È il luglio 1991; durante un viaggio in Brasile Chiara Lubich, colpita dalla ‘corona di spine’ che circonda le metropoli in cui si reca in visita, e dalla condizione in cui versano i poveri nelle favelas, lancia il progetto di una Economia di Comunione. Tornata in Italia comunica questa ispirazione a diversi esponenti del mondo dell’impresa; con le sue parole – ricorda Luigi Delfi – presente all’avvenimento – “interroga gli imprenditori proponendo di abbracciare la filosofia della condivisione di un terzo dell’utile con chi è più povero; la sua è stata un’intuizione dirompente, per me”. Luigi aveva maturato un’esperienza trentennale in qualità di disegnatore in un’azienda produttrice di fanali, nei quali vedeva nascosta un’armonia segreta, perché per avere una buona luce occorre un insieme ordinato di prismi distinti ma saldamente uniti. Pur svolgendo le proprie mansioni con gratitudine e determinazione, Luigi sente nella proposta della Lubich una chiamata personale: “In me ha fatto subito presa – confida – perché provengo da una famiglia che conosce il valore del sacrificio”. Luigi diventa uno dei fondatori della Ecie, prima azienda italiana ad aderire ai principi dell’Economia di Comunione. Con Chiara nasce un sodalizio a distanza, fatto di lettere con richieste di consigli e di pronte risposte ad andare avanti; “ogni passo che ho fatto per la nuova azienda lo confrontavo con lei”, afferma Luigi; Chiara gli insegna a non lasciar morire nell’egoismo il piccolo vulcano di luce che lo caratterizza e a donarsi agli altri continuando a portare frutti.
Producendo fanali, l’impresa diventa con il tempo fornitrice delle più importanti case motociclistiche internazionali, dal Giappone agli Stati Uniti, e Luigi viene affiancato nel gruppo di lavoro dalla moglie e dalla figlia Erika. Una sfida ancora aperta, soprattutto in tempo di crisi. “Per questo motivo oggi l’Economia di Comunione proposta da Chiara – conclude Luigi – diventa sempre più una necessità cui fare appello prima di tutto come persone, perché dà la possibilità di offrire il proprio contributo nell’agire economico”.
Aprire la porta del cuore alla gioia
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