sociale: economia, rapporto tra genitori e figli, educazione, affettività e sessualità, gestione dello stress. «I bambini hanno giocato “alla città”, incarnando diversi ruoli, in ospedale o al mercato, in palestra o al ristorante. Anche i giovani hanno esposto con sincerità le loro sfide. La mattinata dedicata, con l’autorizzazione del sindaco, alla pulizia del mercato pubblico, imbrattato dai sacchetti di plastica buttati a terra, ha lasciato un segno di bellezza e armonia». Dalla città di Ouidah gli schiavi partivano verso il “Nuovo mondo”. Dopo essere stati venduti per essere acquistati dai bianchi, attraversavano l’oceano incatenati alle stive delle navi. L’ultimo passaggio sulla loro terra nativa era il superamento della “Porta del non ritorno”, oltre la quale non erano più considerati uomini, ma merce. «Sulle loro orme anche noi abbiamo percorso in preghiera la stessa “via crucis”. Alla “Porta” abbiamo chiesto che non vi sia più alcun tipo di schiavitù, ringraziando Dio per la vita dei missionari che in seguito hanno portato in Africa il messaggio cristiano».
Spostandosi verso Ovest, nel Senegal, Ngazobil, a 110 chilometri dalla capitale Dakar, ha ospitato la Mariapoli con 94 partecipanti dal Senegal, Mali e Burkina Faso, Paesi che, sulla sponda meridionale del Sahel, sono toccati da minacce sempre più gravi alla sicurezza dei loro abitanti. «Arrivarci non è stato facile. Due giorni di pullman (solo per l’andata) per chi proveniva dal Mali, e tre dal Burkina Faso, una fatica per i bambini, alcuni veramente piccoli, e per gli anziani, qualcuno con le stampelle». Un viaggio scomodo e in condizioni difficili, pur di partecipare a una Mariapoli definita “oasi”, “città della pace”, a dimostrazione «della grande sete e della ricerca di Dio che c’è nella nostra gente». Scrive Aurora: «Una bella esperienza di comunione nonostante le sfide logistiche, con la presenza del vescovo emerito mons. Jean Noel Diouf. Nana, giovane musulmano del Burkina Faso, ha commentato al termine: “Questi quattro giorni hanno rinforzato la mia fede e mi hanno fatto vedere la bellezza della religione dell’altro”. E Mme Diouf Monique, del Senegal: “Ho capito come comportarmi con le persone di altre chiese e con i musulmani”».
Anche al centro-Sud del continente, nello Zambia, da molti definita “la vera gemma d’Africa” per il suo paesaggio ricco di meraviglie naturali ancora intatte, come le celebri le Cascate Vittoria, si è svolta una Mariapoli. «Il tema scelto “Maria, madre dell’unità” non poteva essere più adatto, vista la grande divisione presente in questo momento nella nostra società. Abbiamo capito meglio che è lei, la Madre per eccellenza, il nostro modello». Tra i partecipanti, persone appartenenti a ogni categoria: «Un momento di riflessione e cambiamento (Jane). Ho imparato cosa significa amare, prendersi cura degli altri, perdonare (Chanda Chiara). Ho incontrato fratelli e sorelle del mio Paese (Celestino)». A cura di Chiara Favotti (altro…)